Le verità Nascoste

turing70

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Lobo":ty3bo47i ha scritto:
E' presto detto un videogioco costa diciamo 50 Euro e il margine del negoziante è del 20-25% circa diciamo circa 12 Euro da cui devi togliere le spese fisse del negozio (luce, affitto e quant'altro) che possiamo quantificare in maniera ottimistica in circa 2 Euro ne rimangono 10, 5 te li sconto io ne guadagno 5.

Avrei da ridire sul margine del 20-25% ... Le hai mai viste le fatture del venditore ?. I margini sono ben oltre il 50% da parte del negoziante. Diciamo che un margine del 20% il negozio lo ottiene quando applica lo sconto del 30-40% al cliente.

Purtroppo questo e' il punto. Si vogliono avere margini non sostenibili.
 

linx

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shiny":1bku4pw3 ha scritto:
Se sugli scaffali di Toys ci fosse stato anche Puerto Rico a €45 (quindi ad un prezzo molto elevato) secondo voi qualcuno non lo avrebbe comprato, magari anche per sbaglio, solo per provare qualcosa di nuovo?

No, perchè non sarebbe stato con scritte in italiano!
Già la gente fa fatica a leggere un regolamento (anche di Taboo o Trivial, non pensate necessariamente ad un regolamento di più di 2 facciate), se poi deve pure leggerselo in inglese e capirlo abbastanza bene da spiegarlo a 3 o 4 compagni di giochi... :lol:

Io stesso sono stufo di non poter regalare altro che Cleopatra o Ticket to ride: Europa (che NON mi piacciono particolarmente, ma gioco comunque più volentieri di Trivial e Taboo) perchè sono gli unici giochi facili o strani che possono intrigare una coppia di giocatori non avvezzi al gioco come noi lo intendiamo.
 

Lobo

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turing70":2ve1bpmk ha scritto:
Lobo":2ve1bpmk ha scritto:
E' presto detto un videogioco costa diciamo 50 Euro e il margine del negoziante è del 20-25% circa diciamo circa 12 Euro da cui devi togliere le spese fisse del negozio (luce, affitto e quant'altro) che possiamo quantificare in maniera ottimistica in circa 2 Euro ne rimangono 10, 5 te li sconto io ne guadagno 5.

Avrei da ridire sul margine del 20-25% ... Le hai mai viste le fatture del venditore ?. I margini sono ben oltre il 50% da parte del negoziante. Diciamo che un margine del 20% il negozio lo ottiene quando applica lo sconto del 30-40% al cliente.

Purtroppo questo e' il punto. Si vogliono avere margini non sostenibili.

Attenzione ti ho dato il margine sul videogioco non sul gioco da tavolo, situazione ben diversa in quanto primo il boardgame ha margini più alti (30% circa considerando gli sconti), secondo non ha il rischio obsolescenza tripico del videogame che dopo 6 mesi esce in economica o non ha più appeal
 
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turing70":2rke5s8x ha scritto:
Avrei da ridire sul margine del 20-25% ... Le hai mai viste le fatture del venditore ?. I margini sono ben oltre il 50% da parte del negoziante.

Quoto.
 

shiny

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linx":10n0aryq ha scritto:
shiny":10n0aryq ha scritto:
Se sugli scaffali di Toys ci fosse stato anche Puerto Rico a €45 (quindi ad un prezzo molto elevato) secondo voi qualcuno non lo avrebbe comprato, magari anche per sbaglio, solo per provare qualcosa di nuovo?

No, perchè non sarebbe stato con scritte in italiano!
Già la gente fa fatica a leggere un regolamento (anche di Taboo o Trivial, non pensate necessariamente ad un regolamento di più di 2 facciate), se poi deve pure leggerselo in inglese e capirlo abbastanza bene da spiegarlo a 3 o 4 compagni di giochi... :lol:

Ok. Adesso non ci fossilizziamo sugli esempi. Ho detto Puerto Rico tanto per dirne uno. Probabilmente PR non è esente da problemi di dipendenza dalla lingua (sempre molto bassi, intendiamoci) ma ad esempio Caylus con regolamento in Italiano sarebbe stato perfetto. Esistono dozzine se non centinaia di giochi che potrebbero essere messi su uno scaffale semplicemente inserendoci un manuale nella nostra amata lingua. Poi quando il mercato sarà adeguato, le localizzazioni integrali non saranno certo un problema.

Simone
 

liga

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che bella discussione. E direi cheAndrea mancovolevo aprirlo questo thread!

buon gioco a tutti
Liga
 

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Che dire...concordo in pieno con rporrini e Shiny..i loro interventi mi fanno ricordare due miei vecchi "cavalli di battaglia", cioè la pubblicità dei puzzle a palla della ravensburger e la vecchietta che il natale scorso compra l'isola dei famosi 3, in uno scaffale di iper mercato dove non c'era l'ombra dei prodotti già disponibili anche in italiano.... :grin:

Vecchie discussioni che trattavano lo stesso argomento..e che purtroppo giungevano alle stesse conclusioni, ragion per cui mi duole constatare che tutto sia pressocchè uguale...beh..del resto non è che mi aspettassi cambiamenti sostanziali in un anno..

A proposito..chissà che fine hanno fatto quelle famose 600 copie di Raja che Lobokds aveva sul groppone l'anno scorso e che io gli avevo proposto di portare in un centro commerciale...

Sì perchè ormai il negozio sotto casa è meno sotto casa di quello al centro commerciale e quindi il passo decisivo sarebbe entrare in quel mondo distributivo, ma come mi ricordavano alcuni, per entrare nella grande distribuzione, ci vogliono grandi quantità e attualmente le nostre valenti case produttrici non se li possono permettere o non hanno sufficienti garanzie per sostenere un tale investimento..e invece le ditte che potrebbero sostenere un tale investimento non hanno interesse nel farlo visto che già lucrano indegnamente con le isole dei famosi e i cluedo in DVD..PUAH!!!
 

turing70

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Lobo":3h9gc4hv ha scritto:
Attenzione ti ho dato il margine sul videogioco non sul gioco da tavolo, situazione ben diversa in quanto primo il boardgame ha margini più alti (30% circa considerando gli sconti), secondo non ha il rischio obsolescenza tripico del videogame che dopo 6 mesi esce in economica o non ha più appeal

Ok. Preso atto di questo e del fatto che comunque per me questi margini non sono ne' sostenibili ne' "etici", vorrei tornare a quello che secondo me e' il vero problema: manca una cultura ludica sia da parte degli editori / distributori / venditori sia da parte della massa.

Mi "arrabbio" con editori / distributori / venditori perche' proprio da loro dovrebbe arrivare una spinta culturale ludica e ci si aspetta un maggior impegno e rischio imprenditoriale. Non c'e' neanche il tentativo: sugli scaffali dei centri commerciali continuo a vedere scatole di CluedoDVD e non di Ticket To Ride (ad esempio), in ITALIA !!! Ma cosa costerebbe, chesso', una proposta del tipo "compra CluedoDVD a 70 euro e ti regaliamo un Ticket to Ride". Poi nella scatola di Ticket to Ride facciamo trovare un buono sconto per un altro gioco, ecc ... Non mi pare che siano operazioni da svenarsi.
 

Zupperman

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A dire la verità forse qualcosa si è mosso...
Nel Mediaworld di Curno (provincia di Bergamo), nelle vicinanze della nuova console Nintendo (Wii), l'8 dicembre c'erano lunghe pile di Marvel Heroes (il gioco in scatola naturalmente).
Qualche giorno fa ho notato la loro mancanza, presumo siano state vendute tutte le confezioni.
Qualcosa si è mosso anche sotto il profilo della promozione per far conoscere questo mondo alla massa, tante figure a noi note dell'autoproduzione hanno scelto di partecipare come sponsor sul nostro portale di giochi on line (Zupperman) offrendo in premio i loro giochi.
Certo è solo un piccolo passo, ma queste partecipazioni sono da lodare perchè smuovono le acque e fanno conoscere ai "babbani" nuovi mondi.
Sicuramente i nostri vincitori quando giocheranno a questi strani giochi da tavolo lo faranno insieme ai familiari e agli amici, che incuriositi chiederanno dove hanno trovato questi giochi e le possibilità che il cerchio si allarghi si moltiplica.
Persone come Angelo Porazzi, i ragazzi della Post Scriptum e di Velagiochiamo, Alfredo Genovese con il suo Bolide, Lorenzo Marchetto con Mindstalkers, Andrea Gaudiano con il coloratissimo Ibiji! e Diego3D di Giochinscatola, sono da encomiare per il loro supporto al mondo dei giochi da tavolo in Italia e non penso meritino di poter essere ritenuti una delle possibili cause al problema.
 

rporrini

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Zupperman":3iyhofe8 ha scritto:
Nel Mediaworld di Curno (provincia di Bergamo), nelle vicinanze della nuova console Nintendo (Wii), l'8 dicembre c'erano lunghe pile di Marvel Heroes (il gioco in scatola naturalmente).
Qualche giorno fa ho notato la loro mancanza, presumo siano state vendute tutte le confezioni.

EVVIVA!! OGGI MEDIAWORLD DOMANI LA GS!!
 

linx

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randallmcmurphy":3h0x7l0u ha scritto:
A proposito..chissà che fine hanno fatto quelle famose 600 copie di Raja che Lobokds aveva sul groppone l'anno scorso e che io gli avevo proposto di portare in un centro commerciale...

Ogni tanto ci penso anch'io.
Mi dispiace sempre quando una persona rischia per localizzare qualche titolo diverso dai soliti e finisce per rimanerne scottato.
 

donbega

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Zupperman":1wqesjgr ha scritto:
Persone come Angelo Porazzi, i ragazzi della Post Scriptum e di Velagiochiamo, Alfredo Genovese con il suo Bolide, Lorenzo Marchetto con Mindstalkers, Andrea Gaudiano con il coloratissimo Ibiji! e Diego3D di Giochinscatola, sono da encomiare per il loro supporto al mondo dei giochi da tavolo in Italia e non penso meritino di poter essere ritenuti una delle possibili cause al problema.
Quoto, stra-Quoto :!: :!:
 

frank

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Io volevo segnalare un caso concreto di anomalie del prezzo dei giochi.Qualcuno mi sa spiegare perche' ,per esempio,Koala inventato da italiani (Cortini e Moretti) e distribuito dalla Red Glove (se non erro di Empoli) costi di piu' sul sito internet della casa distributrice che per esempio in Germania venduto dai negozi ebay (vedi
http://www.redglove.it/showSingleProduct.tsk?i=109 e http://cgi.ebay.it/Koala_W0QQitemZ22006 ... dZViewItem
).12,90 contro 7,29euro? .Sono ben 5,61 euro di differenza...!!!!Vedi anche www.philibertnet.com (Francia)(9,00 euro)E le spese di spedizione non e' che siano cosi' differenti tra Italia e Germania.......Poi e' ovvio che uno compri i giochi in Germania.....!!!!
Ma come e' possibile?
Ciao
Francesco
 

shiny

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Zupperman":3gk1zu5w ha scritto:
A dire la verità forse qualcosa si è mosso...
Nel Mediaworld di Curno (provincia di Bergamo), nelle vicinanze della nuova console Nintendo (Wii), l'8 dicembre c'erano lunghe pile di Marvel Heroes (il gioco in scatola naturalmente).
Qualche giorno fa ho notato la loro mancanza, presumo siano state vendute tutte le confezioni.

Questo conferma che probabilmente la mia ipotesi di affiancare i "nostri giochi" ai giochi tradizionali, non è una baggianata. Sicuramente la prossima volta Mediaworld, vedendo che ha venduto tutte le copie di Marvel Heroes, invece di acquistare un solo titolo ne acquisterà di più e magari acquisterà un numero di copie maggiore. Tutto ciò non per filantropia o per amore dei giochi ma semplicemente per profitto. Probabilmente le stesse persone che hanno acquistato MH compreranno anche altri titoli e così via. Ecco come cresce il mercato.

Simone
 

Lobo

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Marvel Heroes non fa testo perché vende "da solo". Ovvero qualunque babbano amante dei fumetti Marvel o nonn che vuole regalare qualcosa al nipote se lo accatta causa Uomo Ragno e F4.

Notare ce su 4 gruppi 3 hanno avuto un film (sequel compresi) in sala, tanto che gli Amici dell'Uomo Ragno esistono solo per questo motivo
 

linx

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Lobo":3nebl2xu ha scritto:
Marvel Heroes non fa testo perché vende "da solo". Ovvero qualunque babbano amante dei fumetti Marvel o nonn che vuole regalare qualcosa al nipote se lo accatta causa Uomo Ragno e F4.

Beh, allora potevano svegliarsi prima con "La guerra dell'Anello".
O no?
 

Angiolillo

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Un po' di note sparse...

>La maggior parte dei giochi di un certo spessore sono ormai sviluppati in maniera quasi del tutto indipendente dalla lingua e quindi si potrebbe produrre un gioco "multilingua", con tirature elevate, abbattendo i costi.

E' quello che in effetti si fa: per Bang! come per Marvel Heros, per La Guerra dell'Anello come per Wings of War, eccetera.

Questo è alla portata anche di editori anche medio-piccoli. Per fare un esempio che prescinda da licenze forti e grandi accordi internazionali, se "Obscura Tempora" costa 13.50 euro, a fronte di un contenuto di 165 carte (tre mazzi standard con una quindicina almeno di disegni originali di illustratrice professonista, e anche quelli costano), è perché è uscito contemporaneamente in italiano, tedesco, francese e inglese, e l'editore ha scelto di allineare il prezzo a quello estero. Altri editori sono liberi di fare altrimenti, per cui si trovano in giro giochi di sole carte, senza altri materiali, che costano ben di più. Ma la possibilità c'è.

Però, tra tutte le cose stravere che dice DDG, c'è anche quella che i giochi al contrario dei libri non hanno un prezzo imposto. Per cui, hai voglia a cercare di allineare i prezzi anche tra i diversi paesi: magari c'è qualcuno che fa dumping, bruciando tutta la catena. Ed è un problema più tedesco che altro. Che però si riflette in fenomeni di importazione parallela e quant'altro, che creano problemi un po' a tutti gli operatori. Parlo di dumping,
http://it.wikipedia.org/wiki/Dumping
non di semplice libera concorrenza. Il dumping è una distorsione della concorrenza. Se un tedesco vende a meno del prezzo di negozio sta facendo dumping. E se l'editore vende a prezzo di negozio sta portando rispetto per i suoi negozianti, anche se ne consegue che vende a un prezzo maggiore di chi fa dumping.

In altri thread ci si lamenta che gli editori non fanno abbastanza sconti alle fiere (si veda i report dell'ultimo Lucca Games). Beh, un editore serio non fa sconti particolarmente forti online o alle fiere o in altri casi di vendita diretta per non bruciare i suoi negozianti. Se no poi il negozio all'angolo chiude e il gioco da comprare sotto casa non vi arriva, ma nemmeno la possibilità di vederlo, provarlo, discutermo con il negoziante di fiducia (per poi magari, come si diceva, comprarlo altrove). Il servizio di cui parla DDG. Insomma, l'acquirente finale è cliente dell'editore, ma il negoziante pure.

>Sarebbe anche l'ora che i nostri distributori agissero a monte con le case editrice straniere per convincere dell'utilità di includere l'Italiano nei regolamenti ufficiali dei giochi in modo da potere acquistare e distribuire direttamente le copie originali dei nuovi giochi. Questa cosa la stiamo facendo noi appassionati a livello personale ma è una cosa che dovrebbero fare i distributori.

O anche gli editori. Per esempio, è quello che fa la Nexus Editrice con Fantasy Flight Games: ci sono giochi grandi e massicci e con materiali in lingua che hanno bisogno di una vera e propria localiozzazione italiana e magari escono un po' dopo, ci sono giochi come "Nel deserto" di Knizia che vengono direttamente prodotti con regole italiane e immessi subito nella distribuzione.
Secondo me è anche meglio che sia un editore e non un distributore. Un editore ha una redazione, e per tradurre le regole ce n'è bisogno (chi ha visto i giochi Gigamic con le regole italiane scritte all'estero, tanto per fare un esempio, sa che non è bene che siano gli editori stranieri a farsi i regolamenti italiani da soli). Un editore ha di norma un ufficio stampa (o qualcuno che ne fa le funzioni), dei dimostratori, eccetera. Competenze professonali che aiutano il gioco, a cui a valle il distributore aggiunge le sue. Io ho quasi perso un torneo per via delle traduzioni dell'importatore dei giochi Avalon Hill degli anni '80, e ricordo ancora certi suoi granchi terrificanti su diversi giochi. La sua opera fu senza dubbio meritoria, ringraziamo il cielo che vi fu e che si diede da fare: ma se fosse stata una redazione e non un importatore a curare le traduzioni avremmo evitato dei momenti di discussione piuttosto tristi durante le nostre partite.

Grande distribuzione:
>>Marvel Heroes non fa testo perché vende "da solo".
>Beh, allora potevano svegliarsi prima con "La guerra dell'Anello".

Io nell'ultimo par d'anni, anche prima dell'uscita di Marvel Heros, La Guerra dell'Anello l'ho vista da Feltrinelli, nelle librerie Mondadori, in una cartolibreria di Anzio... Speso anche con giochi che non vendono da soli, come Wings of War. Si fa quel che si uò. Ricordo però che i circuiti delle giocattolerie un tempo volevano solo roba pubblicizzata in TV, e come si diceva i costi per Nexus e affini sono proibitivi. Non è l'editore, di solito, che preferisce essere in pochi e piccoli punti vendita anziché in tanti e grandi. Anche se poi allargare la distribuzone è un impegno: occorre immobilizzare più soldi, aumentare le tirature. Non è cosa agevole e immediata.

Autoproduzione: la mia opinione l'ho già espressa su ihg e InventoridiGiochi, coincide con quella di Walter Obert e di vari altri autori che si sono espressi nelle stesse sedi. Da un lato a me serve che un gioco passi il vaglio delle case editrici, che non sono infallibili ma almeno scremano cose che potrei illudermi siano belle e magari le vedo così solo perché ogni scarrafone ecetera eccetera. Poi certo, su un mercato più ampio e vivo magari certi giochi non avrebbero atteso anni per uscire, ma pazienza.
Inoltre un gioco ha bisogno di autori, collaudatori, traduttori, curatori, grafici, uffico stampa, dimostratori e quant'altro, oltre a tipografi e negozianti. Io non so fare molti di questi mestieri, né sono il più bravo a farli. Se li fa qualcun altro e io mi concentro sull'essere autore, ci guadagno io che faccio più giochi e migliori, e ci guadagna il gioco che esce assai più bello e forte e ricco. Stesso motivo per cui preferisco pagare una signora per stirarmi le camicie e usare il tempo che impiegherei a stirare per scrivere giochi da rivista: alla fine in termini strettamente economici ci guadagno, ci guadagna anche la signora e vado in giro vestito un pochettino più decorosamente che se me le stirassi da me.
Infine tutte queste professionalità coinvolte rendono il gioco vivo e autonomo: se non posso andare a una manfestazione, se non faccio io personalmente un'espansione o altro, il gioco vive e va avanti e cresce lo stesso. Al di là del fatto che per fortuna a volte il gioco funziona di suo e come fa notare Liga sono gli stessi appassionati che si danno da fare per tradurre, ma anche per organizzare tornei e presentazioni, per realizzare espansioni e materiali aggiuntivi e quant'altro. Il che, lasciatemi dire, da autore mi dà un conforto enorme: significa avere il segno tangibile che non si è buttato il proprio tempo ma si è creato qualcosa che piace e coinvolge anche gli altri.
E quindi rispetto per il coraggio di chi si autoproduce: la storia ha anche diversi casi passati, magari in mezzo a chissà quanti fallimenti, a dimostrare che si può partire da un'autoproduzione e raggiungere il successo vero. Faccio due soli nomi a fianco dei quali direi che non ne servono altri: Subbuteo e Scarabeo (Monopoli non vale, l'auoproduttore si spacciava per autore ma non lo era). Però è anche vero che una certa esterofilia dei giocatori italiani è anche leggittimata dalla scarsa qualità di certe autoproduzioni. Mi riferisco al passato, a ditte ormai (guarda caso) chiuse, cui va la mia stima per averci provato ma non tanto per quello che hanno prodotto. Del resto, potete vederlo nei miei commenti ai giochi qua sulla Tana. Faccio nomi? L'amico Giacomo Fedele di Camelot, bravo, entusiasta e quel che volete, ma Peninsula Italica e Barbarians (per citare due giochi che mi sono recentemente ricapitati in mano) avevano troppi problemi per poter essere considerati professionali. Se poi gli acquirenti di quei due itoli hanno preso a diffidare dei gochi italiani, non so dar loro torto.

>Vecchie discussioni che trattavano lo stesso argomento..e che purtroppo giungevano alle stesse conclusioni ragion per cui mi duole constatare che tutto sia pressocchè uguale...beh..del resto non è che mi aspettassi cambiamenti sostanziali in un anno..

Vero. Però, fanzinato a parte, questo ambiente lo bazzico da circa 25 anni, se vogliamo contare da quando facevo le mie prime recensioni per Pergioco e discutevo appunto con i distributori del problema della distribuzione, dello scrivere il prezzo in una recensone oppure no, e cose del genere. E devo dire che da allora di strada, passo passo, ne abbiamo fatta tantissima (anche se un mensile di giochi in edicola purtroppo non c'è più). Ora abbiamo autori che pubblicano direttamente all'estero, giochi italiani che escono in prima turatura in una decina di lingue, licenze mondiali che si tramutano in giochi d'autore italiani, editori italiani che producono all'estero con i migliori fornitori del mondo, autoproduttori che dopo qualche mese vedono il loro gioco uscire con i prestigiosi marchi di ditte tedesche e americane, giochi stranieri che arrivano agevolmente in Italia tradotti e localizzati. Scusate, ma non è poco. E' il frutto di una storia magari zigzagante e non sempre in rapida evoluzone, ma che ha saputo crescere e rafforzarsi di esperienza in esperienza.

E per non ripetermi oltre, ripasso la palla.

Salutoni,

Andrea
 

randallmcmurphy

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Angiolillo":5shneser ha scritto:
Vero. Però, fanzinato a parte, questo ambiente lo bazzico da circa 25 anni, se vogliamo contare da quando facevo le mie prime recensioni per Pergioco e discutevo appunto con i distributori del problema della distribuzione, dello scrivere il prezzo in una recensone oppure no, e cose del genere. E devo dire che da allora di strada, passo passo, ne abbiamo fatta tantissima (anche se un mensile di giochi in edicola purtroppo non c'è più). Ora abbiamo autori che pubblicano direttamente all'estero, giochi italiani che escono in prima turatura in una decina di lingue, licenze mondiali che si tramutano in giochi d'autore italiani, editori italiani che producono all'estero con i migliori fornitori del mondo, autoproduttori che dopo qualche mese vedono il loro gioco uscire con i prestigiosi marchi di ditte tedesche e americane, giochi stranieri che arrivano agevolmente in Italia tradotti e localizzati. Scusate, ma non è poco. E' il frutto di una storia magari zigzagante e non sempre in rapida evoluzone, ma che ha saputo crescere e rafforzarsi di esperienza in esperienza.

Certo certo..è stato fatto tanto dagli italiani..per l'estero! :-?

Ma da noi nei negozi c'è sempre monopoli e risiko..per trovare un bang (già tutto in italiano come appunto ricordavi) bisogna essere dei novelli diogene, e nessuno nemmeno è a conoscenza di questo "rinascimento" ludico..

Sul fatto dei negozi sotto casa, come dicevo prima, a me non interessa molto..restare ancorati a questa idea che siano migliori mi pare un po' ammuffita..io sono più contento se TUTTI possono trovare TUTTI i giochi nei centri commerciali, facendo sì che tali prodotti diventino di conoscenza comune, perchè vi ricordo che adesso come adesso i negozi sotto casa sono poco più che delle cattedrali nel deserto, mentre se ad un Iper qualunque viene in mente di comprare Marvel Heroes poi lo troverete in tutti gli Iper..

Lo so che le tirature richieste dalla grande distribuzione sono forse ancora fuori portata per Nexus e compagnia bella, ma insomma io credo che la conoscenza sia fondamentale e come diceva qualcuno prima, visto che negli iper venderebbero anche scatole con dei sassi proposte come giochi, figuratevi cosa succederebbe se vendessero VERI giochi...innanzitutto l'inizio della conoscenza e della diffusione, e poi come è successo a me e credo a tanti altri, la curiosità di scoprire cosa sono questi strani prodotti che sembrano una ventata di novità ventennale nella nostra concezione dei giochi da tavolo...

Sul dumping è un discorso complicato...noi ci lamentiamo sempre dei prezzi perchè raffrontiamo spesso i negozi italiani con i negozi on-line tedeschi..ovviamente il paragone non regge...

Io parlo di un problema a monte, cioè che in Germania praticamente Tutti sappiano dell'esistenza e della validità di questi giochi, mentre da noi praticamente nessuno..se tali prodotti diventassero anche qui di "dominio pubblico" invece che essere delle mosche bianche, sicuramente ci si accorgerebbe della loro importanza economica (perchè ovviamente come ricordavate il profitto è la cosa più importante e non la passione o la filantropia) e si potrebbero trovare importanti offerte anche nei nostri negozi..

Del resto non sarà un caso che Heroscape anche qui da noi, e senza andare su internet sia stato venduto nei grandi centri commerciali a 47€ (e altri mi pare lo abbiano visto anche a meno) invece che ai 74 (!!!) dei negozi che adesso noi consideriamo normali o i 60 che la stessa MB proponeva a Lucca 2005 per il "lancio" del prodotto in Italia.

E le offerte invogliano..insinuano la pulce nell'orecchio..e i clienti, come direbbe Stephen King..a volte ritornano! :grin:
 

liga

Illuminato
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Per dare man forte a quello che dice il buon Angiolillo, ecco qua una mail che mi è arrivata ieri da un editore di una rivista internazionale di giochi da tavolo molto prestigiosa, che voglio dividere con voi perchè mi ha recato immenso piacere ... non dico il nome del "colpevole" per motivi di riservatezza:

The most significant happening in the games world of the last three years has been the Italian decision to cross the Alps and bring their games to Essen.
I knew there was an Italian branch of the hobby before then, because D*** C*** speaks Italian and subscribes to the Italian games magazine whose name I forget, but for the rest of us the country wasn't really on the games map.


traduco alla buona

L'avvenimento più significativo nel mondo dei giochi degli ultimi 3 anni è stata la decisione degli Italiani di attraversare le Alpi e portare i loro giochi ad Essen.
Sapevo che esisteva un ramo Italiano di questo hobby anche prima, perchè D*** C*** parla Italiano ed era iscritto ad una rivista di giochi Italiana il cui nome ora non ricordo, ma per il resto di noi l'Italia in realtà non esisteva nella mappa del gioco.

...

insomma, a piccoli passai qualcosa lo state (mi riferisco ad autori, editori sopratutto) ottenendo! Continuate così!

buon gioco a tutti
Liga
 

Angiolillo

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Lo stiamo, tu e molti altri inclusi, facendo. L'ipermercato mi pare una meta ardua per i vari motivi schiettamente commerciali da molti di voi esposti. Però un sacco di gente porta i giochi da tavolo e di ruolo in scuole, biblioteche, manifestazioni, feste di piazza. Ne scrive in testate non specialistiche. Ne parla in radio e televisione. Li presenta nelle librerie. Eccetera, eccetera, eccetera. Cito i gochi di ruolo perché mi è capitato di tirare le fila delle esperienze italiane in un manuale per insegnanti e quindi ho l'argomento più sott'occhio. Al di là delle encomiabili convention per appassionati, che hanno allargato il loro pubblico e che continuano a fare il loro ottimo mestiere, ci sono tante altre piccole realtà capillari che magari agli appassionati sfuggono e che un po' di cultura del gioco la diffondono anche in territori prima inesplorati.
Anche l'idea, che so, di aprire i saloni del fumetto a giochi d'ambiente e di ruolo non è novità da poco e di frutti ne ha portati assai: da Lucca Games che ha aperto il filone a tutti i suoi più o meno riusciti tentativi di benvenuta imitazione.
In quanto ai negozi, ci sono anche lì realtà migliori e peggiori. Ma se non ci fossero posti come - faccio un solo nome d'eccellenza - Stratagemma a Firenze, con la sua capillare attenzone a best-seller come a case minori, a novità come a titoli d'annata, a corsi e dimostrazioni come a tornei e iniziative varie, il nostro mondo sarebbe più piccolo e anche più grigio.
Dopodiché siamo umani e abbiamo i nostri limiti. Io più di una dozzina di presentazioni/manifestazioni/corsi per insegnanti/seminari o altro in un anno non riesco a farli. E se quindi non riusciremo a portare le masse a giocare a tutti i nostri giochi... pazienza, si fa quel che si può.

Salutoni,

A.
 
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