I tre migliori giochi da tavolo di... Michael Kiesling

Il suo nome è di solito accoppiato a quello di Kramer, ma ha fatto cose notevoli anche da solo

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Heaven & AleAzulTikal

Biografia apocrifa del signor Darcy

Michael Kiesling nasce nel 1957 a Brema ed è amministratore delegato di una società di software, autore di giochi, gatto e gallo. Dopo aver lavorato per undici anni alla Deutsche Telekom, poi s'è messo a studiare robe elettriche e di automazione perché a quanto pare è uno che dopo un po' si stufa delle cose, anche se vedendo Azul non si direbbe.

Nel 1995 ha fondato un suo editore, la 1 x 1 Spiele, che però ha dovuto chiudere i battenti dopo pochi mesi, comunque più di quanti ipotizzati dal nome. Dallo stesso anno comincia a sviluppare giochi con Wolfgang Kramer, ma senza vederlo di persona: i due infatti lavorano via telefono o e-Mail, chè tanto fanno giochi tedeschi e dell'interazione frega un cazzo a nessuno. I due tra gli altri danno alle stampe giochi come Tikal e Mexica, apprezzati al momento dell'uscita e sovrapprezzati oggi. 

Vasta tuttavia è anche la sua produzione in solitario, che vede nel citato Azul il gioco che ha avuto più riconoscimenti. Perché comunque il mondo è un posto che non finisce mai di sorprendere.

Notevole infine anche la sua collaborazione con Andreas Schmidt per Heaven & Ale, uno dei migliori titoli degli ultimi anni. E anche il gioco non è male.

Il suo gioco più recente, ideato sempre in coppia con Kramer, è Paris. Quale città migliore per celebrare un'unione così duratura?

Kramer e Kiesling sono due cognomi che ricorrono spesso e volentieri assieme, nel mondo del game design. Di Wolfgang Kramer abbiamo già parlato qui, mentre oggi ci dedichiamo a Kiesling e in particolare ai suoi lavori in solitario.

La fama arriva presto, grazie a Tikal (1999), fatto appunto assieme a Kramer. Si tratta di un gioco in cui esploratori sono alla ricerca delle piramidi perdute ed è basato sulla meccanica dei punti azione. In sostanza ogni giocatore, al proprio turno, ha una certa quantità di punti da spendere e una lista di possibili azioni. Ciascuna costa un diverso quantitativo di questi punti e una ha anche un costo modulabile a piacere (il movimento), per cui il giocatore dovrà ottimizzare al meglio la propria spesa, secondo gli obiettivi che si è prefisso, sempre in una corsa contro il tempo e contro gli altri.

Torres è un astratto di grande effetto scenico, specie se pensiamo che è edito nel 1999, in cui si piazzano blocchi di plastica che rappresentano i piani di un castello, per poi andare a punti con i propri cavalieri. È anche considerato il quarto membro informale della Trilogia delle Maschere (Tikal, Java, Mexica).

È proprio di Java (2000) che parliamo come prossima tappa. I giocatori si alternano piazzando tessere sul tabellone, creando anche una struttura a più strati costituiti da villaggi, terreno libero e pozze d'acqua. Lo scopo è spostare i propri meeple su questo tabellone costruito per fare punti quando un determinato terreno viene racchiuso, o costruire templi sugli agglomerati cittadini ed alzarne il livello, per un valore sempre crescente. Più in alto sarà il nostro meeple, più “dominerà” quelli avversari, aggiudicandosi un miglior punteggio.
Da notare che nel 2018 viene ripubblicato col nome di Cuzco, probabilmente per mantenere il flavour sudamericano: è lo stesso gioco, per cui non comprateli entrambi...

Mexica (2002) conclude la Trilogia e lo fa col titolo forse più da gamers dei tre. I giocatori costruiscono canali in un'isola, cercando di suddividerla secondo i desideri dell'imperatore. Edificando i loro templi all'interno dei quartieri creati, cercano di ottenere la maggioranza e in questo modo i punti vittoria. Il motore sono sempre i punti azione e qui c'è anche la possibilità di salvarne alcuni per i turni successivi, cosa che rende tutto più profondo. È un gioco strategico, in cui è fondamentale il calcolo e anche il colpo d'occhio e possiede anche una certa dose di cattiverie, potendo imprigionare il nobile avversario e far spendere punti azione preziosi agli altri giocatori.

Con Pueblo (2002) continua la collaborazione Kramer-Kiesling, stavolta sulla scia di Torres, ovvero siamo di fronte ad un astratto in cui i giocatori posizionano dei blocchi costituiti da due rettangoli sovrapposti ad angolo retto, incastrandoli con pezzi neutrali e con quelli degli altri, a formare un “pueblo”. Un marcatore bianco nel frattempo scorre attorno al tabellone, valutando via via un singolo quadrante e attribuendo punti negativi ai giocatori che hanno usato qui pezzi del proprio colore invece che neutrali. Alla fine vince chi ha meno punti di penalità. 
È un gioco intelligente, che forse ha raccolto meno di quanto meritava, ma l'astrattezza del tema e la difficoltà nel “vedere” la partita lo hanno forse un po' penalizzato.

Maharaja (2004) continua il periodo d'oro della coppia d'autori, con un altro gioco di duratura fama, che viene poi rilanciato nel 2020 su Kickstarter proprio dalla nostra Cranio Creations, con Simone Luciani che partecipa al nuovo sviluppo, promettendo un gioco più moderno. Intendiamoci: non che il vecchio avesse problemi, tutt'altro. Io l'ho giocato con piacere e lo riproporrei oggi senza remore. Probabilmente l'unica cosa che doveva essere resa più accattivante era l'estetica, francamente agghiacciante. 
Si tratta di selezionare ogni round uno dei personaggi che ci fanno più comodo per ottenerne il bonus e poi edificare palazzi in giro per la regione, ottenendo maggioranze e di conseguenza punti vittoria. È possibile “pilotare” le zone da valutare di volta in volta, in modo da indirizzare il punteggio dove si è più forti. 
Già nell'articolo dedicato a Kramer ho detto che questo, a gusto personale, sarebbe stato il suo n°3, tra i suoi giochi migliori.

Dopo Maharaja, i due anni successivi vedono diversi giochi del duo delle meraviglie, ma nessuno che lascia veramente il segno. Sunken City, Australia, Bison, Celtica e Trapper sono dei gestionali tra il family e il peso medio, senza troppo acuti, con qualche nomination ottenuta ma nulla di più. 
Sono tutti giochi ben eseguiti, ben pensati, ma che denotano una certa stanchezza nel game design, anche perché è oggettivamente molto difficile tirare fuori una nuova buona idea ogni anno.

Poi, improvvisamente, nel 2007 spunta anche Vikings, in cui la firma è del solo Michael Kiesling.
È un gioco che sfrutta fondamentalmente tre cose: una rotella per stabilire i prezzi delle tessere e dei lavoratori comprati (ogni tessera ha un lavoratore associato); sei tipi di lavoratori diversi, in sei colori, ciascuno con una differente funzione nel gioco; un piazzamento tessere che è poi la base per fare monete e punti vittoria nel gioco. 
Anche questo è un titolo abbastanza astratto, nonostante il nome e con un buon livello di complessità.

Con Cavum (2008), ritorna a lavorare con Kramer e la cosa va avanti tra Asara, Artus, The Palaces of Carrara e Coal Baron fino a Nauticus. L'ultimo è forse il più complesso di questo lotto, ma sfrutta un sistema di azioni condivise che ricorda troppo Puerto Rico e finisce per rimanere schiacciato dalla perfezione dell'illustre predecessore. Il più interessante è probabilmente Coal Baron, se non altro per il sistema di piazzamento lavoratori che presenta qualcosa di originale: è infatti possibile eseguire la stessa azione già occupata da un altro, ma impiegando ogni volta un lavoratore in più.
Anche in questa serie di giochi siamo di fronte a dei german di peso medio, con un'ambientazione abbastanza appiccicata, che in alcune occasioni rasenta l'astratto.

Sanssouci (2013) rivede Kiesling firmare un gioco da solo. Anche questo è un piazzamento tessere (deve piacergli molto la meccanica), in cui si prendono da un mercato comune delle tessere per costruire un giardino fiorito, tramite un sistema di carte personali che sono anche il timer del gioco. Poi si mandano a passeggio dei meeple in questo giardino, attraverso i collegamenti tra le tessere, per fare punti. 

Da questo momento in poi, il nostro autore sembra prendere una strada sempre più orientata verso giochi semplici, di natura sempre più astratta. In particolare il 2014 è un anno in cui ne escono ben tre: 7 Steps è un astratto di “piazzamento dischi”; Dog Cards un gioco di carte in cui si può giocare anche a coppie e in cui occorre costruire per primi una serie numerica ordinata, facendo vari scambi e sostituzioni con la mano che si ha a disposizione; Linko! (conosciuto anche come Abluxxen!) è quello che ottiene maggiore successo di pubblico e critica ed è una sorta di incrocio tra rubamazzo e Machiavelli, in cui si giocano combo di carte per fare punti, che possono anche venirci poi rubate dagli avversari. 

Adventure Land e Porta Nigra proseguono il suo viaggio con Kramer nei pesi medi german, col secondo un po' più complesso del primo e anche più interessante, sebbene nessuno di questi faccia gridare al miracolo.
Memory: The Board Game e Nautico sono invece destinati a un pubblico di più piccoli, ma nessuno dei due ottiene un sufficiente successo.

E finalmente si arriva all'anno d'oro per Kiesling come autore senza Kramer. Il 2017 esplode con Azul, Heaven & Ale e Riverboat. L'ultimo è probabilmente quello che passa più in sordina, dopo un iniziale apprezzamento. È un piazzamento tessere in cui si assemblano campi coltivati riempiendoli di lavoratori per effettuare un raccolto e spedire poi le merci sulle proprie barche, lungo il fiume. Ora lo si trova a metà prezzo su Amazon.
Heaven & Ale (fatto in coppia con Andreas Schmidt), ha invece un ottimo successo di critica e pubblico (tra gli altri, lo trovate anche tra i finalisti del Goblin Magnifico 2018). Anche in questo caso si ha un piazzamento tessere come meccanica base, ma stavolta la scelta è ben più profonda, sia per quale tessera scegliere (si avanza su un percorso comune e più ci si spinge avanti, più si lasciano mosse agli altri), che per dove piazzarla (se si fanno soldi non si fanno punti e viceversa).
Infine Azul è quello che più di tutti riscuote consensi, anche per il target decisamente più basso (è un astratto per famiglie e principianti), ma anche per la sua capacità di essere interattivo e adatto pure a un pubblico di giocatori più scafati. Non ultimo, anche i materiali d'eccellenza lo spingono a conquistare una vasta serie di nomination e premi.

Negli anni seguenti, Azul sarà il cavallo di battaglia per Kiesling, che oltre a una costosissima versione deluxe con tanto di valigia, lancerà altri tre spin-off, più o meno simili e più o meno riusciti: Stained Glass of Sintra, Summer Pavilion e Crystal Mosaic.

Per il resto, continua la sua strada in compagnia di Kramer o da solo, con giochi per i più piccoli (Ghosts of the Moor, Outback, Miyabi) e pesi medi (Okavango, Paris, Reworld, Renature), ma senza che nessuno di questi lasci il segno, laddove risultano invece molto più interessanti le ristampe di vecchie glorie, ovvero Cuzco/Java nel 2018 e Maharaja nel 2020.


In tutto questo percorso e dopo aver scritto il precedente articolo su Kramer, mi è stata ancora più evidente una cosa che sapevo già da tempo. Molto spesso le carriere di questi autori che devono/vogliono sfornare almeno un gioco all'anno, se non di più, sono costellate da buoni titoli, perché per fare una tale mole di lavoro ed essere sempre pubblicato e pubblicabile, le capacità le devi avere. 
Però, quando si parla di andare a stilare una top-3, quello che io mi aspetto è trovare tre capolavori, tre giochi che puoi sentirti tranquillo di consigliare a chi non conosce l'autore, tre giochi che starebbero bene in una qualsiasi libreria. E magari non mi aspetto di trovarne solo tre, ma più di tre e di dover fare una scelta difficile: arduo ma anche gratificante.
È successo con Vlaada Chvàtil, è successo con la Splotter Spellen, è successo con tanti altri di cui abbiamo parlato in precedenza.

Con la coppia Kramer-Kiesling mi sono trovato in difficoltà. Da una parte sapevo che per Kramer avrei sicuramente preso i due fatti in coppia con Ulrich, ovvero El Grande e Principi di Firenze. Perché alla fine Kramer da solo ha fatto davvero poco. Come terzo ho inserito il suo Heimlich & Co. È una tripletta di tutto rispetto, stavolta davvero di “immancabili”.
Con Kiesling volevo cercare proprio di concentrarmi invece sui giochi in cui il nome principale fosse lui e al contempo fornire una tripletta altrettanto valida, o quasi, considerato che El Grande e Principi di Firenze sono inarrivabili. Non solo, avevo in testa anche di escludere a priori i giochi fatti proprio con Kramer, avendo già trattato questo autore. Il che però è veramente difficile, sia per la stretta collaborazione dei due, sia perché, soprattutto, non trovavo un terzo gioco.

Ovvero: Heaven & Ale e Azul ci stanno tutti. Ne parliamo dopo nello specifico, ma nel loro segmento sono davvero al top. Quando però mi sono messo a cercare il terzo posto, mi sono trovato in seria difficoltà. Ci sono una marea di giochi (quasi sempre con Kramer) che questo autore ha fatto, giochi che, sono sicuro, nell'anno di uscita avranno anche riscosso qualche estimatore e qualche parere favorevole, ma che davvero non hanno lasciato il segno. Andando a Essen ne vedo a decine, di giochi così ogni anno: costano 60 euro all'uscita e l'anno dopo li trovi a 29,90 allo stesso stand. 
Per un editore, che deve vendere continuamente qualcosa, probabilmente autori così sono una manna, perché ti assicurano una o due uscite annue senza troppo sforzo, perché il gioco funziona, vende di sicuro tanto da andare in guadagno e l'anno dopo si ricomincia.
Per un giocatore, dal mio punto di vista, è diverso: sono una specie di rumore di fondo, che nella migliore delle ipotesi ti fa spendere qualche decina di euro in un gioco che proverai qualche volta e dimenticherai, nella peggiore rischia di farti perdere uscite meno pubblicizzate e di nomi meno noti, ma spesso più meritevoli.

Ma tornando a Kiesling, a inserirne uno tra Vikings, Sanssouci e Riverboat, mi pareva di fare un torto al lettore. Perché, come detto sopra, sono giochi assolutamente nella media, non da Top-3. Ho pensato a inserire un altro Azul... ma che senso avrebbe avuto? Bene o male sono varianti dello stesso titolo. D'altro canto, dalla top-3 di Kramer è rimasta fuori tutta la Trilogia delle Maschere. Questi tre giochi, per importanza storica e anche per validità intrinseca, meritano una menzione in queste Top-3. Per cui, alla fine, al terzo posto viene necessariamente meno il mio proposito di scindere il più possibile la coppia Kramer-Kiesling. E forse è anche giusto così, visto tutto quello che hanno fatto assieme.

Heaven & Ale

Heaven & Ale - Plancia personale
Heaven & Ale - Plancia personale

Un peso medio pressoché perfetto. Lo si spiega abbastanza agilmente, lo si gioca in 60-90 minuti, scala bene, ha una profondità notevole ed è in grado di spiazzare alle prime partite, quando non si capisce bene come impostare una strategia. Ha un bell'effetto di rincorsa nel tracciato che consente di scegliere le tessere da comprare, per cui più raggiungerete rapidamente quella che vi interessa, più, ne lascerete altre indietro a disposizione degli avversari.
Il tutto farcito da bonus e punti vittoria mai piovuti dal cielo, ma sempre guadagnati col sudore della fronte e frutto di attenta pianificazione.

Perché dovreste giocarlo

Uno dei giochi, nella sua fascia, tra i più riusciti degli ultimi anni. Questo perché coniuga elementi originali (il sistema di punteggio, il piazzamento alternativo soldi/punti), con altri noti ma ottimamente integrati (il tracciato per le tessere, i bonus), in un ottimo sistema che rimane snello nelle regole e nei tempi di gioco, perfettamente scalabile e profondo.

Perché potrebbe non fare al caso vostro

Perché, come molti giochi dell'autore e come riportato in biografia, ha un fondo di astrattezza che difficilmente vi scrollerete di dosso, rivelandosi piuttosto freddo. 
Inoltre è sicuramente un brain-burner, anche piuttosto punitivo alle prime prove, quindi potrebbe frustrare qualcuno che cerca più leggerezza.

Azul

Azul - Componentistica
Azul - Componentistica

Il suo gioco di maggiore successo, anche perché destinato ad un pubblico parecchio ampio. La forza di Azul, che è sostanzialmente un astratto, sta prima di tutto nell'impatto scenico e nei materiali, in particolare le lucide e pesante “piastrelle” in resina. A questo primo positivo impatto visivo, si somma un gameplay molto semplice ma sfidante, che soprattutto coinvolge tutto il tavolo e fa sì che ogni mossa sia interattiva, avendo ripercussioni sugli altri, in un clima quasi – quasi – da party game.
Infine la sua elevata dose di tattica lo rende adatto anche a essere giocato a livelli più alti, soddisfacendo anche gamer più esigenti.

Perché dovreste giocarlo

È l'ideale per far fare “il passo in più” ai neofiti, dopo averli irretiti con qualcosa di più semplice. Ma riesce a chiudere bene le serate anche con giocatori più scafati. Il rapporto profondità di gioco fratto durata è decisamente favorevole.

Perché potrebbe non piacervi

Se cercate tema e ambientazione, non fa davvero per voi. Inoltre qualcuno non gradisce il livello di interazione che c'è nel rifilare una partita di piastrella sfavorevoli a qualcuno. Infine i punteggi sono abbastanza impietosi con chi gioca male. E non cadete nell'equivoco: non è un gioco "peso", è soprattutto per le famiglie.

Tikal

Tikal - Panoramica
Tikal - Panoramica

Seguendo il cuore avrei messo Mexica. Ma Tikal è forse più adatto a tutti, più abbordabile ed anche il primo della Trilogia, per cui tocca a lui.
Ha un sistema di punti azione molto semplice, ma che non lascia mai fare tutto e non ha mai scelte scontate. Dovrete sempre ottimizzare tatticamente il vostro turno, sempre interagire con gli altri, sempre competere per i punti. Inoltre i materiali delle nuove edizioni sono davvero belli.

Perché dovreste giocarlo

Perché così avrete in casa un classico e un peso medio di assodata validità e solidità. Inoltre potrebbe essere il primo passo per capire se vi piacciono il peso, lo stile e il game design dei giochi targati Kramer-Kiesling e di lì proseguire a scoprirne altri, magari proseguendo proprio con la Trilogia delle Maschere.

Perché potrebbe non fare al caso vostro

Potrebbe deludere soprattutto chi si aspetta il classico cinghiale german. Tikal è espressione di quel game design che cercava la profondità con poche regole e con giochi che non fossero mai troppo carichi, perché pensati per le famiglie, seppur ampiamente giocanti, tedesche.

Giochi principali:

1998 Jump!
1999 Tikal
1999 Torres
2000 Java
2002 Mexica
2002 Pueblo
2004 Maharaja: The Game of Palace Building in India
2004 Sunken City
2005 Australia
2006 Bison: Thunder on the Prairie
2006 Celtica
2007 Trapper
2007 Vikings
2008 Cavum
2010 Asara
2011 Artus
2012 The Palaces of Carrara
2013 Coal Baron
2013 Nauticus
2013 Sanssouci
2014 7 Steps
2014 Dog Cards
2014 Linko!
2015 Adventure Land
2015 Porta Nigra
2016 Memory: The Board Game
2016 Nautico
2017 Azul
2017 Heaven & Ale
2017 Reworld
2017 Riverboat
2018 Azul: Stained Glass of Sintra
2018 Cuzco
2018 Ghosts of the Moor
2018 Okavango
2018 Outback
2019 Azul: Summer Pavilion
2019 Miyabi
2020 Azul: Crystal Mosaic
2020 Maharaja (nuova edizione)
2020 Paris
2020 Renature

Commenti

Credo ci sia un piccolo errore nella descrizione di Torres, che diversamente da quanto scritto, usa eccome il meccanismo dei punti azione! Aggiungo a tal proposito che personalmente l'avrei anche inserito sul podio - lo trovo migliore di Heaven & Ale, ma a parte i gusti personali, lo considero oggettivamente interessante perché vero ponte fra gli astratti e i german, condividendo coi primi l'asciuttezza del regolamento e un focus sulle logiche spaziali, e coi secondi alcuni meccanismi "storici" del genere, come la gestione mano e - appunto - i succitati punti azione.

«sono una specie di rumore di fondo, che nella migliore delle ipotesi ti fa spendere qualche decina di euro in un gioco che proverai qualche volta e dimenticherai, nella peggiore rischia di farti perdere uscite meno pubblicizzate e di nome meno noti, ma spesso più meritevoli.»

In una frase, il rischio dell'hype e dello sguardo puntato sul presente, che spesso affligge gli appassionati! Penso che la Tana svolga un ottimo lavoro per limitare i danni a tutti noi :) .

aitan_3 scrive:

Credo ci sia un piccolo errore nella descrizione di Torres, che diversamente da quanto scritto, usa eccome il meccanismo dei punti azione! Aggiungo a tal proposito che personalmente l'avrei anche inserito sul podio - lo trovo migliore di Heaven & Ale, ma a parte i gusti personali, lo considero oggettivamente interessante perché vero ponte fra gli astratti e i german, condividendo coi primi l'asciuttezza del regolamento e un focus sulle logiche spaziali, e coi secondi alcuni meccanismi "storici" del genere, come la gestione mano e - appunto - i succitati punti azione.

corretto, grazie

Grande autore ma questo tris di giochi scelto non mi piace proprio :) una chicca invece è Riverboat

Tanto affetto per Tikal, uno dei primi giochi da tavolo "moderni" provati (nel 2000 credo) insieme a Principi di Firenze e Puerto Rico......certo che in quegli annni uscivano titoli davvero pazzeschi ! Tikal mi piaceva perchè rispetto agli altri due almeno qualche volta vincevo anche !

azul e heaven and ale d'accordissimo

riverboat buon gioco

sulla trilogia delle maschere non posso dir niente perche ho giocato solo a tikal (bel gioco e devo dire che l'edizione supermeeple ha il suo perche coi templi in resina!)

Sicuramente tikal e' un capolavoro.

Mexica è quel gioco di maggioranze che metto nella tripletta del genere al posto di Specie Dominanti (per questioni di tempi di gioco) insieme a The King Is Dead e El Grande.

Per me un gioiellino mai troppo celebrato.

Non ho provato poi così tanti dei suoi titoli, Heaven & Ale e Riverboat sono quelli che più ho apprezzato e infatti sono gli unici 2 che ho in collezione.

Non saprei proprio cosa mettere come terzo, avevo un odio atavico per Azul ma poi l'ho provato e nel target devo dire che sa il fatto suo, forse opterei propio per questo.

Della trilogia delle maschere ho provato solo Tikal, con poca soddisfazione a dirla tutta, e mi ispira più Mexica di Cuzco. Non mi dispiacerebbe avere l'occasione di mettere sul tavolo anche Paris e Maharaja nella sua nuova veste targata Cranio, oltre a qualche vecchio titolo ormai quasi dimenticato: Cavum, Vikings.

The Palaces of Carrara e Nauticus li ho trovato abbastanza trascurabili

Haven & Ale spero lo localizzino prima o poi...

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