Slay the Spire: The Board Game – recensione

Trasposizione di un notissimo videogioco per app e tablet, ecco la versione da tavolo di Slay the Spire: scopriamo se ne va le la pena o se è meglio acquistare il videogioco a un decimo del prezzo.

Voto recensore:
7,5

Per chi non lo sapesse, Slay the Spire è un videogioco roguelike per cellulari e tablet che mette il giocatore nei panni di un combattente che deve attraversare una sorta di spira/guglia fino all'ultima stanza, sconfiggendo tutti i mostri che il gioco gli mette davanti.

La Contention Games lo ha trasformato in un gioco da tavolo con una campagna Kickstarter di successo, raccogliendo quasi quattro milioni di dollari da circa trentamila sostenitori, tra cui il sottoscritto.

Slay the Spire è un adventure game roguelike per 1-4 partecipanti, della durata di circa 60 minuti a sessione (Atto), basato su meccaniche di deck-building, gestione mano, punti azione.
Nella scatola è presente anche una sorta di campagna, rappresentata da una serie di achievement sbloccabili terminando il gioco coi diversi personaggi e con varie modalità, che sblocca così nuovi mostri e carte.

Come si gioca a Slay the Spire

Il tabellone di ogni Atto viene composto casualmente da gettoni che rappresentano scontri coi mostri, accampamenti, mercanti, incontri casuali. Il segnalino del gruppo di gioco sceglie ogni volta dove spostarsi lungo i percorsi che collegano i gettoni e poi affronta l'incontro proposto. Lo scopo finale è quello di sconfiggere il boss in fondo all'Atto, per poi passare all'Atto successivo (ce ne sono quattro, con il quarto sbloccabile solo a determinate condizioni).

Ogni giocatore sceglie un personaggio tra i quattro disponibili e ne prende il mazzo di carte iniziale. Nel corso dell'avventura, sarà poi possibile personalizzare questo mazzo attingendo a un pool di carte sempre specifico per ciascun eroe (più alcune neutrali, molto forti), in modo da creare ogni volta sempre un personaggio diverso. 

Il combattimento avviene tramite le carte: se ne pescano cinque in ogni round, si pagano coi punti azioni (di base tre), poi si scartano quelle non giocate. In questo modo si provvede a togliere vita al mostro di turno, a mettersi addosso scudi per parare il suo attacco e si generano tutta una serie di altri effetti come indebolimento, ecc. Poi è il turno dei mostri che attaccano col loro comportamento prestabilito da una sequenza di azioni fissa, oppure determinata a inizio round dal lancio di un dado.
I nemici sconfitti lasciano ricompense, agli accampamenti è possibile recuperare vite o migliorare carte, dai mercanti si possono comprare pozioni, oggetti magici, altre carte e anche togliere qualche carta scarsa dal mazzo, sempre pagando con le monete che abbiamo ottenuto sconfiggendo mostri nella Spira.

Finito un atto, si passa direttamente al successivo, oppure ci si può fermare, considerando conclusa la partita, ma il gioco fornisce anche una modalità per giocare direttamente qualsiasi atto, indicando il numero di potenziamenti da prendere per modificare il personaggio.

Materiali

La scatola della Collector Edition è eccezionale, contenendo un ottimo divisorio che alloggia già tutte le carte imbustate. Qui è evidentemente stato previsto in questo modo perché le buste sono necessarie (peraltro servono quelle col dorso opaco), dato che le carte hanno fronte e retro, per la versione base e quella potenziata.
In ogni caso, tappetini, monete in metallo, porta-segnalini e tutto il resto denotano una produzione di prima qualità.
Il gioco è dipenmdente dalla lingua, dato che quasi ogni carta ha un effetto scritto.
Illustrazioni e grafica sono quelle del videogame: molto elementari, ma piacevoli.

Regolamento

Chiaro e non difficile, ma alcune carte avrebbero avuto bisogno di maggiore spiegazione, come sempre avviene in questi giochi. C'è un comodo foglio riassuntivo per tutte le carte del gioco, ma avrebbero potuto aggiungere un testo chiarificatore sotto ciascuna.
In generale, comunque, i dubbi non sono molti e, con un po' di buon senso, siamo sempre arrivati ad una ragionevole soluzione.

Ambientazione

Al di là del fatto di dover picchiare tutti e arrivare in fondo alla spira, non ne sappiamo molto, né degli eroi, né della spira, né dell'ambientazione in generale. Ma va bene così, visto che lo scopo del gioco è solo quello: potenziarsi e picchiare.

Considerazioni

Perché ho preso Slay the Spire? 
Premetto che ho giocato al videogame (ce l'ho ancora istallato sul cellulare), ma non ne sono un fanatico. L'ho utilizzato per un po', ma senza ossessione, poi abbandonato. Per cui non partivo da chissà quali aspettative e nemmeno da un amore profondo per il gioco. L'ho preso principalmente per tre motivi:

  1. lo trovo un videogioco ben pensato e valido come idea e come meccaniche;
  2. è un videogioco già costruito e predisposto per una trasposizione analogica abbastanza facile, per cui mi aspettavo che il gioco da tavolo non venisse fuori proprio una chiavica;
  3. ero molto curioso di vedere come avrebbero implementato il multiplayer e se avrebbe funzionato altrettanto bene in questa configurazione.

Partiamo dall'ultimo punto e diciamo che sì: la versione multigiocatore è il vero valore aggiunto del gioco da tavolo rispetto al videogame. Non che tra alleati si riescano a fare chissà quali combo, anche perché ogni personaggio è pensato per funzionare molto bene da solo e non necessariamente con gli altri (dopotutto il gioco nasce come solitario), ma già mettersi d'accordo su quale abilità attivare prima e quale dopo, sfruttare un indebolimento fornito dall'altro col proprio attacco potente, coordinarsi per uccidere prima un nemico di un altro, o fornire protezione a un alleato in difficoltà, sono tutti aspetti che rendono il multiplayer davvero ben realizzato.

A livello di scalabilità, da soli funziona bene, anche se la difficoltà è elevata. Peraltro, complici diverse semplificazioni di cui parliamo dopo, dovute alla trasposizione in gioco da tavolo, direi che se dovete giocare da soli, a questo punto meglio prendere il videogioco. In due o tre funziona benissimo e direi che questo è il range ideale con cui approcciarlo. In quattro i tempi di gioco, a mio parere, si dilatano un po' troppo, per quello che Slay the Spire offre in cambio.

Parlavo di semplificazione rispetto al videogame. Necessariamente gli autori hanno dovuto operare delle scelte in tal senso, per mantenere il tutto snello e giocabile anche sul tavolo. Prima di tutto livellando verso il basso i punti vita e tutti gli effetti che influiscono su di essi, per evitare noiosi calcoli aritmetici. Poi tanti altri effetti o oggetti sono stati modificati per eliminare il funzionamento a percentuale e rendere tutto molto semplice da utilizzare. Si è probabilmente perso qualcosa, in termini di complessità, in questo passaggio, ma direi che la profondità di gameplay e di scelte è rimasta la medesima e l'operazione è, a mio parere, più che riuscita. Anche il tabellone ha vie che si intersecano maggiormente, pure questo dovuto al fatto che viene composto in modo randomico e si doveva lasciare al giocatore maggiore libertà di scelta nel percorso da seguire fino al boss, bilanciando da solo le tipologie di incontri da affrontare.

A livello di difficoltà, essendo un roguelike, le cose possono cambiare parecchio a seconda dei mostri pescati, del personaggio utilizzato, della build realizzata, della carte pescate ad ogni turno. Mi è capitato di morire al primo Atto, così come di arrivare al quarto senza troppa difficoltà. Il tipo di gioco è pensato proprio per questo tipo di esperienza. 
Di positivo c'è che:

  • non è mai troppo la borioso risistemare tutto ed eventualmente ripartire, o anche solo ritentare lo stesso scontro, o cambiare mostro, ecc;
  • le decisioni significative nel gameplay sono sempre presenti, lasciando comunque un bel senso di soddisfazione alla fine della partita, qualunque sia l'esito.

Come dicevo nella spiegazione, il gioco, oltre a poter essere giocato in ogni singolo Atto, o a poter concatenare gli atti uno dopo l'altro portandosi dietro il personaggio e la sua evoluzione sin dal primo, prevede anche una sorta di struttura a campagna. O meglio, qui gli autori hanno scelto di inserire nel gioco tutta una serie di achievement che vanno a sbloccare carte aggiuntive, nemici extra e, infine l'Atto IV, con i suoi boss dedicati. È una struttura particolare, per cui spunti degli slot  se riesci a fare una certa cosa e questo ti dà dei benefici nella partita successiva, esattamente come in un videogioco.
Va detto che non è necessario rispettare per forza questo sistema progressivo e che potete giocare fin da subito, se preferite, sbloccando tutto il materiale. Peraltro non è che sia bloccato mezzo gioco e che vi stiate perdendo chissà cosa: anche giocando normalmente, senza il materiale extra, Slay the Spire fornisce un'ottima rigiocabilità

Conclusione

Val la pena spendere questa cifra per un gioco da tavolo che in digitale fornisce più opzioni a un decimo del costo?
Dipende:

  • Se, come me, non siete molto appassionati di videogiochi e preferite giocare da tavolo, allora può essere la scelta giusta anche per il solitario.
  • Diversamente, se pensate già di giocare da soli e siete solito trascorrere parecchio tempo sul cellulare giocando ai videogiochi, andate assolutamente sulla versione digitale senza sprecare tempo e denaro col gioco da tavolo.
  • Se lo vorreste prendere per giocare in multiplayer, perché non vi piace giocare da soli, allora prendetelo senza troppi pensieri perché, pur non essendo chissà quale capolavoro, è un gioco fatto bene che vi intratterrà per parecchio tempo.

 

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Commenti

Ho una domanda: Com'è il bilanciamento tra i PG? Io nel videogioco ho sempre trovato la Silent un gradino più forte degli altri grazie alle sue combo di pugnali e veleno, ma ammetto che sia una impressione personale.

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