...e per chi ama le ucronie/distopie, ieri ho finito
Il Richiamo del Corno (The Sound of His Horn) di Sarban.
Non conoscevo né l’opera né l’autore, il libro mi è semplicemente stato consigliato da un amico con il quale stavamo parlando di…Wolfenstein.
Il tema del discorso era infatti “ucronie in cui la Germania nazista ha vinto la guerra” e, tra i vari esempi citati, è spuntato questo titolo qui, prontamente recuperato in biblioteca.
In breve (senza spoiler): in una malinconica serata in famiglia, un ex ufficiale della marina inglese racconta di quando, nel 1943, è fuggito da un campo di prigionia nazista. La fuga è piuttosto rocambolesca: stanco, assetato e in cerca di aiuto, viene colpito da una violenta scossa e perde conoscenza. Si risveglia in una stanza di un ospedale insolitamente lussuoso e, interagendo con il personale, piano piano capisce di trovarsi in un mondo in cui il Terzo Reich ha vinto la guerra circa un secolo prima.
Da lì è una continua scoperta o, se vogliamo, una lenta discesa nell’orrore.
Mi piace perché: romanzo breve, scorrevole, gestisce bene il montare della tensione. Ho apprezzato il taglio onirico e macabro dell’intera vicenda. Ci sono dei passaggi abbastanza cruenti, ma congeniali alla descrizione di una società governata barbaramente e in preda alle più infime pulsioni umane. Mi ha colpito anche il risalto rivolto all’aspetto “medievale” di un Terzo Reich vittorioso ma a basso contenuto tecnologico, in cui a distanza di decenni rimangono vive le tracce di una violenza razziale (e sessuale) animalesca e rozza. Il tutto quasi in contrasto con una scienza al servizio di una manipolazione genetica senza alcuna morale.
Non è un capolavoro, ma di sicuro aggiunge una prospettiva inusuale al più classico dei "
What if...?" legato alla WWII. Sfugge poi a parecchie etichette: a cavallo tra l'ucronico e l'horror, con vari passaggi onirici, quasi enigmatici...insomma, un Oggetto Letterario Non Identificato.
Aspetti “meh”: forse la sottotrama romantica mi è sembrata un pelo troppo naif, e di sicuro avrei gradito un finale più approfondito. A dirla tutta, avrei anche gradito qualche dialogo in più.
Due parole sull’autore: Sarban è lo pseudonimo di John William Wall, scrittore e diplomatico britannico di stanza in vari paesi medio-orientali (“sarban” significa “carovaniere” in lingua parsi). Tipo abbastanza particolare e schivo, egli stesso riconosceva la propria pigrizia letteraria. Il libro è del 1952, edito in GB da Peter Llewelyn Davies, figlio adottivo di Barrie (e, in quanto tale, vero e proprio Peter Pan). Nonostante la timida accoglienza in patria, il libro ha ottenuto maggiore popolarità negli anni ’60, grazie all’edizione Ballantine negli Stati Uniti.
