Interpretazione e rapporti personali nei GdR

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Barbo

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Mi hanno incuriosito parecchio alcune discussioni occorse nel forum del sito della Tana in merito alla natura delle relazioni che si instaurano tra giocatori di GdR e di come queste possono condizionare lo svolgimento della giocata.

Non di rado, quando si porta un personaggio, si fa, o non si fa, qualcosa per il timore di urtare la sensibilità di un altro giocatore con il quale si è in buoni rapporti, per il quale si nutre rispetto o perché (capita pure questo) se ne è condizionati (nel senso di avvertire soggezione et similia). Magari, senza tali condizionamenti, si sarebbe portato il personaggio differentemente, a scapito di una serie di potenziali situazioni di gioco.

I rapporti amicali ostano indubbiamente, in un simile contesto, ad una corretta riproduzione di certe logiche (il tradimento e la congiura in primis) che sono, invece, fondamentali quando si ha che fare con soldi, fama e potere. Si tratta di aspetti della natura umana dal quale un contesto fantasy medioevale, nel quale allignano il magico ed il malvagio, non credo che possa prescindere.

Anche in Tolkien, che prendo come benchmark del fantasy epico e medioevale, se uno si va a leggere certe robe della sua “teogonia” impallidisce per le porcherie e le crudeltà, e parlo di Elfi, non di orchetti (con buona pace di Asliaur).
Un esempio? La strage del Doriath (uno dei tre fratricidi elfici) con l’uccisione di Dior e Nimloth assieme alle relative genti, per mano dei figli di Feanor (cioè il fior fiore dei Noldor). Maedhros (figlio di Feanor), per parte sua ed in tale frangente, pensò bene di far morire di inedia nella foresta, abbandonandoli a se stessi, i due figli piccoli di Dior e Luthien. Solo Elwing, la sorellina, si salverà per essere poi quasi ammazzata, sempre dai figli di Feanor. Per chi non se lo ricordasse, Dior è il figlio di Beren e Lùthien.
Il racconto della saga di Beren e Lùthien è una delle cose più belle che ha scritto Tolkien. Sulla tomba di Tolkien (e della sua amata moglie), nella sezione cattolica del cimitero di Wolvercote (Oxford), c’è la seguente incisione:
Edith Mary Tolkien, Lúthien, 1889-1971
John Ronald Reuel Tolkien, Beren, 1892-1973

Questo per spiegare la rilevanza, per Tolkien, di quanto ho appena citato e che Tolkien, piaccia o meno, non è solo il Signore degli Anelli.

Perchè ‘sta pappardella? “Che palle, ma guarda questo che sta a dì...”, direte voi. Perché la bastardata, il tradimento, la crudeltà (non con gli orchetti - lì “sò bboni tutti” - ma con i propri consanguinei, magari con i propri compagni...) sono, non di rado, il “sale” di una saga che si rispetti, anche di quelle fantasy.

Ora, immaginatevi che un membro del party venda quest’ultimo al nemico o lo tradisca facendolo massacrare. Una cosa normale, tra avventurieri poi... eppure è una cosa che di fatto non accade MAI. E perché? Perché uno verrebbe cacciato dal party ed il master medio andrebbe in tilt.

Eppure un simile agire è inevitabile, se è vero che il gioco è anche socializzazione e che il GdR tira fuori con il forcipe aspetti talora reconditi della personalità di chi gioca.

Mi sembra che occorra tener conto della natura di ciò che si fa. Intendo dire che non si può ignorare che il GdR è nato dall’applicazione in ambito ludico una tecnica psicanalitica già ben nota negli anni '70. In altri termini, si usava (per scopi terapeutici) far recitare ai pazienti le loro situazioni familiari, rivivendole e dissezionandole.
A quanto mi consta, tutt’oggi l’espressione “gioco di ruolo” designa una peculiare terapia di gruppo, studiata e praticata, che funziona nei modi suddetti.

Anche nel GdR, si perpetua, quindi ed inevitabilmente, la “matrice psicanalitica” dello strumento e non è allora anomalo che in esso si riproducano (talora in modo molto amplificato) le fisime caratteriali di coloro che lo giocano. Credo che ciò sia inevitabile e che sia il portato del coinvolgimento che, auspicabilmente, si richiede nel GdR.

Un GdR molto sentito, nel quale i giocatori “si abbandonano” al loro ruolo, porta facilmente ad attaccarsi al personaggio ed a vivere sulla propria pelle ciò che accade al proprio PG con unn “transfert” su quest’ultimo di ciò che si è. La contaminazione dell’ambito ludico con quello relazionale diventa insomma inevitabile e credo che sia nell’ordine delle cose.

Non direi quindi che chi “confonde i ruoli” - intesi come “chi si è” e “chi si gioca” (cosa, a mio avviso, frequentissima e fisiologica) - possa definirsi un giocatore mediocre (inteso come scialbo e poco proficuo). Prendersela a male per vicende del proprio personaggio non mi sembra che sia necessariamente indice di scarso coinvolgimento né di approssimazione nella giocata.

Quando si dice: “non vi dico che sca**o nel party... ma c’era dell’altro, c’erano cose personali dietro...”.

Come se il GdR non sia fatto per tirare in ballo chi siamo veramente, tanto da suscitare scintille (come in pochi altri giochi) tra persone che non si prendono...

Il fatto che vi siano dei rapporti amicali di mezzo e che uno abbia timore di guastarli giocando al GdR credo che sia, allora, comprensibile e che, in fin dei conti, rientri nella logica delle cose.

Nè mi sembra molto sensato affermare che il bravo giocatore è uno che cambia personaggio e si adatta alla nuova veste, al nuovo backround, prescindendo da chi esso è nella vita reale e nell’assunto che le “cose personali” non devono entrare nel gioco di ruolo. Così non si tiene conto, a mio avviso, dalla natura più intima del GdR. Ho visto tanti giocatori cambiare tanti personaggi (diversa professione, diverso background) ma lo stile, l’impronta della giocata, il modo di porsi, sono sempre quelli, pur se con alcune variazioni necessitate, e non potrebbe essere diversamente.

Allora, se è vero quanto sopra, non so se abbia molto senso ritenere “grave” per un role-player il farsi condizionare dalle proprie inclinazioni soggettive o dalle proprie relazioni personali, per quanto questo possa limitare l’orizzonte di gioco.
Mi ricollego ad uno scambio di battute:
A":30yerifs ha scritto:
Il vero problema è che i cattivi giocatori di rpg si fanno influenzare dai rapporti personali e li trascinano fuori e dentro il gioco.
...e su “B” che poi dice:
Per esempio a D&D difficilmente accetterei mai da uno qualsiasi del mio party di essere frustato o dileggiato !
A":30yerifs ha scritto:
Questo perchè sei un mediocre role player (anche se non sei il solo...), “C” ha avuto punizioni peggiori e le ha accettate tranquillamente (un punto a suo favore)

Ciò che ammazza e contraddice il GdR sono gli sbadigli e la routine, la mancanza di pathos e di colore... o no?
 

Cippacometa

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Mamma mia che pippone!!! 8-O
E poi credevo di essere io il pipponista ufficiale, dopo la Saga dell'Hàkarl e le bippe sugli aerei!!!
Confessa: 'sto post l'hai scritto in combutta co' mugghieri neurologa e magari pure co' Diego!!! :lol:

Che dire... forse il tutto può essere sintetizzato dall'ultima tua frase: "Ciò che ammazza e contraddice il GdR sono gli sbadigli e la routine, la mancanza di pathos e di colore...". Ovvero, tutto ciò che può evitare la noia e la routine è il benvenuto.
Ma ciò implica, come minimo, la coesistenza di un master fantasioso e competente e di giocatori motivati ed intraprendenti, e tutti, sia master che giocatori, molto elastici, il tutto immerso in una bella storia.
Elastici nel senso che i giocatori dovrebbero, piuttosto che subire passivamente una storyline, introdurre delle variabili "umane" senza farsi tassare di agire "fuori contesto" o "fuori personaggio". Elastici nel senso che il master dovrebbe, oltre a gestire una storia avvincente, gestire anche personaggi "stravaganti".
Altrimenti, IMHO, ciascuno "recita la sua parte", il master ed i giocatori... ma cosi' si fa teatro, non GdR... E ci si fanno ddu palle cosi'!!! :lol:
 

Fiburga

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Concordo e non concordo con te, ma l'rpg, nonostante le belle e colte parole con cui hai infiorettato il tutto, è e rimane solo un gioco.

In un gioco lo scopo non è creare un mondo verosimile, ma divertirsi, quindi il tradimento, creando, non problemi al master, ma al gruppo di gioco in senso fisico ( Tutti i traditori dei libri sono almeno per un periodo scacciati ), non porta a quel risultato.

Io credo che il gdr non debba diventare la realtà alternativa del giocatore, quindi vedo il tanto da te osannato transfert una cosa negativa e non positiva.

Il buon rpg player dovrebbe essere capace di sentire su di se le emozioni del suo personaggio, ma non portarsele dietro nella realtà quotidiana.

Più o meno come quando leggiamo un buon libro o guardiamo un bel film.

Altrimenti, arrivando agli eccessi del transfert, perchè non vendicarsi del proprio amico che ha ucciso il nostro bel PG ?
Attaccarsi ed affezionarsi ai propri personaggi è una cosa che migliora il gioco, identificarsi con loro non credo lo sia.

Chi mi conosce lo sa da tempo, quello che io ASSOLUTAMENTE non voglio è che i giocatori cerchino quello che non hanno nella vita normale nel gioco se non l'avventura in senso lato. Quindi NO al transfert che dici te, caro Barbo.

Che la routine e gli sbadigli ammazino il gdr, come ogni altra cosa mi pare una banalità, ma chi gioca solo per routine, chi si annoia, chi non ama il gioco : ALLORA PERCHE' GIOCA ?

I giocatori mettono una parte di se in modo inconscio in ogni proprio personaggio, ma questo può, nonostante tutto essere diverso così come può essere diverso per un attore il personaggio che interpreta e caratterizza.

Concordo invece che macchiette e personaggi stravaganti ( specialmente PNG ) nel gioco siano divertenti e ravvivanti.

Scusate anche per il mio polpettone dopo quello di Barbo
 

Xarxus

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Per quanto il Cippa ed il Fibu abbiano già espresso quella che è la mia posizione, mi accingo prolissamente :twisted: a dire la mia.

Non sono d'accordo sulla necessità che esista un PG "nemico", nè nego che la sua presenza in talune situazioni non risulti stimolante (a tal proposito bravo Raven!). Credo che a spingere l'emozione del gioco sia lo spirito delle persone e il modo in cui il master riesca a spronarlo.

Il DM quindi deve riuscire ad essere coinvolgente, più che originale. Se si è coinvolti si finisce per per immergersi. Se l'avventura si traduce in una mera sequenza di fatti, alcuni dei quali violenti (leggi combattimenti), la noia dilagherà. Se invece la storia che vive sotto si fa sentire, allora lo spirito scatta ed il gioco diviene coinvlgente.

Personalmente, ad esempio, non amo le partite di dadi con i mostri, ne amo andare a fare chiacchiere ciarliere con l'oste per l'intera serata. Per quanto la vera verità dica che la virtù risieda nel mezzo, anche questo per me non è sufficiente. Un po' di chiacchiere ed un po' di combattimento, perdonatemi, non sono gioco... Quello che trasforma il tutto, quindi, è lo spirito, lo ripeto.

Alla fine allora sì al traditore, ma anche no... insomma, alla fine che me ne frega?! Voglio portare il mio PG negli eventi, quali essi siano, appassionandomici e non sperando che sia un altro PG a smuovere le acque per renderle interessanti.

Veniamo poi al rapporto con gli altri player. Premesso il fatto che "solitamente" il GdR è apprezzabile per la sua natura _non_ competitiva, va altresì notato che la natura umana porta comunque alla competizione, e c'è sempre chi si sveglia la mattina pensando "il mio PG è meglio del suo". Non solo, in effetti spesso i giocatori finiscono per giudicare e relazionare il personaggio altrui non tanto per come questi appaia, ma per come appare il suo player. Anche questo accade, ma su tali situazioni, purtroppo c'è ben poco da fare... Non amo da DM dire a qualcuno come dovrebbe comportarsi, nè amo che un DM me lo dica.

Noia e routine vanno evitati, ma l'impegno non deve essere nell'evitarli. L'impegno deve essere nel divertirsi, che poi è lo scopo finale del gioco.

Mi sembra che occorra tener conto della natura di ciò che si fa. Intendo dire che non si può ignorare che il GdR è nato dall’applicazione in ambito ludico una tecnica psicanalitica già ben nota negli anni '70. In altri termini, si usava (per scopi terapeutici) far recitare ai pazienti le loro situazioni familiari, rivivendole e dissezionandole.
A quanto mi consta, tutt’oggi l’espressione “gioco di ruolo” designa una peculiare terapia di gruppo, studiata e praticata, che funziona nei modi suddetti.

Nononono!
Allora questa è una favola, niente più di una leggenda metropolitana. Il gioco di ruolo NON nasce da nessuna applicazione terapeutica, i cui scopi invece sono totalmente differenti, nonchè i sistemi adottati per il loro raggiungimento. Sarebbe come dire che l'automobilismo nasce dal ciclismo perchè si fa uso di ruote e finiscono entrambi per ismo!
Per notizie sugli usi "terapeutici" del gioco di ruolo (la cui natura è totalmente differente da quella dei nostri) vi consiglio di rivolgervi a psicologi esperti (non per farvi vedere.... per quanto forse il Tachmaster... ehm.... Lambo lo sai che mia moglie è psicologa?).

Ciò a dire che detesto il trasfert nel gioco... lo aborro. Dio mio, io voglio giocare mica fare una seduta psicanalitica (cosa che, ripeto, è del tutto differente). Per nnon parlare dei danni che si possono fare, quindi okkio!

Il Gdr non è fatto per "tirare in ballo come siamo dentro". A dimostrazione (non voglio parlare di me) porto uno come Perigastus che gioca dei nani divertentissimi, ma che ha giocato anche Peri, la cui natura era di un differente straordinario. Ora, o è un dissociato (e ora che ci penso... quasi quasi propongo anche a lui qualche seduta, magari a sua moglie serve supporto...) o forse com'è dentro non c'entra un cavolo.

Non nego che molti mettano qualcosa di proprio nel personaggio che interpretano, ma certamente non scoprono sè stessi (mamma mia che svilimento del gioco!).

A rendere vivo il gioco, quindi, è il modo in cui il DM e i giocatori si seggono al tavolo: in senso orario, in ordine d'altezza... ehm, no, cioè... con lo spirito di volersi divertire e di far divertire, tutto qui! Niente ricette, niente clichet ( si scrive così?).

Detto lo ho... che lo sforzo sia con voi
 

wolflord

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Voi vi drogate...

:-?
 

Fiburga

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Non conosco di persona Xarxus, ma lo abbraccio virtualmente e pubblicamente !!!

:clapclap: :beerchug: :clapclap: :beerchug:

Sono d'accordo con te su tutta la linea ( peraltro un po' prolissa pure la tua... meglio in compagnia )
 

Asliaur

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La dissertazione è un filo lunga per i miei gusti, quindi non vi seguirò su tutto, abbiate pazienza. In breve vi posso dire che

A) è stranoto ed arcinoto a tutti che i Figli di Feanor fossero, in buona parte, dei figli di buona donna, specialmente Caranthir, Celegorm e Curufin erano veramente divenuti malvagi e crudeli, consumati dal terribile giuramento di Feanor. Maedhros, il primogenito ed il capo, non era realmente malvagio, ma fu ugualmente trascinato ad atti di crudeltà dal terribile giuramento (Maglor invece pare fosse abbastanza buono, e fu l'unico a sopravvivere).

B) il gioco di ruolo fatto tra amici è un "gioco" non competitivo mirante al divertimento di tutti e non alla psicoanalisi di qualcuno. Se durante le giocate scorgo tratti caratteriali di qualcuno ok, ma se qualcuno per evidenziare i propri tratti caratteriali ammazza sempre tutti questo può creare dei problemi. Il master dovrebbe aiutare a regolare l'evento in modo che si tratti veramente di un gioco e di un divertimento per tutti. Se devo litigare con qualcuno me ne resto in ufficio.

Grazie e saluti,

Asliaur dell'Onda d'Argento
 

Barbo

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Chiarimenti...

Fiburga:
Io credo che il gdr non debba diventare la realtà alternativa del giocatore, quindi vedo il tanto da te osannato transfert una cosa negativa e non positiva.
Il buon rpg player dovrebbe essere capace di sentire su di se le emozioni del suo personaggio, ma non portarsele dietro nella realtà quotidiana.
Chi mi conosce lo sa da tempo, quello che io ASSOLUTAMENTE non voglio è che i giocatori cerchino quello che non hanno nella vita normale nel gioco se non l'avventura in senso lato. Quindi NO al transfert che dici te, caro Barbo.
Xarxus:
Ciò a dire che detesto il trasfert nel gioco... lo aborro. Dio mio, io voglio giocare mica fare una seduta psicanalitica (cosa che, ripeto, è del tutto differente). Per nnon parlare dei danni che si possono fare, quindi okkio!
Il Gdr non è fatto per "tirare in ballo come siamo dentro".
Per carità, tutto giusto. Forse sono stato troppo netto (volevo “mettere un po’ di pepe”...). La mia non voleva essere un’apologia del transfert!

In tal modo, il GdR diventerebbe pericoloso, addirittura. E ciò soprattutto per i più piccoli. Negli USA, in particolare, il movimento di opinione contro il GdR prese spunto, diversi anni fa, proprio da deviazioni quali il dodicenne che si suicida perché il personaggio di 29° livello che portava da anni era morto.

Volevo solo notare come, di fatto, il GdR tenda in modo molto marcato a tirar fuori il carattere, l’indole relazionale, dei giocatori. Ho usato l’espressione “transfert” in modo atecnico e non l’ho specificato, mea culpa.
Idem, per l’espressione “confusione dei ruoli” (la mia voleva essere una “confusione”, come dire, fisiologica).

Intendevo rimarcare l’inevitabilità che un PG finisca per riflettere le fisime caratteriali di chi lo porta. Il che mi sembra ovvio.

Ma non è, allora, altrettanto ovvio che si censuri, o si ritenga anomalo, che un giocatore porti un personaggio caratterizzandolo secondo i tratti della propria personalità, anche quelli più spigolosi.

Sempre per gli stessi motivi, diviene pure inevitabile, e naturale, che in un party amicale certe cose non si possano o non si vogliano fare (di qui, allora, l’interesse per cose tipo il mud...).

In questi termini, non mi sembra che ciò che vada dicendo sia tanto strampalato.

Xarxus:
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Allora questa è una favola, niente più di una leggenda metropolitana. Il gioco di ruolo NON nasce da nessuna applicazione terapeutica, i cui scopi invece sono totalmente differenti, nonchè i sistemi adottati per il loro raggiungimento. Sarebbe come dire che l'automobilismo nasce dal ciclismo perchè si fa uso di ruote e finiscono entrambi per ismo!
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Non volevo dire che il GdR è uno strumento di terapia psicanalitica! Intendevo dire che è un adattamento ludico di detto strumento. Fu Gary Gygax (il fondatore della TSR) ad avere l’intuizione.

Che esista una terapia che si chiama “gioco di ruolo” mi è stato confermato da colleghi di mia mogghie (ehehehe, sì Cippa ho avuto modo di verificare la cosa..), che è un neurologo, e dagli strizzacervelli che frequenta.

Invito a dare una occhiata a questo link:
http://www.gilda.it/gdr2/archivio/favor ... enogdr.htm

Dire che “il gioco di ruolo NON nasce da nessuna applicazione terapeutica” non mi sembra una affermazione corretta. Ciò non è in contraddizione, lo ripeto, con il fatto che il GdR NON è uno strumento di terapia psicanalitica e che occorre evitare che lo diventi!

Il fatto che non esista un copione da recitare e che uno possa creare, plasmare (nei modi noti a chi pratica il GdR) un personaggio rende il GdR un gioco molto particolare, dove i caratteri delle persone mi sembra che emergano in modo singolare, con tutta un serie di corollari di cui, talora, non si tiene adeguatamente conto al fine di trarre determinati giudizi sui giocatori o su certe situazioni. Tutto qui.
 

Barbo

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eheheheh...

Ah.. dimenticavo.

Sui pipponi.... a regà! stà sezione del forum se chiama, o nun se chiama, "Questioni Filosofiche"?

Tutti avrete sperimentato un testo filosofico... la filosofia *è* un pippone (del tipo che, a me, piace)... e allora...

Si parla, si parla, si parla, si parla... :verysmile:
 

Lobo

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Avevo già espresso, in altra sede, parte del mio pensiero.
Il GdR lo intendo come divertimento e i "bastardi" possono creare problemi. Personalmente ho giocato agli albori con un gruppo in cui era costume (avendo anchepersonaggi ladri e assassini) fregare i propri compagni, magari decurtando fette di tesori o intrigando alle loro spalle, senza però ammazzarli. (oddio un paio di morti ci sono stati). Era interessante, ma poi si è creatoun clima di tensione che non giovava.
Bisognerebbe avere l'abilità di misurarsi, ovvero di complottare di essere un po' oscuri senza però minare la salute del gruppo.

Per scendere un po' nel particolare nel caso di Barbo il problema risiede più nelle acredini tra giocatori che vengono fatte oggetto di transfert nel GdR (visto che nella vita un certo quieto vivere porta ad essere accondiscendenti) che nel contrario.
 

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...

lobo":1a7516tx ha scritto:
il problema risiede più nelle acredini tra giocatori che vengono fatte oggetto di transfert nel GdR (visto che nella vita un certo quieto vivere porta ad essere accondiscendenti) che nel contrario.

Si, sono d'accordo. Anche a questo mi riferivo quando ho definito il GdR un "forcipe"... nel senso che se c'è qualcosa che non va di *personale* tra i giocatori, allora la giocata di role playing tira fuori - quasi indefettibilmente, e qui sta la peculiarità - quello che c'è, e non necessariamente si tratta di cose desiderabili. Dipende dalle alchimie relazionali tra i giocatori, appunto.

Il tutto, poi, può dipanarsi attraverso modalità più o meno paludate, ma la sostanza è quella.

Talora, la seduta di GdR è un ottimo detonatore... :naughty:
 

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Cavolo, mi si sono incrociati gli occhi a leggere tutto. Cmq voglio dare anchio la mia opinione.
Direi che l'idea fondamentale è quella del Fiburga, e cioè che "l'rpg è e rimane solo un gioco".
Le situazioni "diverse", nonostante possano sembrare una ganzata, alla fine, secondo me, riducono il divertimento. Vi faccio solo un esempio: con un mio pg ho fatto un'azione che, secondo il suo gdr era perfetta. Quell'azione ha portato delle conseguenze negative nel suo rapporto col gruppo. Purtroppo, nonostante mi ripetessi che "è solo un gioco", alla fine ho deciso di cambiare pg perchè, quando lo giocavo, sentivo una tensione da parte degli altri player (perfetta, secondo il gdr) che mi rovinava il gioco.
Con questo cosa voglio dire? Che, IMO, in un gdr alla fine ti "senti" nel personaggio, e che le scene critiche ti portano a reagire di conseguenza contro (che tu lo voglia o no) gli altri membri del gruppo. E proprio perchè, in genere, ogni player sente il pg come una specie di alter ego, queste discussioni si ripercuotono sul piano off gdr.
 

Fiburga

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Allora, allora, allora...

Riprendo in ordine...

Ma non è, allora, altrettanto ovvio che si censuri, o si ritenga anomalo, che un giocatore porti un personaggio caratterizzandolo secondo i tratti della propria personalità, anche quelli più spigolosi.

Sempre per gli stessi motivi, diviene pure inevitabile, e naturale, che in un party amicale certe cose non si possano o non si vogliano fare (di qui, allora, l’interesse per cose tipo il mud...).

A mio parere si può giocare personaggi che abbiano solo certi aspetti del proprio io e questi dovrebbero non essere quelli spigolosi, e questo credo valga in un MUD come nei gdr, perchè alla fine, usando una parafrasi, nella vita come nel gioco, chi rompe il c***o viene emarginato. Nei giochi questo vale ancora di più, perchè essendo GIOCHI, chi partecipa si vuole divertire, non litigare. Rilassarsi o stare in tensione, ma per ciò che accade nel gioco e non per le frizioni più o meno forti con gli altri compagni di gioco.

il gioco di ruolo fatto tra amici è un "gioco" non competitivo mirante al divertimento di tutti e non alla psicoanalisi di qualcuno. Se durante le giocate scorgo tratti caratteriali di qualcuno ok, ma se qualcuno per evidenziare i propri tratti caratteriali ammazza sempre tutti questo può creare dei problemi. Il master dovrebbe aiutare a regolare l'evento in modo che si tratti veramente di un gioco e di un divertimento per tutti. Se devo litigare con qualcuno me ne resto in ufficio.

Il GdR lo intendo come divertimento e i "bastardi" possono creare problemi. Personalmente ho giocato agli albori con un gruppo in cui era costume (avendo anchepersonaggi ladri e assassini) fregare i propri compagni, magari decurtando fette di tesori o intrigando alle loro spalle, senza però ammazzarli. (oddio un paio di morti ci sono stati). Era interessante, ma poi si è creatoun clima di tensione che non giovava.
Bisognerebbe avere l'abilità di misurarsi, ovvero di complottare di essere un po' oscuri senza però minare la salute del gruppo.

Credo sia questo lo spirito con cui più o meno tutti i giocatori vogliano fare un gdr, del resto siamo in 6 attorno ad un tavolo e tutti, ripeto TUTTI ci dobbiamo divertire. Fare si che qualcuno non si diverta per un qualsiasi motivo, anche di estrema poesia epica, non credo sia corretto...

Si, sono d'accordo. Anche a questo mi riferivo quando ho definito il GdR un "forcipe"... nel senso che se c'è qualcosa che non va di *personale* tra i giocatori, allora la giocata di role playing tira fuori - quasi indefettibilmente, e qui sta la peculiarità - quello che c'è, e non necessariamente si tratta di cose desiderabili. Dipende dalle alchimie relazionali tra i giocatori, appunto.

Qui sta la mediocrità, a parer mio di un giocatore di ruolo, come se il Master, poichè ha perso contro di un giocatore a briscola si vendicasse con lui uccidendogli tutti i PG... Siamo tutti bimbi grandi, i problemi personali sono tali e si risolvono da bimbi grandi...

E proprio perchè, in genere, ogni player sente il pg come una specie di alter ego, queste discussioni si ripercuotono sul piano off gdr.

Questo per me è un errore, il prorpio PG non deve essere un alter ego.
Per questo preferisco i giocatori non monomaniacali ( io gioco Merdor, sono 27 anni che lo gioco e voglio giocare solo lui... ). Per favore, come se S.Connery continuasse a fare 007 e avesse voluto fare solo lui...
 

Asliaur

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Il proprio PG può sia essere che non essere un alter ego, a volte è divertente variare, altre giocare se stessi. Non penso che si possa dettare un canone unico in materia.
Con buona pace di molti miei critici (molti nemici, molto onore!!) che mi vedono come l'elfo per eccellenza, nella mia lunga carriera (circa 25 anni) ho interpretato molti diversi ruoli, elfo, nano, umano, vampiro e licantropo, mago guerriero, ladro, cavaliere, illusionista, mago, ranger ed altro ancora.
Naturalmente alcuni erano proiezioni abbastanza fedeli di me stesso, altri per niente. In molti casi c'era comunque una impronta del giocatore una sorta di firma, però senza essere tale da appiattire i personaggi.
Il mondo è bello perchè è vario ed è anche bello variare, almeno di tanto in tanto.
Grazie e saluti,

Asliaur dell'Onda d'Argento
 

Fiburga

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Secondo me il problema dell'alter ego è diverso.

Alla fin fine non vi è nulla di male nel giocare se stessi con un personaggio.

L'errore è fare si che questo personaggio faccia ciò che a noi piacerebbe fare, ma in qualche maniera noi stessi o gli altri ci impediscono di fare.

Risolvere i propri problemi o combattere le proprie frustrazioni nel gioco è per me un errore, non di gioco, ma personale.

Se il capo ci cazzia spesso non possiamo compensarlo facendo i despoti nel gdr, se siamo insoddisfatti di noi stessi per la nostra timidezza non dobbiamo complimentarci con noi stessi per la strafottenza del nostro PG alter ego. Il gioco è una cosa, la vita un'altra, sono 2 cose ben distinte e questo non andrebbe dimenticato. Purtroppo, a parer mio, viene fatto troppo spesso.

Da qui le offese nel gdr diventano personali e quelle personali vanno nel gdr. NO, AI PG ALTER EGO !

Questo non vuol dire non mettere niente di se nel PG o non tenere al proprio PG, vuol dire essere sempre coscenti che il PG non siamo noi.
 

Barbo

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?

Vorrei chiarire un punto. Non sto dicendo che è bello o giusto litigare in un party, nè che esso debba votarsi al tradimento e simili.

Dico che capita spesso che giocatori cresciutelli si portino dietro certe "fisime" e che questo genera problemi che si preferisce evitare. Ciò limita certe situazioni di gioco.

Le liti e le tensioni nei party sono molto frequenti e le ho riscontrate (in tanti anni) nei gruppi di gioco più diversi.

Pure nella Tana mi accorgo che in questi anni sca**i e rancori (talora memorabili) sono stati tutt'altro che infrequenti, e ciò senza voler entrare nel merito di torti e ragioni. Nè mi sembra che nella Tana, almeno qui a Roma, vi sia abbondanza di giocatori inetti o che non sappiano dare "colore" alla giocata...

Ciò che non mi riesce di condividere è escludere a priori l'idea che tanti giocatori (quasi tutti) rimangano coinvolti "personalmente" nelle situazioni di gioco.

In altri casi, non si litiga perché c'è un equilibrio che poggia su basi personali prima che su classi, razze e ruoli.

Non mi sembra di dire cose tanto assurde. :roll:
 

Fiburga

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Ciò che non mi riesce di condividere è escludere a priori l'idea che tanti giocatori (quasi tutti) rimangano coinvolti "personalmente" nelle situazioni di gioco.

Infatti molti non lo fanno, ma secondo me sbagliano. Anche quando si gioca a calcio tanti non passano la palla e vogliono vincere facendo tutto loro, non vuol dire che non siano dei medicri giocatori e che non abbiano capito cosa è il gioco. ( scusa il paragone calcistico )

In altri casi, non si litiga perché c'è un equilibrio che poggia su basi personali prima che su classi, razze e ruoli.

Secondo me è più il contrario, si litiga più facilmente con gli amici che con gli estranei. Il problema è diverso. Io credo che non si debbano tenere certi comportamenti nel gioco perchè nuociono allo stesso.

L'ordine di importanza è diverso :
1) DIVERTIRSI E FAR DIVERTIRE GLI ALTRI
2) Fare gdr

Se fai gdr, ma crei problemi nel gioco e si creano tensioni vai contro la cosa più importante, lo scopo per cui giochi, divertirsi insieme !

Quindi puoi permetterti quello che vuoi finchè tutti si divertono, il limite è quello. Se tutti si divertono ad avere una "serpe in seno" il giocatore può farlo, ma se non è così, deve evitare.

Il discorso dell'alter ego è diverso e non riguarda il mettere qualcosa di se nel gioco, ma va un po' oltre. Per alcuni è così. Come per altri i PG sono solo statistiche ( e per me questi dovrebbero andare a giocare ad HeroQuest...)
 

Asliaur

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Guarda il gioco è gioco e basta, io sono d'accordo quando dici che qualcuno ci porta dentro anche elementi esterni ed è umano che lo faccia, dovrebbe però ricordarsi che si gioca per divertirsi tutti e che la sua libertà (o eccesso di tale) può essere vissuta come tirannide da altri.
La vita di tutti i giorni dovrebbe restare, per quanto possibile, fuori dal GdR.
Le liti ed i rancori poi non vi dovrebebro proprio trovare spazio, se infatti gioco solo per potermi rivalere su Caio, per poterlo umilaire e malmenare allora non gioco più, ma maramaldeggio qualcuno o comunque rovino la serata a tutti.
D'altronde quando si presentano casi simili in genere il gruppo si scinde, si spacca e si creano liti e tensioni che nulla hanno a che fare con il gioco, ma molto con i rancori che vi vengono nascosti dietro.
In questi casi si dovrebbe avere l'onestà di guardarsi intorno e cercare di riparare, purtroppo c'è chi invece sguazza in certe cose e le situazioni si deteriorano.
Capita, ma ricordate che quello non è più gioco.
Grazie e saluti,

Asliaur dell'Onda d'Argento
 

Cippacometa

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Avevo completamente omesso, per questioni di tempo, di commentare la parte inerente la "natura delle relazioni che si instaurano tra giocatori di GdR e di come queste possono condizionare lo svolgimento della giocata." (post primario di Barbo).
Li non ci si puo' fare molto, a mio avviso. Ognuno è come è. Ci saranno dei giocatori la cui natura li porta ad identificarsi nel proprio personaggio, altri invece a "calarsi in una parte" più o meno bene.
In entrambe i casi, il successo in termini ludici e di divertimento del soggetto e/o del gruppo sono alquanto lasciati ai gusti personali, al caso, alle circostanze ed alle interazioni intragruppo, a mio avviso.
Il problema è, effettivamente, che qualche giocatore (specie, presumo, che faccia parte della prima categoria) possa rimanerci male in alcune occasioni.
Direi che, per evitare problemi, ciascun giocatore (ed il master) dovrebbe semplicemente ficcarsi nella testa fin dall'inizio che un GdR è solo, per l'appunto, un gioco come un altro. E poi giocare (sottolineo giocare) come si sente e come meglio crede e come più lo fa divertire.
Se non si riesce a fare la differenza e si prende tutto sul piano personale, oppure se ci si annoia, oppure si scassa il casso al prossimo, allora è meglio smettere, senno' ci si guasta il fegato e si rovinano delle amicizie. Tutto qui.

Colgo l'occasione di complimentarmi con Mastro Affogatore di Donnole Danesi (non mi ricordo se lo avevo già fatto) per la storia assai interessante, articolata ed avvincente a cui ho avuto la possibilità di partecipare brevemente un paio d'anni fa a A&P.

Ossequi a tutti!
 

genma1

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... a parte ciò...

credo che i gdr proprio perchè "g" debbano essere considerari GIOCHI, non c'è un modo migliore o peggiore di giocare, esistono invece giocatori differenti che si divertono in modo differente. "La scuola del buon giocatore" non mi è mai piaciuta, però credo che ci si possa confrontare sulle proprie esperienze e consigliare per trovare nuovi spunti anche di approccio al gioco.

Credo che il migliore gruppo sia quello in cui grosso modo tutti i giocatori la pensano allo stesso modo dando vita a sessioni di gioco "omogenee" e coerenti con ciò che tutti si aspettano, il resto è fondamentalismo e presunzione di aver capito "come si gioca".

Anche io ho le mie personali preferenze ben delineate e non mi diverto molto a giocare con chi la pensa diversamente da me, ma ho notato che ciò che io amo qualcuno lo trova noioso o troppo impegnativo, credo però che abbia anche lui diritto di giocare con suoi simili e di essere considerato un giocatore di ruolo.

L'unica cosa che scoraggio in maniera davvero decisa sono i transfert esagerati, ma non perchè "non si gioca così", piuttosto perchè la vita e i propri casini vanno affrontati e distaccarsi completamente dalla realtà può creare dipendenza!

....almeno secondo me....
 
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