Gli alberghi aprono poco dopo cena.
Il primo ospite, il signor Gizia, è subito accolto nell'hotel della piccola pasticcera.
Non comincia bene, mi dico.
E ho ragione: la mia pensioncina, più che il
Grand Austria Hotel, sembra un motel per vetturini. Poche bevande, poco cibo, qualche gentile ospite che decide di passarci la notte, mentre il personale - troppo numeroso, ohimé - cerca di renderlo almeno confortevole.
Mentre il suo albergo, ah, il suo albergo, è fiorente; tanto che Sua Maestà non smette di fare avere i suoi regali favori alla struttura. Del resto le nobildonne di Vienna vanno in brodo di giuggiuole, per quel fustacchione del bagnino.
Con gli affari che scarseggiano, le corone che non bastano mai, i turni passano velocemente, troppo. Provo in tutti i modi a farmi notare dall'aristocrazia; ma niente, il dischetto non ne vuole sapere di muoversi.
Anzi, è quello dell'imperatrice degli strudel che vola, insieme con i suoi profitti - agevolati, questi ultimi, da ottimi assistenti che amplificano ulteriormente i doni imperiali e addirittura le rassettano le stanze gialle gratuitamente e col sorriso sulle labbra.
Quando realizzo di rischiare il doppiaggio non mi rimane che risistemare le camere. Questa stagione è andata così; ma la prossima vedrete: Vienna troverà il suo albergo preferito.
Nel frattempo scende l'inverno, fa freddo; ci vuole una coperta, dice la regina dei bottoni: e allora è ora di un bel
Patchwork.
Parto bene, questa volta; ma, nel medio termine, come sempre, indugio su pezze allettanti ma, ohimé, che richiedono troppo tempo per essere cucite. Ne esce una partita strana, quasi una corsa a coprire più caselle possibili che, paradossalmente, lascia dei crateri enormi nei nostri lavori a maglia.
Una partita veloce, con pochi bottoni, diversa dal solito; quello che non cambia è il risultato: perché mentre lei conserva qualche bottone, io di nuovo sprofondo: sono sotto zero, e l'imperatrice dei rammenti mi ha fatto il culo di nuovo.
Provo il tutto per tutto
Sulle tracce di Marco Polo: il sorteggio dei personaggi, anomalo, mi fa optare per il buon frate Nicolao e i suoi dischetti della provvidenza, mentre lei decide di non pagare per le azioni da pappagallo.
Come suo solito, madama contratti si dedica soprattutto ai commerci, guidata dal genio affaristico del suo consulente rosso Roberto Maciachini; ma non è efficace come al solito, tanto è vero che - complice il buon cappuccino e i bonus delle città piccole - riesco a chiudere qualche vendita e a costruire diversi avamposti lungo il mio peregrinare per la Venezia-Kashgar-Pechino. Il gentil fraticello - pronti, via! - mi dona infatti il viaggio gratuito e, poco dopo, anche la casetta da cagare lungo la via. Non male.
La partita rimane in realtà equilibrata fino quasi alla fine; madamigella tessuto prezioso, peraltro, ha cominciato a ingranare anche coi cammelli, tanto che - nemmeno il tempo di dire "prendo un altro dado nero" - percorre tutta la Mosca-Pechino di volata: vedete a volte le partenze intelligenti?
Sembra si sia rimessa in corsa; ma poi, per due volte, riesco a chiudere due bei contratti contemporaneamente, facendo un decisivo salto in avanti col mio segnapunti dalla lunga piuma gialla.
La conta dei punti, a questo punto, non può riservare grandi sorprese, anche perché entrambi abbiamo completato i nostri obiettivi.
Vittoria agrodolce, insomma, perché il computo della serata arride comunque alla principessa delle steppe asiatiche.
Tanto che, nel suo hotel viennese, Gimli se la ride.