Guarda, io lavoro a metà tempo per scelta, seguendo il pensiero della decrescita felice. Di fatto sono povero e vivo da povero, per scelta. Guadagno poco, consumo poco, vivo con poco, ma non ho la sensazione di vivere una vita non degna di essere vissuta, anzi, tutt'altro. Mi posso permettere tanto, con poco, soprattutto le cose che contano maggiormente.
Le nuove generazioni sono sempre meno disposte a lavorare 40 ore alla settimana (svolgendo bullshit jobs) e questo secondo me è un aspetto positivo. È segno che qualcosa sta cambiando, probabilmente nella direzione giusta.
Si tratta di rieducare la popolazione: cosa fare nel proprio tempo libero, se le ore di lavoro diventano ad esempio 15 alla settimana?
Sempre più persone hanno capito che non ha alcun senso ammazzarsi di lavoro per una crescita economica che non dà maggiore benessere da decenni (questi sono dati di fatto), anzi, sta distruggendo lentamente ma non troppo il pianeta in cui viviamo.
È il motivo per cui bisogna ripensare al sistema nel suo insieme. In Svizzera abbiamo già votato per l'introduzione del reddito di base incondizionato. Non era ancora il momento propizio e la popolazione ha bocciato l'iniziativa.
Ma da Elon Musk (prima che impazzisse) a Sam Altman (ChatGPT), passando da Bill Gates, sono in molti che si chiedono se non abbia senso introdurre un reddito di base incondizionato, per permettere di redistribuire la ricchezza accumulata in questi decenni da pochi e permettere a tutti di vivere effettivamente meglio, senza il timore di finire in disoccupazione a causa dell'ennesima rivoluzione tecnologica. Poi, come e se farlo, è un dibattito aperto: c'è chi sostiene che avrebbe più senso dare 100'000 euro a chiunque ma solo ed esclusivamente all'età di 30 anni, cifra da poter gestire come meglio si crede, chi invece propende per dare un reddito di base mensile a vita sufficiente per coprire i bisogni primari con la possibilità di lavorare o meno. Il timore che la maggior parte smetterebbe di lavorare, si basa sul nulla cosmico. La gente inizierebbe probabilmente a fare ciò che gli piace maggiormente, probabilmente meglio di prima e con più motivazione. Sono già stati fatti esperimenti sociali in questo senso.
Si tratta di cambiamenti sicuramente radicali. Utopistici? Non saprei. Secondo John Maynard Keynes il problema numero uno nel 2030 sarebbe stato quello di capire come gestire il proprio tempo libero. Possiamo sicuramente permetterci di adottare una società in cui tutti lavorano molto ma molto di meno (il mito che bisogna lavorare ad ogni costo è duro a morire) e continuare a vivere a dei buoni standard di vita anche nel caso in cui la crescita economica iniziasse a calare.
Di idee, ipotesi, proposte, alternative, ce ne sono parecchie. Quella che ho delineato molto in breve qua sopra è una delle tante. Di sicuro non è facile immaginarsi ora come ora tra 50 anni in che situazione ci ritroveremo.
Sono convinto che il problema più grande attualmente siano i super ricchi e le multinazionali. Hanno talmente tanto potere, da rendere qualsiasi cambiamento difficile, perché sono poco propensi a perdere i loro privilegi. Tutto il casino che Donald Trump sta facendo in questo periodo, è perché gli USA stanno lentamente perdendo il confronto con la Cina. E questo mette agli statunitensi un'ansia addosso mica da ridere. Piuttosto mandano in malora tutti e tutto. Ah, no. Questo l'hanno sempre fatto, come ben ci insegna l'economista eterodosso Ha-Joon-Chan nei suoi libri ("Cattivi samaritani. Il mito del libero mercato e dell'economia mondiale" e "Kicking Away the Ladder"). Vabbè.
Punto di vista interessante ma ho davvero molti dubbi a riguardo:
Apprezzo il tuo modo di vivere, la vita è la tua ed è giusta che tu la viva come meglio credi ed io in primis non penso che tua vita non sia degna di essere vissuta.
Ma questa tua visione non è detto che sia la cosa giusta per tutti, e soprattutto non so quanto sarebbe sostenibile a livello mondiale se fosse lo standard.
Le nuove generazioni è vero che sono sempre meno disposte a lavorare, lo so in prima persona perche la nostra azienda fa fatica a trovare giovani che vogliano lavorare.
E' anche vero che pretendono stipendi base a partire dai 1800/2000 e altri mille benifici che spesso neanche i manager di un azienda hanno.
Non dico che sia sbagliato, ma non credo che sia la direzione giusta. Mi sa tanto del voglio tutto e subito senza neanche sbattermi, anche perche ti assicuro (non tutti ovviamente) che quelli che iniziano a lavorare non hanno neanche idea di cosa voglia dire lavorare.
E sul lavorare 15 ore alla settimana, wow fighissimo... ma non su tutti i lavori questa teoria è praticabile.
Nel mio lavoro (IT) ad esempio questa soluzione non è assolutamente praticabile. I Datacenter funzionano 24/24, 7 su 7. Se dovessimo lavorare 15 ore a settimana quante persone dovrebbero lavorare per garantire il servizio?
E i campi di agricolutura dove ci voglioni 10/12 ore al giorno quante persone dovrebbero essere assunti? e con che costi?
Molti discorsi, sono bellissimi ma utopici. E non oggi ma da sempre.
Nella mia azienda precedente, era stato fatto un referendum dove si votatava la possibilita di ridurre l'orario della settimana lavorativa da 40 a 35 ore a settimana con riduzione dello stipendio.
Sai come è finita? il 90% ha votato no. Io in primis. Per me la riduzione dei 300€ al mese non era sostenibile perche io voglio un certo tenore di vita e lo voglio garantire anche alla mia famiglia e ai miei figli e quei 300€ (3600 l'anno) avevano un impatto per me non sostenibile. Certo se mi avessero garantitio lo stesso reddito avrei accettato di buon cuore ma nessuna azienda è una no profit.
E sui ricchi che parlano di equidistribuire la ricchezza mi fa un po ridere, troppo facile parlare con 500miliardi in banca. Tantissime parole e pochi fatti.
E sul reddito di cittadinanza incondiniziato sarei assolutamente contrario, finirebbe qualsiasi sistema economico e soprattutto sarebbe insostenibile. Parliamo davvero di fantascienza.
Che bello sarebbe il mondo senza guerre, tutti lo vogliono ma nessuno lo fa veramente.
E sul discorso Trump, seguo molti podcast di finanza, investo e mi informo tutti i giorni.
Proprio negli ultimi anni la Cina sta perdendo proprio la sfida economica contro gli US.A Quest'ultimi sono cresciuti come non mai avevano fatto negli ultimi 50anni e la Cina invece sta affrontando grosse difficolta interne che non la stanno facendo crescere come si pensava.
La verità è una, come ha scritto un importantissimo economista americano: Trump è un ultra ottantenne che soffre di demenza e ascolta e fa l'ultima cosa che dice l'ultima persona che entra allo studio ovale sostenendo che stanno fottendo l'america.
In questo momento il suo guru della finanza è un certo navarro che è convinto che qualsiasi stato al mondo cerca di fottere gli stati uniti e la soluzione a tutti i mali è imporre dazi (i dazi alla cina da 145% sono una delle sue teorie scritte nel suo libro per far fuori la cina dal mondo)a chiunque, chiudere i porti ed aeroporti e prodursi tutto in casa.
sai come è stato scelto navarro?
Kushner, racconta un articolo di 'Vanity Fair' del 2017 appena rilanciato da Rachel Maddow su Msnbc, seguì una procedura decisamente insolita: si mise a cercare un esperto sfogliando titoli di libri su Amazon.com. Senza neanche ordinarli e magari leggerli, rimase impressionato da un titolo molto suggestivo: 'Death by China'. Il libro del 2011 aveva una copertina aggressiva e un messaggio chiaro, esattamente nello stile gradito a Trump: mostrarsi duri, decisi, e avversari della Cina.
L’autore era un economista poco noto al grande pubblico ma già convinto sostenitore di politiche aggressive sul commercio: Peter Navarro. Kushner decise quindi di contattare Navarro, chiedendogli se fosse disposto a unirsi al team di Trump come consulente economico. Navarro accettò immediatamente, diventando così - almeno all’inizio - l'unico consigliere economico ufficiale della campagna di Trump.
L’economista aveva una particolare abitudine per sostenere le proprie tesi aggressive sui dazi e il protezionismo: citava spesso un esperto di economia di nome "Ron Vara", presentandolo come autorevole fonte e sostenitore delle sue idee: “Solo i cinesi riescono a trasformare un divano in pelle in un bagno d'acido, una culla per bambini in un'arma letale e la batteria di un cellulare in una scheggia che perfora il cuore”.
Ma Ron Vara non era affatto un economista reale. Non esisteva e non era mai esistito.Il nome "Ron Vara", infatti, era semplicemente l'anagramma di "Navarro". Che aveva creato questo economista immaginario per attribuire credibilità alle sue posizioni, citandolo ripetutamente come se fosse un'autorità indipendente e riconosciuta.
Dopo l’insediamento di Trump alla Casa Bianca, l’immaginario Ron Vara riapparve brevemente in un memo fatto circolare a Washington, che sosteneva proprio le aggressive politiche tariffarie del presidente. Ancora una volta, Navarro usava questa figura inesistente per giustificare le sue convinzioni. Il 'New York Times' scoprì rapidamente che anche in questo caso si trattava di una finzione, di un’email falsa associata al fantomatico Ron Vara.
Tutta questa storia non ha avuto effetti sulla fiducia di Trump per Navarro. D’altronde, il tycoon negli anni '80 inventò un portavoce immaginario di nome John Barron (Barron fu poi il nome che diede al quinto figlio, avuto con Melania). Oggi l’economista è consigliere per il commercio della Casa Bianca e ha pubblicato ieri 'Financial Times' una specie di manifesto per la guerra commerciale del Trump-2: inutile parlare di percentuali tariffarie “ufficiali”, secondo Navarro gli altri Paesi usano altri tipi di barriere, come manipolazione valutaria, dumping, sussidi, furto di proprietà intellettuale e ostacoli regolamentari, per bloccare le esportazioni americane. La strategia che vediamo in queste ore è una risposta necessaria a una "emergenza nazionale" causata da un sistema commerciale ingiusto