Un genere veramente particolare, ostico al primo a pproccio, ma che davvero val la pena di provare
- Genere: Pax, perché card game è stretto.
- Target: Esperti.
- Scalabilità: da 1 a 6.
- Meccaniche: tableau building, asta olandese, obiettivi multipli di fine partita.
- Importanza storica: Eklund, con Pax Porfiriana, ha dato vita a quello che, di fatto, è un genere a sé, riuscendo a rendere accessibili, una volta padroneggiato il regolamento, dei titoli simulativi che coprono aspetti non solo militari, ma anche politici ed economici in un tempo di gioco ragionevole.
- Elementi di innovazione/twist: Pax Porfiriana è il capostipite del genere Pax, nel quale troviamo tutte le caratteristiche delle future reimplementazioni del sistema, che possono essere riassunte nei seguenti punti:
- aderenza all’ambientazione, prevalentemente storica e accurata, in cui l’eleganza meccanica è subordinata alla resa storica;
- draft di carte da una fila comune, a costo crescente, con un meccanismo simil asta olandese; in alcuni titoli l’economia è chiusa e le regole del mercato possono subire variazioni in base agli eventi scatenati dai giocatori;
- tableau-building per creare il proprio motore di gioco;
- diverse condizioni di vittoria, attivabili dai giocatori stessi con le loro scelte e azioni.
Commento
Appena iniziata la stesura di questo articolo ho incontrato subito un primo intoppo alla voce “genere”: è vero che la gran parte dei Pax gira intorno all’utilizzo di carte multifunzione, ma definirli card game non penso sia la cosa più corretta. Il sistema sviluppato da Phil Eklund, ormai, ha delle caratteristiche così ben definite da aver creato un vero e proprio genere e lo si nota sin dal capostipite, Pax Porfiriana. L’ambientazione, già trattata in Lord of the Sierra Madre (e come molti Pax nati come sviluppo di vecchi suoi titoli della serie Lord Of), è quella del periodo di “pace” durante la dittatura di Porfirio Diaz, che per 30 anni ha governato il Messico tramite violenza e corruzione. I giocatori vestiranno i panni di Hacendado, potenti uomini d’affari che proveranno a ottenere il potere rovesciando il potere costituito con la forza militare o con l’aiuto dell’esercito statunitense; qualora non ci riuscissero vincerebbe il giocatore che è diventato il latifondista più influente e ricco.
Altra finezza di Pax Porfiriana, ripresa in modo diverso in altri titoli, è la presenza di alcune condizioni che alterano l’andamento generico della partita, i cosiddetti Regimi; grazie all’intervento di alcuni eventi attivati dai giocatori, si terrà attivo un particolare Regime che altera forza e utilizzo di alcune azioni: per esempio sotto Martial Law le azioni della polizia per ridurre il malcontento saranno gratuite, mentre sotto US Interventetion non si avranno restrizioni nello schieramento di forze statunitensi; una semplice soluzione che però simula varie tipologie di governance e le dirette conseguenze sul normale andamento della politica messicana.
L’attenzione maniacale alla simulazione delle macrodinamiche politiche del periodo porta con sé due grosse criticità: la prima è il regolamento, chimera di ogni titolo di Eklund, che non si limita a essere una stesura di regole di un gioco, ma anche un trattato della visione dell’autore sul periodo storico, con postille a piè pagina che occupano quasi lo stesso spazio delle regole vere e proprie; la seconda è l’ergonomia. Le carte sono cariche di informazioni, tra costi aggiuntivi, azioni esclusive, eventuali income e cambi di regime, senza contare il fatto che molte hanno altre info se girate sottosopra… e per non farci mancare niente è ovviamente presente del flavour text dell’evento o del personaggio che rappresentano, un estrattore di una wiki storica. La natura fortemente interattiva del titolo porta i giocatori a essere sempre consci delle possibilità altrui, cosa che porterà spesso i giocatori ad alzarsi dal tavolo e leggere nei due versi i tableau avversari.
Riusciti a far fronte alle due difficoltà sopra citate, si ha però un sandbox di 30 anni di politica fatta di sangue e tradimenti, di effimere alleanze, grazie a un gioco subdolamente interattivo e con una variabilità data dalle cinquanta carte in gioco prese da un pool di oltre duecento. Pochi titoli riescono a coprire così tanti aspetti legati ad eventi storici in tempi di gioco ragionevoli, e Pax Porfiriana ci riesce pienamente.
Il potenziale di questo sistema ha dato modo di potersi facilmente adattare a una vasta serie di situazioni, anche molto diverse tra loro: vediamo quindi anche gli altri titoli in ordine di uscita, cercando di soffermarci sulle peculiarità rispetto al capostipite Pax Porfiriana.
- Pax Pamir: prima reimplementazione del sistema Pax a opera di un giovane Cole Wehrle. Il titolo, da 2 a 5, vedrà i giocatori prendere parte al Grande Gioco, lo scontro politico e militare che avvenne in medio oriente tra l’impero britannico e quello russo, cercando di influenzare le tribù del vasto impero afgano. È il primo pax che introduce l’aspetto topologico al sistema, con una mappa astratta che copre tutta la zona tra la Persia e il Punjab. Un titolo di sottili alleanze in cui c’è la sovrapposizione di due layer, quello militare logistico dei tre imperi in gioco (afgano, britannico e russo) e quello politico-commerciale dato dall’influenza dei diplomatici e delle tribù dei giocatori. Ritroviamo sia i regimi che i topple (delle carte che attivano il fine partita) per il check della vittoria di un giocatore. Fu rilasciata una piccola espansione che introduce molti elementi, da nuove carte a regole per dare asimmetria ai tre imperi di partenza. Negli anni successivi Wehrle ha rimaneggiato il titolo, rendendolo più appetibile a livello editoriale, con una componentistica di pregio e con una lettura del gioco più accessibile ai nuovi giocatori, perdendo alcune sottigliezze meccaniche che rendevano il gioco più opaco.
- Pax Renaissance, un Lords of the Reinassance 2.0, cala da 2 a 4 giocatori nei panni di banchieri del rinascimento, intenti a influenzare con i loro finanziamenti le politiche religiose e militari del mondo del 1400. In quello che da molti è definito la punta di diamante del sistema, ritroviamo una mappa in cui muovere i pezzi dei vari imperi, ma troviamo anche due differenze rispetto a Pax Porfiriana: le carte acquisite andranno sistemate alla sinistra o alla destra della nostra carta famiglia, creando di fatto due tableau da attivare e gestire separatamente, a dimostrazione dell’influenza costruita da un banchiere nell’Est o nell’Ovest del mondo; la seconda particolarità è nelle condizioni di vittoria. Finora il controllo della vittoria veniva attivato con l’acquisizione di specifiche carte dal mercato; in Pax Renaissance è in parte vero ma una volta acquisita una carta Comet, il giocatore che l’acquista decide quale tipologia di endgame sia d’ora in avanti disponibile e attivo per tutti. Dopo un’espansione e varie promo di nuove carte, il titolo ha visto una nuova edizione a opera della Ion Games, con materiali e grafica rivisti, mappa montata e un mazzo di carte simile alla prima edizione espansa.
- Pax Emancipation e Pax Transhumanity rappresentano una costola dei Pax perché sfruttano un sistema diverso ideato dal figlio di Eklund, Matt, per Pax Transhumanity, ma presentato prima in Pax Emancipation dal padre, ritrovando gran parte degli stilemi della serie ma con alcune sostanziali differenze. Si è modificata la gestione dei flussi di denaro, vincolata dalla presenza di nostri pezzi in alcune particolari aree del nostro tableau che andranno mossi in alto o in basso per generare flussi di denaro; eventi e azioni potranno modificare il numero e la posizione di questi. Ancor più sostanziale è il fatto che alcune carte devono sottostare a un river di carte, lo Splay. Alcune condizioni o eventi ci permetteranno di modificare una fila di carte eventi esauriti; ognuno di essi fa parte di una certa tipologia quindi, una volta messi in questa fila, andranno a creare sequenze diverse di tipologie. È proprio la sequenza di tipologie degli ultimi tre eventi che determinerà il prerequisito per l’utilizzo di alcune carte. Spiegata così sembra una semplice complicazione meccanica, ma questo meccanismo serve a ricreare la nascita di predisposizioni ideologiche, nel caso di Pax Emancipation, o scientifiche, nel caso di Pax Transhumanity, per lo sviluppo di futuri ideali di emancipazione o di creazione di nuove invenzioni.
- Pax Viking nasce con l’intento di essere il punto di accesso alla famiglia Pax. Da 1 a 6 giocatori andranno a calarsi nei panni di clan vichinghi, pronti a conquistare territori o instaurare commerci, dal Baltico al Medio Oriente. Eklund è più un supervisore del titolo di Jon Manker, che crea questo gioco con l’intento di avvicinare il più vasto pubblico possibile ai Pax. Ecco quindi che le eccezioni sono ridotte all’osso, le azioni rese più semplici e con meno vincoli e le condizioni di vittoria rese immediatamente visibili e sempre attive.
A breve nella famiglia Pax si aggiungeranno altri tre titoli ufficiali: Pax Hispanica, rivisitazione di Lord of the Spanish Main, in cui affronteremo la vita di pirati nel mar dei Caraibi del 17° secolo, Pax Illuminaten, dove vestiremo i panni di un membro della setta degli Illuminati in cui tesseremo le nostre trame per 'impostare' il mondo secondo i nostri piani, e infine Pax Maleficium: Fall of the Witch Hunters, sulla caccia alle streghe del 17° secolo.
L’importanza dei Pax si vede anche nell’influenza in opere di altri autori, direttamente o indirettamente ispirate al sistema. Cole Wehrle ha ripreso molte delle idee mutuate dall’esperienza con Pax Pamir per creare Oath: Chronicles of Empire & Exile, in cui i giocatori andranno a modificare e sfruttare quello che di fatto è un enorme tableau condiviso. In DerrocAr: The week of Five Presidents, titolo della Ion a firma Bruss Brussco, sull’elezione del presidente argentino in uno dei periodi finanziariamente più disastroso per la nazione, troviamo molti stilemi del sistema, dal river di carte alle varie condizioni di vittoria.
È per tutte queste ragioni che si è deciso di inserire Pax Porfiriana in questa lista.