Dalla lettura dell'articolo mi fa piacere notare che la top 3 dei giochi di civilizzazione è composta da titoli drasticamente diversi l'uno dall'altro, tre ottimi esempi di elaborazione di un'idea e di un modo di concepire il tema.
In attesa di Civolution di Stefan Feld, che, a quanto pare, sarà un misto di evoluzione più o meno fantasiosa (si parla di farsi crescere le ali...) e civilizzazione, vediamo di fare il punto sui giochi attualmente a disposizione.
Questo articolo nasce come una classica Top-10 dei giochi da tavolo di civilizzazione. Iniziando, però, a fare elenco e scelte annesse, mi sono accorto che ne sarebbe uscita una Top-10 con alcuni titoli abbastanza mediocri, almeno per i paletti che mi ero imposto. L'alternativa, per proporre davvero dieci giochi molti validi, era quella di allargare le maglie della civilizzazione a giochi con ambientazione fantascientifica e giochi più astratti, cosa che non volevo fare.
Per capire meglio la questione, vi spiego intanto da quale insieme sono stati tratti i giochi che poi trovate in elenco.
Per prima cosa ho banalmente filtrato BoardGameGeek spuntando “civilizzazione”. Ciò che ne esce è un elenco comprendete davvero tante cose, perché qualsiasi gioco in cui si crea e si espande una civiltà può essere considerato di civilizzazione.
Ho iniziato, dunque, a darmi una serie di paletti per circoscrivere il campo:
- Ambientazione storica. Ho quindi escluso tutto ciò che comprende spazio, fantasy, fantascienza, ecc.
- Il più ambientato possibile. Il paletto tra gioco ambientato e astratto non è poi così semplice da posizionare, ma quando mi sono trovato a dover considerare se inserire 7 Wonders, ho deciso di escluderlo e di prenderlo come limite di astrazione minimo da superare, per entrare in questa lista.
Con queste specifiche avevo già effettuato un'ampia scrematura, ma per i cinque “peggiori” mi serviva un'altra specifica: - La notorietà. Era inutile andare a pescare cinque giochi sperduti sul fondo della classifica, sconosciuti ai più. Ne ho quindi presi cinque, tra i tanti, che fossero in qualche modo noti al grande pubblico.
Per valutare un gioco di civilizzazione dobbiamo tenere conto di due aspetti principali: il tema e le meccaniche. Questo perché la civilizzazione è un tema, quindi ci aspettiamo necessariamente un gioco che cerchi di farla sentire il più possibile, che spinga sull'ambientazione, che sia completo. Le meccaniche, oltre a fare sentire il tema, però, devono anche funzionare, ovvero essere soddisfacenti, scorrevoli, calibrate, soprattutto considerando l'asimmetria che un'ambientazione come questa si porta inevitabilmente dietro.
All'interno di questi due grossi concetti, valutiamo quindi diversi aspetti che potete approfondire nei rispettivi articoli: arco storico e parabola narrativa; esplorazione ed espansione territoriale; economia e commercio; scienza e tecnologia; politica, governo, diplomazia e spionaggio; guerra e forza militare; cultura; religione.
Partiamo dai cinque migliori:
5°) Clash of Cultures
Non sono personalmente un fan di questo gioco, ma è innegabile cha abbia la sua presa e faccia il suo sporco lavoro. Ha il merito di comprendere e sviluppare a sufficienza un po' tutte le voci del nostro elenco di civilizzazione, a parte l'arco storico che rimane abbastanza limitato. Ha anche qualche bella idea di design, a fronte poi di un'impostazione generale più datata, con un sacco di informazioni da immagazzinare immediatamente e un albero tecnologico sì vasto, ma anche molto altalenante come utilità, nei vari potenziamenti forniti.
- Numero giocatori ideale: 3-4
- Tempo di gioco: 1 ora a giocatore
- Il twist più notevole: l'”attacco culturale” con cui si possono convertire pezzi di città nemiche alla propria fazione, di fatto sancendo il predominio della propria cultura senza necessariamente ricorrere alle armi.
- L'aspetto che potrebbe tenervi lontani: a parte la lunghezza, la generale incidenza della fortuna, in un mix di tiro dadi per gli scontri, pesca di carte Evento, Obiettivi e Azioni, cosa che può condizionare notevolmente la partita.
4°) Western/Eastern Empires
Più che un unico gioco, questo è un insieme di giochi, di cui le due scatole – Western Empires e Eastern Empires – giocabili anche combinandole tra loro, sono solo l'ultima incarnazione. Parliamo infatti del gioco inventato da Francis Tresham nel lontano 1980 (Civilization), poi pesantemente integrato dall'espansione Advanced Civilization (1991), infine rieditato come Mega Civilization (2015), in un'edizione limitata ed enorme. Visto l'esaurirsi di queste preziose scatole di legno, il gioco è stato infine ripubblicato in due scatole separate, ovvero Western Empires e Eastern Empires.
Se Clash of Cultures è un gioco con meccaniche piuttosto “vecchie”, questo è preistorico. Si basa principalmente sull'aspetto della contrattazione tra giocatori; in secondo luogo ha un'ergonomia pessima, con un sacco di pedine da spostare e, soprattutto, nessun sistema per tenere traccia di questi spostamente. In realtà, ha anche un parte estremamente moderna: gli scontri sono risolti con un semplice sistema matematico, ma proprio questa sua apprezzabile caratteristica lo rende sì profondo tatticamente, ma ancora più prono alla paralisi da analisi e, soprattutto, al calcolo millimetrico dei vari spostamenti di truppe, cosa non facile sul supporto fisico.
- Numero di giocatori ideale: 7-9
- Tempo di gioco: tendente a infinito (calcolate una giornata intera)
- Il twist più notevole: le pedine che si usano per simboleggiare le truppe, sono anche le monete che vengono messe nella tesoreria e che potrai spendere solo quando arrivano a 18, per comprare una carta commercio del livello più elevato. Può, quindi, succedere che, se non amministri bene questo fattore, tu abbia troppe pedine “congelate”, diminuendo pericolosamente la tua forza in mappa. Un aiuto, in questo senso, lo danno le navi, che costano appunto monete, facendole così rimettere disponibili in riserva.
- L'aspetto che potrebbe tenervi lontani: sono tanti, in realtà. La mancanza di ergonomia, la durata abnorme, l'elevato numero di giocatori richiesto. Ma più di tutti direi l'essenza stessa del gioco, ovvero la contrattazione libera, che genera caos e può frustrare enormemente negli scambi, anche per via delle carte Calamità che vi vengono puntualmente rifilate in questa fase.
Fin qui abbiamo parlato di due giochi che io, francamente, non consiglierei comunque, a chi volesse provare la civilizzazione. Ora invece, a podio, vanno tre che effettivamente sono il gold standard del gioco da tavolo di civilizzazione
3°) Bios: Origins (second edition)
Il gioco di Phil Eklund è unico e diverso, nel panorama dei giochi di civilizzazione. I giocatori rappresentano una delle specie umane della preistoria: i Sapiens, i Neanderthal, i Desovans e gli Hobbits. Si partirà dalle basi, ovvero esplorare nuovi territori e diversi biomi, addomesticare bestie selvagge, inventare la religione, combattere le tribù vicine, sfidare gli dei, fare scoperte scientifiche, raggiungere l'illuminazione. Sebbene ci possano essere una serie di conflitti esterni, la più grande sfida sarà con se stessi: avrai un limitato controllo della tua classe dirigente e i tre fattori che guidano la natura umana – religione, denaro e potere – saranno sempre in conflitto, rappresentati dalle classi dominanti di sacerdoti, mercanti e signori della guerra.
Sarà, così, possibile vincere specializzandosi in una civiltà culturale, industriale o politica e, diversamente da tutti gli altri giochi di civilizzazione, si potrà vincere anche senza conquistare fisicamente gli altri popoli.
Bios Origins è anche il più simulativo, anzi l'unico che può definirsi tale, tra tutti i giochi di civilizzazione che qui prendiamo in esame: fa della simulazione l'origine da cui partire e il traguardo a cui arrivare.
- Numero di giocatori ideale: 1-4
- Tempo di gioco: 120-180 minuti
- Il twist più notevole: le condizioni di vittoria che cambiano durante la partita e che sono in una certa misura controllate e pilotate dai giocatori stessi, dai loro interessi e dall'indirizzo che ciascuno vuole dare alla propria civiltà nel corso del tempo.
- L'aspetto che potrebbe tenervi lontani: il regolamento ostico e fitto, le decine di azioni da imparare, spesso simili e le mille icone che corredano il gioco. È, come per molti giochi di Eklund, un trattato, più che un regolamento. Il gioco, poi, nella sua globalità, è in realtà molto più semplice e scorrevole di come appare.
2°) The Golden Ages
Il più grande merito di The Golden Ages è quello di fornire un gioco di civilizzazione completo tematicamente e meccanicamente interessante nel tempo di sole due ore. Considerato che è, di solito, lo scoglio su cui tutti gli altri giochi di questo tipo si arenano, non è un traguardo da poco.
In The Golden Ages esplorerete e comporrete una mappa sempre diversa; svilupperete tecnologie; costruirete opere ingegneristiche e meraviglie; combatterete con i vicini; entrerete in oziose età dell'oro in cui la vostra civiltà si arricchirà, ma senza più produrre nulla di notevole; infine passerete il testimone a una nuova popolazione più affamata, più evoluta, più volitiva.
The Golden Ages fa tutto questo con una mappa componibile ed esplorabile sempre diversa, con meccaniche facilmente apprendibili, ma estremamente rifinite nell'efficacia, con un livello di astrazione che semplifica le cose ma non le banalizza.
- Numero di giocatori ideale: 2-4
- Tempo di gioco: 90-120 minuti
- Il twist più notevole: ce ne sono diversi, dall'età dell'oro, alla gestione delle guerra, al cambio di civiltà e di abilità speciale nel corso della partita. Quello che però a me, dal punto di vista del game design, ha sempre impressionato, è lo sfruttamento immediato delle risorse, che vengono tradotte subito in denaro, a seconda delle tecnologie sviluppate. In questo modo si azzera il bookkeeping e il tracking di risorse differenti, avendo immediatamente una visione chiara della ricchezza propria e altrui.
- L'aspetto che potrebbe tenervi lontani: probabilmente l'aspetto che è stato maggiormente criticato è la gestione della guerra. Se ne possono fare massimo quattro in partita, si paga un costo in monete per farla e si prendono punti vittoria pescandoli, quindi in un quantitativo incerto (oltre a distruggere una città nemica). In realtà, personalmente, questa gestione del conflitto così su larga scala la trovo molto più in linea col resto dell'ambientazione, che è macroscopica e globale, poco adatta a essere tradotta in battaglie campali con singole truppe. Anche il guadagno variabile può essere arginato da una house rule (che sospetto verrà integrata come opzione nelle regole della nuova edizione di The Golden Ages).
1°) Through the Ages
Through the Ages è passato attraverso una riedizione che ne ha limato tutti gli spigoli, aggiungendo anche un'espansione con nuove possibilità e strategie. In questo gioco, fatto di sole carte, troviamo tutto ciò che cerchiamo nella civilizzazione: un arco storico cha va dall'antichità al futuro prossimo, esplorazione, politica, commercio, guerra, tecnologia, religione, cultura. Pur combinando tutti questi elementi assieme, Through the Ages focalizza poi i punti vittoria in un unico elemento da perseguire – la cultura – divenendo così l'antitesi dell'insalata di punti, ma anzi costringendo il giocatore a un continuo bilanciamento tra spesa e benefici reali ottenuti.
Altro aspetto importante è la ricerca di continue sinergie tra le carte alla ricerca della strategia maggiormente efficace con la combo a nostra disposizione, cosa che garantisce sempre un'ottima profondità e partite molto varie.
- Numero ideale di giocatori: 3
- Tempo di gioco: 180-320 minuti
- Il twist più notevole: probabilmente come avviene la gestione dei cubi sulla plancia. Grazie alla loro posizione, che ne cambia significato e funzione, Chvàtil è riuscito a donare un gestione tanto accurata quanto intuitiva di diversi aspetti di una civilità. A questa cosa abbiamo dedicato anche un articolo.
- L'aspetto che potrebbe tenervi lontani: il tempo di gioco, che specie alla prime partite si rivale spesso proibitivo, dovendo anche imparare tutte le carte e il bookkeeping, che costringe a diverse fasi aggiornamento passivo della propria plancia.
Prima di passare ai peggiori cinque, qualche honorable mention per quelli rimasti fuori dalla Top-5. Tra questi, uno ha rischiato seriamente di finire in Top-5, uno nei peggiori cinque, gli altri sono bene o male sempre rimasti lì, presi in considerazione per l'iniziale idea di una Top-10, ma poi rimasti qui nel limbo quando ho modificato l'impostazione dell'articolo.
- Sid Meier's Civilization: the Board Game è quello che stava per finire nella Top-5, poi scalzato da Clash of Cultures. Io personalmente lo preferisco a quest'ultimo. Buon gioco di civilizzazione, specie se corredato delle varie espansioni, che sono necessarie a conferire equilibrio alle sue diverse condizioni di vittoria, che sono uno dei suoi maggiori punti di interesse.
- Antike è un gioco di civilizzazione molto semplice e rapido, il primo creato da Mac Gerdts. Di Antike si ricorda soprattutto l'invenzione della rotella come meccanica base, ma anche come gioco di civilizzazione light fa il suo dovere, se si accetta di giocare a qualcosa di molto asciutto e matematico, il cui scopo finale è la corsa verso il traguardo.
- Historia è invece un buon gioco di civilizzazione, con un certo livello di astrazione, ma stavolta ben realizzata e voluta, alla cui base c'è l'idea originale di sviluppare una civiltà su due assi parzialmente contrapposti: quello militare e quello culturale. Ne esce un gioco unico, nel panorama dei civ-game, che ad alcuni risulta indigesto, mentre altri lo adorano. Io consiglio comunque di provarlo perché l'idea e la realizzazione ci sono.
- Patchistory è un altro ottimo gioco che probabilmente non ha mai riscosso il successo meritato. Probabilmente l'aspetto estetico e l'astrattezza del tabellone, assieme all'idea di mettere insieme queste “pezze” per formare la propria plancia, non è stato particolarmente ispirato tematicamente. Però ha un'idea notevole, quella dei tracciati che collegano un giocatore ai suoi vicini, avanzando sui quali si possono sia fare accordi commerciali sia invadere il nemico.
- Mare Nostrum è, infine, la riedizione di un classico che ha meccaniche abbastanza semplici e lineari, prone alla fortuna e senza nessun twist di game desing. Può essere un buon introduttivo per chi non ha mai giocato e cerca un'esperienza di civilizzazione semplice, ma tutto sommato ben ambientata, ma è il tipico gioco che non va oltre la sufficienza e non riesce a soddisfare giocatori un pelo più esigenti.
- Gentes è un gioco della Spielworxx che ebbi occasione di provare per una delle prime edizioni del Magnifico. Molto astratto, con poco mordente, non riesce a trasmettere quasi nulla delle civilizzazione e meccanicamente è abbastanza piatto. Ha rischiato di finire tra i cinque peggiori, ma si è salvato alla fine.
- Civilization: a New Dawn è un altro che poteva andare nei cinque di coda. Una semplificazione di Sid Meier's Civilization: the Board Game, ma meno profondo, meno interessante, con alcune cose troppo astratte e in arco storico parecchio confuso. L'unica cosa davvero ben fatta e interessante è la meccanica base, ripresa e copiata pari pari poi da Ark Nova.
- Era of Tribes è invece stato una delusione. Acquistato perché potenzialmente poteva essere un'ottima alternativa a The Golden Ages, si è rivelato farraginoso e inelegante nelle regole, poco interessante e poco profondo nel gameplay, decisamente troppo lungo per ciò che ha da offrire. Anche lui ha sfiorato un posto nei peggiori.
Veniamo, però, finalmente al fondo della classifica:
No) Nations
Come dicevo nell'introduzione, ho preso comunque giochi noti e anche di un certo successo. Nations è sicuramente tra questi, avendo anche fatto parlare un po' di sé, all'epoca dell'uscita (2013), soprattutto come sostituto di Through the Ages. Doveva infatti, grazie alle molte similitudini, prenderne il posto, in virtù di un tempo di gioco più abbordabile e di una gestione delle risorse più snella. Il fatto è che il tempo di gioco era sì più breve, ma non di molto, continuando a mantenersi molto alto; la gestione sì più snella, ma anche meno profonda e interessante. Il gioco era insomma una sorta di copia sbiadita di Through the Ages, tanto che, passato l'hype iniziale, è finito nel dimenticatoio, mentre Through the Ages ha consolidato la sua posizione nell'olimpo dei giochi, diventando sempre più famoso e apprezzato, grazie anche alla nuova edizione e a una nutrita comunità online.
No e no) Imperium: Classics
Questo occupa quello scalino di simulazione di cui vi parlavo nell'introduzione, appena sopra a 7 Wonders. La caratterizzazione dei vari popoli è presente, ma non così spinta come ci si aspetterebbe da un gioco di carte. Soprattutto, meccanicamente, essendo il gioco una corsa, risulta abbastanza ripetitivo nei turni e nelle strategie, che sono spesso fisse e indirizzate per ogni popolo. Anche la parte di deck building è meno incisiva di quanto ci si aspetta.
Insomma è un gioco che fornisce tante aspettative al primo impatto, ma in ultima istanza non ne soddisfa nessuna.
No, no, no) Ancient Civilizations of the Inner Sea
Questo gioco è stato aspramente criticato pure dagli habitué della GMT, che lo hanno bocciato in massa. Si tratta di un gioco abbastanza semplice (per gli standard GMT), in cui gli scontri si risolvono matematicamente e protagoniste sono le carte evento. In particolare, il giocatore in testa viene bersagliato da eventi negativi e barbari che non invogliano a prendere la prima posizione in partita. In generale, tutto l'impatto aleatorio di queste devastanti carte evento, a fronte di un gioco forse pure troppo semplice, in cui l'unico scopo pare essere costruire città, si è rivelato eccessivo e poco stimolante.
No, no, no e no) Tapestry
Cosa deve avere un gioco di civilizzazione? Due cose, fondamentalmente: 1) aderenza la tema, quindi farti rivivere la fondazione, evoluzione e scontro di civiltà e 2) meccaniche che funzionino, come qualsiasi altro gioco. Tapestry riesce nella mirabolante impresa di fallire su entrambi i fronti. Meccanicamente è molto astratto, con una fase in mappa che pare un videogioco del Nokia 3210, tecnologie che escono senza un minimo senso storico, scontri militari che non si possono nemmeno definire tali. Ovviamente, per non rischiare di offendere nessuno, l'editore non propone civiltà storiche, ma solo ipotetiche fazioni di fantasia. Dal punto di vista del bilanciamento, queste fazioni sono quanto di più squilibrato ed arrangiato si possa immaginare, frutto probabilmente di un playtest fatto in un weekend dal porchettaro sotto casa di Stegmaier, tanto da meritare una patch quasi immediata con la prima espansione. Diciamo che tra lui e il gioco all'ultimo posto c'è davvero poco scarto...
Noooooooooooooo!) Mosaic
Mosaic doveva essere il grande gioco di civilizzazione di Glenn Drover. Un civ-light da giocare in poco tempo, fino a sei giocatori, con un sacco di cose dentro. E le cose ci sono, solo che sono quelle sbagliate. Materiali opulenti all'apparenza, ma infine solo pacchiani e terribilmente ingombranti; tecnologie messe alla rinfusa e senza alcun ordine; sistema di combattimento che è solo una sfida di maggioranze, senza vera presenza, senza nemmeno divisione dei territori; civiltà che spuntano ovunque sulla mappa, dividendo i propri insediamenti più alla stregua di miceti che di civiltà umane; una durata per nulla commisurata alla profondità restituita e una serie di obiettivi che fanno sembrare il progresso una corsa. Mosaic è l'esempio di un gioco tutta apparenza e zero sostanza.
Conclusione
C'è grande curiosità per Civolution di Stefan Feld. Dalle prime notizie trapelate, difficilmente avrà un'ambientazione storica reale e sarà più uno sviluppo ipotetico e fantasioso di civiltà e umanità inesistenti. Se la scelta sia dovuta a una maggiore libertà di game design o a evitare che un tema reale possa – ancora – “offendere qualcuno”, come ormai capita sempre, immancabilmente, non ci è dato sapere, ma in ogni caso aspetto Civolution con un misto di trepidazione e timore, sperando che sia un ottimo gioco e possa scalzarne qualcuno nella cinquina in testa alla lista.
A proposito, ho notizia che un altro autore, italiano, famoso, sta preparando un gioco di civilizzazione... ne vedremo delle belle, in un prossimo futuro.