
Ottimo articolo, tra poco mi arriva Irish Gauge, che mi sembra uno dei più "asciutti".
Un articolo di approfondimento propedeutico alla recensione del capolavoro di John Bohrer.
Per arrivare a scrivere una recensione di Chicago Express, mi sono sentito in dovere di fare un passo indietro e vergare un articolo preliminare che potesse riassumere per sommi capi il contesto in cui va a inserirsi quello che è considerato da molti il capolavoro di John Bohrer. Pertanto, in questo articolo “propedeutico” alla recensione, troverete alcune informazioni utili ad inquadrare meglio l’autore, la linea della sua casa editrice e - per sommi capi - il genere stesso dei cube rails.
Volendo dare una definizione di massima, si tratta di giochi a tema ferroviario, caratterizzati da due meccaniche principali e ricorrenti: costruzione rete semplificata dall’impiego di cubetti/trenini a rappresentare le tratte e componente azionaria. Altre caratteristiche trasversali sono i regolamenti snelli (quasi più brevi di quelli dei giochi di Gerdts per intenderci), la componentistica essenziale e una durata media contenuta, spesso compresa tra i 45 e i 90 minuti.
Sgombriamo subito il campo da ambiguità: sì, i cube rails sembrano dei 18xx semplificati, e fondamentalmente nascono dalla costola di questa storica famiglia di titoli ferroviari, ma non commettete l’errore di accostarli con troppa insistenza tra loro, o trattarli come semplici riduzioni di quel grande modello di riferimento. L’ispirazione è evidente, diretta, data la compresenza di elementi comuni: medesima ambientazione, parte operativa su mappa a base esagonale, componente finanziaria basata sulla variazione del valore delle azioni, separazione del capitale del giocatore da quello delle compagnie.
A cambiare insomma non sono tanto gli ingredienti alla base, quanto la ricetta: i cube rails prendono una porzione di queste componenti e lavorano di astrazione sulla parte operativa, rappresentando tratte e snodi con semplici e versatili cubetti; pariteticamente, lavorano di sintesi sulla parte azionaria, fornendo regole stringenti e immediate sulla gestione e relativi calcoli delle shares.
Ne risultano dunque giochi impoveriti? No, direi piuttosto diversi: sono molto più veloci nello sviluppo, e risultano ben più facili da apprendere.
A godere maggiormente di questo alleggerimento sono le dinamiche al tavolo: i cube rails non si limitano a chiedervi un accurato esercizio di calcolo economico e dell’expected value (“valore atteso”), ma spostano il baricentro dal sistema di gioco all’interazione tra giocatori, focalizzandosi per lo più sulla sapiente manipolazione degli shared incentives (“incentivi condivisi”, ovvero situazioni in cui più parti sono motivate a collaborare per condividere guadagni derivanti da una comune attività) e sulle alleanze emergenti al tavolo.
C’è poco da fare: si scrive cube rails, si legge Winsome Games. La casa editrice di John Bohrer nasce intorno al 1994 e fin da subito identifica la propria produzione in maniera inequivocabile: propongono solo giochi a tema ferroviario, con un approccio indipendente e finalizzato non alla produzione su larga scala, bensì alla cessione in licenza dei propri design.
Possiamo comunque affermare che, prima di Wabash Cannonball, i cube rails non fossero certo un genere noto ai più, e i titoli assimilabili per struttura a questa famiglia, al di fuori di casa Winsome, si contavano sulle punta delle dita delle mani di un artificiere sbadatello.
Sempre negli stessi anni Bohrer raffina un sistema di gioco inaugurato nel 1997, il cosiddetto Prairie Railroads System, dando alle stampe Prairie Railroads (1999) e proseguendo con Pampas Railroads (2001) e Veld Railroads (2003). Questi design, ai quali aveva collaborato inizialmente anche Martin Wallace, rimarranno un filone particolare e molto apprezzato del genere cube rails, accomunati da alcune caratteristiche peculiari come la mappa point to point anziché esagonale, i valori azionari non diluiti e la possibilità di mettere all’asta le proprie azioni. Ma al di là di queste particolarità, sarà la peculiare meccanica di selezione azioni di Pampas Railroads ad essere ripresa in futuro in Wabash Cannonball.
Già, Martin Wallace.
I rapporti tra il designer inglese e John Bohrer a fine anni ‘90 erano ottimi, tanto da realizzare a quattro mani una piccola serie di giochi di pick up and deliver chiamata Early Railways, titoli progenitori di un classico che vedrà la luce di lì a breve e di cui forse avrete sentito parlare: nel 2002 la Winsome pubblica la prima versione di un certo Age of Steam. Fu l’apice e l’inizio della fine della fervida collaborazione Wallace-Bohrer: tra i due iniziò un triste e controverso contenzioso legale che non starò qui a rievocare.
Da lì, saltiamo direttamente all’anno 2007: esce Wabash Cannonball, il gioco che segnerà la consacrazione del genere. John Bohrer lo pubblica nel consueto formato ultra-amatoriale: era avvezzo a pubblicare degli Essen Sets composti da mappa in cartoncino leggero, regolamento, manciata di cubetti colorati e contenitore di plastica rigida trasparente a tenere insieme il tutto. Come ogni anno l’autore, armato di questi mezzi prototipi (chiamiamoli col loro nome), si reca a Essen confidando nella possibilità di cedere le sue opere d’ingegno in licenza ad altre case editrici interessate. Il gioco attira un immediato interesse nel mondo degli appassionati di titoli ferroviari, amanti dei 18xx inclusi (pubblico quest’ultimo dal palato molto esigente, quasi elitario, quando si parla di treni e affini). La Queen Games drizza le antenne e nell’arco di un anno dà alle stampe uno scatolone semi-vuoto ma riccamente illustrato da Michael Menzel. Sulla copertina, non c’è traccia del titolo Wabash Cannonball, e la scritta che campeggia riporta concetti più familiari ed evocativi per le orecchie europee: Chicago Express.
Bohrer, designer eccentrico e bizzoso, da sempre rifugge la fama: firma i suoi titoli con pseudonimi diversi, come Matthias Burtt, David V. H. Peters, Eddie Robbins, Beni Seeman, Martin Wallace. Sì, avete letto bene: alcuni giochi di fine millennio Bohrer li ha firmati pure col nome di Martin Wallace, quando ancora i due andavano d’amore e d’accordo.
Lo ripeto a chiare lettere, perché fa strano e fa sorridere: anche Martin Wallace è stato uno degli pseudonimi di John Bohrer.
Perché l’ha fatto? Alcuni giochi della serie Prairie contenevano idee di Wallace, poi cassate da Bohrer perché ritenute non sufficientemente solide. Tuttavia, vuoi per il suo ostentato disinteresse a figurare come autore, vuoi per fare pubblicità al designer inglese negli anni in cui stava muovendo i primi passi nel mondo dei ferroviari, fattostà che Bohrer optò per dare comunque visibilità al nome di Wallace in più occasioni.
Le pubblicazioni proseguono poi col frizzante SNCF: France & Germany (2010, conosciuto ai più come Paris Connection), quasi un “filler” per il genere cube rails, nonché nuovi titoli che vanno ad arricchire l’antica serie Prairie Railroads, come l’apprezzatissimo Age of Rail: South Africa (2011, che uscirà presto rivisto ed espanso per la Capstone, includendo una mappa aggiuntiva che rievocherà anche l’antico Pampas Railroads), o altri molto meno noti come Rail USA (2014), poi rieditati negli anni a venire con nuovo nome e nuove mappe (Ride the Rails, 2020) ottenendo ben più successo.
Detto questo, non si pensi che il genere si esaurisca con le pubblicazioni della casa di Bohrer.
A distanza di 10 anni dalla prima apparizione di Wabash Cannonball, dopo le varie uscite orchestrate con la Queen Games che hanno garantito ampia diffusione a questo genere di giochi, da loro proposti in scatoloni inopinatamente sovradimensionati, con mappe discretamente colorate e materiali di buon livello, saranno la Rio Grande Games e la Capstone Games a sfruttare la licenza di molti cube rails della Winsome, riproposti nel primo caso con una confezione minimalista, con la mano di Todd Sanders che mira a rievocare le grafiche essenziali e dimesse degli Essen Sets originari, e nel secondo in confezioni ben studiate, più vivaci e vicine all’occhio moderno, illustrate dall’apprezzatissimo Ian O’Toole e rilanciate come serie a sé stante, ribattezzata Iron Rails.
La storia dei cube rails conosce in definitiva un punto di svolta con l’uscita di Chicago Express, titolo che nel corso dei decenni ha anche dimostrato di meritare lo status di classico, forte dell’apprezzamento da parte della critica e del suo pubblico di riferimento (germanisti, appassionati di azionari, di titoli economici, ferroviari e 18xx), del buon successo in termini di vendite (siamo arrivati nel 2023 alla terza edizione inglese, cosa non scontata per il genere di nicchia a cui appartiene), della solidità irreprensibile del suo design che anni di partite ed analisi strategiche non sono riuscite a scardinare, nonché dell’indubbio merito di aver contribuito alla diffusione del genere cube rails al pubblico più ampio dei giocatori abituali, garantendo una maggiore visibilità anche ai giochi venuti dopo di lui. Titoli che, per contro, hanno subito un po’ tutti lo scomodo contrappasso del confronto con un design di primissima qualità.
Per stabilire un paragone impegnativo ma d’immediata comprensione, il suo ruolo per il genere cube rails è assimilabile a quello rivestito da Caylus all’interno del mondo dei piazzamento lavoratori: c’era sì un prima fatto di episodi e sperimentazione, a cui è seguito un dopo fatto di ampia produzione, con evoluzioni o iterazioni del modello.
Un paragone pesante, me ne accorgo, ma Chicago Express può reggerlo con insospettabile disinvoltura: nella recensione che seguirà, scopriremo il perché.
Ottimo articolo, tra poco mi arriva Irish Gauge, che mi sembra uno dei più "asciutti".
Bell'approfndimento!
In effetti è un p' che non proviamo un nuovo cube rails...
Da amante del genere, mi sono proprio gustato l'articolo. Complimenti e grazie per questo viaggio sulle rotaie di un genere ancora troppo di nicchia (nonostante le case editrici, fortunatamente, continuino a pubblicare...ah no...Quined perché non ristampi American rails😡?)
Vorrei anche aggiungere una piccola considerazione che mi ha sempre sorpreso riguardo Wabash Cannonball aka Chicago express: io, che di solito apprezzo e cerco nei giochi dei set up variabili, mi sorprendo sempre ogni qual volta giochi a questa perla di Bohrer che, nonostante una partenza delle società dagli stessi punti su mappa e il numero di azioni, riesce a essere sempre diverso grazie alle interazioni che creano le scelte dei giocatori.
Grazie mille per l'articolo, super interessante!
Da amante del genere, mi sono proprio gustato l'articolo. Complimenti e grazie per questo viaggio sulle rotaie di un genere ancora troppo di nicchia (nonostante le case editrici, fortunatamente, continuino a pubblicare...ah no...Quined perché non ristampi American rails😡?)
Vorrei anche aggiungere una piccola considerazione che mi ha sempre sorpreso riguardo Wabash Cannonball aka Chicago express: io, che di solito apprezzo e cerco nei giochi dei set up variabili, mi sorprendo sempre ogni qual volta giochi a questa perla di Bohrer che, nonostante una partenza delle società dagli stessi punti su mappa e il numero di azioni, riesce a essere sempre diverso grazie alle interazioni che creano le scelte dei giocatori.
American Rails ha tutta l'aria di essere un prodotto ormai destinato a rimanere out of print... Un vero crimine.
Quello che tu dici di Wabash Cannonball è pura verità: è davvero incredibile la solidità del suo design e la varietà del suo gameplay a fronte del setup fisso. Una cosa che ha profondamente colpito pure me!
Ottima panoramica! Non conoscevo American Rails, mi piacerebbe molto provarlo.
Attendiamo con ansia la nuova recensione di Chicago Express, che anche se fuori produzione può fortunatamente essere giocato su Board Game Arena😉
Ottima panoramica! Non conoscevo American Rails, mi piacerebbe molto provarlo.
Attendiamo con ansia la nuova recensione di Chicago Express, che anche se fuori produzione può fortunatamente essere giocato su Board Game Arena😉
Per Chicago Express/Wabash Cannonball c'è la (graficamente discutibile) nuova edizione Rio Grande, o ancora si trova sui mercatini l'ormai storica e oversized versione Queen Games... Insomma, quello volendo si riesce a recuperare, fortunatamente!
La versione Rio Grande è terribile😁. Per fortuna trovai la Queen qualche tempo fa su eBay.
I Cube Rails per me sono l'esempio perfetto di come deve essere un gioco da tavolo: materiali e regole semplici, alto player count (4-6), forte interazione diretta, durata contenuta e grande profondità/longevita'😉
La versione Rio Grande è terribile😁. Per fortuna trovai la Queen qualche tempo fa su eBay.
I Cube Rails per me sono l'esempio perfetto di come deve essere un gioco da tavolo: materiali e regole semplici, alto player count (4-6), forte interazione diretta, durata contenuta e grande profondità/longevita'😉
Sì, fa male agli occhi quel tabellone. Sempre sia lodata la versione Queen Games...
E sottoscrivo anche tutto il resto del tuo discorso! :)
Articolo eccellente, che fa ordine in una nicchia poco conosciuta, bravo!
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