Se avesse avuto al posto delle miniature solo standees, come in Gloomhaven, avrebbe avuto un posto in questa rubrica? Dalle recensione lette in passato mi sembra che tutto il suo valore sia legato al solo fattore estetico e grafico.
- Genere: american, cooperativo, boss-fight.
- Target: per esperti.
- Scalabilità: 1-4, ottimale 4.
- Meccaniche principali: tiro dadi, movimento su griglia.
- Meccaniche secondarie: narrazione.
- Importanza storica: è qui per aver dato il via ai giochi di boss-fight in maniera sistematica e costruendo loro attorno una serie di eventi narrativi, aumentando l'appeal estetico tramite materiali di prim'ordine, sia dal punto di vista delle illustrazioni che delle miniature.
- Elementi di innovazione/twist: la meccanica più significativa è quella che prevede che le carte comportamento del mostro siano anche i suoi punti ferita. Sebbene non del tutto originale, qui è realizzata molto bene, dando al giocatore una certa conoscenza del nemico, man mano che il suo mazzo si assottiglia.
- Longevità e alternative: difficile parlare di giochi che hanno evoluto ciò che Kingdom Death: Monster ha proposto, senza incorrere nelle ire dei suoi sostenitori. Il gioco rimane unico soprattutto per tre motivi: la lore oscura e inquietante creata, il modellismo complementare al gioco, dato che le miniature arrivano in sprue composte da moltissime parti e necessitano di parecchio impegno e tempo per essere assemblate, e il prezzo, che rimane fuori scala anche rispetto a prodotti concorrenti, sicuramente costosi, ma mai a questo livello. Per fare qualche nome, ciò che più si avvicina all'esperienza di Kingdom Death: Monster (del quale peraltro ammette di essere debitore), è Aeon Trespass: Odyssey, che aumenta di parecchio la parte narrativa e le sezioni di gioco in cui è richiesto solo di leggere, come un libro-game. Altra boss-fight assolutamente varia e valida è quella di Oathsworn, che per struttura e campagna si rivela il più abbordabile dei tre, riducendo le complicazioni alle regole, senza però sacrificare la profondità di gioco. Un ulteriore titolo assolutamente consigliato, e che ho avuto la fortuna di provare in anteprima (in uscita nel 2024), è Primal: The Awakening, che sviluppa una boss-fight particolare ed è, tra tutti, il più tecnico e remunerativo nei confronti della bravura del giocatore.
Commento
Quando è stato lanciato, nella prima campagna, Kingdom Death: Monster ha avuto un buon successo ma nulla di clamoroso: due milioni di dollari dati da più di cinquemila sostenitori. Alla seconda edizione (la cosiddetta 1.5) i backer erano quasi ventimila e la cifra raccolta più di dodici milioni di dollari (a oggi è secondo solo a Frosthaven, nei giochi da tavolo). Ma quello che spaventa è la cifra media pro capite: 643 dollari (e parliamo del novembre 2016, quindi già qualche anno fa).
Che è successo, tra le due campagne? Un paio di cose.
La prima è che gli utenti si sono accorti di aver fatto un affare e che, per la cifra a cui veniva originariamente venduto, il materiale era davvero tanto. Ma in realtà la seconda campagna sarà decisamente più cara (la scatola base costa il doppio, ovvero 200 dollari), anche se molto, molto meno cara rispetto a quanto viene venduto retail, dato che il prezzo presso i negozi è di ben 400 dollari. Tutto ciò escludendo le numerose espansioni, che vengono vendute a prezzi altrettanto elevati. Insomma, il gioco attira i compratori anche per un valore collezionistico, di esclusività, oltre che per il gameplay.
In secondo luogo, quelli che lo hanno giocato con la prima edizione, ne parlano quasi tutti bene. Molto bene. Certo, è un gioco destinato a un pubblico ristretto, che ha voglia di costruire miniature, di affrontare una campagna lunga, che ama i giochi ambientati e dal gameplay prettamente american.
Così la fama del gioco cresce, mietendo consenso e vendite, facendosi strada nelle classifiche e, soprattutto, ponendo l'attenzione dei giocatori su un genere poco esplorato e poco protagonista fino a quel momento: la boss-fight.
Kingdom Death: Monster raccoglie così, nel tempo, una lunga schiera di estimatori e anche uno zoccolo duro di fan, a volte ai limiti del fanatismo, come sovente accade con i prodotti di nicchia. Innegabile, però, è il suo contributo, nel mondo del gioco da tavolo, a più livelli: ha incarnato il sogno (malato) di un autore, che si è messo in gioco fino in fondo e da solo ha portato avanti un progetto enormente ambizioso, fungendo da sprone e musa per molti altri; ha in qualche modo sdoganato un immaginario adulto ed estremo per contenuti espliciti sia orrorifici che sessualizzati, dimostrando che si può avere successo anche senza necessariamente piegarsi alle prime critiche ricevute; ha iniziato, o quanto meno portato alla ribalta, un tipo di gioco che ora è sempre più apprezzato, utilizzato e rifinito, con nuovi titoli che a questo predecessore, in un modo o nell'altro, devono molto.