Ci sono però delle argomentazioni che non mi convincono, e provo a spiegarmi e ad elencarle, il post potrebbe essere lungo ma le questioni che pongo richiedono delle premesse per essere adeguatamente esposte e comprese:
- la società è in continua trasformazione, una evoluzione che negli ultimi anni ha avuto una accelerazione impetuosa data da imponenti flussi migratori e dall'irruzione del web e dei social media. Questi fenomeni hanno trasformato e stanno trasformando le nostre abitudini, la società diventa sempre più multi etnica, le culture si mischiano, la comunicazione digitale è diffusa (per molti persino più usata rispetto al classico faccia a faccia) e può avvenire con estrema facilità con chiunque nel mondo, di qualunque Paese. Lavoriamo tantissimo con colleghi stranieri, le aziende di ogni paese sono sparse per il mondo, tanti di noi viaggiano all'estero per lavoro molto di più rispetto anche a solo due decenni fa. Il nostro paese non è nuovo a fenomeni di questo tipo, ci sono stati nel dopoguerra flussi migratori dal sud al nord, e come sempre fenomeni di questo tipo generano delle situazioni di intolleranza perchè è difficile accettare un cambio di quella che si ritiene normalità. Il cambiamento è un processo difficile. Sono nato e vivo a Torino, sono figlio di siciliani e mio nonno mi raccontava dei vari "non si affitta ai meridionali" , "terrone", "lavati che hai la pelle scura", insomma storie che più o meno conosciamo in tanti per sentito dire, perlomeno quelli di una età simile alla mia (46). Non so dire quanto quel modo di fare fosse diffuso, 10, 100, 1000, non lo so. Passano gli anni, ed è normale che l'intolleranza si sgonfi, perchè poi subentra una nuova normalità. Ciò che prima spaventava poi si accetta perchè non spaventa più. Siamo entrati nell'Unione Europea e per farlo abbiamo dovuto rinunciare ad un pezzo di sovranità nazionale. Non lo abbiamo fatto solo noi lo hanno dovuto fare tutti quei paesi che sono entrati nell'unione europea e che per farlo hanno dovuto accettare delle regole comunemente scritte, dopo qualche anno, imponenti flussi migratori di persone straniere entrano nel nostro continente e nel nostro Paese e per noi che non siamo stati potenza coloniale è un fenomeno quasi del tutto nuovo e che ci coglie in qualche modo penso impreparati.
Il mio vicino di casa è un senegalese, ha il figlio che va nella stessa scuola del mio. E non sono 3 o 4 stranieri ma sono decine! Rumeni, moldavi, albanesi, magrebini, peruviani e subsahariani. Una convivenza fruttuosa e civile, una atteggiamento inclusivo (da entrambe le parti) li reputo necessari se non vogliamo degenerare nel caos come dimostrano alcune situazioni di altri paesi (Francia e USA in testa) e quindi, forse, in qualche modo dobbiamo cambiare piccole cose che prima ci potevano sembrare normali. Penso che la prima regola per raggiungere una convivenza inclusiva e non ostile sia comunicare. E' vero nel nostro pase il termine "negro" nasce con un significato non dispregiativo ma nel tempo (da parecchi anni direi) assume sempre più questa connotazione, probabilmente per il fenomeno migratorio, e la stessa cosa avviene per il termine "zingaro". Quello che io faccio fatica a comprendere sono le tesi di chi afferma che siccome siamo in Italia l'utilizzo di questo termine può essere tollerato o perfino utilizzato perchè questo termine per noi non è esclusivamente offensivo. Ma per la popolazione di colore che ha vissuto la schiavitù e la segregazione razziale lo è, ed alcuni di noi nella nostra società lo usano esclusivamente in modo dispregiativo (ci sono anche tra noi i razzisti mica penseremo di essere esenti da questo problema?), e quindi per quanto scritto fino ad ora, non capisco perchè si debba continuare ad utilizzare questo tema come alibi della vicenda. L'impatto sulla nostra cultura di un cambio di termine credo sia minimo se non nullo mentre per loro è fondamentale. Come ho scritto nell'altro topic, non mi sembra che i media italiani (carta stampata, radio e televisione) usino a cuor leggero questo termine, proprio per quanto fino ad ora scritto, per avere educazione e rispetto nei confronti di ogni individuo. Non si può fare copia / incolla di ciò che era valido 20/30/40 anni fa proprio perchè le società si trasformano e la trasformazione può richiedere dei cambi di atteggiamenti che fino ad anni prima non avevano nessuna o minime conseguenze. Faccio quindi fatica ad accettare giustificazioni di quanto avvenuto contestualizzandolo al nostro Paese.
E se il mio vicino di casa senegalese fosse appassionato di boardgames e volesse dapprima cercare una comunità web cui iscriversi e poi sedersi a un tavolo di gioco con chiunque, credo farebbe molta fatica ad avviare questo processo se nel farlo legge ad esempio su questa comunità che il termine negro lo si può tollerare. Ma lui non ha il bagaglio culturale per capire che in certi contesti può essere accettato a anche se glielo spieghi non capirebbe, per lui quella parola è solamente pregna di amarezze. Sarà mica che siamo noi che non abbiamo il bagaglio culturale per capire quanto possa essere brutto quel termine? Probabilmente sì perchè se lo usiamo in uno spazio digitale che non ha naturalmente confini (e che quindi può essere letto da un americano, un cinese, un magrebino, chiunque sia in grado di comprendere l'italiano) e alle eventuali lamentele (anche da un italiano) rispondiamo che da noi è tollerato perchè aveva una connotazione diversa e quindi in qualche modo (forse )lo legittimiamo allora confermiamo questa tesi. E' questo che faccio personalmente fatica a comprendere. Per finire, credo che se si voglia far parte di una comunità internazionale in qualche modo sia normale modificare o rinunciare a qualche abitudine consolidata che potrebbe per altri essere scomoda, e ovviamente non mi riferisco solo all'Italia. Poi ripeto tutto ciò che ne è scaturito dopo è devastante ma questo è un altro discorso su cui forse anche qui andrebbero fatti dei distinguo.
Il tutto senza alcuna intenzione di contrasto o polemica.