Agzaroth
Black Metal Goblin
c
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Editor
1








Allora, indubbiamente mi aspettavo molto, qualcosa che si elevasse dalla spazzatura fantasy che affolla gli scaffali.
In buona parte la cosa è stata soddisfatta.
Erikson crea un mondo denso e soprattutto profondo, con una storia alle spalle, una storia ingombrante, massiccia e sfaccettata. Ti sbatte in faccia una realtà sconosciuta, fitta di nomi e di meccanismi ignoti e lo fa senza spiegoni...forse un po' troppo. Dà un sacco di cose per scontate e il fatto che siano chiare nella sua testa non significa che poi lo diventino al lettore. Qui secondo me pecca un po' di presunzione: se non avessi letto qualcosa in giro, sarei arrivato in fondo al libro senza aver minimamente capito cosa siano ad esempio gli Ascendenti o altre cose minori. Va bene non spiegare, ma nel qual caso occorre almeno mostrare bene, invece lui non spiega ma spesso nemmeno mostra.
Le cose che mi sono piaciute meno:
- gli dei, la loro ingerenza e i loro poteri. Non tanto per il fatto in sé, quanto perché con questo tipo di approccio non si capisce mai quali siano i confini e forse non lo sa bene nemmeno l'autore, mentre, per dare una coerenza ad una storia e ad un mondo, questi confini dovrebbero essere ben chiari. Mi spiego meglio: ci sono momenti in cui questi dei sembrano onnipotenti. Vedono il futuro, si impossessano di corpi umani facendo lor fare quello che vogliono, liberano forze demoniache inarrestabili, intrappolano in altre dimensioni. Altri in cui vengono fregati come bambini, sono impotenti senza un particolare oggetto, non sanno che pesci pigliare, vengono fermati da comuni mortali. Insomma, il rischio - grosso - è che vengano usati solo come espediente narrativo (male) e non come elemento coerente della storia (bene)
- l'eccessivo ricorso al deus-ex-machina, specie nella parte finale. Arriva gente e arriva "roba" che boh, capisci che è stata messa lì solo per risolvere una situazione. Oltretutto tutte cose "fortissime" contro altre cose descritte come "fortissime"...insomma c'è un po' la sensazione dei vari livelli sayan di Dragonball: c'è un nemico invincibile ma ecco che col nuovo livello diventa una pippa e così via.
piaciuto molto:
- il tratteggio dei personaggi, quasi - quasi - a livello di Martin.
- il climax finale, a cui l'autore ti porta veramente molto bene, facendotelo anelare per parecchie pagine. (ho avuto un deja-vu di Ivanhoe)
- la profondità e il dettaglio del mondo, che mi spingono ad iniziare subito il secondo libro.
Rispetto a Martin e Tolkien, per ora, come atmosfera, siamo un po' a metà strada. Ad un certo punto c'è un episiodio in cui ho pensato "se fosse Martin lo farebbe sicuramente concludere così: male", invece Erikson sceglie la strada più rassicurante del lieto fine e del fantasy classico. E questo in generale, almeno in questo primo libro. Al contempo i personaggi sono più ambivalenti e più "terreni" di quelli di Tolkien, divinità comprese, che tra tutti sono veramente i personaggi più meschini (l'accumulo di potere procede di pari passo con la meschinità?).
Ci vediamo alla fine del secondo libro
In buona parte la cosa è stata soddisfatta.
Erikson crea un mondo denso e soprattutto profondo, con una storia alle spalle, una storia ingombrante, massiccia e sfaccettata. Ti sbatte in faccia una realtà sconosciuta, fitta di nomi e di meccanismi ignoti e lo fa senza spiegoni...forse un po' troppo. Dà un sacco di cose per scontate e il fatto che siano chiare nella sua testa non significa che poi lo diventino al lettore. Qui secondo me pecca un po' di presunzione: se non avessi letto qualcosa in giro, sarei arrivato in fondo al libro senza aver minimamente capito cosa siano ad esempio gli Ascendenti o altre cose minori. Va bene non spiegare, ma nel qual caso occorre almeno mostrare bene, invece lui non spiega ma spesso nemmeno mostra.
Le cose che mi sono piaciute meno:
- gli dei, la loro ingerenza e i loro poteri. Non tanto per il fatto in sé, quanto perché con questo tipo di approccio non si capisce mai quali siano i confini e forse non lo sa bene nemmeno l'autore, mentre, per dare una coerenza ad una storia e ad un mondo, questi confini dovrebbero essere ben chiari. Mi spiego meglio: ci sono momenti in cui questi dei sembrano onnipotenti. Vedono il futuro, si impossessano di corpi umani facendo lor fare quello che vogliono, liberano forze demoniache inarrestabili, intrappolano in altre dimensioni. Altri in cui vengono fregati come bambini, sono impotenti senza un particolare oggetto, non sanno che pesci pigliare, vengono fermati da comuni mortali. Insomma, il rischio - grosso - è che vengano usati solo come espediente narrativo (male) e non come elemento coerente della storia (bene)
- l'eccessivo ricorso al deus-ex-machina, specie nella parte finale. Arriva gente e arriva "roba" che boh, capisci che è stata messa lì solo per risolvere una situazione. Oltretutto tutte cose "fortissime" contro altre cose descritte come "fortissime"...insomma c'è un po' la sensazione dei vari livelli sayan di Dragonball: c'è un nemico invincibile ma ecco che col nuovo livello diventa una pippa e così via.
piaciuto molto:
- il tratteggio dei personaggi, quasi - quasi - a livello di Martin.
- il climax finale, a cui l'autore ti porta veramente molto bene, facendotelo anelare per parecchie pagine. (ho avuto un deja-vu di Ivanhoe)
- la profondità e il dettaglio del mondo, che mi spingono ad iniziare subito il secondo libro.
Rispetto a Martin e Tolkien, per ora, come atmosfera, siamo un po' a metà strada. Ad un certo punto c'è un episiodio in cui ho pensato "se fosse Martin lo farebbe sicuramente concludere così: male", invece Erikson sceglie la strada più rassicurante del lieto fine e del fantasy classico. E questo in generale, almeno in questo primo libro. Al contempo i personaggi sono più ambivalenti e più "terreni" di quelli di Tolkien, divinità comprese, che tra tutti sono veramente i personaggi più meschini (l'accumulo di potere procede di pari passo con la meschinità?).
Ci vediamo alla fine del secondo libro