Barbo
Iniziato
1 anno con i Goblins!
Necroposting
5 anni con i Goblins!
10 anni con i Goblins!
15 anni con i goblins!
20 anni con i Goblins!
Mi hanno incuriosito parecchio alcune discussioni occorse nel forum del sito della Tana in merito alla natura delle relazioni che si instaurano tra giocatori di GdR e di come queste possono condizionare lo svolgimento della giocata.
Non di rado, quando si porta un personaggio, si fa, o non si fa, qualcosa per il timore di urtare la sensibilità di un altro giocatore con il quale si è in buoni rapporti, per il quale si nutre rispetto o perché (capita pure questo) se ne è condizionati (nel senso di avvertire soggezione et similia). Magari, senza tali condizionamenti, si sarebbe portato il personaggio differentemente, a scapito di una serie di potenziali situazioni di gioco.
I rapporti amicali ostano indubbiamente, in un simile contesto, ad una corretta riproduzione di certe logiche (il tradimento e la congiura in primis) che sono, invece, fondamentali quando si ha che fare con soldi, fama e potere. Si tratta di aspetti della natura umana dal quale un contesto fantasy medioevale, nel quale allignano il magico ed il malvagio, non credo che possa prescindere.
Anche in Tolkien, che prendo come benchmark del fantasy epico e medioevale, se uno si va a leggere certe robe della sua “teogonia” impallidisce per le porcherie e le crudeltà, e parlo di Elfi, non di orchetti (con buona pace di Asliaur).
Un esempio? La strage del Doriath (uno dei tre fratricidi elfici) con l’uccisione di Dior e Nimloth assieme alle relative genti, per mano dei figli di Feanor (cioè il fior fiore dei Noldor). Maedhros (figlio di Feanor), per parte sua ed in tale frangente, pensò bene di far morire di inedia nella foresta, abbandonandoli a se stessi, i due figli piccoli di Dior e Luthien. Solo Elwing, la sorellina, si salverà per essere poi quasi ammazzata, sempre dai figli di Feanor. Per chi non se lo ricordasse, Dior è il figlio di Beren e Lùthien.
Il racconto della saga di Beren e Lùthien è una delle cose più belle che ha scritto Tolkien. Sulla tomba di Tolkien (e della sua amata moglie), nella sezione cattolica del cimitero di Wolvercote (Oxford), c’è la seguente incisione:
Edith Mary Tolkien, Lúthien, 1889-1971
John Ronald Reuel Tolkien, Beren, 1892-1973
Questo per spiegare la rilevanza, per Tolkien, di quanto ho appena citato e che Tolkien, piaccia o meno, non è solo il Signore degli Anelli.
Perchè ‘sta pappardella? “Che palle, ma guarda questo che sta a dì...”, direte voi. Perché la bastardata, il tradimento, la crudeltà (non con gli orchetti - lì “sò bboni tutti” - ma con i propri consanguinei, magari con i propri compagni...) sono, non di rado, il “sale” di una saga che si rispetti, anche di quelle fantasy.
Ora, immaginatevi che un membro del party venda quest’ultimo al nemico o lo tradisca facendolo massacrare. Una cosa normale, tra avventurieri poi... eppure è una cosa che di fatto non accade MAI. E perché? Perché uno verrebbe cacciato dal party ed il master medio andrebbe in tilt.
Eppure un simile agire è inevitabile, se è vero che il gioco è anche socializzazione e che il GdR tira fuori con il forcipe aspetti talora reconditi della personalità di chi gioca.
Mi sembra che occorra tener conto della natura di ciò che si fa. Intendo dire che non si può ignorare che il GdR è nato dall’applicazione in ambito ludico una tecnica psicanalitica già ben nota negli anni '70. In altri termini, si usava (per scopi terapeutici) far recitare ai pazienti le loro situazioni familiari, rivivendole e dissezionandole.
A quanto mi consta, tutt’oggi l’espressione “gioco di ruolo” designa una peculiare terapia di gruppo, studiata e praticata, che funziona nei modi suddetti.
Anche nel GdR, si perpetua, quindi ed inevitabilmente, la “matrice psicanalitica” dello strumento e non è allora anomalo che in esso si riproducano (talora in modo molto amplificato) le fisime caratteriali di coloro che lo giocano. Credo che ciò sia inevitabile e che sia il portato del coinvolgimento che, auspicabilmente, si richiede nel GdR.
Un GdR molto sentito, nel quale i giocatori “si abbandonano” al loro ruolo, porta facilmente ad attaccarsi al personaggio ed a vivere sulla propria pelle ciò che accade al proprio PG con unn “transfert” su quest’ultimo di ciò che si è. La contaminazione dell’ambito ludico con quello relazionale diventa insomma inevitabile e credo che sia nell’ordine delle cose.
Non direi quindi che chi “confonde i ruoli” - intesi come “chi si è” e “chi si gioca” (cosa, a mio avviso, frequentissima e fisiologica) - possa definirsi un giocatore mediocre (inteso come scialbo e poco proficuo). Prendersela a male per vicende del proprio personaggio non mi sembra che sia necessariamente indice di scarso coinvolgimento né di approssimazione nella giocata.
Quando si dice: “non vi dico che sca**o nel party... ma c’era dell’altro, c’erano cose personali dietro...”.
Come se il GdR non sia fatto per tirare in ballo chi siamo veramente, tanto da suscitare scintille (come in pochi altri giochi) tra persone che non si prendono...
Il fatto che vi siano dei rapporti amicali di mezzo e che uno abbia timore di guastarli giocando al GdR credo che sia, allora, comprensibile e che, in fin dei conti, rientri nella logica delle cose.
Nè mi sembra molto sensato affermare che il bravo giocatore è uno che cambia personaggio e si adatta alla nuova veste, al nuovo backround, prescindendo da chi esso è nella vita reale e nell’assunto che le “cose personali” non devono entrare nel gioco di ruolo. Così non si tiene conto, a mio avviso, dalla natura più intima del GdR. Ho visto tanti giocatori cambiare tanti personaggi (diversa professione, diverso background) ma lo stile, l’impronta della giocata, il modo di porsi, sono sempre quelli, pur se con alcune variazioni necessitate, e non potrebbe essere diversamente.
Allora, se è vero quanto sopra, non so se abbia molto senso ritenere “grave” per un role-player il farsi condizionare dalle proprie inclinazioni soggettive o dalle proprie relazioni personali, per quanto questo possa limitare l’orizzonte di gioco.
Mi ricollego ad uno scambio di battute:
Ciò che ammazza e contraddice il GdR sono gli sbadigli e la routine, la mancanza di pathos e di colore... o no?
Non di rado, quando si porta un personaggio, si fa, o non si fa, qualcosa per il timore di urtare la sensibilità di un altro giocatore con il quale si è in buoni rapporti, per il quale si nutre rispetto o perché (capita pure questo) se ne è condizionati (nel senso di avvertire soggezione et similia). Magari, senza tali condizionamenti, si sarebbe portato il personaggio differentemente, a scapito di una serie di potenziali situazioni di gioco.
I rapporti amicali ostano indubbiamente, in un simile contesto, ad una corretta riproduzione di certe logiche (il tradimento e la congiura in primis) che sono, invece, fondamentali quando si ha che fare con soldi, fama e potere. Si tratta di aspetti della natura umana dal quale un contesto fantasy medioevale, nel quale allignano il magico ed il malvagio, non credo che possa prescindere.
Anche in Tolkien, che prendo come benchmark del fantasy epico e medioevale, se uno si va a leggere certe robe della sua “teogonia” impallidisce per le porcherie e le crudeltà, e parlo di Elfi, non di orchetti (con buona pace di Asliaur).
Un esempio? La strage del Doriath (uno dei tre fratricidi elfici) con l’uccisione di Dior e Nimloth assieme alle relative genti, per mano dei figli di Feanor (cioè il fior fiore dei Noldor). Maedhros (figlio di Feanor), per parte sua ed in tale frangente, pensò bene di far morire di inedia nella foresta, abbandonandoli a se stessi, i due figli piccoli di Dior e Luthien. Solo Elwing, la sorellina, si salverà per essere poi quasi ammazzata, sempre dai figli di Feanor. Per chi non se lo ricordasse, Dior è il figlio di Beren e Lùthien.
Il racconto della saga di Beren e Lùthien è una delle cose più belle che ha scritto Tolkien. Sulla tomba di Tolkien (e della sua amata moglie), nella sezione cattolica del cimitero di Wolvercote (Oxford), c’è la seguente incisione:
Edith Mary Tolkien, Lúthien, 1889-1971
John Ronald Reuel Tolkien, Beren, 1892-1973
Questo per spiegare la rilevanza, per Tolkien, di quanto ho appena citato e che Tolkien, piaccia o meno, non è solo il Signore degli Anelli.
Perchè ‘sta pappardella? “Che palle, ma guarda questo che sta a dì...”, direte voi. Perché la bastardata, il tradimento, la crudeltà (non con gli orchetti - lì “sò bboni tutti” - ma con i propri consanguinei, magari con i propri compagni...) sono, non di rado, il “sale” di una saga che si rispetti, anche di quelle fantasy.
Ora, immaginatevi che un membro del party venda quest’ultimo al nemico o lo tradisca facendolo massacrare. Una cosa normale, tra avventurieri poi... eppure è una cosa che di fatto non accade MAI. E perché? Perché uno verrebbe cacciato dal party ed il master medio andrebbe in tilt.
Eppure un simile agire è inevitabile, se è vero che il gioco è anche socializzazione e che il GdR tira fuori con il forcipe aspetti talora reconditi della personalità di chi gioca.
Mi sembra che occorra tener conto della natura di ciò che si fa. Intendo dire che non si può ignorare che il GdR è nato dall’applicazione in ambito ludico una tecnica psicanalitica già ben nota negli anni '70. In altri termini, si usava (per scopi terapeutici) far recitare ai pazienti le loro situazioni familiari, rivivendole e dissezionandole.
A quanto mi consta, tutt’oggi l’espressione “gioco di ruolo” designa una peculiare terapia di gruppo, studiata e praticata, che funziona nei modi suddetti.
Anche nel GdR, si perpetua, quindi ed inevitabilmente, la “matrice psicanalitica” dello strumento e non è allora anomalo che in esso si riproducano (talora in modo molto amplificato) le fisime caratteriali di coloro che lo giocano. Credo che ciò sia inevitabile e che sia il portato del coinvolgimento che, auspicabilmente, si richiede nel GdR.
Un GdR molto sentito, nel quale i giocatori “si abbandonano” al loro ruolo, porta facilmente ad attaccarsi al personaggio ed a vivere sulla propria pelle ciò che accade al proprio PG con unn “transfert” su quest’ultimo di ciò che si è. La contaminazione dell’ambito ludico con quello relazionale diventa insomma inevitabile e credo che sia nell’ordine delle cose.
Non direi quindi che chi “confonde i ruoli” - intesi come “chi si è” e “chi si gioca” (cosa, a mio avviso, frequentissima e fisiologica) - possa definirsi un giocatore mediocre (inteso come scialbo e poco proficuo). Prendersela a male per vicende del proprio personaggio non mi sembra che sia necessariamente indice di scarso coinvolgimento né di approssimazione nella giocata.
Quando si dice: “non vi dico che sca**o nel party... ma c’era dell’altro, c’erano cose personali dietro...”.
Come se il GdR non sia fatto per tirare in ballo chi siamo veramente, tanto da suscitare scintille (come in pochi altri giochi) tra persone che non si prendono...
Il fatto che vi siano dei rapporti amicali di mezzo e che uno abbia timore di guastarli giocando al GdR credo che sia, allora, comprensibile e che, in fin dei conti, rientri nella logica delle cose.
Nè mi sembra molto sensato affermare che il bravo giocatore è uno che cambia personaggio e si adatta alla nuova veste, al nuovo backround, prescindendo da chi esso è nella vita reale e nell’assunto che le “cose personali” non devono entrare nel gioco di ruolo. Così non si tiene conto, a mio avviso, dalla natura più intima del GdR. Ho visto tanti giocatori cambiare tanti personaggi (diversa professione, diverso background) ma lo stile, l’impronta della giocata, il modo di porsi, sono sempre quelli, pur se con alcune variazioni necessitate, e non potrebbe essere diversamente.
Allora, se è vero quanto sopra, non so se abbia molto senso ritenere “grave” per un role-player il farsi condizionare dalle proprie inclinazioni soggettive o dalle proprie relazioni personali, per quanto questo possa limitare l’orizzonte di gioco.
Mi ricollego ad uno scambio di battute:
...e su “B” che poi dice:A":30yerifs ha scritto:Il vero problema è che i cattivi giocatori di rpg si fanno influenzare dai rapporti personali e li trascinano fuori e dentro il gioco.
Per esempio a D&D difficilmente accetterei mai da uno qualsiasi del mio party di essere frustato o dileggiato !
A":30yerifs ha scritto:Questo perchè sei un mediocre role player (anche se non sei il solo...), “C” ha avuto punizioni peggiori e le ha accettate tranquillamente (un punto a suo favore)
Ciò che ammazza e contraddice il GdR sono gli sbadigli e la routine, la mancanza di pathos e di colore... o no?