Wingspan: le ragioni di un successo

Del perché un titolo così particolare ha spopolato un po' ovunque.

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Wingspan

"Aprono le ali, scendono in picchiata;
atterrano meglio di aeroplani.
Cambiano le prospettive al mondo:
voli imprevedibli ed ascese velocissime,
traiettorie impercettibili,
codici di geometria esistenziale."

Franco Battiato, Gli uccelli

L'opera prima della statunitense Elizabeth Hargrave, non a caso appassionata di birdwatching, esce nel 2019 per la Stonemeier Games, non a caso appassionata di giochi di successo.

Il successo è – si può dire – planetario: nel momento in cui scrivo, a maggio del 2022, Wingspan è ventiquattresimo nella classifica di boardgamegeek (nonché venticinquesimo in quella dei giochi di strategia: un giorno qualcuno mi spiegherà come sia possibile questa cosa); ma soprattutto è primo se si considerano i family game. No, dico: primo, davanti allo schiacciasassi Le rovine perdute di Arnak e al piacione Everdell, decisamente più avanti di giochi gloriosi come Azul e 7 Wonders, ormai due classici.

Non solo: ha fatto man bassa di diversi premi, a cominciare dal prestigioso Kennerspiel des Jahres. Che insomma, avrà pure abbassato la sua asticella, ma è comunque il birillino rosso – e, come sanno bene soprattutto gli editori, il birillino rosso fa la differenza.

Il tutto facendo molta leva su un'ambientazione alquanto peculiare e che, a differenza del citato titolo di Michael Kiesling, non ha la mera funzione di copertura di un astratto. Nel senso: Wingspan nasce proprio per essere un gioco sull'ornitologia.

Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a cibarsi nei cassonetti

Intendiamoci: il tema nel gioco non si sente, se non in minima parte per qualche meccanica secondaria (che so, i rapaci che collezionano carte, per dirne una: poca roba). Quello che ha colpito l'immaginario di molti è il valore quasi enciclopedico del gioco: centosettanta e rotte carte raffiguranti ciascuna un uccello dell'America settentrionale con ottime illustrazioni, due-righe-due di curiosità in fondo e poi una serie di dati – il tipo di nido, l'apertura alare, il macro-habitat, l'alimentazione – che, a vario titolo e livello, sono stati integrati nel gioco (per rimanere nello stesso esempio, i rapaci possono catturare solo uccelli più piccoli di loro e farne punti vittoria per i loro piccoli).

Nelle due espansioni, poi, il catalogo ornitologico si è arricchito prima con gli uccelli europei (2019) e poi con quelli dell'Oceania (2020); l'autrice, per inciso, ha avuto l'accortezza di mantenere le percentuali di distribuzione delle varie caratteristiche utili ai fini degli obiettivi segreti. Per ribadire che Wingspan, al netto di alcuni difetti di cui dopo, è un gioco estremamente curato in molti dei suoi aspetti.

Senti che morbide queste piume!

Direttamente collegato al punto sopra è la qualità dei materiali. Detto dei disegni delle carte – ben quattro gli autori indicati: Ana Maria Martinez Jaramillo, Natalia Rojas, Greg May, Beth Sobel (quest'ultimo ammirato anche in Viticulture e Calico, per citarne due) – è immediato sostenere che al successo del gioco abbia contribuito la bellezza dei materiali: le plance personali sono enormi, colorate e molto chiare nell'iconografia; le uova in cinque colori diversi sono una trovata irresistibile agli occhi di chi guarda, la mangiatoia lanciadadi è un orpello riuscitissimo.

Certo, il prezzo lievita di conseguenza: siamo dalle parti del mezzo centone, ma questo non è risultato essere un ostacolo al successo del gioco. Perlomeno, va detto, se si considera il numero dei giocanti. La sensazione è che talvolta possa essere quel classico gioco che si acquista per l'associazione e magari non per le collezioni personali.

A chiosa di quanto detto finora, è forse utile sapere che quest'articolo nasce a seguito della mia unica partita a Wingspan una sera che eravamo in cinque, io avevo con me El Grande, un mio amico aveva un borsone con dentro cose (incluso Nemesis) e alla fine hanno vinto gli uccelli, intravisti da un terzo nel suddetto borsone. Questo per ribadire due cose: a. Wingspan si può trovare anche nelle case di chi bazzica – e non poco – il lato americano della forza e b. soprattutto Wingspan piace.

Ossa leggere e strutture scheletriche ancestrali

Anche le meccaniche ci mettono del loro. Non è un mistero, intanto, che molti giocatori, casuali o meno, stravedano a. per i motori produttivi e b. per le combo di carte. Wingspan offre entrambi, pure in quantità e qualità non disprezzabili. Chiaro che non ci troviamo di fronte a Le Havre o a Terraforming Mars; ma poter giocare carte uccello una dopo l'altra, fila dopo fila, generando a un tempo il potenziamento di tre delle quattro azioni base e l'aumento delle abilità attivabili è qualcosa che stuzzica l'interesse di molti appassionati (o futuri tali).

Le azioni stesse, per inciso, sono estremamente semplici e ovvie: giocare un uccello, prendere cibo, deporre uova, pescare nuove carte. Punto. Il flusso di gioco si appesantisce man mano che le abilità entrano in gioco e i turni si appesantiscono anche per via di qualche situazione che richiede una consultazione del regolamento (da qui la necessità della corposa appendice); ma si tratta di caratteristiche intanto insite nei giochi di carte, dove sono queste ultime a fare il grosso del lavoro, e poi evidentemente considerate più che accettabili a fronte delle indubbie qualità del titolo.

(Senza contare il fatto che la semplicità del regolamento permette di riprendere in mano il gioco dopo settimane o mesi senza particolari problemi. Particolare non da poco, quasi da grande classico del passato.)

Non è tutto oro quello che la gazza si mette nel becco

Il successo del gioco, come detto, gli ha attirato anche diverse critiche e antipatie a pelle, inutile nasconderlo. Molte persone, che l'abbiano provato o meno, appena sentono pronunciare la parola Wingspan diventano paonazze, sputano bile e cominciano a pontificare sui titoli della Splotter Spellen.

In realtà – e la cosa si coglie dopo una sola partita – quello della Hargrave è un titolo fatto bene: non è originale (nelle meccaniche, quantomeno), certo, né nasce con l'idea di cambiare la storia del gioco da tavolo. Però funziona, incuriosisce, finanche appassiona al mondo ormai ipercostoso di questi ultimi.

Non è esente, sia chiaro, da difetti anche pesanti: tanto per cominciare l'interazione. A molti giocatori nuovi, o comunque abitutati a gestionali leggeri, la cosa va bene così; ma in Wingspan, se si esclude quel minimo di contrasto dato dai dadi cibo, dalle tre carte scoperte (poco) o dagli effetti delle abilità rosa (ancora meno), davvero ognuno si fa i cazzi suoi. Il che è anche un aggravante per il secondo, enorme difetto del gioco: la scalabilità. Winsgpan è un gioco da due persone, tre al più. L'ho giocato in cinque, è stato abbastanza eterno: è vero che a. nei turni degli altri puoi pensare la tua mossa (cosa che però, a quanto pare, nel mondo faccio solo io) che tanto quando tocca a te le condizioni di gioco sono rimaste le stesse e b. con l'avanzare dei round le azioni, per quanto più lunghe, diminuiscono; e però è uno di quei giochi in cui davvero la durata è linearmente dipendente col numero di giocatori: una partita dura, che so, venticinque minuti moltiplicato il numero di persone al tavolo.

Ancora, mi è sembrato molto largo: con ventisei azioni a disposizione puoi fare un sacco di cose e a fine partita, se hai un minimo capito come funzionano le cose, puoi avere la plancia schifosamente piena di uova nemmeno fossi uno stabilimento della Calvé (io avrei limato di un tre-quattro azioni almeno, ma – ripeto – ho giocato una volta sola).

Non si tratta, evidentemente, di motivi validi per evitare che un neofita, o un giocatore casuale, ma anche uno più esperto possa trarre godimento dal gioco.

Perché quest'ultimo, lo ripeto, funziona.

Uccelli venite!

Un ultimo paragrafo, me lo concederete, lo riservo all'insopportabile, bolsa goliardia che in Italia circonda immancabilmente questo gioco. Sì, si creano doppi sensi. Sì, magari la prima volta fanno pure ridacchiare. Anche una seconda, se la parola "uccello" la colleghi involontariamente a "mano", "prendere" o "quarantasette centimetri".

Poi però anche basta.

Commenti

Io non ci ho mai giocato ma ho la presunzione di pensare che la sensazione al tavolo sia un po' quella di mettersi a giocare a Ticket to ride (provato per la prima volta con la mia famiglia alla Play grazie ai Goblin).  Difetto 1 la pesca delle carte troppo fondamentale (mi fa sentire decelebrato), difetto 2 troppo lungo : 50 e più minuti al tavolo (sperando di non avere dei pensatori) sono troppi.

Veramente non capisco come possa essere primo tra i family con bambini che con quelle durate si annoiano...  Mi piacerebbe capire chi lo ha votato. 

Cosa ne pensi? 

È sempre un piacere leggerti!  Bravo! 

Locompetitivo scrive:

Io non ci ho mai giocato ma ho la presunzione di pensare che la sensazione al tavolo sia un po' quella di mettersi a giocare a Ticket to ride (provato per la prima volta con la mia famiglia alla Play grazie ai Goblin).  Difetto 1 la pesca delle carte troppo fondamentale (mi fa sentire decelebrato), difetto 2 troppo lungo : 50 e più minuti al tavolo (sperando di non avere dei pensatori) sono troppi.

Veramente non capisco come possa essere primo tra i family con bambini che con quelle durate si annoiano...  Mi piacerebbe capire chi lo ha votato. 

Cosa ne pensi? 

È sempre un piacere leggerti!  Bravo! 

Personalmente trovo che tra i due titoli ci sia un abisso, molto migliore il titolo di Moon nel suo ruolo; non ho mai trovato, per inciso, le partite troppo lunghe – fortunose a volte sì, ma è cosa insita nel gioco.

Il punto per me sta nel coinvolgimento; e Wingspan coinvolge abbastanza.

bella disamina! riesci a mettermi di buon umore prima di andare al lavoro!

Ottime osservazioni! Peccato, proprio alla fine, tu sia caduto sull'ucc.... opssss....

"...davvero ognuno si fa i cazzi suoi", quindi si può asserire che chi gioca a Wingspan campa cent'anni?

Tutto condivisibile, ma la mancanza di interazione non è un difetto. 

Assolutamente d'accordo con questa recensione, posso dire di averci giocato con assiduità e che uno dei suoi punti di forza è proprio quello di poter farci giocare sia amici alle prime armi, sia gli ingegneri di Barrage ;), rimane uno dei giochi che ho più apprezzato.

Forse potrei aggiungere il fattore "sedere" che con il tiro dei dadi e la pesca delle carte si fa molto sentire, pur avendo la possibilità di pescare dalle tre carte visibili e poter resettare la mangiatoia in visione di simboli uguali, sono successe partite dove peschi roba che non ti serve a niente.

È anche vero che questa cosa viene meno con la possibilità di giocare l'espansione Oceania che introduce il nettare "jolly" del cibo e il reset delle tre carte come abilità di plancia personale.

Per il resto lo consiglio a chi ha come me quelle due tipologie di giocatori al tavolo, in pratica fai felice tutti alla fine.

Portato a varie manifestazioni, ha sempre riscosso successo a prescindere dal giocatore, vuoi per la sua "semplicità" dopo qualche round di gioco, vuoi per la sua componentistica e grafica accattivante che è un piacere per gli occhi.

Metteteci anche la App scaricabile gratuitamente che ti fa sentire il verso degli uccelli e... gli ideatori hanno vinto a mani basse.

 

Per me è un "si ne consiglio l'acquisto".

PS: le battute sugli uccelli si sprecano, soprattutto se giocato con amici gay che se le dicono di tutte e di più :)

Dell'articolo trovo tutto condivisibile, tranne l'accanito commento contro la scarsa interazione. A ben guardare AGRICOLA è interattivo quanto Wingspan se non addirittura di meno. 

Non sono un sostenitore di Wingspan a spada tratta, ce l'ho in collezione solo per l'aspetto enciclopedico menzionato nell'articolo.

Il difetto maggiore che gli trovo è il ventaglio stretto del mercato delle carte. Personalmente lo gioco usando sia il display della scatola base che quello dell'espansione Europa, con N+2 carte esposte sul mercato, dove N è il numero dei giocatori (max 4).

Aggiungo una ragione per me fondamentale per il successo di Wingspan: è stato uno dei primi giochi (se non il primo) ad avere un target Family+ con un tema altro dai soliti fantasy/fantascienza/ferroviario, così l'autrice e la casa editrice hanno attratto un pubblico nuovo per i gdt, entrando nei "salotti buoni" americani, quelli degli abbonati al National Geographic e alla Audubon Society. 

sontuosopiero scrive:

Tutto condivisibile, ma la mancanza di interazione non è un difetto. 

+1

Il kenner non è il birillino nero?

Cito Quinns di Shut up and sit  down perché ha fatto il miglior riassunto sul gioco da parte di un gamer "  è bellissimo che ci sia un gioco sugli uccelli, è stupendo che un gioco creato da una donna abbia un tale successo, sono felice che un gioco con meccaniche interessanti attiri tanta nuova gente nell'hobby; sono felice che wingsoan esista ma non significa che mi debba piacere" 

Chissà quando passerà sta passione popolare per le "combo di carte" , io ODIO i giochi che si basano su questo, mi sembra il tipo di game design più pigro, paraculo e foriero di alea che esista. Secondo me è un errore pensare che 300 carte diano più giocabilità. Per fare un esempio paradossale, immaginate se gli scacchi fossero un card driven e potessi muovere solo uno dei pezzi corrispondenti alle 3 che hai in mano ogni turno, il gioco sarebbe più rigiocabile? 

Scusa ma è una scemenza. Che la poca interazione sia un difetto o no, come dice l'altro utente, è soggettivo. Ma assimilare agricola a wingspan/ark nova/ terra forming/ underwater cities ...e tutti questi recenti giochi che vanno di moda con 400 carte e interazione volutamente minima è assurdo. Agricola è un gioco dove l'interazione è indiretta, sì, ma la senti tutta. Giocare primo o ultimo cambia tutto, guardi cosa fa chi vieme prima di te con l'ansia sperando che non ti freghi l'azione prescelta, altro che pensare a testa bassa durante il turno altrui. Se poi giochi bene puoi fare azioni allo scopo di togliere punti all'altro e non farne tu, perché con un punteggio basso può fare la differenza, mentre nei giochi sopracitati fai anche centinaia di punti con combo, moltiplicatori, punteggi segreti come se piovesse e non hai interesse neanche a guardare cosa stanno facendo sulla loro plancia. Poi se per te Agricola è interattivo solo se puo incendiare le stalle, avvelenare i raccolti e uccidere i contadini nel sonno, è un altro discorso. 

Pizza.mystica scrive:

Cito Quinns di Shut up and sit  down perché ha fatto il miglior riassunto sul gioco da parte di un gamer "  è bellissimo che ci sia un gioco sugli uccelli, è stupendo che un gioco creato da una donna abbia un tale successo, sono felice che un gioco con meccaniche interessanti attiri tanta nuova gente nell'hobby; sono felice che wingsoan esista ma non significa che mi debba piacere" 

Chissà quando passerà sta passione popolare per le "combo di carte" , io ODIO i giochi che si basano su questo, mi sembra il tipo di game design più pigro, paraculo e foriero di alea che esista. Secondo me è un errore pensare che 300 carte diano più giocabilità. Per fare un esempio paradossale, immaginate se gli scacchi fossero un card driven e potessi muovere solo uno dei pezzi corrispondenti alle 3 che hai in mano ogni turno, il gioco sarebbe più rigiocabile? 

Pensavo di essere l'unico a cui non piacciono i giochi di combo di carte.

Premesso che pur incuriosito non ho mai giocato a Wingspan, la mia domanda è: avendo Ark Nova in collezione (che ci piace) questo sarebbe un more of the same (anche se più semplicistico)?

Incomprensibile per me come ci si possa accanire su un gioco solo perché non piace oppure perché ha avuto successo nonostante non sia un capolavoro. Ma chissenefrega dico io, per fortuna ci sono giochi per tutti.

Io ad esempio non amo per nulla i giochi di combo e quelli che assomigliano ad un album di figurine del WWF degli anni '80, ragione per cui di certo non mi metto a giocare a Wingspan o ad Ark Nova. E quindi? Non giocherei manco a Risiko se solo per questo, ma lunga vita ai tornei di Risiko e a chi ci si diverte!

P.s: ho trovato molto interessante l'analisi sociologica di Infinitejest sui salotti buoni americani! 

@pizza mystica

in terraforming mars l'interazione (indiretta) si sente eccome, nel piazzamento di citta/foreste e nella corsa alle milestones.

meradoc scrive:

Il kenner non è il birillino nero?

Ah, vero!

aleaiacta scrive:

Incomprensibile per me come ci si possa accanire su un gioco solo perché non piace oppure perché ha avuto successo nonostante non sia un capolavoro. Ma chissenefrega dico io, per fortuna ci sono giochi per tutti.

Io ad esempio non amo per nulla i giochi di combo e quelli che assomigliano ad un album di figurine del WWF degli anni '80, ragione per cui di certo non mi metto a giocare a Wingspan o ad Ark Nova. E quindi? Non giocherei manco a Risiko se solo per questo, ma lunga vita ai tornei di Risiko e a chi ci si diverte!

P.s: ho trovato molto interessante l'analisi sociologica di Infinitejest sui salotti buoni americani! 

Vero.. il bello del nostro hobby è che ce n'è x tutti.. come dico anche ai neofiti, la varietà nei GdT è talmente vasta, che qualcosa che ti piace ci sarà di sicuro.. che sia un gestionale, un gioco di maggioranze, un gioco di deduzione, un gioco di bluff o un cooperativo, qualcosa che fa x te ci sarà!

Se questo non è un pregio del nostro hobby, forse il più grande pregio, non ho idea cosa possa esserlo

@signor_darcy: cmq anche io nei turni degli avversari pianifico le mie mosse.. ma mi sa che siamo rari come i panda 🐼?!! Hehe 😅

Secondo me come peso medio è veramente divertente. Capisco perché piaccia e lo propongo volentieri se non si desidera fare una partita a giochi più complessi (che magari preferisco anch'io)

Bellissima e interessante disamina.

Non so giudicare il gioco non avendolo mai giocato, ma a sensazione non credo sia il mio target.. Giusto se lo dovessero mettere su Bga potrei decidere di provarlo.

Aggiungo ancora una cosa: Cellar Door, significa porta della cantina. Questa combinazione di parole venne definita dallo scrittore J.R.R. Tolkien (Il Signore Degli Anelli) una delle più belle combinazioni di parole della lingua inglese; in un suo scritto "English And Welsh" sostenne che il suono dato dalle due parole è intrinsicamente bello.

Cosa c'entra? Beh credo che il "abbastanza eterno" del tuo articolo potrebbe insidiare il primato di cellar door.. Lo riutilizzerò certamente :) 

Bella analisi, sono d'accordo: è un buon gioco dagli stupendi materiali, ben pensato, abbastanza divertente, ma è un po' troppo largo.

Poi, è vero che, come è stato detto, la bassa interazione di per sé non è un difetto; ma in un gioco così largo rischia di rendere l'esperienza un po' piatta alla lunga.

Giocato qualche mese fa per la prima volta e mi è sembrato di essere in completa balia del caso, in particolare della pesca delle carte. Se ti gira bene fai un botto di punti, se ti gira male auguri. 
adatto a casual e family e il tema attrae, ma Imho non va oltre il 6 come gioco.

iaco81ska scrive:

Bellissima e interessante disamina.

Non so giudicare il gioco non avendolo mai giocato, ma a sensazione non credo sia il mio target.. Giusto se lo dovessero mettere su Bga potrei decidere di provarlo.

Su BGA è in alpha, probabile che vada alla svelta in beta e così sarà provabile da tutti

Mi unisco ai commenti su Wingspan, avendolo in casa da almeno due anni e globalmente concordo con quasi tutto quello che ha scritto il Signor Darcy.

Anche io come tanti altri lo considero fondamentalmente un gioco per famiglie, un solitario multigiocatore, rilassante e senza ansie.

Concordo che la alea può avere un effetto pesantuccio, se non escono le carte giuste. E' poi il motivo per il quale mia figlia non ha piacere di giocarci: mancanza di controllo totale della situazione a causa alea (attenzione che non è "mancanza totale di controllo causa alea").

Risulta un gioco divisivo come pareri nella rete (e anche in Tana) e francamente non capisco gli estremismi negativi.

Ha avuto un enorme (veramente enorme) successo commerciale grazie anche a una ottima scelta dei materiali e una accorta programmazione della produzione della Stonemaier Games, che è riuscita a non avere momenti dove la domanda non veniva soddisfatta dalla offerta (in uno dei suoi miliardi di articoli del suo blog, Jamey Stegmaier spiegava tutta la programmazione, che doveva essere mesi avanti rispetto alle prevendite).

Questo ha consentito picchi di vendite micidiali.

La ambientazione è neutra, nè puccettosa nè mascolina, quindi un approdo sicuro per una generica famiglia.

Le regole sono semplici, ottimamente spiegate in un manuale pieno di grafica di supporto.

Globalmente è un prodotto editoriale confezionato molto bene, commercializzato con il timing giusto.

A seconda del livello dei giocatori può essere giocato in maniera rilassata sfruttando al minimo le combo, oppure ingegnandosi a una ottimizzazione estrema.

Il gioco ammetto non ha vere e proprie meccaniche innovative, ma è la somma del tutto che lo rende di successo.

E qui Jamey Stegmaier ha contribuito pesantemente.

Rimarrà una esperienza di successo "one shot" per la sua creatrice, visto che l'altro suo gioco che è uscito successivamente (Mariposas) è stato un sonoro flop.

In questo caso il buon vecchio Jamey se ne è tenuto alla larga e ha lasciato andare l'autrice per la sua strada...

Mi sembra tra l'altro di ricordare che Jamey propose delle modifiche al gioco per renderlo proponibile da parte della sua casa editrice, ma la autrice non accettò e lui la lasciò andare.

Pizza.mystica scrive:

Chissà quando passerà sta passione popolare per le "combo di carte" , io ODIO i giochi che si basano su questo, mi sembra il tipo di game design più pigro, paraculo e foriero di alea che esista. Secondo me è un errore pensare che 300 carte diano più giocabilità. Per fare un esempio paradossale, immaginate se gli scacchi fossero un card driven e potessi muovere solo uno dei pezzi corrispondenti alle 3 che hai in mano ogni turno, il gioco sarebbe più rigiocabile? 

mah. Io trovo estremamente stressante la meccanica dell'asta e trovo che la sfida basata su aspetti di eccessivo calcolo aritmetico sia inutilmente faticoso. A mia moglie stressano i giochi di bluff (ove tra l'altro vince sempre). Qualcun altra nome eccellente di questa community trova disagevole ruolare o leggere chili di flavourtext.

tu parli di pigrizia, ma un aspetto di "otium" è intrinseco al piacere del nostro passatempo.

pardalis scrive:

Bella analisi, sono d'accordo: è un buon gioco dagli stupendi materiali, ben pensato, abbastanza divertente, ma è un po' troppo largo.

Poi, è vero che, come è stato detto, la bassa interazione di per sé non è un difetto; ma in un gioco così largo rischia di rendere l'esperienza un po' piatta alla lunga.

Il senso era quello, relativamente al tipo di gioco.

A ognuno le sue preferenze, io adoro le aste in ogni loro forma ad esempio. Dico solo che è sbagliato considerare un numero spropositato di carte come una qualità. Poi non dico che i card driven siano brutti di per sé, ce ne sono di stupendi, però dal punto di vista del game design trovo se non pigra quantomeno comoda  la soluzione " fai quello che c'è scritto sulle carte" per guidare le azioni dei giocatori. E come dico questo non aumenta la rigiocabilità, ma la riduce, perché le azioni sono vincolate dalla carte , e alla lunga si finisce per conoscerle tutte, quindi per mantenere il gioco intéressante servono...beh, altre carte. 

E ancora non ho capito come si risponde direttamente a un messaggio precedente, qualcuno me lo spiega gentilmente ?

Ci ho giocato. Non ne capisco l'entusiasmo e nemmeno il successo. Gioco mediocre tranquillamente dimenticabile con una grossa dose di alea che può mandare a monte qualsiasi partita. Per me bocciato. A quel prezzo ci sono giochi nettamente migliori.

Pizza.mystica scrive:

E ancora non ho capito come si risponde direttamente a un messaggio precedente, qualcuno me lo spiega gentilmente ?

Se intendi come ho fatto io adesso, col tasto centrale dei 3 che vedi in basso a destra del messaggio al quale vuoi rispondere (le "). 

Altrimenti, molto più semplicemente, soprattutto per evitare il wall of text difficile da seguire per chi legge, @ e il nome dell'utente per rispondere. Non è come nel forum, che gli si evidenzia il contenuto , ma, se gli/le interessa progeguire la conversazione, lo vede sicuramente. 

nel 2019 scrissi nel topic "Ieri sera ho giocato a..." che ci avevo giocato in 5 ed era eccessivamente lungo: almeno 6 o 7 utenti mi diedero dell'idiota imbranato senza troppi giri di parole

ora c'è scritto in una recensione in home page, evidentemente avevo ragione

Lorenzo7 scrive:

nel 2019 scrissi nel topic "Ieri sera ho giocato a..." che ci avevo giocato in 5 ed era eccessivamente lungo: almeno 6 o 7 utenti mi diedero dell'idiota imbranato senza troppi giri di parole

ora c'è scritto in una recensione in home page, evidentemente avevo ragione

Anche il forum nel suo piccolo appartiene alla categoria dei media sociali. È noto che in questi luoghi la gente dica cose... 

 

"Dell'articolo trovo tutto condivisibile, tranne l'accanito commento contro la scarsa interazione. A ben guardare AGRICOLA è interattivo quanto Wingspan se non addirittura di meno. "

ehm...non conosco wingspan, ma l'iterazione, indiretta come vuole il worker placement, del capolavoro, inmho, di rosenberg è altissima: ci si frega risorse/azioni mandando all'aria le strategie avversarie. poi essendo uno dei giochi a coperta più corta che cononsco, la competizione sul primo giocatore sono spietate.

Penso che nessuno abbia vinto ad Agricola senza monitorare attentamente plancia e risorse degli avversari... A wingspan... beh!

Se qualcuno ce l'ha su con Wingspan o Everdell credo sia perché sente stridere nel suo cervello al pensiero che entrambi sono sul podio dei migliori family... Si vede che a molti piace di più una riposante (?) partita a W. piuttosto che una sfidante partita a due ad Azul. Ora vi lascio che ho la seduta dallo strizzacervelli per lavorare sull'accettazione di questa realtà...

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