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Manifesto Comicon

Una volta tanto sono andata da giocatrice: la fiera vista da "turista"

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Giochi

Ponte del 1° Maggio e a Napoli c’è aria di Comicon, aria ben più calda del solito: i 30 e passa gradi in fiera si sentono tutti.

Quest’anno papà Mariano lavora da Red Glove e col supporto dei nonni, mi godo un giorno in fiera da “turista”.

Riesco ad entrare poco prima dell’apertura  e vado subito allo stand Panini, perché alcuni amici collezionano i numeri speciali di Topolino del Comicon e glieli prendo. Quest’anno, però, una novità: la Panini non ha preso lo stand al solito posto, ma ha un tendone tutto suo, il PalaPanini. Buona scelta, a mio avviso: più vivibilità per operatori e visitatori (il che invoglia di più all’acquisto) ed evidenzia l’importanza della casa editrice.

Poi, subito all’area di mio interesse: i padiglioni 5 e 6, quelli dei giochi.

 

Warstone
Warstone
Raggiungo Mariano e, poiché i visitatori sono ancora pochissimi, giochiamo a Warstones. Gioco semplice e adatto a tutti, dalla componentistica strepitosa. L’area di gioco è divisa in vari settori, al centro sono poste delle torri e lo scopo del gioco nella partita introduttiva è fare almeno 4 PV conquistandole. Ogni turno il giocatore attivo ha 5 punti azione da spendere per schierare le truppe, muoverle sul campo o attaccare le torri. Per muoverle sul campo si usa la meccanica della schicchera, in cui io sono particolarmente negata. Infatti, perdo rovinosamente la prima partita per 5 a 0! Le mie armate non riuscivano nemmeno ad entrare in campo e quando ho provato a mettere più forza nel tiro ho fatto crollare la torre, uccidendomi la truppa! Avrei voluto la rivincita, ma è arrivata gente. Il gioco mi ha divertito: la partita è veloce ed è proponibile a chiunque, anche chi non ama cimentarsi nei giochi. I componenti sono davvero belli: l’area di gioco è un panno morbido, che necessita di una base rigida (in fiera infatti avevano posto una base di legno sotto); le armate sono fiches di ottima fattura (come quelle da casinò); le torri sono larghe ed in plastica rigida.

 

Unlock!
Unlock!
Arrivati alcuni amici, tra cui Checco e la moglie Viviana, ci sediamo a provare Unlock!, titolo investigativo che si gioca con l’ausilio di un’app. Benché non sia fan del genere, mi incuriosisce e devo ammettere che è fatto abbastanza bene. Solo un piccolo accenno per non spoilerare: i giocatori hanno un tempo prestabilito per risolvere degli enigmi, cioè trovare i 4 numeri che sbloccano un lucchetto. C’è la possibilità di chiedere indizi, ma comporta perdita di minuti. Alcune carte devono essere osservate con più attenzione ed è su queste che come squadra ci siamo persi: benché avessimo intuito quale fosse la chiave ed individuato i numeri, una piccola sbavatura ci ha spiazzati e non abbiamo riconosciuto il numero esatto (praticamente, abbiamo preso un numero per un altro!). Dopo aver tentato tutte le strade (invertendo le coppie, moltiplicando i numeri, ecc), abbiamo, quindi, superato il tempo massimo previsto perdendo la partita. In più, su quella stessa carta era presente un’ulteriore errore di stampa e si vedeva un numero stampato al contrario, ma il dimostratore ci ha spiegato che non c’entrava con la soluzione. Queste due cose mi hanno lasciata perplessa: è vero che solo in un mondo perfetto non esistono refusi e piccole sbavature, ma in un gioco basato sull’osservazione di particolari apparentemente minimi non credo ci debbano essere.

 

Mexica
Mexica
Lasciato il gruppetto, io e Viviana siamo andate a salutare Eithereven da PlayaGame ed abbiamo provato Mexica, gioco in due ere basato sulle maggioranze ottenute dal valore dei templi (di diversa altezza). Nella partita a due giocatori, vengono messi ad inizio partita i templi di un altro colore. Ogni turno il giocatore attivo ha a disposizione 6 punti azione da spendere tra movimento, costruzione ponti e templi e sistemazione canali. All’inizio della partita vengono scelti casualmente dei gettoni, il cui numero indica da quante caselle deve essere costituito uno spazio delimitato per fornire punti, sia al momento in cui si chiude che a fine era. All’inizio della seconda era i giocatori ricevono un nuovo set di templi e si mettono nuovi gettoni. Le ere terminano quando sono finiti sia i gettoni che i templi di almeno un giocatore. Il gioco è carino e molto cattivo, ma in due non mi ha entusiasmata. La componentistica è fatta bene: i templi sono di ottima fattura e danno proprio soddisfazione a maneggiarli. Piccola nota: encomiabile lo sforzo di Eithereven per ambientare il gioco, continuando a chiamare i pedoni Pilli Mexica, ma tanto per me erano e restano “pupazzetti”.  :)
 
Santa Maria
Santa Maria
Poi, siamo andate a provare Santa Maria, gioco basato principalmente sulla gestione dadi: a turno i giocatori scelgono un’azione principale tra attivare edifici sulla propria plancia (tutte diverse) usando dadi bianchi (comuni a tutti) o blu (personali), aggiungere nuove tessere edificio o inviare i propri monaci in missione. Attivando gli edifici si ricevono risorse o si avanza sui tracciati dei monaci (ottenendo ulteriori dadi blu) e dei conquistatori. La partita termina dopo tre anni, ma in fiera ce ne hanno fatto fare solo uno. In realtà, il dimostratore ci ha “velocizzato” il gioco, facendoci ottenere più speditamente altri dadi blu: nelle sue intenzioni questo ci avrebbe fatto capire meglio il flusso di gioco futuro, ma invece non ci ha permesso di capire bene come girasse veramente il gioco. Peccato perché io amo molto i giochi di combo ed avrei preferito giocarlo così com’è.  
Tripolo
Tripolo

Dopo la pausa pranzo, abbiamo trovato libero il tavolino di Tripolo, una specie di tris. Poiché era messo sui tavolini mobili da esposizione, in assenza di spiegazione il regolamento lo abbiamo letto da sole. Ogni giocatore ha un mazzo di carte e vince chi le termina prima, calando i “tripoli”: sono terne di carte poste in linea dritta, orizzontale, verticale e diagonale (come nel tris) accomunate dal colore, dalla lettera dell’alfabeto o dal disegno. Il gioco è semplicissimo ed è stato il mio unico acquisto in fiera. La scatolina è tonda, di latta, graziosa.

 

Santorini
Santorini
Viviana e io ci siamo sedute al tavolo di Santorini, titolo che entrambe volevamo provare da un po’ e che si è rivelato molto più profondo e divertente di quanto sembrasse dalla spiegazione. A turno ognuno muove e poi costruisce un piano degli edifici. Vince chi riesce per primo a far salire il pedone sul terzo piano, passando ovviamente dai piani intermedi. Gli edifici sono comuni ad entrambi, ma l’avversario può essere ostacolato costruendo la cupola che blocca il terzo piano. Abbiamo iniziato un po’ titubanti, ma dopo ci siamo accanite al punto da riempire quasi tutta la plancia di edifici! Avendo possibilità, abbiamo fatto la rivincita, che però è durata molto meno. Noi abbiamo provato la modalità base, ma nella scatola sono presenti varie carte divinità con poteri diversi. Lei l’ha preso subito, a me l’ha preso Mariano a fine fiera. Si stava iniziando a far tardi e, dopo il giro di saluti, sono tornata a casa.

 

Turisti al Comicon
"Turisti" al tavolo
Bilancio della fiera: il Comicon resta un’occasione per rivedere amici e salutare i vari editori che col tempo ho conosciuto. Era parecchio, ormai, che non giocavo così tanto ad una fiera e devo dire che mi sono divertita. Nonostante le solite polemiche sui giochi non da gamer, ma da giocatori occasionali, io noto con piacere che l’area games è sempre più apprezzata dai visitatori, continuando al contempo a rimanere la più vivibile dell’evento e, di conseguenza, anche gli editori ormai sono presenti in buon numero, facendoci nutrire la speranza che possa, un giorno, diventare una piccola Modena del Sud. 

Commenti

Grande Mica, ottimo Comiconreport.

E' stato un piacere rincontrarti e condividere qualche esperienza di gioco insieme al gruppo.

Sempre un piacere giocare coi Goblin :)

Anno dopo anno sempre meglio il Comicon: peccato non aver potuto incrociare la nostra intrepida redattrice! :-)

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