In questo periodo ho finito di leggere il libro
Minimalismo digitale. Rimettere a fuoco la propria vita in un mondo pieno di distrazioni di Cal Newport.
È stata una lettura molto gradevole.
Per chi ha visto il documentario
The Social dilemma, oppure il video di Nova Lectio
L'azienda che ha manipolato la democrazia occidentale, può già farsi un'idea di quale potrebbe essere stato il contenuto del libro.
Newport fa presente un'ovvia realtà: chi crea applicazioni, non lo fa per il bene dell'umanità, ma lo fa per soldi e ha l'intento di tenere più persone possibili attaccate al cellulare per più ore possibili. Un vero disastro.
Tra i temi contro-intuitivi che affronta, c'è quello della necessità di stare più soli. Parlo di discorso contro-intuitivo, perché tutti conosciamo i discorsi che fa ad esempio questo professore dell'università di Harvard:
How loneliness is killing us.
Newport ribalta la questione, sottolineando l'importanza della solitudine, e di come per colpa degli smartphone, al giorno d'oggi molta gente è privata della solitudine (uno stato in cui si trascorre un tempo quasi pari a zero soli con i propri pensieri e senza il condizionamento di input esterni).
"La domanda fondamentale è se la crescente mancanza di solitudine dovrebbe preoccuparci. [...] La prospettiva di stare 'soli' può non sembrarci gradevole: inoltre, negli ultimi due decenni, ci è stata venduta l'idea che una maggiore connettività sia la soluzione migliore per tutti." (Cal Newport, p. 108)
"Tra i giovani nati dopo il 1995 [...] l'uso dei dispositivi tecnologici è continuo. [...] in media [...] nove ore al giorno" (Cal Newport, p. 109)
Newport cita in seguito la ricercatrice Twenge, che afferma: "I tassi di depressione adolescenziale e di suicidio sono saliti alle stelle. Non si esagera affermando che l'iGen è sull'orlo della più pesante crisi mentale da secoli." (p. 111)
La causa? L'invenzione degli smartphone e l'uso a-critico che ne facciamo.
Il paradosso dei social media viene riassunto nel seguente modo: "Ti senti solo? Forse passi troppo tempo sui social media." (p. 137)
Un'altra ricercatrice che viene citata da Newport, afferma: "A questo punto sappiamo di avere le prove che sostituire le proprie relazioni nel mondo reale con l'utilizzo dei social media è dannoso per il proprio benessere." (p. 141)
L'aspetto chiave, afferma Newport, è che l'utilizzo dei social media tende ad allontanare le persone dalla socializzazione nel mondo reale, che ha un valore molto più grande.
Tra i tanti consigli che Newport dà, uno è quello di non cliccare "mi piace" e ti togliere le notifiche. Tale aspetto mi ha fatto sorridere, perché è da qualche anno che ho tolto le notifiche pure su questo forum e ho sempre visto con sospetto chi introduce la possibilità di dare "mi piace" nelle app.
Mentre tra i consigli di come riprendersi in mano il proprio tempo libero, appare ad un certo punto anche l'hobby dei giochi da tavolo, un passatempo analogico che difficilmente scomparirà. Cita tra le varie cose il libro "The revenge of analog" di David Sax.
Ultimo aspetto che vorrei citare: mi hanno stuzzicato parecchio i riferimenti a Henry David Thoreau e il suo pensiero, il suo tentativo di vivere con poco. È stato in grado di trovare un lavoro che lo impegnava 1 solo giorno alla settimana e gli permetteva di campare felice. Un mito, rispetto assoluto da parte mia.