Disclaimer: quanto segue sono solo le mie opinioni personali e non hanno pretesa di costituire una verità assoluta ed inviolabile, né alcuna volontà di offendere qualcuno.
Lettura dell’estate che mi ha lasciato abbastanza perplesso. Piaciuto molto la compressione degli eventi (spesso, nel giro di poche pagine succedono tante cose. La stragrande maggioranza cose pazze. E in quasi 900 pagine, è un bel tourbillon di eventi), meno il suo protagonista, Corum aka il piagnina aka il servo della gleba.
Seguono spoiler vari.
La razza dei Vadagh è probabilmente l’evoluzione di quella dei Melniboniani se Elric non li avesse sterminati tutti. Persi in mille divagazioni puramente teoriche, non si accorgono dei mutamenti che accadono nel mondo e ne vengono travolti. Corum si salva dal massacro compiuto dagli umani ed è l’ultimo della sua specie
E qua la prima incongruenza: ogni tanto compaiono altri Vadagh, quindi il dramma iniziale viene parecchio stemperato. Poi il principe dal mantello scarlatto giura odio eterno nei confronti dei mabden, ma viene facilmente convinto a difenderli contro l’avanzata degli dei del Caos, rappresentati in maniera semplicistica come il male.
Elric era più sottile, non c’era bene o male, ma solo ordine e caos, e l’assoluta prevalenza di uno dei due portava comunque alla fine del mondo. Lo stesso Elric segue l’uno o l’altro a seconda della convenienza: tradito dalla sua gente, si rivolge agli dei del Caos. Tradito da questi, cambia sponda. Ma Decide. Mica subisce.
Ed è questo il lato debolissimo di Corum: conscio di essere campione eterno, si fa trascinare dagli eventi. Ricevuti due doni magici (un braccio ed un occhio, resti di antichi dei), Corum si limita a viaggiare e nelle situazioni di pericolo, ricorre all’uno o all’altro ed il problema è risolto. Oppure (specie nella seconda trilogia) compare qualche deus of machina che, all’ultimo minuto, lo salva da fine certa.
Gradito molto la conclusione della prima trilogia. Ordine? Caos? Bilancia Cosmica? Vapore creato dagli umani (o dai vadagh). Non esiste nulla se non la propria volontà. E gli dei semplicemente scompaiono. Bello, ma arriva troppo tardi.
Grandissimo Gaynor, campione del caos, costretto a servirlo per l’eternità. Senza nulla da perdere, si batte facendo leva sulle tecniche più subdole (la mia preferita: superiorità numerica). E non si vergogna di nasconderlo.
E passiamo alla seconda trilogia. Se gli dei sono morti, che ne rimane di loro? Carcasse vuote che provano a ricreare un posto loro confortevole per decomporsi lentamente.
Corum, dopo 80 anni dagli eventi del primo libro, viene trasferito in un altro piano a combattere sette divinità (i fhoi myore, come il gruppo black metal cui deve piacere moorcok) che sperano di trasformare il mondo in una landa ghiacciata. Sono più simili a bestie che a dei. Non sono necessariamente cattivi, ma ovviamente vanno abbattuti.
Odio i cani, quindi l’ansia di essere braccato dai mastini di kerenos Moorcock me l’ha trasmessa proprio bene, ma per il resto, Corum è ancora più marionetta della prima parte e pure le incongruenze fioccano. Il Vadagh Si fa convincere da un’ambiguissima fanciulla a battersi contro i fhoi myore, viene spedito a destra e manca, ignorando ogni sorta di avvertimento, si intrufola con estrema facilità nella capitale del nemico, che tiene il re arci druido degli umani prigioniero, torturandolo in maniera raffinata (perché? Se i fhoi myore sono praticamente privi di volontà a che scopo? Non potevano ammazzarlo e basta? Bho), grazie a vari artefatti magici riesce a trionfare e viene ucciso dalla fanciulla di cui sopra, al fine di eliminare ogni elemento magico dal mondo e far progredire la specie umana (e il fanciullo dorato? Mah…).
Altro paragone con Elric: sarò che l’avrò letto nel furore nietzschano della mia adolescenza, ma l’albino si batte, lotta, si infuria e si arrende solo quando tutto il mondo viene letteralmente trasformato in una landa deserta. Elric è cupo, ma risoluto.
Corum si piange addosso, ma si muove non appena qualcuno li dice, “mettiti all’opera”.
E alla fine viene pure sacrificato. Prima fa il lavoro sporco, poi viene congedato senza troppe pretese. Con un sasso mischiato ad ossa (di chi? altro Bho...) e la sua spada. Una spada chiamata traditrice, che tornata la pace, avrei subito buttato via...
Infine i side-kicks: Elric aveva il fido Maldiluna, Corum è incapace persino di scegliersi gli amici. Un giorno si presenta alla sua porta un tale, Jhary-a-Conel, che ogni volta che apre bocca dovrebbe sembrare acuto e sarcastico, ma riesce solo ad essere irritante, che gli dice: da oggi sono il tuo migliore amico. Punto. Sul serio. Fine.
Conclusioni: bello il sense of wonder della prima parte (pure se nell’ultimo libro, mi sa che l’autore si era un po’ stufato, mancano le belle invenzioni dei primi due e l’ultimo dio del caos viene sconfitto come l’ultimo dei fagianotti), la lugubre atmosfera della seconda, bello leggere mille e mille avventure compresse, ma alla fine mi ha un po’ deluso. Troppe incongruenze. Troppe soluzioni di comodo. E poi quel dannato Jhary-a-Conel.
In termini di bilancia scarpinica: di moorcock promuovo l’albino e in parte, Jerry Cornelius (letto solo il prima nella pessima traduzione della fanucci). Bocciato Corum e Madre Londra (che ricordo come un mattonaccio senza pietà).
Consiglio: esiste altro, tradotto in italiano (questo non vale:
https://strategieevolutive.wordpress.com/2020/05/08/dieci-libri-9-michael-moorcock/, in inglese riesco a leggere solo conan doyle, non so perché), di Moorcok che merita di essere letto?
PS commento lungo, però libro lungo.
PPS Siccome sono incongruente come corum, voglio prenderemi la riduzione a fumetti di Mike Mignola.