
Complimenti a Korn per la recensione, che fa capire il modo ideale per approcciare un gioco del genere, senza svelare particolari importanti. Davvero un ottimo investigativo.
Saremo solo chiacchiere e distintivo?
Detective: A Modern Crime Board Game è un gioco investigativo per 1-5 persone di Jakub Łapot, Przemysław Rymer e Ignacy Trzewiczek (che l’ha anche prodotto con la sua Portal Games), pubblicato nel 2018 e inserito nei migliori otto giochi del premio Goblin Magnifico edizione 2019.
Ma veniamo a lui: ho provato Detective perché l’avevamo nella ludoteca dell’associazione e me ne avevano parlato bene. Dopo aver letto qualcosina in rete, ho scelto di giocarmelo a casa, con la mia compagna, comodo e rilassato, dedicandogli cinque serate abbastanza ravvicinate.
La trama del gioco si dipana, infatti, lungo cinque casi tra loro collegati da un unico fil rouge.
Cercherò di non svelarvi nulla di rilevante, o quantomeno nulla che non possiate conoscere dall’apertura della scatola e dalla lettura del regolamento.
L’accesso alle informazioni è ovviamente selettivo: all’inizio avrete poche informazioni, poi, man mano che avrete raccolto indizi, il database si popolerà sempre più, fino a disorientarvi se non avrete proceduto in maniera sistematica a crearvi diagrammi, mappe concettuali e una coerente e ordinata sequenza di appunti, riportati magari in un prezioso taccuino.
Se saprete immergervi nell’adatto ambiente (vedi paragrafo sotto, "Consigli sulla fruizione"), avrete una totale immersione nella storia e nelle dinamiche di un gruppo di agenti alle prese con un caso da risolvere.
Alcune tessere personaggio da scegliere all’inizio del gioco per caratterizzarvi e fornire piccole asimmetrie di approccio alla partita, alcuni token in legno e cartoncino, una plancia con la time track, ossia il tracciato del tempo su cui farete muovere un segnalino a simboleggiare l’ineluttabile fluire delle ore e dei giorni verso la fine del tempo disponibile, e quindi del caso. Sopra la time track sono raffigurate anche le varie location in cui potrete muovervi per risolvere l’indagine.
Il cuore del gioco, però, sono i mazzi di carte, di buona fattura e che non rimescolerete mai (quindi scordatevi di imbustarle, anche perché non dovete assolutamente guardare: se le imbustate chiamatemi che vi consiglierò uno strizzacervelli, uno di quelli bravi, che vi aiuti…)
Il gioco è localizzato in italiano, sia la scatola che il portale internet (tracce audio comprese). Complimenti alla Pendragon per il lavoro fatto (occhio però che nella prima edizione c’erano un paio di errori che compromettevano il gioco… prendete la seconda dove sono stati corretti!).
Di per sé non sono particolarmente innovative: essenzialmente un caso si basa sulla gestione di un mazzo di carte numerate che non dovrete mai leggere o mischiare, a meno che non vi sia esplicitamente detto. Ogni carta rappresenta una situazione, un evento o una pista da seguire. Ognuno dei casi inizia con il vostro capo che vi dà una breve descrizione dell’accaduto, fornendovi alcune piste iniziali: ogni pista equivale a un numero di carta, che quindi potrà essere letta portandovi, se avrete fiuto, ad altre piste…
Fin qui sembra facile. Il problema è che ogni pista richiede tempo per essere seguita, e di tempo ne avrete poco… quindi non potrete seguire tutto!
Non pensate, però, che siano indizi occultati ma chiari (scusate l’ossimoro), come in molte Escape room da tavolo. Qui la cosa è più sottile… più impalpabile: vi farete trasportare da deduzioni, intuizioni, istinto, senza avere quasi mai la certezza che la pista sia quella giusta.
Durante il caso, in alcuni momenti salienti potrete raccogliere degli indizi in forma di codice (sostanzialmente delle lettere associate a dei simboli grafici). Caricando questi codici sul portale riuscirete ad acquisire delle informazioni preziose. Questa meccanica, indubbiamente artificiosa, credo sia stata introdotta nella forma di un sotto-gioco per dare piccole gratificazioni ai giocatori, che altrimenti potrebbero sentirsi spaesati, dopo tre ore di gioco, senza essere ancora arrivati a concludere nulla.
E infatti quello che mi manca da dire è come si conclude un caso.
Non voglio dire troppo, vi basti sapere che vi saranno fatte alcune domande sul caso e dovrete dare a ognuna la risposta giusta tra varie suggerite. Non è il massimo avere delle risposte precostituite, ovviamente, ma non so come avrebbero potuto gestire delle risposte aperte immesse dai singoli utenti.
Una cosa che ho apprezzato molto è come si dipana la storia. Non voglio neanche qui darvi troppe anticipazioni o aspettative, ma la trama si compenetra a tratti con fatti realmente accaduti, e infatti una delle cose che leggerete subito nel regolamento è che ogni tanto vi sarà utile (direi necessario) andare su internet alla ricerca di fatti, mappe, storie reali. E ciò dà uno spessore al tutto che lo distacca da altre produzioni un po’ astratte, un po’ caserecce.
Dove: come vi accennavo sopra io ho evitato luoghi rumorosi e ho scelto di giocarlo in famiglia, sul mio computer fisso di casa, seduto sulla mia comoda-ma-non-troppo sedia da ufficio. Quando serviva io consultavo il portale Antares mentre Ilaria scriveva appunti e tracciava su una scrivania adiacente fogli su fogli di schemi, collegando indizi, piste, tracce e persone, scrivendo note in calce, codici e quant’altro potesse servirci a dipanare la matassa di informazioni raccolte.
Quando: quando volete, ma dedicatevi il tempo necessario, cioè, se volete giocarlo rilassati e con comodo, tre belle ore. Sono tante? Vedrete che voleranno! Riguardo alla frequenza di gioco, vi raccomando che non passi troppo tempo tra una partita e l’altra, altrimenti rischierete di dimenticare alcuni riferimenti che da un caso all’altro ci si porta dietro. Noi abbiamo giocato circa una volta a settimana.
Con chi: il gioco è da 1 a 5 giocatori, ma vi consiglio di essere in 2, massimo 3. Giocare da soli è possibile, ma vi perdereste parte del divertimento… e poi i poliziotti van sempre in coppia! Non più di 3, perché rischiate che alcuni facciano quasi tutto e altri niente. Non c’è una divisione in ruoli (anche se ognuno ha un personaggio, si lavora sempre assieme) né potrete seguire piste diverse contemporaneamente; è un cooperativo puro, e io vi consiglio veramente di farlo in 2…
Con che strumenti: nulla vi vieta di utilizzare uno smartphone all’interno di una fiera, ma sono sicuro che l’immersività sarebbe molto minore… e anche l’apprezzamento finale! Quando lo giocammo, noi i cellulari li lasciavamo, silenziati, in un’altra stanza…
Derivato da Detective, ma di per sè gioco stand-alone, c’è, inoltre, Operazione Vienna (Vienna Connection in inglese), gioco di spionaggio ambientato nella guerra fredda. Potete leggere a proposito la bella recensione di Infinitejest.
Questo l’ho giocato tutto, nella stessa modalità di Detective, e mi ha soddisfatto altrettanto. Mancava l’effetto-wow, ma forse per certe cose l’ho trovato ancora più coinvolgente.
Complimenti a Korn per la recensione, che fa capire il modo ideale per approcciare un gioco del genere, senza svelare particolari importanti. Davvero un ottimo investigativo.
Giocato al tempo prima in inglese poi in Italiano (con la versione fallata, che tristezza....). Bello il formato della recensione che prevede un dove, quando e con chi .... sarà dovuto all'investigazione? 😉
Un ottimo gioco. Richiede impegno, consiglio di giocare i 5 casi in un breve lasso di tempo, ma merita tantissimo.
Una precisazione:
TUTTI odiano la signora in giallo, anche gli amanti degli investigativi.
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