Arsenico e Vecchi Carretti

nakedape

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Domon":3mfaxjfm ha scritto:

Beh, allora ti sbagli. All' epoca la Chaosium era di Stafford, commisionò ad un autore un supplemento a base lovecraftiana, quel supplemento non venne pubblicato ma in seguito si fece avanti un certo Petersen per offrire ad un editore il suo lavoro.
Comunque quotone per Rosen.
 

RosenMcStern

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nakedape":27q9zxat ha scritto:
All' epoca la Chaosium era di Stafford, commisionò ad un autore un supplemento a base lovecraftiana, quel supplemento non venne pubblicato ma in seguito si fece avanti un certo Petersen per offrire ad un editore il suo lavoro.

Appunto. I contorni della cosa, per un numero molto elevato di editori anche "storici" sono estremamente sfumati. Chaosium era forse più "indie" della TSR originale, dato che Stafford è stato azionista di maggioranza fino al momento in cui ne è uscito, mentre Gygax è sempre stato in minoranza in TSR. Però non tutto quello che pubblicava era "creator owned" come GdR:

RuneQuest [autori Perrin & Turney] non era creator-owned
Call of Cthulhu [autore Petersen] non era creator-owned
Stormbringer [autore St.André] non era creator-owned
Pendragon [autore Stafford] è stato creator-owned fino a quando non lo hanno venduto
Prince Valiant [autore Stafford] era creator-owned

Ma quasi tutti questi giochi sono talmente tanto "lavoro di squadra" che è assolutamente impossibile, tranne che per Pendragon e Valiant, attribuire una vera paternità. Tra l'altro, oggi le cose si sono invertite e RuneQuest è creator-owned (tranne che per il marchio) mentre Pendragon non lo è più. Francamente, è del tutto impossibile un incasellamento dei giochi in indie/non-indie in mezzo a questo casino.

Un altra fonte di confusione molto forte è questa recensione di Hero Wars fatta da Ron Edwards nel 2000:

Ron Edwards":27q9zxat ha scritto:
(4) Glorantha is one of the only two settings to survive from the early days of this entire hobby (the other is Tekumel). Now, it is owned by its author. He owns the company. That setting is now joined with an innovative system, and Hero Wars stands in the ranks of independent role-playing games. For Greg Stafford, should he be reading this review, from a self-styled champion of indie-RPGs: WELCOME, FRIEND! WELCOME!

Qui Edwards manca il bersaglio di qualche chilometro, in quello che scrive. Infatti afferma che adesso Glorantha è posseduto dal suo autore (falsissimo, lo era anche prima) che possiede la compagnia (possedeva anche Chaosium). Infine, "da il benvenuto" a Stafford tra gli indipendenti, sorvolando in maniera clamorosa sul fatto che Stafford è stato uno dei primi a doversi "fabbricare la sua compagnia" quando si rese conto che nessun editore mainstream avrebbe pubblcato i suoi giochi (che poi ebbero un successone). Questa cosa è descritta abbastanza chiaramente nella mia intervista a Greg uscita un paio di anni fa su GdRItalia. Se volete ho anche le registrazioni originali. E' molto bello il punto in cui Greg afferma che oggi con Internet e il print on demand "Le cose sono tornate come ai vecchi tempi, e l'autore fa tutto lui".

Come vedete, alcuni concetti e pratiche invocati da Edwards - senza voler togliere nulla al suo contributo - esistevano già da lungo tempo. E non erano tenuti "nel chiuso delle stanzette".
 

Moreno

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intervengo ancora per segnalare alcuni errori e imprecisioni.

@Galdor: Ars Magica ha avuto tanto successo commerciale, che la sua casa editrice (l'autoproduzione insomma) è FALLITA e il gioco è stato salvato perchè è stato inglobato dalla White Wolf (di cui Rein-Hagen, già socio nella Lion Rampant con Jonathan Tweet, era a sua volta socio).

E' dall'inizio del thread che stai portando CARRETTATE di prove a favore di tutto quello che diceva Edwards e che stiamo ribadendo qui, e continui a chiamarle "smentite". E' come se arrivassi con un carretto strapieno di mele a dire "visto? Le mele non esistono! Ecco la prova!" 8)

Ars Magica è una delle dimostrazioni più efficace di quello che diceva Edwards: un gioco ECCEZIONALMENTE INNOVATIVO per l'epoca (il troupe play per me è la più grande innovazione nel campo dei gdr fra il 1981 e il 2001), scritto benissimo, con un ambientazione estremamente affascinante, che consentiva di giocare maghi ultrapotenti come nessun gioco in precedenza... non ce l'ha fatta.

Non ce l'ha fatta perchè il mercato dell'epoca voleva una cosa sola:"manuale base + supplementi a raffica", e il passaggio da distributori e negozianti. All'epoca probabilmente non avevano alternative. All'epoca del "carretto di mele bombardato" invece iniziavano ad essercene, e serviva qualcuno a dire appunto ai nuovi editori "non fate come quelli che hanno fatto Ars Magica, seguite un modello editoriale più sostenibile"

A proposito, sempre riguardo all'esempio di Ars Magica... con il passaggio alla White Wolf, e con la terza edizione, la carica innovativa del gioco viene notevolmente RIDOTTA. Il troupe play viene presentato praticamente come opzionale e gli di dedica meno spazio che nelle edizioni precedenti, mentre la mole del manuale viene PIU' CHE RADDOPPIATA aggiungendo "crunch", regole sui combattimenti, dati di armi, nuovi incantesimi, etc, rendendolo molto più simile ad un gioco "tradizionale".

Inoltre, per "politica aziendale", viene collegato al World of Darkess (che è un totale rovesciamento della filosofia originale del gioco)

Nonostante questo, il gioco ha comunque un supporto che va al di là delle sue vendite (dimostrazione che i discorsi che facciamo non si basano sull'idea di Editori = cattivi sfruttatori, ma proprio sugli effetti oggettivi di certi modelli editoriali). La White Wold sorregge Ars Magica in perdita per poco, con i soldi fatti con Vampire, poi lo vende alla Wizard of the Coast. La Wizard of the Coast riesce a vendere un esagerazione di copie del manuale base tramite un meccanismo che collegava l'acquisto dei suoi gdr con l'allocazione delle carte di Magic nel loro momento di massimo boom (nessun negoziante aveva tutte le carte che ordinava, ma se ordinavi altro materiale WotC - fra cui Ars Magica - ne avevi di più). Questa politica però diventa un autogol quando i commercianti, interessati solo alle carte di magic, svendono i manuali base di Ars Magica a prezzi stracciati, svalutando il gioco.

E' solo con il passaggio alla Atlas Games di John Nephew (che guarda caso, ha iniziato come self-publisher proprio con moduli per Ars Magica) che il gioco trova finalmente una base stabile, basata comunque sul fatto che in più di 10 anni ormai si era formato uno "zoccolo duro" di appassionati disposti a pagare prezzi superiori a quelli medi di mercato per i manuali.

@Rosen, non hai "scoperto" nulla che Edwards ignori: se vai a leggere i suoi articoli, da sempre descrive la rivoluzione Indie come un "ritorno alle origini" dell'hobby, e la fase 1974-1981 come il momento di massima creatività dell'hobby prima di the forge, con il boom del self-publishing come legame fra le due cose.

Su come e quanto Stafford sia stato Indie negli anni 70: io non lo so come era divisa la proprietà della Chaosium, ma Ron conosce personalmente Stafford, quindi magari qualcosina la sapeva. Inoltre, era come minimo dal 1984 che Runequest e Glorantha non erano più "indie" se mai lo sono stati (e anche la storia di Runequest sotto la Avalon Hill è un bell'esempio del perchè un editore può far danno ad una proprietà intellettuale), e Hero Wars non era mai stato Chaosium. "Welcome" è grammaticalmente corretto, nel momento in cui Staffor crea e pubblica Hero Wars in proprio, fa esattamente quello che che Edwards propugna.

Riguardo ai miei esempi: erano esagerati apposta per rendere più palese la cosa. Non rifacciamo la solita manfrina "mi attacco agli esempi invece di discutere l'affermazione di cui erano esempi", sù...
 

Moreno

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Mi associo invece alle proteste di chi dice che aveva già capito tutto. Io nel 1985 ho avuto l'idea di un gioco uguale uguale a Cani nella Vigna, ma l'ho lasciato perdere perchè ho avuto l'idea di una serie di romanzi ambientati in una scuola per maghi, con protagonista un ragazzino chiamato Harry qualchecosa. Stavo ancora lambiccandomi sul fatto di partire con "era una notte buia e tempestosa" o "nel mezzo del cammin di nostra vita" quando una casalinga mai vista né sentita mi ha fregato l'idea e li ha scritti lei.

Ma ormai sono abituato. Io ho avuto l'idea di un aggeggio a rotella collegato al computer dal 1967. E sin da bambino cercavo di portarmi dietro il telefono dovunque andassi, lo sapevamo tutti che bastava eliminare il cavo...

Davvero, tutta queste gente che mi ruba le idee e le applica, inizio a non sopportarla più...
 

RosenMcStern

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Edit: pensandoci bene, non era il caso di rispondere.

Visto che l'ho aperto io: considerate il thread in slow down, fino a che i moderatori non saranno intervenuti per dire "Ok continuate va bene così" o per specificare che cosa non va bene se qualcosa non va bene.
 

MicheleGelli

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“Ciao, sono il game designer X. Se avessi sottomano un book designer con 20 anni di esperienza che magari è anche un paper engeneer, un libro viene meglio che se me lo progetto da solo.” È una banalità allucinante, paragonabile solo alla scoperta dell’acqua calda.

Il punto che secondo me state mancando è questo: è indispensabile un editore? No. Ci si può arrangiare senza. Montsegur 1244 era e resta un gran gioco con o senza l’edizione di Narrattiva. Non ti puoi permettere un book designer con la mia esperienza (che non costo esattamente poco)? Puoi fare lo stesso. Ovvio che se l’edizione la progetto io (che lo faccio di mestiere da 20 anni) viene meglio, ma se la scelta è farlo un poco peggio o non farlo … direi che la scelta è banale ed obbligata, no? Ed il punto fondamentale è che si può fare. Non occorre tutto l’ambaradan che all’epoca del carretto era dato per scontato. E ci si può anche guadagnare: non deve obbligatoriamente essere un fastasy heartbeaker. Magari non abbastanza da farci uscire uno stipendio, ma sicuramente una quantità di denaro non trascurabile.

Il carretto di mele è un poco come l’urlo del dr. Frankensteine che grida “Si … Può … Fare!”

Qualcuno ha pensato le stesse cose? Qualcuno le ha capite prima meglio ed uguali? Se non le ha gridate abbastanza forte o abbastanza a lungo, mi dispiace per lui. La storia lo ricorderà - bene che vada - come “curiosità statistica”, una nota a piè di pagina e non come fondatore di un movimento. Amen, se ne faccia una ragione.

Guardate l’iPad.

Lo ha inventato *Microsoft* (che PARECCHI anni prima dell’iPad presentò un suo tablet in pompa magrissima). E prima di lei svariate altre aziende che avevano fatto tentativi di vario tipo. Ricordo addirittura un prototipo (una specie di mattone da duemila kg., credo della Xerox) per cui si cercavano laureandi ancora quando andavo all’università io (e si parla proprio di mesozoico centrale). Le stesse app sono SEMPRE esistite, anche se si chiamavano utility. Ma mettere i pezzi tutti assieme, nella maniera giusta, crederci e gridare abbastanza forte e a lungo “Si … Può … Fare!” lo ha fatto Apple. Risultato: il tablet come oggi lo conosciamo è a tutti gli effetti una creazione Apple. Microsoft, Xerox e compagnia bella se ne facciano una ragione (e ve lo dice uno che la Apple la ODIA).

E vi invito anche a riflettere sul fatto che l’ambiente editoriale del tempo del carretto non doveva esattamente esser un paradiso in terra. Ancora oggi, nonostante una reputazione spotless, vengo guardato con sospetto solo perché editore. E mi vengono passate fra i denti storie dell’orrore che mi fanno rimpiangere i Giapponesi (e ho detto tutto).

RosenMcStern":1d6jd7r3 ha scritto:
• Contare sul fatto che la gente li abbia a casa e vendere solo il manuale
Mi pare che sia quello che fanno praticamente tutti. Qualcuno si è mai strappato le vesti perché "Cani" usa dadi particolari e non sono inclusi nella confezione? Questo punto mi pare abbia impatto minimo sul contenuto artistico.

*IO* mi sono strappato le vesti. Non è esattamente come Avventure in Prima Serata, che un pugno di spiccioli e un mazzo di carte in casa lo hanno tutti. Alla fine è un gioco che richiede circa 20 euro di dadi *a giocatore*. E questo significa che (nonostante sia uno dei miei best-seller) la diffusione è stata limitata a gente come me, che di dadi ne ha due cassetti pieni. E non alle persone normali, che erano il suo pubblico d’elezione. Ci ho provato come un disperato a trovare una soluzione, ma una quadra non è saltata fuori. Ancora.

Ci sono invece riuscito con il gioco che porto ad Essen. Dopo ne riparleremo.
 

mirkolino

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il problema fondamentale che resta valido del discorso di Edwards è legato all'aspetto commerciale della faccenda.

Tutti possono farsi un ghDR in casa, e giocarlo con amici parenti, con internet lo puoi diffondere sotto varie licenze CC o gratis.

Ma il problema rimane se lo vuoi vendere!

Vendere richiede competenze differenti rispetto a quelle di Game Design, richiede strategie di mercato, capacità di comunicazione, risorse economiche ecc. ecc.

È per questo che esistono gli Editori, sono coloro che rendono il tuo manoscritto una realtà.

In realtà Indi è solo un'altra forma di editoria dove l'editore coincide con l'autore, con tutto quello che ne consegue.

Se fai solo l'autore devi entrare in rapporto con l'editore, casomai devi trovarti l'editore giusto, ma ti affidi per il "marketing" a terze parti.

Curte dice che non cambia il contenuto del gioco, e può a volte essere vero, ma non sempre.

L'editore è specializzato nel business della vendita del gioco e può imporre cambiamenti per rendere il "prodotto" più commerciale; ed è quello che accadde negli anni '90. Il modello commerciale era così invasivo che finiva per mortificare le idee creative dei designer.

Ben venga quindi la politica indi per fare da contr'altare al mercato nudo e crudo, per permettere la sperimentazione, che per sua definizione deve essere libera da vincoli, sopratutto economici.

Se poi sia più remunerativo, dipende, dipende dalla capacità dell'autore di far valere i suoi interessi in fase contrattuale (Curte isengna), dipende dal'editore: i micro editori italiani come Wildboar sono piùà dei consulenti che dei divora idee.

È possibile oggi avere varie forme commerciali di editoria che ti permettano di pubblicare e farci il giusto guadagno.

L'indie del carretto di Edwards era un manifesto "rivoluzionario" fatto in un'epoca che chiedeva cambiamenti. Oggi se ne prende nota come possibilità ma il mondo è cambiato parecchio da allora.
 

Falcon

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RosenMcStern":2ropb4mj ha scritto:
Visto che l'ho aperto io: considerate il thread in slow down, fino a che i moderatori non saranno intervenuti per dire "Ok continuate va bene così" o per specificare che cosa non va bene se qualcosa non va bene.
Era inevitabile che i toni si accendessero un po' (chi sono io per credere nel miracolo), ma a parte l'ultimo post di Moreno, che ho trovato inopportuno, perché scrivere un cosa come questa
Mi associo invece alle proteste di chi dice che aveva già capito tutto.
......
Davvero, tutta queste gente che mi ruba le idee e le applica, inizio a non sopportarla più...
non aiuta certo la conversazione in alcun modo e serve solo a scaldare gli animi. Evitate simili comportamenti. Per il resto direi che state andando bene, a me il discorso continua a interessare (a tratti mi sono un po' perso, ma tant'è), quindi se riuscite a tenere i toni pacati...
"Ok, continuate, va bene così." ;)
 

Domon

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Infatti afferma che adesso Glorantha è posseduto dal suo autore (falsissimo, lo era anche prima)

now è usato come interiezione. come dire "dunque".
 

RosenMcStern

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Slow down OFF. Ma come dice Falcon, comportamenti opportuni ON, please.

Michele Gelli":2x2odn6y ha scritto:
“Ciao, sono il game designer X. Se avessi sottomano un book designer con 20 anni di esperienza che magari è anche un paper engeneer, un libro viene meglio che se me lo progetto da solo.” È una banalità allucinante, paragonabile solo alla scoperta dell’acqua calda.

Già, ma è una banalità che non traspare affatto nelle idee di Ron Edwards, che ancora oggi sul sito di Adept Press scrive

Ron Edwards":2x2odn6y ha scritto:
independent publishing is on the average more profitable and makes better games than otherwise

ora, possiamo discutere a lungo sul significato di "more profitable" e di "better games", e probabilmente potremmo trovare una sostanziale convergenza. Ma ad occhio e croce l'affermazione che fa qui Michele e quella di Ron Edwards mi paiono in contraddizione.

Moreno":2x2odn6y ha scritto:
"Welcome" è grammaticalmente corretto, nel momento in cui Staffor crea e pubblica Hero Wars in proprio, fa esattamente quello che che Edwards propugna.

Visto che hai scomodato tu la grammatica, chiariamo una cosa: "Welcome" si dice quando qualcuno arriva in un posto - o in senso figurato arriva ad un concetto - e chi è già la gli da il benvenuto. Presuppone che all'indie publishing Edwards ci fosse arrivato prima di Stafford.

Se domani decido che mi iscrivo a GcG (alla Forgia non si può più perché ha chiuso) e ti saluto con "Welcome, brother Moreno", tu come mi rispondi? Mi dici "Thank you" o mi dici "WTF, it is me who should welcome you"?

Domon":2x2odn6y ha scritto:
Infatti afferma che adesso Glorantha è posseduto dal suo autore (falsissimo, lo era anche prima)

now è usato come interiezione. come dire "dunque".

Questo diventerà il thread dei "grammar nazi".

Now si può usare anche in quel senso. Ma subito dopo usa "now" nel chiaro senso di "adesso" quando dice:

That setting is now joined with an innovative system

e francamente dubito che uno abituato a scrivere (Edwards fa il professore) possa usare una costruzione così ambigua come usare "now" in due accezioni totalmente diverse nella stessa riga.

Inoltre il "welcome" presuppone che ci sia una situazine cambiata rispetto a prima, quindi fa propendere per un uso del "now" in senso di adesso. Se prendi quel brano e lo fai vedere al "Board of professors" di Oxford, dubito che accrediteranno la tua interpretazione. Ma si può comunque chiederlo a Ron Edwards, se la cosa è significativa.

Edit: CVD, Rob mi ha preceduto nel fare il "grammar nazi".
 

rgrassi

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Se è usato così, è una particella congiuntiva.
Le interiezioni sono altra cosa.
Auf wiedersehen,
Rob
 

MicheleGelli

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RosenMcStern":14kwkbp4 ha scritto:
Michele Gelli":14kwkbp4 ha scritto:
“Ciao, sono il game designer X. Se avessi sottomano un book designer con 20 anni di esperienza che magari è anche un paper engeneer, un libro viene meglio che se me lo progetto da solo.” È una banalità allucinante, paragonabile solo alla scoperta dell’acqua calda.

Già, ma è una banalità che non traspare affatto nelle idee di Ron Edwards, che ancora oggi sul sito di Adept Press scrive

Ron Edwards":14kwkbp4 ha scritto:
independent publishing is on the average more profitable and makes better games than otherwise

ora, possiamo discutere a lungo sul significato di "more profitable" e di "better games", e probabilmente potremmo trovare una sostanziale convergenza. Ma ad occhio e croce l'affermazione che fa qui Michele e quella di Ron Edwards mi paiono in contraddizione.
Io ho parlato di LIBRO e non di gioco. Le due cose non sono assolutamente in contraddizione.
 

RosenMcStern

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MicheleGelli":2va2bvsr ha scritto:
Io ho parlato di LIBRO e non di gioco. Le due cose non sono assolutamente in contraddizione.

Beh, se ci aggiungi anche questa affermazione

MicheleGelli":2va2bvsr ha scritto:
State ragionando come progettare un gioco e la sua edizione fossero due cose distinte e successive, ma non è vero.

mi pare che la contraddizione ci sia.
 

mirkolino

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L'unica cosa che viene garantita in un gioco indi e la qualità autoriale. Gli autori o l'autore del gioco avendo il controllo totale del processo produttivo possono garantire una lineare prosecuzione tra intento creativo dell'autore e prodotto finale nelle mani dell'utente.

questo però non garantisce affatto la qualità del prodotto, ma la sua genuinità, in senso si coerenza.

Non è il primo caso che un gioco o ogni altro prodotto lavorato da un equipe di competenze diversificate ma unite nello sforzo comune dia risultati migliori.

Se poi per un autore sia più remunerativo lavorare a parola, percentuale o facendo tutto da sè scusate ma me lo dovete dimostrare.

quantificando le ore lavoro è vero che invece il contrario, lavorando a battuta o meglio ancora a royalty io come autore mi devo solo preoccupare di fare un manoscritto, il resto non è un mo problema ma di altri più competenti nel confezionare e vendere il prodotto. Fatica che io risparmio dal momento in cui ho spedito via files il manoscritto all'editore.

Sinceramente lo trovo economicamente più vantaggioso, se le % delle royalty non sono d fame.
 

Moreno

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Questo thread, come spesso è accaduto in passato (e continua ad accadere) prende spunto da una discussione sul self-publishing per fare i soliti attacchi ad Edwards. E così io adesso a cosa rispondo? Al thread sul self-publishing, o al thread sul fatto che Edwards si sia sbagliato nella sua recensione di Hero Wars?

Inizio con la seconda: che diventa in fretta una discussione basata sulla fiducia fra le varie fonti. Edwards conosce Greg Stafford, e ha parlato con lui della proprietà delle sue varie case editrici prima di aprire il forum di Hero Wars su The Forge. Rosen anche lui ha parlato con Stafford, e dice cose diverse. Allora cosa ho fatto? Sono andato a vedermi cosa dice Stafford nel suo sito, e in vari altri articoli in rete.
http://www.weareallus.com/chaosium/howc ... etobe.html
Non l'ho trovato nemmeno una volta che dicesse di essere stato l'unico socio della Chaosium all'epoca. Dice solo che l'ha fondata lui, ed era praticamente senza una lira. Nomina un sacco di collaboratori all'inizio, troppi per essere tutti assunti. Quando lascia la Chaosium ci sono altri soci: quando sono arrivati? (notare che il fatto, sostenuto da Rosen, che fosse il socio di maggioranza, non dice nulla: essere il socio di maggioranza in una compagnia non ti permette di fare il bello e il cattivo tempo come se fossi un self-publisher)

Ecco cosa ne dice Edwards, in due thread su The Forge (spero che siano accettabili, sono una documentazione di quello che si diceva dieci anni fa, non un collegamento ad una lite in un altro forum. Oltretutto adesso The Forge è un gigantesco archivio, non un forum attivo)
http://indie-rpgs.com/archive/index.php ... n#msg15871
http://indie-rpgs.com/archive/index.php?topic=5822.0

Ora, vorrei sapere, Rosen: che pezze d'appoggio ha per dire che Stafford aveva il totale e assoluto controllo della Chaosium quando fu pubblicato Runequest (1978)? Perchè, anche se spero non sia necessario ripeterlo dopo cinque pagine di thread, per essere "Indie" non basta "avere i diritti", non basta "avere la maggioranza" o "essere uno dei soci": devi essere QUELLO CHE DECIDE, cioè, anche se hai dei soci, devi avere il controllo assoluto della società (ecco perchè Gygax non lo era alla TSR. Lo era prima di stampare il gioco, quando passava il gioco agli amici).

Avrebbe potuto, nel 1978, Stafford dire "io questo gioco voglio regalarlo in giro, non me ne frega niente se ci rimetto dei soldi", e avrebbe potuto farlo senza che nessuno potesse dirgli niente?

Perchè altrimenti, qui stiamo a dirci "per me è così" o "per me no" senza concludere nulla. O perchè non abbiamo i fatti, o perchè dopo 5 pagine, ancora la definizione di "Indie" non entra in testa.

Riguardo poi ai "grammar nazi" (grazie, comunque, per la coerenza con cui pratichi il tuo dichiarato intento di non provocare flames), credo che dire che:
"That setting is now joined with an innovative system"
Non è un quoting corretto della frase:
"Glorantha is one of the only two settings to survive from the early days of this entire hobby (the other is Tekumel). Now, it is owned by its author. He owns the company. That setting is now joined with an innovative system, and Hero Wars stands in the ranks of independent role-playing games. "
Non sia essere un "grammar nazi", ma semplicemente il pretendere chiarezza nei quote.

Perchè la prima rase, troncata così, pare voler far credere che Edwards parlasse del fatto che Runequest non fosse stato innovativo. (e la cosa sarebbe abbastanza incoerente, visto che nell'Introduzione a Sorcerer, Edwards dichiara di ispirarsi a "giochi innovativi" del passato citando, appunto, Runequest...)

Mentre se si legge la frase intera, è chiarissimo che sta parlando di Glorantha, e che Hero Wars è un sistema innovativo (cosa che sarebbe difficile negare) senza fare alcun confronto con Runequest.

Sono stato indeciso sul fatto di postare tutto questo, perchè... che cavolo c'entra con la situazione 2001-1012? Per me è un colossale off-topic che ha deviato il thread. Ma visto che questo off-topic è stato iniziato, sostenuto ed alimentato da chi ha lanciato il thread, suppongo che in realtà sia il thread che a un certo punto ha cambiato argomento...
 

Domon

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e francamente dubito che uno abituato a scrivere (Edwards fa il professore) possa usare una costruzione così ambigua come usare "now" in due accezioni totalmente diverse nella stessa riga.

io no, invece. mi sembra una forzatura.
 

RosenMcStern

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Moreno":3enhgosh ha scritto:
Rosen anche lui ha parlato con Stafford, e dice cose diverse.

No, io non ho "parlato con Stafford". Ho correntemente almeno un paio di accordi commerciali in corso sia con lui che con la proprietà attuale della Chaosium.

Chi fossero gli altri soci di capitali di Chaosium negli anni 70 e 80 non sono affari né miei né tuoi. Che in Chaosium decidesse tutto Greg Stafford fino al momento in cui la lasciò, per motivi che non sono in topic ma se volete spieghiamo, lo sanno anche i sassi. Non c'era nessuna "Lorraine". E' uno dei motivi per cui esiste ancora una Chaosium, per quanto "sgarrupata".

Nomina un sacco di collaboratori all'inizio, troppi per essere tutti assunti.

Freelance. Hai presente la famosa "flessibilità"? Alcuni furano assunti, soprattutto negli anni successivi, ma di certo non tutti.

Quando lascia la Chaosium ci sono altri soci: quando sono arrivati?

L'attuale presidente della Chaosium non era tra i fondatori. E' passato da dipendente a socio e poi a presidente.

Perchè, anche se spero non sia necessario ripeterlo dopo cinque pagine di thread, per essere "Indie" non basta "avere i diritti", non basta "avere la maggioranza" o "essere uno dei soci": devi essere QUELLO CHE DECIDE, cioè, anche se hai dei soci, devi avere il controllo assoluto della società (ecco perchè Gygax non lo era alla TSR. Lo era prima di stampare il gioco, quando passava il gioco agli amici).

Avrebbe potuto, nel 1978, Stafford dire "io questo gioco voglio regalarlo in giro, non me ne frega niente se ci rimetto dei soldi", e avrebbe potuto farlo senza che nessuno potesse dirgli niente?

Moreno, tu sai come funziona una società di capitali? Ne hai mai amministrata una?

Perché se non lo hai mai fatto, non posso darti una risposta che comprenderesti.

Domon":3enhgosh ha scritto:
e francamente dubito che uno abituato a scrivere (Edwards fa il professore) possa usare una costruzione così ambigua come usare "now" in due accezioni totalmente diverse nella stessa riga.

io no, invece. mi sembra una forzatura.

Challenge accepted. Vuol dire che mi iscriverò al nuovo forum di Adept Press e lo chiederò direttamente a Ron Edwards. Si fa prima che a fare i grammar nazi su forum italiani. E inoltre circola già voce che Edwards sia in astinenza da discussioni serrate sui forum da quando ha chiuso la Forgia.

Edit: era Lorraine, non Elaine. I 50 si avvicinano e sta per scadere la garanzia sulla maggioranza dei neuroni.
 

KorinDuval

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RosenMcStern":24amshx3 ha scritto:
Slow down OFF. Ma come dice Falcon, comportamenti opportuni ON, please.

OT, domanda alla Moderazione: ma lo SLOW DOWN esiste anche sulla TdG? Con le stesse regole di GcG o sono diverse?
L'abbiamo "esportato" anche su Story Games, ed è una tecnica che funziona... sarebbe bello averlo anche qui.
 

crotalo

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commento che alla sesta pagina mi pare di leggere un pantano

sono pochissimi i commenti utili e tantissimi i commenti diatriba su "chi ha ragione"

io vorrei chiedere di chiarire di cosa si parla
se la questione è "il carretto di mele" scritto da Edwards diverso tempo fa era giusto o sbagliato?

oppure la questione è "il carretto delle mele" è attuale?

oppure e magari più interessante è: qual'è il sistema di pubblicazione che rende meglio adesso e quale possa portare ad avere un ottimo rapporto qualità del prodotto e ritorno monetario all'autore

ad esempio: all'autore di Aegis quanto gli è rientrato e quanto ci ha speso? e all'editore? E' un formato quello del pdf online che rende o crea più pirateria? Perché in italia non si usa?

il fenomeno dei manuali Narrattiva che Michele giustamente sbandiera ha un senso su prodotti nuovi o ha bisogno di essere supportato da un prodotto precedentemente ben conosciuto nell'ambiente che dia al compratore il senso di bollino verde?

boh sono esempi alla cazzo, ma se la discussione deve essere sulla storia del gdr a colpi di frecciatine e di "tu non sai la storia esatta" mi pare un po' infruttuoso e poco utile a chi si appoccia al sistema gdr/pubblicazioni in italia e dintorni ... no?
 

RosenMcStern

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oppure la questione è "il carretto delle mele" è attuale?

This. Leggi il titolo del thread. Sul "se era giusto allora" non riusciremo mai a trovare un accordo.

oppure e magari più interessante è: qual'è il sistema di pubblicazione che rende meglio adesso e quale possa portare ad avere un ottimo rapporto qualità del prodotto e ritorno monetario all'autore

And this. Leggete bene quello che scrive Vincent Baker sul suo blog.

ad esempio: all'autore di Aegis quanto gli è rientrato e quanto ci ha speso? e all'editore? E' un formato quello del pdf online che rende o crea più pirateria? Perché in italia non si usa?

Credo siano affari miei e di Alberto. Luke Crane e Vincent Baker ritengono opportuno raccontarti il loro giro d'affari e i loro guadagni. Io no. O quanto meno decido io se e quante informazioni mettere in giro. Identica cosa fa Simon Rogers sul blog di Baker: non ti dice esattamente quanto paga gli autori, anche se è facile sospettare che quello che prende 9c a parola sia Ken Hite. Nè ti dice quale percentuale dà loro quando lavorano a percentuale, solo che ultimamente sta lavorando sempre più spesso a percentuale.

Analogamente, non ho visto Michele pubblicare qui le ricevute di quanto ha pagato di diritti a Ron Edwards per Trollbabe. Né mi aspetto che lo faccia, a meno che sia lui che Ron non abbiano un motivo specifico per raccontarlo. It's their own business.

Per quanto riguarda il PDF online, ti dico sinceramente che senza di quello alcuni prodotti non farebbero margini, sul mercato anglofono. Ossia è pensabile di fare un PDF senza il libro cartaceo, ma non di fare il cartaceo senza il PDF. Al limite, se il prodotto è molto diffuso, il PDF lo regali per "spingere" il libro. Giusto perché "se voglio posso", ti racconto che in questi pochi anni di attività Alephtar ha fatturato una decina di migliaia di dollari di prodotti elettronici (che significa circa 15.000 dollari di prezzo al pubblico). Non ci sputerei. Anche se ovviamente il cartaceo fattura molto di più. Ma con molte più spese.

Per quanto riguarda il mercato italiano, è più chiuso riguardo ai PDF. Ma la pirateria non si combatte non facendo il PDF o mettendoci il DRM.

Per quanto riguarda infine lo specifico di Aegis, potremo parlarne quando il cartaceo in inglese sarà nei negozi (ossia tra brevissimo). A quel punto sarà possibile fare un raffronto con altri prodotti similari. Sul solo mercato italiano, fare GdR non rende più. A meno che il tuo gioco non parli di zombi e di tarocchi ;)

il fenomeno dei manuali Narrattiva che Michele giustamente sbandiera ha un senso su prodotti nuovi o ha bisogno di essere supportato da un prodotto precedentemente ben conosciuto nell'ambiente che dia al compratore il senso di bollino verde?

Qui penso di poterti rispondere anche io, senza attendere la risposta del Gelli:

a) la qualità grafica - come diceva poc'anzi lo stesso titolare di Narrattiva - "ci fa", quindi è sempre meglio che ci sia

b) "Il Gusto del Delitto" è uscito in italiano praticamente a ridosso dell'uscita inglese. In questo caso, l'editore italiano "ci ha scommesso". E ci ha anche azzeccato. Ergo, anche su prodotti ancora in rodaggio ha senso.
 
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