Codex Naturalis, ovvero di quando il gioco abbastanza buono sta nella scatola abbastanza piccola

Signor_Darcy

La recensione del simpatico gioco di carte della Cranio Creations, tra funghetti, facce di lupo e penne d'oca

Giochi collegati: 
Codex Naturalis
Voto recensore:
7,0

"Wheel within wheels in a spiral array,
a pattern so grand and complex.
Time after time we lose sight of the way,
our causes can't see their effects."

Rush, Natural Science

(Una ruota tra le ruote di una matrice a spirale,
uno schema troppo grande e complesso.
Un po' alla volta perdiamo di vista la strada,
le nostre cause non riescono a vedere i loro effetti.)

 

Nell'aprile del 2022 ci siamo concessi quattro giorni di vacanza nelle terre di Agzaroth e, avendo deciso di portare uno o due giochi da tavolo, la prima scelta è caduta su Codex naturalis, un po' perché lo stavamo giocando abbastanza, un po' perché è simpatico e dura poco.

Ok, no, l'abbiamo preso perché la scatola è piccolissima.

(Non vi tedierò, invece, su come la suddetta scatola sia stata dimenticata nella nostra camera a Vernazza e di come sia stata recapitata a casa mia tipo un anno dopo; perché questa è un'altra storia. Nella quale ho tipo aumentato del 50% il costo del gioco.)

Facciamo tre passi indietro (con tanti auguri)

Codex naturalis, dicevo: micro-gioco del francese Thomas Dupont (qui al suo unico titolo che quantomeno avvicina i numeri a tre cifre su bigigì), edito dalla Bombyx e in Italia da Cranio Creations. Illustrato da Maxime Morin, 'sto giochino tiene impegnate per una mezz'ora buona da due a quattro persone ed è, quindi, una valida alternativa a un silenzio imbarazzato in attesa delle pizze. Si basa su meccaniche di gestione mano (diciamo così), stratificazione (layeringper quelli che a tradurre non ci provano nemmeno), che è quando tipo sovrapponi cose dovendo gestire gli elementi anche che si vanno a coprire, insomma, e costruzione di schema, cioè che con le cose di cui prima devi anche riprodurre certe sequenze o, comunque, fare in modo che siano visibili altre cose ancora.

Tutto chiaro? Benissimo, bravi. Ora fate attenzione alla differenza tra camminare e nuotare.

Ragni, serpenti, scorpioni e zanzare

In estrema sintesi, ogni giocatore nel suo turno deve giocare una delle tre carte che ha in mano e attaccarla allo schema di carte che ha davanti a sé; dopodiché pesca una delle sei carte visibili a centro tavola (da ciascuno dei due mazzi di pesca si rivelano sempre le prime due carte e una terza rimane in cima: tutte queste carte possono essere scelte e, successivamente, giocate usando una qualsiasi delle due facce).

La carta giocata deve sovrapporsi a una o più carte già piazzate in precedenza nei soli angoli segnati da uno spazio di "alloggio" carte, un solo alloggio per carta (in altre parole, ogni carta può coprire solo un angolo di un'altra carta, non di più). La carta appena giocata, se il lato scelto lo prevede, può dare diritto a dei punti immediati, diretti o dipendenti da certi elementi di gioco (simboli visibili, per esempio; oppure il numero di angoli che si sono coperti con quella stessa carta, fino a un massimo di quattro).

I due mazzi sono del tutto equivalenti in termini di scelta: la differenza tra di loro è che il primo ha carte che danno per lo più simboli da aggiungere al proprio schema (a livello di ambientazione sarebbe una sorta di studio monacense per cercare di collegare tra loro le specie viventi in un unico codice naturale, da cui il titolo), mentre il secondo ha carte che danno, sì, più punti, ma che richiedono fino a cinque simboli visibili come prerequisito. Tali simboli, per inciso, possono, poi, essere coperti dalla nuova carta: l'importante è che siano visibili a inizio turno. Ai quattro simboli "naturali", propri anche dei colori delle carte, si aggiungono poi i tre simboli da scribacchino amanuense: calamaio, piuma, pergamena.

La partita termina alla fine del round in cui almeno uno dei giocatori arriva o supera i venti punti; dopodiché a quanto già messo da parte si sommano i punti dati dai due obiettivi comuni e dall'obiettivo segreto (scelto a inizio partita tra due). Tali obiettivi possono essere bonus per certi quantità di simboli visibili oppure per strutture particolari ottenute mediante il piazzamento delle carte stesse – per esempio, allineandone in diagonale tre di un certo colore. Ciascun obiettivo può essere conseguito più volte, ma ogni elemento di gioco può concorrere per uno solo di questi.

Volta la carta c'è un pilota biondo

Beninteso, parliamo di un giochino da mezz'oretta, in cui devi cercare di cavartela con le carte che ti ritrovi davanti, quindi potenzialmente anche molto fortunoso: tipo, se stai giocando a mettere in fila le carte verdi e in mezzo al tavolo ci sono solo blu e viola, c'è poco da fare, se non rivedere al volo quel minimo di strategia che ti eri fatto.

La cosa, per inciso, è ancor più vera al diminuire del numero dei giocatori, perché, giocando in due, in ogni tuo nuovo turno ti ritroverai davanti cinque delle sei carte che hai lasciato alla fine di quello precedente.

Detto questo, il meccanismo – più tattico che strategico funziona, anche perché, come detto, è sempre possibile utilizzare una carta per il suo retro, molto rassicurante, ancorché poco incisivo: un simbolo centrale (che, quindi, non sarà mai coperto) e quattro angoli disponibili per le catene, che danno molta libertà di azione e, soprattutto, una gran mano con gli obiettivi geometrici. Poi, ovvio, di ogni carta si vorrebbe giocare il fronte, che è quello che garantisce punti – a costo però di diversi angoli morti e di due o tre simboli potenzialmente sacrificabili.

Non è tutto oro quello che sbrilluccica

A livello di materiali poco da dire, onestamente: le carte sono di buona qualità, il resto è puramente accessorio. A voler proprio cercare il pelo nell'uovo (ma poi, perché un pelo? Da che culo arriva quell'uovo?), se è vero che quella pur lieve differenza tra i due mazzi spiegata sopra – costruzione e simboli il primo, punti e rami morti il secondo – tutto sommato durante il gioco si avverte, vero è anche che a livello estetico non è marcatissima. Certo, ci sono i decori dorati delle carte più remunerative, ma, spesso e volentieri, rimescolare insieme le carte per una nuova partita richiede un minimo di attenzione e di tempo.

Nulla che disturbi, sia chiaro, ma parliamo pur sempre di un gioco che dura una mezz'ora scarsa da quando prendi la scatola dalla kallax a quando ce la riappoggi sopra.

Poi, come detto, durante la partita peschi quel che ti pare e tanti saluti (per inciso, proprio in questa meccanica è racchiusa l'unica, lievissima interazione del gioco: a volte val la pena pescare, che so, una carta con requisito da cinque lupi se il tuo avversario ha ventimila carte blu davanti a lui).

Un accenno a parte va dedicato all'ergonomia, forse il vero punto debole di Codex Naturalis. Ogni giocatore avrà bisogno di un sacco di spazio, perché di carte se ne giocheranno parecchie, anche una ventina, e anche solo in due giocatori serve una superficie notevole. Per intenderci: se siete tra quegli esseri umani oggetto di studio che giocano sul tavolino dell'aereo, ecco: scegliete un altro gioco per il viaggio.

Molto elegante, infine, la scatola di latta (che spiega il titolo in lattino), in un bel formato quadrato che, bene o male, si infila in qualsiasi spazio rimasto libero sulle mensole e che tiene tutte le carte imbustate (scordatevi quelle oscenità tipo giochi della Amigo con ottocentoventidue carte compresse nella scatola dei dadi Maggi che, una volta che vengono aperte, per richiuderle ci vuole una pressa idraulica).

Il regolamento è molto più corto di questa recensione

A livello di gioco, l'avrete capito, siamo dalle parti del riempitivo simpatico, non particolarmente longevo (al netto degli obiettivi che, vabbe', alla fine si assomigliano un po' tutti), ma che regge più che bene una partita ogni tanto. Anche a Play l'ho spiegato sempre volentieri, specie a fine giornata, quando i tavoli liberi invoglierebbero la gente a provare Twilight Struggle e Jones col mazzafrusto ci fa proporre giochi che durino meno di uno starnuto.

Un gioco che fa il suo, insomma. Che poi è quanto si cerca in titoli del genere.

 

Puoi votare i giochi da tavolo iscrivendoti al sito e creando la tua classifica personale

Commenti

eh, è già tanto che ve lo abbiano rimandato :p

Ottima recensione, grazie.. In un paio di passaggi ho riso sguaiatamente conquistando lo sdegno degli altri passeggeri del treno 😝

Per scrivere un commento devi avere un account. Clicca qui per iscriverti o accedere al sito

Accedi al sito per commentare