Jingler":34n9eknv ha scritto:
La sintesi di Stec74 e Tica mi pare dican già tutto, ma mi prendo la libertà di chiosarle comunque.
.........
Quindi starei molto attento a parlare di "alienazione dalla realtà". Perchè tu azienda, stamperai solo quello che vuoi tu, ma io compro solo quello che decido io. E da chi decido io.
Salve a tutti,
visto che poi sono stati alcuni nostri traduttori a rispondere a questo topic e che è un po' che non vengono sulla Tana (sostanzialmente per pressanti impegni lavorativi) vedo di aggiungere qualcosa (di costruttivo spero) alla discussione, che mi pare si sia sostanzialmente spostata dall'edizione italiane dei giochi (in caso ci ritorniamo) a alla continuità delle linee italiane e il fatto che queste linee possono o meno essere abbandonate dall'editore a suo capriccio.
Faccio un esempio che è scevro dal mondo dei giochi ma riguarda una qualsiasi società: Diciamo che io sono una società Y e produco per il mio mercato nazionale il prodotto Z e la sua linea comprandola per licenza da un licenziatario straniero ok?
Il prodotto viene lanciato 4 anni fa e inizialmente ha dei discreti risultati di vendita. Poi inizia una prima fase calante, a quel punto però ha comunque una base d'acquirenti stabile, una strategia classica di supporto (niente di originale, nel nostro caso potrebbe essere il gioco organizzato) e quindi si assesta su un livello più stabile anche se intorno ad una situazione di pareggio/leggera perdita. Chiaramente l'azienda Y ha comunque interesse al continuare la linea, fosse solo per le giacenze di magazzino che ha al momento della passata produzione. L'anno successivo, complice anche cattiva gestione della linea originale, la linea dei prodotti di Z cala nettamente, vuoi per il problema citato, vuoi per la forte concorrenza, vuoi per prodotti più innovativi, più recenti o sorretti da brand famosi che lo scavalcano. La nostra azienda Y è sulla difensiva ma continua la produzione; vuoi per gli investimenti notevoli fatti in passato, vuoi per il magazzino accumulato, vuoi perché c'è sempre la possibilità di rilanciare la linea con una nuova uscita azzeccata. Dopo un altro anno le vendite sono oramai ridotte al 10% della produzione (credetemi, questo sono veramente i valori reali di alcune linee di gioco in fase “terminale”), ne consegue che detta linea non è più sostenibile, specie se la società Y se ne trova magari anche 3 o 4, a fronte di 15-20 linee di prodotti. Va da se che la linea verrà chiusa anche se il licenziatario originale, grazie a un mercato più grande, potrà continuare ancora per qualche mese aggiungendo prodotti (ma limitandone la tiratura). Dopodiché il nostro licenziatario si troverà nella stessa condizione del suo partner locale, e chiuderà la linea per passare ad altro.
Se voi mettete nome e cognomi in questo esempio di sopra, mettendo nomi di alcune ditte e giochi noti, vi ritroverete molti casi visti nell’ambito ludico. D’altronde l’unico modo per cui una linea su licenza possa essere continuata a discapito dell’impossibilità economica è che il produttore non sia un impresa commerciale, ma un’entità di altro tipo, un filantropo una fondazione, un qualcosa che si può mantenere e continuare a produrre perché riceve dei fondi esterni e le permettono di andare avanti anche senza una ragione commerciale (un po’ come nelle economie assistite).
Quello che mi pare venga imputato a GU, ma credo ad altri produttori italiani è la mancanza di continuare le linee dopo che queste si sono esaurito ma in presenza del licenziatario che va avanti con nuovi prodotti. In realtà in termini economici la cosa è molto semplice: con un mercato più grande come quello anglosassone raggiungo molti più utenti, quindi ho una quota di sopravvivenza della linea più alta, quindi quando il partner locale è già fuori dal mercato perché il prodotto è in passivo, l’editore internazionale andrà avanti. Solo il punto di rottura sarà diverso, il licenziato mollerà prima mentre la casa madre andrà avanti ancora producendo si altri titoli, ma poi chiudendo la linea. Se prendete i titoli citati (penso l’unica eccezione sia Tomb of Ice, scartato ai tempi di Nexus per non so quale ragione e poi nell’impossibilità di essere ripreso da GU), rientrano tutti nella stessa fattispecie.
“Ma in inglese è uscito X,Y e pur Z!” Verissimo, ma sono nelle condizioni sopracitate; quindi la casa italiana non trova più una ragione economica per sostenere una linea, le case madri possono ancora farlo. Cambia quindi la “morte” del prodotto, che inevitabilmente giunge prima per l’italiano. Quindi salvo che non si tratti di una realtà aziendale (ma come dicevo di altro, tipo un’associazione finanziata da privati con lo scopo di promulgare il gioco in Italia) ci troveremo sempre nella situazione in cui è l’azienda italiana ad abbandonare le linea prima del suo licenziatario, Se una linea rimane produttiva, vedrete che non è mai nell’interesse di nessuna parte staccare prima la spina del necessario, altrimenti troverebbe presto un altro licenziatario interessato.
Questa è una realtà ineluttabile e a cui non c’è soluzione, però non è che sia colpa “dell’azienda Y”. Chi acquista i giochi poi, cosciente di come funziona il mercato, può fare le se scelte e comprerà, come dice Jingler, cosa vuole e dove vuole, ne ha pienamente diritto. Quello che vorrei che fosse chiaro è come funziona il “piccolo mondo” del gioco da tavolo/di ruolo/di carte italiano e non che Giochi Uniti sia vista come una società “nemica” che fa delle scelte a danno degli acquirenti.
Spero almeno di aver detto qualcosa d'interessante...