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The Republic of Rome: voti, classifiche e statistiche Indice ↑

Persone con il gioco su BGG:
6334
Voti su BGG:
4218
Posizione in classifica BGG:
710
Media voti su BGG:
7,53
Media bayesiana voti su BGG:
6,79

Voti e commenti per The Republic of Rome

4

Ma come fate a dare 10 ad un gioco che dopo 20 anni dalla pubblicazione ed una sua riedizione presenta evidenti errori( o orrori che dir si voglia) sul tabellone, un mazzo di carte non bilanciato, ed una macchinosità che la metà bastava? Non comprendo e soprattutto non condivido: sembra un playstest su un gioco con ambientazione romana, di certo non un bestseller pietra miliare dei gdt.

Aldilà di tutte le critiche un gioco serio basato sull'oratoria dei giocatori non era stato ancora pensato, per questo punto do un 10 per gli altri punti massimo un 3. Come ripeto deve essere preso e modificato radicalmente, come faceva notare gixx il regolamento sembra ancora una bozza, non c'è neanche un elemento di spareggio in caso di parità!! Nell'ultima partita hanno vinto 3 giocatori e 3/4 del senato, assurdo!!!

8

Nessun commento

9

Unico.
RoR è un'esperienza di gioco diversa dalle altre, ed è una rappresentazione quasi perfetta della Repubblica Romana dal punto di vista politico.
Il gioco punta sicuramente sulla capacità di oratoria, e sulla capacità di infinocchiare il prossimo, ma le meccaniche portano a non trascurare gli equilibri.
L'alea è determinante nel gioco, ma tende a favorire chi sta perdendo, e quindi a riportare una dose di equilibrio.
E' errato pensare, secondo me, che l'essere escluso dalle trattative sia una mossa furba.
Chi è fuori dal gioco rischia di far partire pugnali in Senato, cosa rischiosa più per chi sta vincendo che per chi non ha nulla da perdere. Escludere quindi un giocatore dalla situazione si rivela un autogoal.
Le alleanze tendono a disgregarsi e a non mantenersi per una partita completa (per miliardi di motivi, alcuni dei quali anche aleatori) e bisogna essere in grado di cambiar rotta.
L'unico vero difetto del gioco, se tale può essere, è la dipendenza dal modo di porsi delle persone al tavolo visto che cmq c'è una diplomazia verbale che racchiude l'essenza stessa del gioco.
La lunghezza (ma anche la complessità) può effettivamente esser eccessiva per molte persone.
Regolamento discretamente chiaro, ma lungo e fitto di cose da imparare.
Da giocare senza persone troppo aggressive, almeno all'inizio, se si vuole imparare il gioco nelle sue sfumature. (imho)

10

il gioco piùbello di questo intero mondo, lo consiglio a tutti, anche se costa tanto ne è valsa la pena =D

10

Cosa c'è di più bello che essere a capo di una fazione di senatori e determinare il destino della Roma Repubblicana insieme ad altri tuoi "amici"? Beh, forse tradirli quando meno se lo aspettano per farti eleggere console a vita, comprando, col denaro o con l'influenza politica, quella manciata di voti che ti mancano; oppure, dopo averli convinti a mandarti a combattere una pericolosa guerra di frontiera (poi facilmente vinta) con un numeroso e potente esercito di legioni, marciare verso Roma da ribelle e prendere così il potere con l'autorità militare; o, ancora, far crollare la Repubblica, quando le tue possibilità di vittoria sono sfumate, affinché si affondi tutti assieme! Perché o vince uno, o nessuno!

"The Republic of Rome" è un giocone d'altri tempi, di ambientazione bellissima, d'intrigo, diplomazia e alleanze, in cui le fazioni (ciascuna guidata da un giocatore), devono sia lottare per la supremazia, che collaborare per la sopravvivenza della Repubblica, fronteggiando sia le minacce esterne (guerre, invasioni e leader nemici), che pericoli interni (catastrofi naturali e morti dei senatori, epidemie e carestie, rivolte popolari e tribunato della plebe, corruzione degli statisti e processi, governatorati in ricche province o in instabili terre di confine, crisi economiche e tanto altro).

Il risultato è un'esperienza di gioco senza precedenti, unica nel suo genere e molto intensa ma...
... ci sono alcuni ma (che non sono difetti del gioco, bensì condizioni necessarie e senza le quali non è nemmeno il caso di tentare un approccio al gioco stesso):

- regolamento: il manuale non è dei più organici, ma, nonostante questo, il regolamento non è affatto così complesso come si dice (evitando le regole opzionali, almeno nelle prime partite); è però necessario dedicare un paio di partite per imparare a giocarlo (per imparare a giocarlo bene ci vorrà più tempo, nemmeno io lo so, perché sono ancora un principiante); all'inizio ci vuole pazienza, ma il tempo dedicato ad apprenderlo verrà ripagato con gli interessi.

- durata: uno scenario (tra i 3 possibili brevi: Prima, Media o Tarda Repubblica) dura in media 4-5 ore, ma a volte si sfora, poiché la Senate Phase (il cuore del gioco) può prolungarsi a causa dell'importanza di certe votazioni decisive.

- gruppo di gioco: il gioco rende al meglio in 4-6 giocatori (con numero ideale, per la mia esperienza, di 5) e bisognerebbe, affinché il meccanismo di gioco renda al meglio, che tutti avessero più o meno la stessa esperienza nonché lo stesso amore per l'oratoria e la componente diplomatica; inoltre meglio evitare di giocare con persone permalose o rancorose, poiché l'interazione è ai massimi livelli e ad ogni turno le alleanze si sgretolano e se ne formano di nuove, in funzione delle occasioni che si presentano durante le votazioni delle mozioni.

- alea: è massicciamente presente (mortalità, Forum Phase, Combat Phase) e quindi gli allergici è meglio che ne stiano alla larga, ma, al di là delle mode idiosincratiche che ultimamente vedono nel dado il demone da scacciare, l'immedesimazione e il divertimento sono alle stelle e l'esperienza di gioco non ne risente affatto.

Longevità? Ci giocherete talmente poco (purtroppo) che non sarà mai un problema; comunque è alta e garantita.

BELLISSIMO, DIVERTENTE E COINVOLGENTE!

30 e lode!

10

Titolo senza soluzione di continuità tra gioco e metagioco. Per fare un esempio, anche solo fermarsi a controllare una regola può dare il tempo per cambi di schieramento, congiure e accordi di ogni tipo. L'alea ("iact est" verrebbe da dire) è talmente presente che alla fine vince quasi sempre il più bravo (suona strano ma è così): più di cos'hai in mano conta come stai al tavolo.
Un gioco che semplicemente va oltre per ambientazione, mecaniche e coinvolgimento: serve cinismo e calcolo nelle manovre politiche, ma anche lungimiranza e sensibilità per non attirarsi le invidie degli altri senatori, e trovarsi isolato.

Ha requisiti alti per essere giocato: non meno di 3 ore, manuale lungo e difficile da memorizzare in tutte le sue regolette, un gruppo di giocatori che ambiscono intimamente al titolo di princeps ma sanno anche sedersi tra i marmorei banchi del Senato romano incitando i colleghi al bene della Repubblica.

Sicuramente il gioco che mi lascia di più dopo averlo giocato.

10

Nessun commento.

8

Tanto bello, quanto infinito, ma volete mettere ad averlo ?
L'unica pecca che vedo é la lunghezza, per il resto é un gioco praticamente perfetto.

9

Bello !
Unico difetto (se poi veramente lo é) la lunghezza.

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