I tre migliori giochi da tavolo di... Wolfgang Kramer

Wolfgang Kramer e Michael Kiesling

Un autore non solo prolifico, ma anche uno dei pionieri riconosciuti dell'euro game-design

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Biografia apocrifa del Signor Darcy

Wolfgang Kramer nasce il 29 giugno 1942 a Stoccarda, quindi eviterei facili battute. Nel 1974 pubblica il suo primo gioco, Tempo, con materiali per l’epoca all’avanguardia – per dire: quattro veli e profumo di violetta.
Lavora per ventisette anni alla Bosch (per dire le esperienze di vita); poi da 1989, quando all’attivo ha già due vittorie allo Spiel des Jahres con Heimlich & Co (1984) e Auf Achse (1987), si dedica a tempo pieno alla creazione di giochi. Di Spiel des Jahres ne arriveranno altri tre, facendo di Kramer uno degli autori più celebrati di sempre – anche più di Fabio Volo, per dire.
Del 1994 è l’apprezzato gioco di carte 6 Nimmt! (che è meno bello di Uno, ma almeno ha un regolamento univoco), mentre l’anno successivo con il fido Richard Ulrich pubblica il capolavoro El Grande, vertice di sempre dei giochi di maggioranze e uno dei tedeschi più cattivi di sempre – e ne hanno avuti di parecchio cattivi. Con lo stesso Ulrich ha pubblicato, tra gli altri, anche I principi di Firenze, titolo del 2000 molto apprezzato nonostante una strategia dominante che consiste nel farsi eleggere sindaco prima di puntare a palazzo Chigi.
Kramer ha collaborato molto anche con Michael Kiesling: da annoverare come minimo Tikal (1999), Torres (2000) e i ventisette boccali da mezzo litro lasciati sul tavolo della Paulaner Bräuhaus di Monaco di Baviera una uggiosa serata dell’ottobre 2003. (Di Tikal è recentemente uscita un’edizione migliorata nei materiali, ma se scegliete la vecchia potete arrivare a fine mese: vedete voi.)
Kramer è ancora attivo: nel 2016 è uscito X Nimmt!, che è un rifacimento di 6 Nimmt!, ma con le carte in resina dura da otto etti l’una.
A Kramer si deve l’idea del tracciato segnapunti intorno al tabellone, comparso per la prima volta in Heimlich & Co e in Germania spesso chiamato barra di Kramer. Per la delusione della moglie.
Kramer è anche autore di romanzi gialli: scrive lui i regolamenti di Phil Eklund.
Non va confuso con Matthias Cramer, l'autore di Glen More, col quale ha tuttavia in programma Kramer contro Cramer.

Parlare diffusamente della produzione di Kramer sarebbe qualcosa di enciclopedico, che esula dallo scopo di questo articolo. Ma quando si parla di pionieri del gioco, davvero Kramer è uno dei primi nomi che saltano fuori. Basti pensare che la traccia dei punti vittoria che corre attorno al tabellone, elemento ormai integrato in tantissimi titoli, è una sua invenzione, introdotta nel 1984 con il gioco Heimlich & Co, tanto che in Germania viene chiamata “Kramerleiste” (tracciato di Kramer), in suo onore.

A proposito di Heimlich & Co, il gioco vincerà lo Spiel Des Jahres nell'86 (Kramer vince il premio ben 5 volte, oltre a 3 Deutch Spiel Preis e un International Gamers Award) ed è ancora oggi considerato uno di migliori giochi di deduzione a “ruoli nascosti”, per tutta la famiglia. 
Le stesse meccaniche, in un gioco un pelo più complesso e con l'aggiunta di un elemento di scommessa, le troviamo nel suo recente Downforce, una corsa automobilistica realizzata assieme a  Rob Daviau e Justin D. Jacobson.

Proprio le collaborazioni sono uno dei tratti distintivi di questo autore, che vanta moltissimi titoli in cooperazione con qualche altro autore, in particolare con Michael Kiesling (la maggior parte) e Richard Ulrich (pochissimi, ma i suoi più famosi e rinomati).

Impossibile non nominare il rapido e ansiogeno 6 Nimmt!, fonte di innumerevoli sfotto' al tavolo e online.

Una delle sue produzioni più famose è la cosiddetta “trilogia delle maschere”, ovvero Tikal, Cuzco e Mexica, tutti ambientanti nell'America del sud e tutti basati su punti azione e maggioranze. A tal proposito potete leggere un bell'articolo di confronto fra i tre, scritto da Rosengald.

Da menzionare, tra i tanti, anche Colosseum e Torres, entrambi adatti a un vasto pubblico, senza però mai rinunciare alla profondità di gioco. 

Un altro dei tratti peculiari dell'autore è infatti quello di creare sempre giochi abbastanza asciutti, con un sentore talvolta astratto, privi di inutili orpelli. È una delle caratteristiche di tutto il game design alla tedesca, che poi diventerà per estensione un tratto dominante della scuola euro.

Tutta la produzione di Kramer ha la costante di essere su un livello medio o medio-alto. Ci sono a volte giochi meno riusciti e certamente più piatti di altri, ma se di base vi piace lo stile dell'autore, difficilmente rimarrete delusi da un suo nuovo gioco.

Copertina di El Grande
Copertina di El Grande

El Grande

Classe 1995, rimane ancora oggi uno dei punti di riferimento  - se non IL punto di riferimento – per i giochi di maggioranze. Ci sono parecchi aspetti notevoli in questo gioco, a partire dalle carte Iniziativa che hanno un valore inversamente proporzionale al numero di rinforzi (caballeros) che un giocatore richiama alla sue corte, tutte ad uso singolo; poi c'è la scelta delle carte Azione, sempre nuove di round in round e che vanno valutate a seconda della situazione e del possibile ordine di turno; infine il sistema di posizionamento e maggioranze, che esclude le regioni lontane dal Re, punisce i pareggi, rende asimmetrici i valori dei territori.
El Grande rimane, assieme a The King is Dead e Specie Dominanti, uno dei “magnifici tre” della meccanica delle maggioranze, ancora oggi, a distanza di più di venticinque anni.
> recensione

Perché dovreste giocarlo:

Riesce a creare con pochissime regole e un flusso di gioco immediatamente assimilabile, un gioco profondo, vario, interattivo, in cui una certa strategia di fondo viene esaltata da momenti di tesissima esperienza tattica.

Perché potrebbe non fare al caso vostro:

Come in tutti i giochi a interazione diretta e con controllo territorio legato a maggioranze, anche El Grande è soggetto a situazioni in cui un avversario danneggerà maggiormente voi rispetto a un altro, fino ad arrivare a doverosi aspetti di bash the leader e, raramente, antipatico risvolti di kingmaking. Non è un gioco per coltivatori di orticelli.

Copertina di Principi di Firenze
Copertina di Principi di Firenze

I Principi di Firenze

Anno 2000, esce un gioco che fa delle aste e dell'incastro di polimini (meccanica poi resa comune da Rosenberg) i suoi punti di forza. 
Principi di Firenze è uno strettissimo gioco di ottimizzazione, in cui con poche e contate mosse occorre mettere su una sorta di motore produttivo per opere d'arte, destreggiandosi con ferocia tra i rilanci degli altri giocatori, incastrando gli edifici costruiti sulla stretta griglia del proprio quartiere, rimpiangendo ogni momento quei cento fiorini spesi di troppo e ponderando bene quanti soldi cambiare in punti vittoria e quanti conservarne per l'asta, dato che poi tornare indietro (da punti a soldi) diventa un cambio sfavorevole.
> recensione

Perché dovreste giocarlo:

Principi di Firenze era un gioco davvero avanti con i tempi. In esso si possono trovare molto elementi che saranno poi costitutivi di tanti altri famosi gestionali negli anni a venire. L'ultima edizione Uplay è una spettacolare deluxe con inserto foderato in velluto, monete in metallo e cartone molto spesso. Ma intendiamoci: quello che vince in Principi è il game-design, il resto è secondario.

Perché potrebbe non fare al caso vostro:

Potrebbe lasciarvi troppo interdetti l'asta, che è una fase fondamentale e, rispetto a molti altri giochi, davvero stretta e determinante. Pagare troppo, far pagare troppo poco agli altri, sbagliare acquisto, o sbagliare a valutare il prezzo di qualcosa, o aver sbagliato nel calcolare i soldi da tenere rispetto a quanti cambiarne in punti vittoria, potrebbero essere tutti errori che vi costano la partita.
Altra cosa che potrebbe non piacere è che ogni round è distinto in due parti, l'una molto interattiva (l'asta), la seconda molto solitaria (la gestione della propria plancia con le due azioni a disposizione).

Heimlich & Co

Scegliere il terzo gioco non è stato facile. Un po' perché, come anche per Feld con In The Year of the Dragon e The Castles of Burgundy, anche per Kramer i due veramente nell'Olimpo sono quelli citati sopra, ovvero El Grande e I Principi di Firenze.
A gusto personale avrei forse messo Maharaja, un altro gioco di maggioranze e di personaggi con poteri variabili; mentre nella trilogia delle maschere il più famoso e premiato è certamente Tikal, ma quello probabilmente più soddisfacente per un gamer è Mexica. Alla fine ho pensato che, visto che per i gamers abituali c'erano già i primi due del trittico, il terzo potesse effettivamente essere un gioco per famiglie, in modo da far scoprire questo autore anche a chi non vuole necessariamente passare due o più ore al tavolo. Potreste anche optare per Downforce, che lavora sulla stessa meccanica, ma nella sua semplicità Heimlich rimane il più approcciabile e ugualmente soddisfacente.
> recensione

Perché dovreste giocarlo:

Nessuno sa quale sia la vostra pedina e voi non sapete quella degli altri. Muovendo le varie pedine a piacimento, secondo il tiro di un dado, su un tracciato comune, dovete fare in modo di andare a punti nel momento opportuno, ma al contempo celare la vostra identità agli altri: se indovinata, frutterà punti vittoria agli avversari. 
Si intavola in un attimo, ha elementi di calcolo e intuizione, è adatto a tutti ma non stanca nessuno.

Perché potrebbe non fare al caso vostro:

Se siete già giocatori navigati, potrebbe interessarvi giusto come filler di fine serata, non certo come gioco principale. Per il resto, non ha criticità.

Giochi principali: 

1980 Niki Laudas Formel 1 
1984 Heimlich & Co. 
1987 Auf Achse 
1991 Corsaro 
1994 6 Nimmt! 
1996 El Grande 
1999 Tikal 
2000 Java
2000 Torres
2000 Princes of Florence 
2000 Pete the Pirate 
2002 Mexica 
2004 Maharaja: The Game of Palace Building in India 
2005 Hacienda
2005 Verflixxt!
2007 Colosseum 
2010 Tikal II 
2010 Asara
2012 The Palaces of Carrara 
2013 The Walking Dead Card Game
2014 Abluxxen 
2015 Porta Nigra
2016 Coal Baron
2016 Vampire Queen
2017 Downforce
2017 Reworld
2018 Cuzco
2018 Ghosts of the Moor
2018 Okavango
2019 Chartered: the Golden Age
2020 Paris
2020 Renature

Commenti

Ma questi articoli sono proprio belli e interessanti!! Grazie davvero.

Di questo autore ho molto apprezzato tikal ed el grande..

Vediamo se riesco a provare i principi di Firenze.

@Signor Darcy, il tracciato segna punti è davvero chiamato barra di Kramer in Germania, o è una battuta?

LeonardoM scrive:

@Signor Darcy, il tracciato segna punti è davvero chiamato barra di Kramer in Germania, o è una battuta?

kramerleiste. Leiste = striscia

Per fugare eventuali dubbi segnalo che, nella foto di copertina, Kramer è a sinistra, mentre a destra è seduto Kiesling.

Uno dei miei autori preferiti.

Oltre ai citati mi piacciono molto anche l'astratto PUEBLO e EL CAPITAN.

Non si capisce bene perché nell'immagine in alto stiano facendo una foto promozionale ad un gioco di... Knizia ?.

Scherzi a parte, Kramer è un idolo e Pueblo uno dei primi giochi seri a cui abbia giocato. El Grande e Downforce sono nella mia top ten assoluta; anche Carrara, Tikal, i Principi di Firenze e Coal Baron ottimi titoli

Kramer per me significa El Grande, ho provato poco altro di suo e niente che valesse la pena di mettere accanto al suo capolavoro. Tikal e Princes of Florence non mi hanno conquistato, The Palaces of Carrara l'ho trovato discreto ma niente più. Mi piacerebbe però saggiare qualcun altro dei suoi titoli più famosi.

Signor Darcy in grande spolvero!! Comunque uno dei miei autori preferiti er Wolfgang

Ce ne sono tanti da piazzare al terzo posto.

Visto che non è stato citato vorrei indicare Asara, un gradevolissimo piazzamento lavoratori e set collection ideato dalla coppa Kramer/Kiesling.

Grande ammirazione per il Maestro Kramer, punto di riferimento per le nuove generazioni.

Io ho apprezzato molto anche Palazzi di Carrara mentre spero di provare Marhaja nella sua nuova versione di imminente uscite

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