Anche a me i primi casi sono piaciuti molto. Peccato che devi avere persone che si calino nel ruolo per apprezzarlo a pieno. Ma devo dire che è veramente una bella idea che mischia indagine, bluff e ruolo.
Ve lo ricordate quello spot, fine anni 90, in cui un tizio mangiava lentissimo una mozzarella? E dopo un incalzare di domande spiegava: “Eh, se no finisce subito!”
Ecco. Per me la fame sarà pure uno stato dell’essere, ma solo tre?? Uff. Mangiate piano.
One Shot, One Kill!

Nemmeno l’assassino saprà di esserlo fino alla fine!
Alibi lo giocherete una volta sola. Ok, tre, l’ho scritto poco sopra. Però, avete capito, su. A meno che non vi piaccia così tanto l’atmosfera che genera al tavolo da farlo rigiocare con voi meri spettatori o poco più. True Story.
Alibi lo giocherete una volta sola, per tre volte… e vi piacerà così tanto che potreste rompere pure le scatole a quelli della DV Giochi in cerca di news per una nuova espansione. True Story.
Alibi lo giocherete una volta sola, sempre tre volte… e tutti i perché vi saranno raccontati nelle prossime righe.
Fine della recensione breve: voto 8 e ¾.
Il Fascicolo del Caso
All’interno della scatola troverete tre mazzi di carte sigillati. Ogni mazzo racconterà un caso. Le carte, come in tutti i giochi del genere vanno tenute con una certa attenzione dato che sul retro potrebbero svelare dettagli scomodi agli altri o, peggio ancora, chi è l’assassino.
Le carte sono ben disegnate, di grandi dimensioni, con testi quasi sempre leggibili e chiari nei dettagli. La qualità è adatta al tipo di gioco e al suo costo, con illustrazioni che immergono nell’atmosfera del giallo.

Il gioco è ideato per cinque giocatori, ognuno nei panni di un sospettato. Per partite con quattro giocatori, è possibile usare una variante che esclude un personaggio tramite un’app, ma questo comporta la perdita di parte della storia, il che è un peccato. Con sei o più giocatori, i giocatori aggiuntivi assumono il ruolo di detective, che stimola le domande ma non partecipa appieno alla narrazione, rendendo l’esperienza meno coinvolgente per loro. La scalabilità, diciamolo, è pessima: Alibi brilla davvero solo in cinque, come abbiamo visto anche a TdG Genzano, dove abbiamo dovuto estrarre a sorte chi giocava come detective.
Dopo aver letto le due carte di antefatto e scoperto chi è morto sarà possibile scegliere i personaggi, leggersi segretamente le due carte di presentazione e si è quasi pronti per giocare.
Già: spiegazione ZERO!
Il gioco dura cinque turni, per quasi un’ora di racconto, come dichiarato dall’editore, e al mio tavolo abbiamo riscontrato che ogni caso si completa in circa 60 minuti, offrendo un’esperienza intensa, ma contenuta.
All’inizio di ogni turno toccherà a uno dei cinque protagonisti aprire le danze raccontando agli altri quello che sa sul morto, sui luoghi o sui fatti inerenti la storia.
Sulla sua carta del turno ci sono infatti due/tre “indizi” più uno “segreto”.
Il turno non potrà finire prima di aver letto – o meglio ancora recitato! - agli altri i due/tre indizi base, mentre quello segreto dovrà rivelarlo solo se interrogato direttamente sull’argomento.

Gli indizi si incastrano come gli ingranaggi di un orologio e si concatenano fra di loro rendendo il flusso della storia omogeneo.
Non bisogna essere master di GdR, non bisogna aver giocato ai LARP, non c’è bisogno di andare alle Cene con Delitto… Alibi sposta tutto questo a casa vostra, sul vostro tavolo, e lo fa maledettamente bene!
Alcuni indizi riportano anche il numero di un “reperto”. A quel punto si girerà una delle undici carte al centro del tavolo dove quasi sempre troveremo un disegno della scena del crimine, una piantina, una lettera…
Non è obbligatorio rispondere ad ogni domanda, ma di solito l’antefatto che abbiamo letto all’inizio e tutti gli indizi di turno in turno ci renderanno ben consapevoli dei pensieri del nostro personaggio e di come si sarebbe comportato in certe situazioni. Ma pure il più classico “No comment” ci sta benissimo.
In sintesi, Alibi è un gioco per 4-6 giocatori, con varianti per altri numeri, della durata di circa 60 minuti per caso, consigliato a partire dai 14 anni, ideato da Antonello Lotronto. Si ok, ma questo lo trovate anche sul sito dell’editore: la DV Games. Il resto solo qui in Tana.
Non Sono il Cylon, Ve lo Avevo Detto! Sono Umano!
Non vorrei riportare sempre tutto a BSG, ma è più forte di me, scusate.
A volte non c’è nemmeno bisogno di fare domande agli altri, anzi si farà a gara per salire sulla scena e raccontare come noi! Proprio noi! Eravamo lì ad origliare quello scabroso particolare che tanto gli altri volevano celare e che no, no, proprio no, noi amavamo la vittima oppure il suo denaro… ehm, altruismo!

Così per cinque turni, arricchendo sempre la storia con nuovi colpi di scena, dettagli scottanti e prove inequivocabili della nostra innocenza! Scudi di carta… e di carte!
Finito il quinto turno sarà il momento della verità...
Alla fine, giri la carta: sei il colpevole? Quasi mai, ma nessuno ti crederà.
In questa ultima fase ognuno ha un minuto per creare il proprio Alibi basandosi su quanto detto durante il gioco. Non ci sarà contraddittorio (o almeno in teoria così dovrebbe essere, se ci riuscite). Lo scopo ovviamente è convincere gli altri della propria innocenza e magari far cadere i sospetti su qualcun altro.
Finito ciò, 3,2,1 … Tutti puntano il dito, e il tavolo esplode in accuse.
La maggioranza l’ha beccato? Vincono tutti quelli che c’hanno visto lungo!
La minoranza c’ha azzeccato? Vince il colpevole, ma pure chi l’ha beccato!
Sì, sì, vince lo sport. Ma anche stica. Non avete imparato quel discorsetto sull’importanza del viaggio? Sul gioco intorno al tavolo? Sull’amicizia e la pace nel mondo?
Il Colpevole è Keyser Söze! E il Tavolo si Ribalta
L’ho giocato con amici neofiti. L’ho giocato in famiglia. L’ho giocato con amici “scafati” (ed è stato magnifico! Lo ammetto, ma se non avete s83m o ODK al tavolo il gioco vi piacerà lo stesso! Prometto!) L’ho giocato dopo averlo già giocato, perché in famiglia volevano fare subito un altro caso e io non volevo bruciarmeli tutti in una serata sola… e in ognuna di queste partite mi sono divertito da matti a interpretare personaggi assurdi, di epoche lontane dalla mia, con idee strambe, creando situazioni grottesche.

Basterà solo lasciarsi andare e tutto verrà da sé. Nella storia sul Nilo ero uno sciupafemmine patentato, mio figlio faceva la cameriera… c’ho provato tutta la sera! Per capirci eh.
Le storie, per quanto molto stereotipate, permettono di godersi il caso. Hanno twist (Ciao ODK!) interessanti, e presentano sempre almeno un indizio chiave che se capito aiuterà a scoprire il colpevole! Quindi una vera indagine in mezzo a un gioco dove l’immedesimazione nell’atmosfera la farà comunque da padrona.
Un gioco ben articolato che purtroppo non vedrà espansioni nel breve, o almeno così mi hanno detto “quelli di DV” nella loro puntata del QuiZZone del Febbraio scorso. Un vero peccato perché una tira l’altra ...ma magari se gli rompete le scatole pure voi…
E mangiate piano, che finisce subito!
Firmato: sava73, il vostro amichevole cylon di quartiere