I 100 Giochi - Pandemic

Oggi parliamo di uno dei sistemi più di successo degli ultimi anni.

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Pandemic
  • Genere: eurogame, cooperativo.
  • Target: Family+ (si rimanda al commento).
  • Scalabilità: da 2 a 4 giocatori, ottimo in qualsiasi configurazione.
  • Meccaniche principali: punti azione, collezione set.
  • Importanza storica: Pandemic non è stato il primo cooperativo del nostro mondo, preceduto di molti anni da diversi titoli, ma sicuramente è storicamente il più impattante a livello di mercato. Dal 2008 in poi l'offerta di titoli cooperativi cresce in maniera vertiginosa.
  • Elementi di innovazione/twist: Il più grande punto di forza del titolo, probabilmente, è l'aver creato un sistema di gioco – tanto è vero che sulle stesse confezioni di titoli successivi si parlerà di Pandemic System – capace di spaziare per difficoltà e possibilità di approccio da un pubblico neofita fino a giocatori esperti.
  • Longevità e alternative: ancora oggi Pandemic viene ristampato e venduto. Come già accennato, il sistema, che permette di regolare la difficoltà e la possibilità di approcciarlo in maniera differente, lo rende un prodotto estremamente longevo, fresco e attuale ancora oggi. Inoltre, la meccanica centrale di Pandemic è così funzionale che è stata utilizzata in numerose varianti di gioco che si discostano più o meno dall'originale. Ai fini del nostro discorso è utile citare Sull'orlo dell'abisso come espansione, necessaria ad alzare il livello di sfida, mentre varianti ancor più semplici del sistema sono L'isola proibita e Il deserto proibito. All'interno della famiglia Pandemic, invece, spiccano Alta Marea, titolo creato a quattro mani con Jeroen Doumen (un signor Splotter), che porta i giocatori a fare i conti con le maree dei Paesi Bassi, e La caduta di Roma con Paolo Mori come coautore, dove le malattie vengono sostituite addirittura da orde di barbari, con l'inserimento anche di una meccanica di combattimento. Tutto questo senza scomodare le versioni Legacy.

Commento

Pandemic tabellone
A distanza di sedici anni è impressionante la quantità di titoli del 2008 ancora oggi giocati, apprezzati e ritenuti validi, se non veri e propri capolavori. Dixit, Le Havre, Battlestar Galattica, Space Alert, Dominion e Stone Age solo per fare qualche esempio. E fra questi pesi massimi Pandemic risulta il più posseduto dall'utenza su BGG, dato sicuramente parziale, ma comunque significativo.

Nel gioco i giocatori saranno specialisti intenti a combattere quattro malattie che infestano il pianeta. Le malattie compariranno sulla base di un semplice mazzo di carte che contiene una copia di ogni città presente sul tabellone e saranno rappresentate da cubetti colorati.

Ogni giocatore avrà un potere unico ed esclusivo, si muoverà sulla mappa per arginare il propagarsi delle malattie e dovrà scambiare informazioni con i compagni per poter trovare una cura.

Condizione di vittoria è unicamente quella di trovare la cura alle quattro malattie, mentre la sconfitta avviene in vari modi, per malattie che sfuggono al controllo (focolai o cubetti malattia esauriti) o per aver atteso troppo tempo (fine del mazzo giocatore).

Pandemic: Alta Marea
Pandemic: Alta Marea
A inizio partita saranno sorteggiate nove città che già conterranno cubi malattia – da uno a tre – e alla fine del turno di ogni giocatore si estrarranno nuove città da contaminare dal mazzo contaminazione, ma a un certo punto dal mazzo giocatore potrà uscire una carta epidemia che, oltre ad aggiungere una città dal fondo del mazzo contaminazione alla pila degli scarti, farà mescolare quest'ultimo per poi riporlo sulla cima del medesimo mazzo. E questo aspetto ha una duplice funzione: rendere sempre più probabile la comparsa di focolai – i quali scoppiano al raggiungimento del quarto cubetto, che anziché essere posto farà aggiungere un nuovo cubo in ogni città collegata al focolaio – dal momento che si aggiungeranno cubi malattia sempre nelle stesse città, ma anche dare ai giocatori la possibilità di prevedere le successive città colpite, rendendo possibile pianificare i passi successivi.

Le cure alle malattie vengono trovate con la specifica azione compiuta da un giocatore in possesso di cinque carte del medesimo colore della malattia che si intende curare, ma per scambiare le carte – anch'esse in una copia per ogni città in gioco – sarà necessario trovarsi con entrambi i giocatori nella stessa città riportata dalla carta. Se la pesca delle carte è automatica alla fine del turno di ogni giocatore, subito prima della contaminazione il riuscire a completare il set sarà molto spesso a carico dei giocatori, che si troveranno divisi nelle azioni per arginare le malattie, muovendosi sulla mappa e rimuovendo i cubetti , e quelle atte a trovare le cure, costruendo centri di ricerca e collezionando set per le cure.

Il doversi bilanciare tra questi due aspetti è ancor più accentuato dalla necessità di muoversi quanto più velocemente possibile sulla mappa, cosa attuabile scartando carte per effettuare spostamenti diretti alla città della quale si è scartata la carta, ma rinunciando così a possibili pezzi di una cura.

Pandemic: La Caduta di Roma
Pandemic: La Caduta di Roma
Parlando della difficoltà è incredibile come sia possibile passare da una partita facile a una molto impegnativa semplicemente aumentando il numero di carte epidemia nel mazzo o aggiungendo o diminuendo gli eventi nel mazzo giocatori, e con queste sole accortezze si passa da un gioco adatto a tutti a un gioco per giocatori alla ricerca di una sfida, senza minimamente andare a scalfire quello che è il cuore del titolo, senza snaturarlo o andare ad applicare chissà quale regola ad hoc.

Se poi vogliamo anche aggiungere le epidemie a ceppo virulento dell'espansione, (epidemie a cui sono associati eventi nefasti) il gioco raggiunge delle vette di difficoltà importanti e richiede una certa dedizione, tant'è che il gioco aveva una struttura torneistica di livello mondiale interrotta solo da una vera pandemia.

Ho avuto anche la possibilità di partecipare in squadra con Mrs. Rosengald alle finali nazionali di Pandemic e un'altra squadra della mia associazione si è aggiudicata il titolo nazionale ben due volte, partecipando alle finali mondiali di Amsterdam e Montreal. Ecco, in quel contesto si capisce forse la profondità incredibile del gioco, tutti con carta e penna ad appuntarsi quello che succede come negli scacchi, senza per questo voler scomodare il re dei giochi da scacchiera; ritengo che sia un ottimo indizio su quanto un gioco adatto a famiglie e neofiti possa essere scavato in profondità, e questo rimane sicuramente l'elemento più affascinante anche dopo sedici anni.

Commenti

Tuttora titolo validissimo nei cooperativi, lo supera Spirit Island, ma quest'ultimo è più per giocatori esperti, mentre Pandemic è più "trasversale", adatto dai neofiti ai torneisti.

Gioco che è davvero una pietra miliare. E pensare che la prima volta che lo ho giocato ho pensato: "Oh, bello, ma che tema del cavolo, uno meno credibile non potevano trovarlo". Beata innocenza

Giusto, giusto, giusto che Pandemic sia presente tra codesti Cento Giochi.

Quanti ricordi.

Il Pandemic che citiamo più spesso, tra fratelli di spada a Castel Farrow, è il primo Legacy.
Siamo un po' fissati, noi cavalieri, con questioni di eredi e eredità. Sarà deformazione medievale.

Il tenebroso Sir Alric rammenta bene i tempi delle prime anticipazioni riguadanti Pandemic Legacy. Leggeva di carte da strappare, di illustrazioni adesive da applicare, di cose da scrivere sul tabellone con penne d'oca e stili… ed era infastidito da un costante prurito sulle dita, sotto i guanti corazzati dell'armatura. Sentiva di avere il primo vero conflitto polemico-fiammeggiante da forum della sua vita che lo aspettava alla tastiera, da battere forte con l'elsa dello spadone, e gli indici facevano scintille. Legacy? Ma che ci prendono per scappati di maniero?

A bloccarlo fu un semplice principio: non puoi, potente Sir Alric, criticare o polemizzare su un giuoco che non hai provato, non dico a fondo, ma almeno un po’. Nemmeno se la tua opinione ti sembra così chiara, cristallina e suffragata dal tuo presunto buon senso e dalla tua esperienza di gioco. Certo tra amici, in taberna, sentenziavo senza pietà. Palle di fuoco e colpi di catapulta preventivi.

Io gioco fin da quando ero molto piccolo e non ho mai smesso. Credo che ancestralmente giocare sia la cosa che ho fatto per più ore in vita mia dopo il ‘dormire’. Giochi di qualunque tipo: da tavolo, di ruolo, tecnogiuochi, di forza, di velocità e movimento, di previsione, di carte, enigmistica, scacchi...

Allenamenti e affetti, studio e doveri si sono presi un pezzetto del prima e del dopo passando per il durante.
Ma il gioco... il gioco c'è stato SEMPRE.

Mi capitava, in quegli anni, sempre più raramente di essere sorpreso o di provare qualcosa che mi sembrasse del tutto nuovo. Ma il nuovo mi incuriosisce, quindi -pur tenendomi le cose che amo-, continuo sempre e comunque a cercare e ad esplorare.

Pandemic Legacy rappresenta uno dei casi più eclatanti tra quelli che mi hanno visto cambiare drasticamente opinione su di un'opera ludica attraverso l’esperienza diretta. Oggi intendo ringraziare una volta ancora il goblin @Gen0 per la sua perseveranza nello spiegare sul forum della Tana dei Goblin quello che ai tempi mi irritava così tanto leggere.

Non voglio dire che ora Pandemic Legacy sia diventato il mio gioco preferito e nemmeno che lo consideri un gioco da Dieci. Nossssignore. Datemi spade, coraggio, orchi e leggende.

Ma posso dire questo.
Mi sento ancor oggi di suggerirlo senza remore o esitazioni a chiunque abbia dedicato al mondo del gioco un posto rilevante nella sua vita.

Lo so, era un mondo diverso: le genti non avevano ancora conosciuto Gloomhaven, come pure la quarta edizione di Twilight Imperium. Eravamo fratelli di spada sotto un cielo terso, privi Nemesis, Spirit Island e financo Star Wars Rebellion era in fase di rifinitura
Il creato non aveva ancora accolto Stationfall.

Però il prode Sir Alric sa.
E quindi vi sosterrà.
Suggerendovi di recuperare Pandemic Legacy. Di provarlo.
 
Fatelo, perchè codesto giuoco si appoggia su una meccanica solida e collaudata, si vede. La ruota del mulino concettuale di Pandemic gira che è una meraviglia, creando un meccanismo di ansia (ludicamente parlando) che funziona a dovere. Hanno costruito una torre superna, atta a sfiorare le nubi, su fondamenta solide, quelle del gioco originale.

La Legacy secondo me è una gemma, una scintilla, un astro. Sapete cosa traspare giocandolo? Che chi lo ha realizzato (primo) lo amava moltissimo ma, pur amandolo, (secondo) ha concepito diverse dinamiche nodali con una lucidità cristallina e una grande capacità di razionalizzazione, senza mai mandare a sidro l'equilibrio e la focalizzazione. Anzi. La maniera in cui regole, eventi e andamenti si susseguono e si incastrano è pregevole. Inoltre la sorpresa è che tutto funzioni a dovere e si lasci apprezzare al massimo sin "dal primo passaggio": questo era davvero necessario, perché di passaggio non ce ne sarà un secondo, ma va sottolineato come la freccia abbia raggiunto il centro con un tiro da maestro.

Pandemic Legacy racconta una storia. Non la più originale del mondo, ma una storia che funziona a dovere, che riserva colpi di scena e che alla fine… [no questo lo devo togliere] … e questo è un grande punto a suo favore. Una storia uguale per tutti, quindi che assicura una determinato livello di qualità, ma che per ciascun gruppo diverrà unica con tutta una serie di personalizzazioni sia tematiche (si parte dai nomi e si va lontano) che di progressione effettiva in salsa e stile vagamente da gioco di ruolo. Vedevo la mia donna giocare, la vedevo empatizzare e affezionarsi ai due personaggi che usava ricorrentemente… e sorridevo. Emozioni che restano. E cosa si può dire di più o di meglio riferendosi a qualcuno o a qualcosa?

Pandemic Legacy cattura attraverso azioni e dinamiche che conquistano perché in parte nuove e perché concretizzate dal giocatore in maniera fisica e diretta. Cioè in maniera diretta apri scomparti, tocchi nuovi componenti, modifichi il tuo mondo e la tua storia. Tutti quelli che lo hanno giocato ricordano bene la sorpresa quando hanno aperto quello scompartimento in quel mese. O quando hanno girato il mazzo di carte Legacy, scoprendo per la prima volta che c’era anche…

Ecco. Scoperte, sorprese… sussulti.

Pandemic Legacy gode di un’edizione italiana eccellente. La consiglio senza alcuna preclusione… anche se padroneggiate degnamente il malvagio idioma d'Albione. Quella utilizzata nel Bel Paese è una lingua molto espressiva e, quando un gioco con così tanti testi viene tradotto a questo livello, va senza dubbio supportata la localizzazione.

Il gioco non ha difetti secondo il micidiale Sir Alric? Certo che ne ha. Alcune cose dovevano essere spiegate meglio. A un certo punto arriva una… una… diciamo una dinamica nuova! E in quel momento non sai bene come gestirla, perché il regolamento non ne parla. E hai paura di andare a cercare nel mare della rete, perché magari incappi in una rivelazione esiziale e ti rovini tutta la storia. Ma con calma abbiamo deciso col buon senso e tutto è andato bene. Attualmente è possibile trovare agevolmene scritti con risposte a ogni dubbio, divise e rivelabili mese per mese, atte a evitare anticipazioni poco gradite.

Altro? Sì, secondo il titanico Sir Alric va giocato con quattro personaggi (ma meno giocatori possono comunque tenerne assieme quattro senza problemi), principalmente per godersi pienamente le sfaccettature di tanti diversi protagonisti contemporaneamente sulla scena e la sfida di farli cooperare al meglio per un disegno comune. Con due protagonisti, pur potendo coprire meno bene la mappa, il gioco è un po’ più semplice e meno vario, perché alcune carte finanziamento (soprattutto una che… NO, NELLE SEGRETE OGNI SPOILER!), il potenziamento dei prescelti è eccessivamente agevole e determinati personaggi in certi scenari rappresentano scelte quasi obbligate. Con quattro protagonisti l'esperienza risulta più articolata ma anche maggiormente appagante.

Questi presunti difetti abbattono il gioco?

No. Nemmeno di un sospiro.

Sapete cosa mi viene in mente quando ripenso all’esperienza di Pandemic Legacy?

COINVOLGIMENTO e SOPRESA.
Senza spade. Senza dongioni. Senza draghi.
Ma gli eroi... quelli ci sono. Solo indossano camici e tute anticontagio, invece di elmi e corazze.

Pandemic Legacy ai tempi costituì il regalo di Yuletide per i due gruppi che annoverano giocatori ai quali Sir Alric Farrow vuole più bene.
Mi ringraziarono moltissimo nelle stagioni successive.

Il consiglio del temibile Sir Alric Farrow è: provate il primo Pandemic Legacy. O, se proprio volete cominciare da un altro, scegliete la Stagione Zero.
Giocatelo sempre con quattro personaggi anche se siete tre o due giocatori. Fatelo con calma e tutto andrà liscio. Gustatevelo piano, come quando si sorseggia del cognac pregiato.

Il vero consiglio dell'inesauribile Sir Alric Farrow è: giocatelo.

Il voto di Sir Alric Farrow a Pandemic Legacy ai tempi fu NOVE.

Sir_Alric_Farrow scrive:

Giusto, giusto, giusto che Pandemic sia presente tra codesti Cento Giochi.

Quanti ricordi.

Il Pandemic che citiamo più spesso, tra fratelli di spada a Castel Farrow, è il primo Legacy.

Siamo un po' fissati, noi cavalieri, con questioni di eredi e eredità. Sarà deformazione medievale.

Il tenebroso Sir Alric rammenta bene i tempi delle prime anticipazioni riguadanti Pandemic Legacy. Leggeva di carte da strappare, di illustrazioni adesive da applicare, di cose da scrivere sul tabellone con penne d'oca e stili… ed era infastidito da un costante prurito sulle dita, sotto i guanti corazzati dell'armatura. Sentiva di avere il primo vero conflitto polemico-fiammeggiante da forum della sua vita che lo aspettava alla tastiera, da battere forte con l'elsa dello spadone, e gli indici facevano scintille. Legacy? Ma che ci prendono per scappati di maniero?

A bloccarlo fu un semplice principio: non puoi, potente Sir Alric, criticare o polemizzare su un giuoco che non hai provato, non dico a fondo, ma almeno un po’. Nemmeno se la tua opinione ti sembra così chiara, cristallina e suffragata dal tuo presunto buon senso e dalla tua esperienza di gioco. Certo tra amici, in taberna, sentenziavo senza pietà. Palle di fuoco e colpi di catapulta preventivi.

Io gioco fin da quando ero molto piccolo e non ho mai smesso. Credo che ancestralmente giocare sia la cosa che ho fatto per più ore in vita mia dopo il ‘dormire’. Giochi di qualunque tipo: da tavolo, di ruolo, tecnogiuochi, di forza, di velocità e movimento, di previsione, di carte, enigmistica, scacchi...

Allenamenti e affetti, studio e doveri si sono presi un pezzetto del prima e del dopo passando per il durante.

Ma il gioco... il gioco c'è stato SEMPRE.

Mi capitava, in quegli anni, sempre più raramente di essere sorpreso o di provare qualcosa che mi sembrasse del tutto nuovo. Ma il nuovo mi incuriosisce, quindi -pur tenendomi le cose che amo-, continuo sempre e comunque a cercare e ad esplorare.

Pandemic Legacy rappresenta uno dei casi più eclatanti tra quelli che mi hanno visto cambiare drasticamente opinione su di un'opera ludica attraverso l’esperienza diretta. Oggi intendo ringraziare una volta ancora il goblin @Gen0 per la sua perseveranza nello spiegare sul forum della Tana dei Goblin quello che ai tempi mi irritava così tanto leggere.

Non voglio dire che ora Pandemic Legacy sia diventato il mio gioco preferito e nemmeno che lo consideri un gioco da Dieci. Nossssignore. Datemi spade, coraggio, orchi e leggende.

Ma posso dire questo.

Mi sento ancor oggi di suggerirlo senza remore o esitazioni a chiunque abbia dedicato al mondo del gioco un posto rilevante nella sua vita.

Lo so, era un mondo diverso: le genti non avevano ancora conosciuto Gloomhaven, come pure la quarta edizione di Twilight Imperium. Eravamo fratelli di spada sotto un cielo terso, privi Nemesis, Spirit Island e financo Star Wars Rebellion era in fase di rifinitura

Il creato non aveva ancora accolto Stationfall.

Però il prode Sir Alric sa.

E quindi vi sosterrà.

Suggerendovi di recuperare Pandemic Legacy. Di provarlo.

 

Fatelo, perchè codesto giuoco si appoggia su una meccanica solida e collaudata, si vede. La ruota del mulino concettuale di Pandemic gira che è una meraviglia, creando un meccanismo di ansia (ludicamente parlando) che funziona a dovere. Hanno costruito una torre superna, atta a sfiorare le nubi, su fondamenta solide, quelle del gioco originale.

La Legacy secondo me è una gemma, una scintilla, un astro. Sapete cosa traspare giocandolo? Che chi lo ha realizzato (primo) lo amava moltissimo ma, pur amandolo, (secondo) ha concepito diverse dinamiche nodali con una lucidità cristallina e una grande capacità di razionalizzazione, senza mai mandare a sidro l'equilibrio e la focalizzazione. Anzi. La maniera in cui regole, eventi e andamenti si susseguono e si incastrano è pregevole. Inoltre la sorpresa è che tutto funzioni a dovere e si lasci apprezzare al massimo sin "dal primo passaggio": questo era davvero necessario, perché di passaggio non ce ne sarà un secondo, ma va sottolineato come la freccia abbia raggiunto il centro con un tiro da maestro.

Pandemic Legacy racconta una storia. Non la più originale del mondo, ma una storia che funziona a dovere, che riserva colpi di scena e che alla fine… [no questo lo devo togliere] … e questo è un grande punto a suo favore. Una storia uguale per tutti, quindi che assicura una determinato livello di qualità, ma che per ciascun gruppo diverrà unica con tutta una serie di personalizzazioni sia tematiche (si parte dai nomi e si va lontano) che di progressione effettiva in salsa e stile vagamente da gioco di ruolo. Vedevo la mia donna giocare, la vedevo empatizzare e affezionarsi ai due personaggi che usava ricorrentemente… e sorridevo. Emozioni che restano. E cosa si può dire di più o di meglio riferendosi a qualcuno o a qualcosa?

Pandemic Legacy cattura attraverso azioni e dinamiche che conquistano perché in parte nuove e perché concretizzate dal giocatore in maniera fisica e diretta. Cioè in maniera diretta apri scomparti, tocchi nuovi componenti, modifichi il tuo mondo e la tua storia. Tutti quelli che lo hanno giocato ricordano bene la sorpresa quando hanno aperto quello scompartimento in quel mese. O quando hanno girato il mazzo di carte Legacy, scoprendo per la prima volta che c’era anche…

Ecco. Scoperte, sorprese… sussulti.

Pandemic Legacy gode di un’edizione italiana eccellente. La consiglio senza alcuna preclusione… anche se padroneggiate degnamente il malvagio idioma d'Albione. Quella utilizzata nel Bel Paese è una lingua molto espressiva e, quando un gioco con così tanti testi viene tradotto a questo livello, va senza dubbio supportata la localizzazione.

Il gioco non ha difetti secondo il micidiale Sir Alric? Certo che ne ha. Alcune cose dovevano essere spiegate meglio. A un certo punto arriva una… una… diciamo una dinamica nuova! E in quel momento non sai bene come gestirla, perché il regolamento non ne parla. E hai paura di andare a cercare nel mare della rete, perché magari incappi in una rivelazione esiziale e ti rovini tutta la storia. Ma con calma abbiamo deciso col buon senso e tutto è andato bene. Attualmente è possibile trovare agevolmene scritti con risposte a ogni dubbio, divise e rivelabili mese per mese, atte a evitare anticipazioni poco gradite.

Altro? Sì, secondo il titanico Sir Alric va giocato con quattro personaggi (ma meno giocatori possono comunque tenerne assieme quattro senza problemi), principalmente per godersi pienamente le sfaccettature di tanti diversi protagonisti contemporaneamente sulla scena e la sfida di farli cooperare al meglio per un disegno comune. Con due protagonisti, pur potendo coprire meno bene la mappa, il gioco è un po’ più semplice e meno vario, perché alcune carte finanziamento (soprattutto una che… NO, NELLE SEGRETE OGNI SPOILER!), il potenziamento dei prescelti è eccessivamente agevole e determinati personaggi in certi scenari rappresentano scelte quasi obbligate. Con quattro protagonisti l'esperienza risulta più articolata ma anche maggiormente appagante.

Questi presunti difetti abbattono il gioco?

No. Nemmeno di un sospiro.

Sapete cosa mi viene in mente quando ripenso all’esperienza di Pandemic Legacy?

COINVOLGIMENTO e SOPRESA.

Senza spade. Senza dongioni. Senza draghi.

Ma gli eroi... quelli ci sono. Solo indossano camici e tute anticontagio, invece di elmi e corazze.

Pandemic Legacy ai tempi costituì il regalo di Yuletide per i due gruppi che annoverano giocatori ai quali Sir Alric Farrow vuole più bene.

Mi ringraziarono moltissimo nelle stagioni successive.

Il consiglio del temibile Sir Alric Farrow è: provate il primo Pandemic Legacy. O, se proprio volete cominciare da un altro, scegliete la Stagione Zero.

Giocatelo sempre con quattro personaggi anche se siete tre o due giocatori. Fatelo con calma e tutto andrà liscio. Gustatevelo piano, come quando si sorseggia del cognac pregiato.

Il vero consiglio dell'inesauribile Sir Alric Farrow è: giocatelo.

Il voto di Sir Alric Farrow a Pandemic Legacy ai tempi fu NOVE.

 

Contento di avervelo fatto giocare e che vi sia piaciuto!

Commento capolavoro.

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