Diario di un Covid ludico

TdG: pennuto77

Il resoconto di un periodo di malattia che si è però rivelato assai proficuo dal punto di vista del gioco.

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Mai avuto il Covid fino a dieci giorni fa. Ho fatto le tre dosi canoniche di vaccino e sempre fatto attenzione in ottemperanza alle regole generali.

Sono stato dici giorni a casa con moglie e due figli positivi, nulla. A inizio ottobre sono andato a Essen, cinque giorni chiuso in padiglioni con più di 100.000 persone da tutto il mondo; sano come un pesce. A inizio novembre sono stato due giorni a Lucca Comics & Games, chiuso al padiglione Carducci con altre decine di migliaia di persone; il ritratto della salute. 
Poi due settimane fa vado a una cena aziendale, in tutto tredici colleghi, e mi prendo il Covid da un ragazzo venuto da Milano seduto pure lontano da me.       
Altro che Final Destination, quando deve capitare capita, c’è poco da fare.         
Ignaro di averlo preso sabato vado alla GobCon di Orte con l’amico giocatore di sempre Luca Leon-ippo, e senza volere lo contagio (fortunatamente l’unico della Con cui ho passato l’indesiderato ospite). Ci ammaliamo entrambi poco dopo, io martedì e lui mercoledì.

Resto dieci giorni chiuso nella stanza dove ho il pc di lavoro, e un divano letto, nella porta accanto alla mia c’è il bagnetto di servizio. Non vedo nessuno, parlo con i familiari da dietro la porta, mi passano solo il cibo. Sto maluccio i primi tre giorni ma senza soffrire perdita di gusto e olfatto, senza febbri alte. Mi accompagnano per qualche tempo dolori articolari e mal di testa. Posso senza dubbio dirmi fortunato. Il Covid è una malattia che può essere grave e terribile, non va sottovalutata. Nel mio caso è stata una passeggiata.     

Io lavoro nel campo dell’Intelligenza Artificiale e in generale sono uno cui piace essere al passo con i tempi e con le nuove tecnologie. Penso che gli strumenti non siano mai buoni o cattivi, dipende sempre da come li si usa. La pandemia ci ha costretto a trovare sistemi alternativi per vedersi e magari continuare a giocare, Tabletop Simulator è stato uno di questi, e durante il Lockdown l’ho usato abbastanza, per poi dimenticarlo una volta ritrovata la possibilità di giocare insieme di persona.

Ma bloccati in camera per il Covid, isolati dalle nostre stesse famiglie, io e Luca ci siamo sentiti e abbiamo organizzato dieci giorni di giochi online per passare il tempo e provare titoli nuovi o vecchi, che, per un motivo o per l’altro, non eravamo riusciti mai a provare.

Sia chiaro, non c’è paragone con il giocare in presenza, ma in situazioni come queste e con l’abitudine di stare dietro uno schermo con mouse e tastiera, non ho nessun problema a giocare in questo modo se non ci sono alternative.
Per cui di seguito vi presento, in ordine cronologico, la carrellata dei giochi provati durante una reclusione che sarebbe potuta essere decisamente meno divertente:

Unconscious Mind

Titolo della FANTASIA Games per 1-4 giocatori attualmente (mentre scrivo l’articolo) su Kickstarter con una campagna che sta andando molto bene. Ci faccio ben due partite in 3 e in 2 giocatori. È un gioco che mi ha subito catturato per la grafica superba, i materiali molto curati ed un tema inusuale. I giocatori, infatti, impersonano degli studiosi della mente che si sono riuniti agli inizi del ‘900 nello studio di Freud a discutere dell’interpretazione dei sogni e della cura dei pazienti in analisi. Le meccaniche sono quelle del piazzamento lavoratori, costruzione di un motore e programmazione delle azioni. La fine del gioco non è fissa ma dipende dall’avanzamento del segnalino di Freud su un tracciato della fama, in base al comportamento dei giocatori. C’è un tabellone delle azioni dove si piazzano i propri lavoratori (ovvero dei segnalini idea) per svolgere le azioni del gioco, un altro tabellone dove ci si muove in base a determinate condizioni su una rondella raffigurante i quartieri di Vienna e poi una serie di carte raffiguranti i sogni, i pazienti e i malesseri di cui soffrono. Le carte dei sogni sono semplicemente stupende, illustrate da Andrew Bosley e Vincent Dutrait, le carte dei malesseri sono trasparenti e si pongono sopra quelle dei pazienti per poi rimuoverle quando si curano. In generale la grafica del titolo è davvero qualcosa che teme pochi rivali nel nostro mondo. Il gioco ha poche azioni molto semplici ma che scatenano una serie di incastri, bonus ed effetti che sono complessi da gestire e ottimizzare. Si tratta di un titolo di peso medio alto, sebbene le regole siano semplici e i turni veloci e lineari. Ci sono anche un paio di espansioni che però non sono ancora state implementate su TTS. Il titolo mi è piaciuto molto e trovo l’ambientazione abbastanza sentita e ben fatta. Le scelte sono difficili e sofferte e il timing piuttosto importante. L’interazione tra i giocatori non è altissima ma trattandosi di una corsa a chiudere prima e meglio degli altri si sente l’ansia e la fretta oltre che la lotta serrata ad accaparrarsi gli obbiettivi comuni per chi raggiunge prima certi requisiti dato che chi li prende ottiene punti bonus senza costi. Durante la campagna hanno sbloccato due espansioni e una serie di partenze asimmetriche con obbiettivi nascosti che sono sicuro aumenteranno la longevità e varietà del titolo. Per quanto mi riguarda è un acquisto sicuro. Indipendente dalla lingua.

Voto finale: 8,5

Pampero

Questo gioco lo avevo già provato ad Essen con l’autore ma senza finire la partita. In due sicuramente non è la configurazione ideale riducendosi molto la lotto sulla mappa (che comunque scala con il numero di giocatori) ma funziona comunque. Giochiamo in due cercando di incrementare al meglio la produzione di energia eolica e in generale l’infrastruttura energetica dell’Uruguay. Il titolo è per 1-4 giocatori e ha una durata dichiarata di 60-150 minuti che secondo me è fin troppo pessimistica assestandosi in 60-90 minuti reali. Il suo principale punto di forza, anche in questo caso, è una struttura del turno semplice e lineare con pochissime azioni tra cui scegliere ma tante considerazioni tattiche e strategiche da fare. È un titolo stretto e veloce, si fanno meno di 20 azioni a testa in cui principalmente si gioca una carta per andare a costruire strutture nelle varie regioni della mappa. Occorre fare le cose con il giusto tempismo, prima e meglio degli altri ma stano attentissimi ai costi, essendo i soldi sempre pochi e sudatissimi. Un bel titolo che mi lascia perplesso solo per alcuni piccoli bilanciamenti e per la forse non eccelsa variabilità tra le partite. Alla fine, ho deciso di non partecipare alla campagna aspettando fiducioso una versione italiana (il gioco è comunque indipendente dalla lingua) per cercare di spendere un pochino meno.

Voto finale: 8

Mosaic: a Story of Civilization

Sarò sincero, questo titolo l’ho saltato senza problemi su Kickstarter. Dalla lettura delle regole mi era parso poco interessante, over-prodotto e troppo costoso per quello che offre in termini di gameplay. Ovviamente però decidiamo che l’occasione di provarlo su KS è ghiotta e intavoliamo una partita in 2 (sicuramente non il numero ottimale per l’interazione con logiche di maggioranza sulla mappa). Le regole sono molto semplici, di fatto si devono prendere carte per aumentare la propria popolazione che serve a costruire nuove città in mappa. Oppure si acquistano carte che danno nuove capacità e forniscono le fondamentali icone (ce ne sono 9 diverse) che servono a comprare altre carte e ad ottenere degli obiettivi che danno punti al primo che li raggiunge. Sulla mappa si possono fare nuove città e arruolare truppe. Con città e truppe si ottiene il controllo delle regioni e, all’uscita di determinate carte scoring mescolate nei vari mazzi di gioco, punti per le maggioranze sulle diverse regioni della grande mappa esagonale. Le meccaniche sono semplice, al proprio turno sono poche le opzioni e la maggior parte richiede di avere determinate icone o pagare le risorse del gioco per prendere nuove carte o costruire l’esercito o le strutture urbane. Proprio questa semplicità è il suo punto di forza e la sua debolezza. L’ordine di uscita delle carte, specie in più giocatori, potrebbe essere determinante, regalando proprio le icone cercate al giocatore contro cui stavi correndo per raggiungere un determinato obiettivo. Si sarebbe potuto ovviare al problema dividendo i mazzi per era, come fanno tanti altri titoli del genere (Through the Ages ad esempio), ma si è scelto invece di lasciare tutto al caso a beneficio della semplicità. La cosa andrebbe anche bene se fosse realmente un titolo da 90-120 minuti come dichiarato sulla pagina di BGG. Invece, specie con 4-6 giocatori, temo che si sfori abbastanza tali tempistiche. Altro grave difetto è l’ergonomia, la mappa è enorme e si legge poco, occorre sempre stare a fare i conti dei punti controllo che tutti i giocatori hanno nelle varie regioni e, sia la versione con le miniature (costosissima) che quella senza, non sono particolarmente leggibili sul tavolo. Il prezzo anche è esorbitante per un gioco medio tendente al family per profondità e meccaniche. Dunque, un brutto tiolo? No, il gioco funziona e diverte, ma alcune scelte di design e di ergonomia lo hanno penalizzato facendomi restare contento di non aver speso un capitale per pledgiarlo durante la campagna KS. C’è parecchio testo su molte carte anche se abbastanza semplice.

Voto finale: 8

Corrosion

Da quando fu presentato ad Essen due anni fa sono sempre restato curioso di provare questo strano titolo di engine-building con un meccanismo di scorrere del tempo che costringe a pianificare con buon anticipo ciò che si va a costruire per sfruttarlo prima dell’inevitabile deterioramento. Si giocano delle carte ingegnere per costruire macchinari, comprare nuovi ingegneri ed eventualmente seguire l’azione fatta dal giocatore di turno con una carta dello stesso tipo ma di valore più alto. Le carte con valori bassi tornano in mano prima ma permettono azioni meno potenti. Le carte con valori alti ci mettono di più ad essere recuperate. Si possono poi ottenere risorse per costruire (ingranaggi di tre tipi diversi, due dei quali deperiscono se non usati in tempo mentre uno no), oppure costruire macchinari di tre tipi. Quelli che al momento giusto svolgono la loro funzione una volta e poi si tolgono, quelli che in fase di produzione producono per tutti i turni in cui rimangono in gioco prima di deperire, e quelli che restano sempre in gioco ma possono essere sostituiti da altri avendo solo tre slot a disposizione. I punti sono dati durante il gioco e da carte obbiettivo che si acquistano durante il gioco ma che sono in numero limitato. Il gioco funziona bene e presenta meccaniche interessanti e un flusso di gioco diverso dal solito. Il problema è che risulta un tantino lungo per quello che offre per cui temo che vedrebbe il tavolo da gioco meno di quanto un acquisto necessiterebbe. Nel complesso ci è piaciuto comunque, magari in futuro potrebbe entrare in collezione in presenza di qualche succosa offerta. Non è indipendente dalla lingua.

Voto finale: 7,5

Dice Throne: Season Two

La meccanica di Yatzee re-implementata con poteri e duelli all’ultimo dado. Filler da 10 minuti in cui alla guida di un personaggio con caratteristiche e identità particolari dovremo scontrarci con gli altri giocatori lanciando dadi con la meccanica di Yatzee dei due rilanci massimo. Con le combinazioni dei risultati si fanno danni, si attivano poteri e si giocano carte spendendo i punti che si accumulano di turno in turno. Lo scopo è mandare a zero i punti vita degli avversari in duelli davvero spettacolari. Le combinazioni sono interessanti e le carte contribuiscono a dare varietà e possono potenziare gli effetti di base del proprio personaggio. I personaggi sono molti e tutti differenti, ognuno con le sue peculiarità e il suo stile di gioco. La grafica e i materiali sono superbi (ho avito modo di vederlo anche dal vivo) e anche il packaging è molto curato. Un giochino carino che è perfetto per quello che deve fare, offrendo esattamente ciò che promette e facendolo in modo moderno, fresco e divertente. Ovviamente non è il mio genere ma rimane un eccellente prodotto, sebbene sia dipendente dalla lingua e piuttosto costoso.

Voto finale: 7,5

The Hunger

Ultima fatica di quel geniaccio di Garfield (non il gatto ma l’autore di Magic). Si tratta di un deck-building con mappa che implementa una meccanica simile a quella di Clank per cui occorre avanzare su un percorso partendo dal centro per poi farvi ritorno prima che finisca il tempo. Nel gioco impersoniamo vampiri che escono dal castello per papparsi gli umani ma devono tornarci prima della fine della notte pena l’eliminazione (in termini letterali) dal gioco. Muoversi lungo il percorso allontanandosi dal castello è indispensabile per arrivare nei luoghi più redditizi in termini di punti (umani) ma allontanandosi e mangiando umani si ingolfa il proprio mazzo e si rischia di non tornare in tempo. Ci si muove con le carte in mano e si spendono i punti non usati per il movimento per interagire con i luoghi e comprare nuove carte. Di base le carte possono essere di tre tipi: carte vampiro che fanno muovere e danno poteri utili, famigli che una volta giocati rimangono a terra e danno poteri senza ingolfare il mazzo, e gli umani che sono la fonte principale di punti ma non hanno movimento e alle volte danno anche dei malus. Mangiare tanto da punti ma poi si rischia di pescare solo carte che non ti fanno muovere e non riuscire quindi ad arrivare in tempo nuovamente al castello. Se invece si mantiene il mazzo agile si fanno pochi punti. Il bilanciamento delle due cose e la tensione dovuta al dover tornare indietro in tempo, rendono il gioco interessante e carino. Personalmente lo trovo un ottimo family in grado di divertire sia i giocatori più navigati che quelli più casuali, perfetto per serate in famiglia con i figli o quando si hanno ospiti. Le regole sono poche ed è un family+ da poter giocare fino a 6 giocatori senza una durata eccessiva (60 minuti). C’è una discreta dipendenza dalla lingua per cui consiglio di comprare la versione italiana uscita con Cranio.

Voto finale: 7

Stardew Valley

Cooperativo fino a 4 giocatori ambientato nel mondo di un famoso videogioco (che io non conosco). Si devono raccogliere risorse, comprare animali e stalle, pescare, scavare una miniera affrontando eventuali mostri per succose ricompense, trovare oggetti rari da portare al museo e tante altre cosine. Il livello di sfida è modulabile e mi pare adeguato, l’ambientazione tratta dal videogioco è carina e ben resa da abbondanti materiali e una grafica accattivante. La durata non è bassa (45-200 minuti) e c’è parecchio bookkeeping dovendo gestire lo scorrere delle stagioni e le mille cose che si possono fare. Anche le regole non sono pochissime e alla fine quindi questo cooperativo non è facile da proporre a chiunque. Rimane un buon titolo ma non lo comprerei, sarebbe più che sufficiente giocarlo una volta ogni tanto quando capita. C’è testo anche se poco e per quello che offre credo sia ottimale in 2-3 giocatori al massimo per limitarne la durata.

Voto finale: 7-

Terracotta Army

Uno dei tanti titoli con “rondella” di questa Essen che però dal regolamento non mi aveva attratto tanto da spingermi a giocarlo in fiera. Così approfittiamo dell’occasione per provarlo su Tabletop Simulator. Siamo artigiani intenti a scolpire il famoso esercito di terracotta attraverso il piazzamento dei nostri lavoratori (specializzati o meno) lungo gli spicchi di una ruota che permette ad ogni piazzamento di svolgere fino a tre azioni in sequenza dal cerchio più interno della ruota a quello più esterno. Volendo, prima di piazzarsi, è possibile pagare per ruotare in senso opposto i due cerchi più interni della ruota stessa in modo da combinare diversamente le tre azioni da compiere. Oltre a raccogliere l’argilla per le statue (che si secca tra un turno e l’altro e va bagnata con l’apposita azione) si possono poi specializzare i lavoratori (per poterli piazzare in spazi già occupati) e ottenere a pagamento i favori di artigiani speciali per il resto della partita che danno bonus su determinate azioni e una rendita ad inizio turno. Quando si costruiscono le statue è possibile ottenere un potere da esse avendo il giusto utensile da abbinarci e il loro piazzamento è cruciale per gli scoring a fine turno e le maggioranze per tipo di statue contigue a fine partita. Il gioco è stretto, le azioni e le risorse sono sempre poche e la lotta per accaparrarsi le azioni migliori è serrata e richiede un’attenta pianificazione. Il titolo funziona e fa il suo dovere ma alla fine risulta molto freddo a calcoloso, specie nella parte di posizionamento delle statue sulla griglia per i punti. In definitiva non ci ha convinto e non mi sono divertito molto a giocarlo. I materiali sono ottimi e abbondanti con un sapiente uso persino della scatola di gioco, indipendente dalla lingua.

Voto finale: 5,5

Age of Comics

Si era fatto un gran parlare di questo piazzamento lavoratori con il bellissimo tema della pubblicazione di fumetti nei primi decenni del 900. È stata fatta una campagna Kickstarter cui non ho partecipato. Piazzandosi negli appositi spazi si vanno a prendere soldi, sponsor, scrittori, disegnatori e fumetti da pubblicare. Le carte che rappresentano il fumetto, il disegnatore e lo scrittore possono essere prese da una fila di carte disponibili e possono essere di vari colori a rappresentare i diversi generi di fumetto pubblicabili. Se il genere del fumetto coincide con il genere preferito del disegnatore e dello scrittore si ottengono più punti a fine partita. Ogni pubblicazione rimane su una track e da punti a fine era per la migliore fra tutte per poi scendere di appeal. Mi spiace dirlo ma il gioco è terribile. È banale, ripetitivo, in balia dell’uscita delle carte e appare anche molto sbilanciato (l’azione per gli sponsor è molto più impattante del resto sulla partita). Il gioco non ha mordente, non è interessante e non ha idee. L’unica cosa che attrae è la grafica retrò e il tema, per il resto è un gioco vecchio, con meccaniche già viste e implementate piuttosto male. Indipendente dalla lingua.

Voto finale: 4

Wayfarers of the South Tigris

Nuovo titolo per una nuova trilogia ad opera di Philipps e Macdonald. Questa volta siamo trasportati tra le dune del califfato di Baghdad del 820 a.C. e impersoniamo esploratori, astronomi e cartografi. Durante il gioco si piazzano dadi e lavoratori su varie carte in giro per il tabellone allo scopo di compiere azioni, raccogliere risorse e comprare carte da aggiungere alla propria plancia per andare a formare un variegato paesaggio. I dadi possono essere gestiti e ottengono icone utili a svolgere azioni tramite l’implementazione di tessere bonus sulla propria plancia. Ogni carta può dare nuove icone, nuove azioni e bonus in partita o punti per il conteggio finale. Su un tabellone centrale i giocatori fanno avanzare lungo un percorso a bivi il proprio segnalino con l’apposita azione. Ma tale avanzamento richiede una seri di requisiti via via più difficili per poter poi giungere alla fine e decretare la fine della partita. Se piazzi i tuoi lavoratori su una carta di quelle disponibili rimane lì e viene recuperato da chi comprerà in seguito la carta stessa. Si possono così ottenere altri lavoratori (ma sono sempre gli stessi dei vari giocatori che cambiano di proprietario) e se ne possono ottenere di nuovi e più potenti avanzando sulla track centrale del viaggio descritta sopra. Allo stesso modo si possono ottenere anche nuovi dadi (che non si perdono mai usandosi solo sulle proprie carte e sulla propria plancia). Ci sono tante cose da considerare, tanti modi per fare punti e tutto è teso alla raccolta dei requisiti per ottimizzare i punti a fine partita in base alle carte punteggio comprate durante la stessa. Il gioco è molto interessante e ha meccaniche piuttosto originali nel loro complesso e amalgama. Tante opzioni, tante cose da fare e un sistema di punteggio vario e non banale. Ci è piaciuto parecchio questo titolo che sembra essere un passo in avanti quanto a complessità e target, quindi più in linea ai miei gusti. Per me il migliore tra quelli usciti fino ad ora. È indipendente dalla lingua.

Voto finale: 8+

Lacrimosa

Altro gioco di questa Essen di cui si è fatto un gran parlare, complice un tema inusuale e materiali e grafica davvero accattivanti. Siamo amici del compianto Mozarth e dobbiamo concorrere alla scrittura delle sue memorie e al completamento della sua ultima sinfonia. Il gioco si svolge in un numero prestabilito di round durante i quali i giocatori a turno giocheranno 4 azioni subordinate dall’uso di una coppia di carte ogni volta scelta tra le 5 in mano. Una carta stabilirà quali azioni faremo e una la rendita da ottenere a fine round. Le azioni sono l’acquisto di nuove carte (ma si scarta una precedente tenendo il mazzo sempre a 9 carte totali), l’acquisto di opere da poter inscenare per una rendita o vendere per un bonus una-tantum. Assoldare uno dei due compositori della partita per completare l’opera e ottenere punti a fine partita, girare per l’Europa per ottenere vari bonus. Ci sono i soldi da amministrare più tre tipi diversi di punti storia ottenibili in forma definitiva come segnalini o transitoria su delle track che si azzerano ogni fine round. Il sistema di punteggio è stretto e tanti punti occorre farli comprando specifiche tessere con il viaggio in Europa. Il gioco è fatto bene, piacevole da giocare e molto lineare nello svolgimento. Le cose da incastrare sempre poche rispetto a ciò che si vorrebbe e i punti vanno ottimizzati per farli rendere al massimo. Devo dire che ero partito scettico invece il titolo gira bene e diverte. Risulta però molto costoso a causa di materiali che potevano essere fatti un pochino meno lussuosi, anche per rendere tutto più leggibile. Comunque, un ottimo titolo, indipendente dalla lingua e divertente da giocare.

Voto finale: 8

Trekking Through History

Giochino semplicissimo in cui dobbiamo scegliere ad ogni turno una carta con una data su di essa e alcune icone. Le carte vanno giocate sempre in ordine cronologico. Se si prende una carta che non rispetta tale ordine si deve chiudere il set di carte prese fino a quel momento che darà tanti più punti quanto più numerose sono le carte che lo compongono. Inoltre, le icone danno segnalini da andare a piazzare su una plancetta scelta ad inizio round (ci sono tre round in tutto) che daranno bonus per il loro accumulo in set diversi o uguali. Ogni carta costa una quantità di tempo prestabilita (scontabili con appositi segnalini) e quando si finisce il tempo a disposizione si finisce il round. I giocatori agiscono sempre in base a chi ha speso meno tempo in una meccanica come quella di Patchwork e altri titoli. Il gioco è semplicissimo, anche troppo. La fortuna nell’uscita delle carte determinante e il livello di scelte richiesto è molto basico attestandosi in un family semplice e breve ma con materiali molto curati. Non il mio genere e comunque davvero troppo povero nelle scelte da fare per i miei gusti.

Voto finale: 6

Cascadia

Un astratto molto semplice nelle meccaniche ma per nulla banale nel sistema di ottimizzazione delle carte punteggio. Ogni turno si sceglie una coppia di esagono più gettone animale. Che andranno poi a doversi piazzare insieme agli altri esagoni presi in precedenza. Gli esagoni mostrano il o i tipi di animale che possono ospitare e quindi si dovrà andare a piazzarli e sceglierli con una certa attenzione. Gli esagoni hanno anche una serie di territori disegnati che si devono cercare di accoppiare tra loro in modo da formare insieme i più vasti possibile per fare punti a fine partita. Oltre ai punti per i territori (con un bonus di maggioranza a chi ha il più grosso di ogni tipo), gli animali forniranno punti in base a pattern prestabiliti dalle carte punteggio uscite per ogni animale e diverse di partita in partita. Ci saranno gli animali che vanno messi vicini, che non devono toccarsi, che devono stare in linea di vista tra loro o vicini ad altri animali diversi da loro, ecc ecc. È un titolo astratto, semplice, che dura poca ma ha un buon livello di sfida. I materiali sono gradevoli e funzionali e la durata è giusta per l’esperienza che offre. C’è testo nelle carte punteggio e basta. L’ho trovato molto centrato come gioco e nella sua categoria fa benissimo il suo dovere come testimoniato dai diversi riconoscimenti vinti.

Voto finale: 8

March of the Ants

Gioco a tema formiche in cui ci troviamo a dover far crescere il nostro formicaio meglio degli altri potendo anche darcele di santa ragione. Il gioco è molto semplice ma per nulla banale e ogni mossa ha un peso specifico molto importante dato che la partita dura poco e si fanno un numero limitatissimo di azioni. Eppure, si tratta di un gioco quasi scacchistico con un’importanza strategica elevata e che necessita una buona pianificazione. Si devono esplorare e controllare tessere per poter ottenere cibo e larve. Con il primo si pagano le azioni e con le seconde si fanno nuove formiche per invadere altre tessere e combattere contro gli altri giocatori. È possibile muovere, comprare carte, giocare carte (che sono upgrade per le nostre formiche o eventi) ed esplorare. Un peso medio per durata e regolamento ma molto interessante e veloce, forse soffre di poca longevità ma so che esistono anche delle espansioni. Promosso con riserva, occhio alla lingua perché c’è diverso testo sulle carte.

Voto finale: 7,5

Witchstone

Peso medio abbastanza astratto di Knizia e Chiacchiera. Re-implementa la meccanica di Genial portandola in un gioco di bonus e collezione token su una mappa comune, con tracciati e vari incastri da ottimizzare. Le regole sono semplice ed è pensato per un pubblico casual pur non essendo banale. Ogni turno si piazza una tessera con due azioni riportate su una griglia esagonale. I due esagoni della tessera fanno fare le azioni riportate su di essi un numero di volte pari al numero di esagoni con la medesima azione già sulla plancia e connessi alla tessera appena posta. Con tali azioni si possono fare punti, collegamenti sulla mappa comune, ottenere bonus, salire su track e prendere carte con obiettivi di fine partita. Insomma, c’è un calderone (letteralmente) di roba da fare, anche troppa direi per una pioggia di bonus che non mi ha soddisfatto pienamente ma che risulta appagante e divertente da giocare. Un buon prodotto che dubito possa risultare troppo longevo ma che fa bene il suo lavoro per il target cui strizza l’occhio. Chiacchiera sviluppa e migliora un astratto di Knizia donandogli nuova vita e una livrea family più facile da intavolare (e vendere).

Voto finale: 7-

Orianenburger Canal

Ultima fatica di Rosenberg questo gioco di carte da posizionare su una griglia 3x4 mi aveva davvero fatto storcere il naso a causa di una meccanica di base molto semplice e di materiali e grafica ai limiti dell’agghiacciante. Invece si è rivelato una vera sorpresa risultando un gioco strettissimo, quasi claustrofobico, fatto di combo da pensare e sviluppare con attenzione lungo una partita che parte pianissimo e poi accelera via via che si costruisce il proprio motore di risorse e punti. Ogni turno il primo giocatore fa tre azioni e il secondo due, posizionando i propri segnalini su una griglia di azioni che aumenta in stile agricola e che permette di fare risorse e comprare nuove carte. Con le carte e le risorse acquistate si va a popolare la propria griglia che tra una carta e l’altra ha spazio per uno dei 4 tipi di strada/canale da costruire. Finché le carte non vengono circondate da tali strade/canali non vengono attivate e non danno bonus. Inoltre, si possono anche fare dei ponti in grado di attivare le carte una seconda volta. Tutto è strettissimo, le risorse sono poche, i soldi ancora meno e i punti arrivano quasi solo a fine partita. Un gioco essenziale, asciutto ma per nulla semplice che va a braccetto con l’ottimo Findorff di Friese. Che si stia tornando al sempre ottimo stile classico di una volta? Dipendente dalla lingua per il numeroso testo sulle carte.

Voto finale: 8

 

Finito il resoconto di questa maratona ludica fatemi solo specificare che, tolti alcuni giochi (Unconscious Mind e Cascadia), si tratta di impressioni basate su una sola partita e pertanto vanno prese con il beneficio del dubbio. Una sola partita non basta a dare un parere ragionato e preciso ma serve solo a farsi un’idea del gioco provato; questo è quello che ho voluto trasmettere a voi nella speranza di avervi comunque trasmesso un’idea, anche se approssimativa, dei giochi trattati. Considerate anche che sono state tutte prova fatte online e quindi l’esperienza non può che essere diversa rispetto a una partita intorno al tavolo.

Commenti

Ecco, quando il giocatore German si scoraggia perché il genere è dato per morto dovrebbe leggere i tuoi articoli.

Tanti tanti complimenti.

L'unica pecca è che questo articolo si poteva spezzettare e Agzaroth avrebbe avuto materiale per un mese almeno!

Bravo! Penso che mi concerdero' qualcuno di questi giochi! 

March of the Ants è l'unico che possiedo attualmente dei giochi citati: davvero una chicca, un 4X che si gioca in un'ora a tema formiche. 

Di Unconscious Mind aspetto la versione retail, spero in italiano.

Dice Throne, condivido tutto, tranne la lingua... Si trova tutto tradotto :P

Age of comics come ambientazione mi interessava ma non l'ho pledgiato perché c'era qualcosa che non mi convinceva. Mosaic neanche per la terribile ergonomia. Da provare Unconsciound Mind e Pampero

Mi hai stupito con la stroncatura "all-in" di Age Of Comics. Sono stato ad un passo dal fare il pledge perché ne avevo sentito parlare sempre bene ma il tuo punto di vista è molto tranchant. 

Beh, che dire, una convalescenza piena di filler... :) Personalmente una simile infilata di cinghialoni (o giù di lì) penso di non riuscirla a fare nemmeno da sano, figurati con 2 linee di febbre (quasi mortali per noi maschietti)...

Comunque, ottima selezione di titoli ! E ben tornato tra i negativi :)

Mi trovo abbastanza in disaccordo con questa tua frase su Witchstone:

"Chiacchiera sviluppa e migliora un astratto di Knizia donandogli nuova vita e una livrea family più facile da intavolare (e vendere)"

Secondo me Geniale nella sua semplicità è decisamente meglio di Witchstone

Hai ragione. Non è migliore ma solo diverso e non un puro astratto. Geniale è soprattutto una categoria differente, non necessariamente peggiore.

yota77 scrive:

Dice Throne, condivido tutto, tranne la lingua... Si trova tutto tradotto :P

Amatorialmente tradotto, vero :-)

Hai distrutto ogni mia velleita' di recuperare Age of comics in un colpo solo. Purtroppo quello che hai scritto era la mia impressione un po' piu' edulcorata durante la campagna: molto bella la tematica, ma il gioco mi pareva ripetitivo...poi avevo letto commenti positivi e mi ero pentita e stavo cercando un late pledge.

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