
Gioco carino, ma oramai per me troppo lungo per quello che restituisce. Lo gioco solo più con i figli.
Il piazzamento lavoratori si fa family.
Siamo nel 2008. In un’Europa dove il gioco da tavolo è ancora un hobby di nicchia è la sola Germania a distinguersi come paese dove i Brettspiele riescono a conquistare il grande pubblico. Ma la diffusione, attenzione e crescita internazionale che vediamo negli ultimi anni inizia a essere nell’aria. I motivi, tra gli altri, sono giochi, autori ed editori dei quali Stone Age è un caso emblematico, esemplificando molto bene il german game moderno sia dal punto di vista del game design che da quello storico.
Stone Age è stato per lungo tempo il piazzamento lavoratori di peso medio per eccellenza, oggi affiancato da molti altri validi titoli, riuscendo a diventare una sorta di icona del gestionale german di peso medio. Dove il termine gestionale viene quì inteso nel senso più popolare, ovverosia un gioco dove piazzando pedine su aree del tabellone comune si acquisiscono risorse da spendere poi per vari scopi, tra i quali il principale è ottenere punti vittoria.
Nello specifico, in Stone Age i giocatori controllano una tribù preistorica i cui membri (da cinque a dieci) vengono “mandati a lavorare”, all’interno del villaggio o nei territori circostanti, per cacciare cibo, raccogliere risorse, oppure per costruire capanne, tecnologie, utensili o aumentare la propria tribù.
Tecnicamente il gioco è un piazzamento lavoratori con piazzamento esclusivo a giro e risoluzione differita in blocco. In pratica c’è una prima fase di piazzamento che funziona “a giro”: partendo dal primo di round, quel giocatore sceglie uno spazio libero del tabellone e “se lo prenota” piazzandoci uno o più lavoratori. La fase continua a giro fino a quando tutti hanno azzerato la loro tribù. La seconda fase funziona “in blocco”: partendo dal primo di round, quel giocatore risolve tutti i piazzamenti fatti secondo la sequenza a lui più conveniente. Piazzamento e risoluzione avvengono appunto in due fasi distinte, quindi “in differita”; altri giochi del genere possono avere risoluzione immediata: piazzo e risolvo in una sola mossa (come Lords of Waterdeep, citato tra le alternative). Terza e ultima fase del round è quella di sfamare la propria tribù, dove ogni membro “mangia” un'unità di cibo.
Peculiarità del gioco è la risoluzione delle aree di raccolta risorse e cibo. Alla risoluzione, ogni proprio lavoratore diventa un dado da tirare. La somma ottenuta viene divisa per il “valore di rarità” della risorsa (dal cibo di valore due all'oro di valore sei) e il risultato, arrotondato per difetto, è il quantitativo di risorse raccolte. Il meccanismo innesca interessanti ragionamenti di calcolo delle probabilità, con una giusta dose di imprevedibilità.
Stone Age incarna tutte le caratteristiche e restituisce tutte le dinamiche tipiche del piazzamento lavoratori: importanza dell’ordine di turno, tensione nell’occupare le aree comuni sul tabellone, una certa sensazione di ansia per dover sfamare i propri lavoratori a fine round, pena la perdita di punti vittoria.
Quest’ultimo aspetto, per come viene governato nelle regole, ha innescato numerose discussioni circa una particolare condotta chiamata "strategia della fame". Prevede di disinteressarsi completamente del cibo a fine round, forzando l’azione di aumento della tribù così da portarla il prima possibile al numero massimo di dieci membri.
Nonostante questo Stone Age rimane un caposaldo del german game moderno, anche per la maestria di progettazione e per l’equilibrio delle sue parti, dove non si percepisce il minimo eccesso e tutto è al posto giusto.
1 La pubblicazione del gioco I Coloni di Catan (Teuber, 1994) segna un vero e proprio spartiacque nella storia recente dei giochi da tavolo, per approfondimenti si veda, tra gli altri, il mio I 100 Giochi: Catan
2 Introdotta per la prima volta da Richard Breese nel 1999 con Keydom.
3 Dopo i tre titoli seminali del genere: Keydom (Breese, 1998), Bus (Doumen e Wiersinga, 1999), Way Out West (Wallace, 2000).
Gioco carino, ma oramai per me troppo lungo per quello che restituisce. Lo gioco solo più con i figli.
Titolo decisamente invecchiato bene, che si lascia ancora giocare con piacere. L'elemento aleatorio è ovviamente il suo punto di forza.
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