Come lettura estiva sto leggendo un libro che sto apprezzando parecchio, sebbene non sia per tutti (perché i riferimenti ai pensatori della storia dell'umanità sono frequenti e senza una certa cultura di base il tutto si trasforma in un mattone poco digeribile).
Il libro in questione è
Quanto è abbastanza. Di quanto denaro abbiamo davvero bisogno per essere felici? (Meno di quello che pensi), di
Robert Skidelsky &
Edward Skidelsky (Mondadori 2013)
Robert Skidelsky è famoso per aver scritto una monumentale biografia su John Maynard Keynes.
Mi piace come il libro in questione parta da una profezia effettuata da Keynes che difficilmente si avvererà. Il noto economista prevedeva che nel 2030 avremmo lavorato in media 15 ore a settimana (3 ore al giorno). Sempre il libro cerca di capire perché questa profezia non si avvererà, nonostante il benessere sia aumentato notevolmente e viviamo di fatto nel periodo dell'abbondanza.
Alcune citazioni sparse che ho trovato stimolanti:
"Il capitalismo è un’arma a doppio taglio: da un lato ha reso possibili grandi miglioramenti delle condizioni materiali dell’esistenza, dall’altro ha esaltato alcune delle caratteristiche umane più deplorevoli, come l’avidità, l’invidia e l’avarizia. Questo libro è un appello a rimettere il mostro in catene. A tal fine, passeremo in rassegna l’idea di «vita buona» espressa dai maggiori pensatori di tutti i tempi e di tutte le civiltà e, per realizzarla, suggeriremo possibili cambiamenti nella politica corrente."
"Immaginiamo un mondo in cui la maggioranza delle persone lavori solo quindici ore alla settimana: la retribuzione sarebbe uguale, o persino superiore a quella attuale, perché i frutti del lavoro sarebbero distribuiti in maniera più uniforme in tutta la società. Il tempo libero occuperebbe molte più ore del giorno rispetto al lavoro. In un breve saggio pubblicato nel 1930, intitolato Prospettive economiche per i nostri nipoti, l’economista John Maynard Keynes evocava proprio questa possibilità. La sua tesi era molto semplice. Poiché il progresso tecnologico consentiva un incremento della produzione di beni per ogni ora lavorata, per soddisfare le proprie necessità le persone avrebbero dovuto lavorare sempre meno, fino a quasi non dover più lavorare del tutto. Allora, scriveva Keynes, «per la prima volta dalla sua creazione, l’uomo si troverà di fronte al suo vero, costante problema: come impiegare la sua libertà dalle cure economiche più pressanti, come impiegare il tempo libero che la scienza e l’interesse composto gli avranno guadagnato, per vivere bene, piacevolmente e con saggezza». Pensava che sarebbe stato possibile raggiungere questa condizione nell’arco di circa un secolo, vale a dire entro il 2030."
"La crisi degli istituti bancari [del 2008] ha mostrato ancora una volta che l’attuale sistema si basa su logiche di avidità e ingordigia moralmente ripugnanti. Inoltre, esso divide le società in ricche e povere, di recente in molto ricche e molto povere, giustificandosi con una qualche versione dell’idea dell’«effetto a cascata». La coesistenza di grande ricchezza e grande povertà offende il nostro senso di giustizia, soprattutto in società che possiedono quanto basta per tutti".
"Il saggio di Keynes ci sfida a immaginare come potrebbe essere la vita dopo il capitalismo (perché, comunque lo si voglia chiamare, un sistema economico in cui il capitale non viene più accumulato non è capitalismo). Keynes riteneva che la base motivazionale del capitalismo fosse «un estremo appello all’istinto del guadagno e dell’amore del denaro da parte degli individui». Pensava che con l’avvento dell’abbondanza questa spinta motivazionale non avrebbe più goduto dell’approvazione della società, cioè che il capitalismo si sarebbe eliminato da solo una volta compiuta la propria opera".
"Il nostro libro non è una trattazione a favore dell’ozio. Quello che desideriamo vedere crescere è il tempo libero, una categoria che, intesa nel modo giusto, è così lontana dal coincidere con l’ozio da essere quasi il suo contrario. Il tempo libero nel senso autentico della parola, ormai quasi dimenticato, è attività senza un fine estrinseco".
"L’immagine dell’uomo come un fannullone congenito, spinto ad agire solo dalla prospettiva di guadagno, caratterizza soltanto l’era moderna. Gli economisti, in particolare, considerano gli esseri umani bestie da soma che necessitano dello stimolo di un bastone o di una carota per fare qualsiasi cosa. «Soddisfare nella massima misura possibile col minimo sforzo i nostri bisogni», così William Stanley Jevons, pioniere della teoria economica moderna, definiva il problema umano. Nell’antichità le cose erano viste in modo diverso. Atene e Roma avevano cittadini che, benché improduttivi sul piano economico, erano attivi al massimo livello: in politica, in guerra, in filosofia e in letteratura. Perché non eleggere a nostra guida loro, e non l’asino? È vero, i cittadini ateniesi e romani venivano istruiti fin da piccoli nel saggio impiego del tempo libero. Il nostro progetto implica un analogo sforzo educativo."
"L’obiettivo della politica e di altre forme di azione collettiva dovrebbe essere garantire un’organizzazione economica che collochi alla portata di tutti le cose buone della vita: salute, rispetto, amicizia, tempo libero ecc. La crescita economica dovrebbe essere accettata come una conseguenza, non come qualcosa a cui mirare."
"Nel mondo ricco stiamo in media quattro o cinque volte meglio che nel 1930, ma da allora le nostre ore di lavoro sono diminuite solo di un quinto."
"Nelle odierne società ricche il tempo libero è tuttora un’appendice del lavoro, non il suo sostituto. Dopo avere faticato, la maggioranza delle persone vuole soltanto «staccare». Le vacanze sono impiegate per ricaricare le batterie in vista del prossimo periodo di lavoro. Quindi, il modo in cui si trascorre il tempo libero oggi non restituisce un’immagine valida di come lo si passerebbe se le ore di lavoro fossero davvero molto ridotte rispetto al presente".
"Nel sistema capitalistico i lavoratori sono costretti a orari più lunghi del necessario, o di quanto vorrebbero, perché sono «sfruttati», ossia pagati meno di quanto il loro lavoro renda ai padroni, il che è reso possibile dal fatto che questi ultimi detengono il controllo del mercato del lavoro. Ciò significa che ai lavoratori è impedito di godere pienamente del frutto dell’aumentata produttività."
"Nel 1970 lo stipendio di un amministratore delegato americano di alto livello era quasi 30 volte superiore a quello del lavoratore medio, oggi è 263 volte tanto."
"Malgrado il reddito medio sia aumentato nella maggior parte dei paesi, il reddito mediano (cioè il reddito della persona a metà della distribuzione) non ha registrato un uguale incremento, e in America è rimasto invariato per più di quarant’anni."
"Il consumismo funziona come un contentino dato ai lavoratori che non possono godere del tanto desiderato tempo libero. Per alleviarne la frustrazione (e mantenerli arrendevoli) viene loro offerto un mare di beni di consumo inutili che ottenebrano la mente. Lo shopping è stato definito, in modo spiritoso ma calzante, «terapia al dettaglio»: una compensazione per esperienze spiacevoli o deprimenti. La creazione di bisogni artificiali garantisce la fedeltà dei lavoratori all’etica del lavoro."
"La logica competitiva del capitalismo spinge le aziende a costruirsi nuovi mercati manipolando (tra le altre cose) i bisogni. La pubblicità non sarà all’origine dell’insaziabilità, ma ne approfitta senza scrupoli, bisbigliandoci all’orecchio che le nostre vite sono squallide e mediocri se non consumiamo «di più». La pubblicità è la «produzione organizzata di insoddisfazione»".
Da profondo sostenitore di una settimana lavorativa corta, trovo la lettura estremamente interessante e stimolante.