fenna":2sriz94l ha scritto:
Aloa!
@Angiolillo
Le tematiche trattate spesso sono il primo ostacolo, quello però non credo dipenda da fattori di genere, ma dal gusto della singola persona.
Beh sì. Però, per spiegare il motivo della mia osservazione: finché giocavamo a Dungeons & Dragons, che è fantasy, o Booth Hill, che è western, o Recon, che è guerra del Viet-Nam, o ad altri giochi con ambientazione solidamente saldata alle regole (e spesso legata a un'immaginario tutto sommato più maschile) e faticosi da trasmigrare in altre ambientazioni, occorreva che le potenziali giocatrici fossero interessate all'ambientazione stessa. Venivano varie ragazze a giocare a D&D o a James Bond perché l'ambientazione piaceva loro... A Recon o a Traveller (fantascienza) non ne veniva nessuna.
Con On Stage! che è creato apposta per trasformare agevolmente in materiale di gioco qualunque opera teatrale o lirica, libro, film, fumetto, favola, soap opera... Si dispone potenzialmente di un immaginario molto più vario, e quindi di poter andare incontro ai gusti di molte più singole persone. Anche donne.
fenna":2sriz94l ha scritto:
Cosa 1.
Parlare in generale toglie le unicità, cioé è evidente che in trent'anni di GDR vi siano dei regolamenti che non rientrino nella critica, ma questo non rende la critica meno interessante.
La critica è interessantissima, ai miei occhi. Se no non mi prendevo la briga di rispondere: restava uno dei moltissimi post che leggo e lascio scorrere ogni giorno.
Anzi, la sottoscrivevo rafforzandola (o credendo di rafforzarla) dicendo che non basta nemmeno coprire aspetti come "con che probabilità reagiranno ad una data situazione" i personaggi: I Cavalieri del Tempio te lo dicono esattamente, a seconda dei tratti di personalità che tu hai scelto di dare al personaggio. Però forse opccorre andare anche oltre e togliere gli aspetti "da soldatino fisico": ho avutoi varie giocatrici di CdT, anche molto brave, ma sostanzialmente la partecipazione femminile non era diversa da quella a D&D.
fenna":2sriz94l ha scritto:
Cosa 2
Credo che il problema della critica è che spesso arrivi più forte rispetto alle asserzioni, il famoso "fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce".
Ora la domanda che ti pongo è questa, visto che OnStage lo consoco, mentre I cavalieri del tempio no: se tu dovessi descrivermi il rapporto del giocatore nei tuoi due GDR rispetto al sistema di regole, a quale fra i due attribuiresti gli aggettivi: Intimo e Coinvolgente?
Dipende dalla definizione di "intimo", in giochi in cui non interpreti te stesso ma un altro lo vedo poco. Coinvolgente lo direi di entrambi, anche se in maniera piuttosto diversa tra i due sistemi - e se in On Stage il coinvolgimento emozionale è spesso schermato dall'ironia, ma questo può essere un punto di forza per chi non vuole esporsi. Ma anche qua, se tu scrivi Coinvolgimento con la C maiuscola hai in mente immagino una tua definizione specifica.
Io comunque non stavo rispondendo al punto sul c/Coinvolgimento né tanto meno sulla caratteristica precipua dei giochi New Wave, che appunto non conosco. Conoscendo invece i giochi classici mi limitavo a riprendere la relativa critica per cui di solito in uno di essi riguardo ai personaggi "nulla ci dice con che probabilità reagiranno ad una data situazione o che danni emotivi potrebbero subire." Vero, di solito nulla ce lo dice. Ma anche quando qualcosa ce lo dice, non sembra bastare per cui occorre andare oltre nella strada da te suggerita di demolire queste "miniature immaginarie".
Domon":2sriz94l ha scritto:
questo è il classico esempio di "soldatino per maschietti". ci dice quanto salta, quanto spara, e "quanto ama". un narrativista fa il contrario: ce lo CHIEDE.
Non intendevo fare paragoni con i narrativisti. Riprendevo solo il discorso di Fenna su "le regole dei gdr classici" che dicono o meno certe cose. Le regole dei CdT lo dicono, tanto che il personaggio può trovarsi in una situazione a perdersi in particolari pignoli, avere un attacco di verbosità, essere sopraffatto dall'emozione, avere un momento di panico o di folle temerarietà, sentirsi in forte soggezione o quant'altro. Tutti spunti che poi sta al giocatore inserire nell'interpretazione come una contrainte narrativa. E il regolamento ti dice esattamente quello: con che probabilità questo accade.
La scheda della seconda edizione è qua:
http://www.roseandpoison.com/downloads/Scheda-CdT.pdf
All'inizio trovi dei tratti di personalità, che se non erro nella prima edizione erano 18. Il giocatore sceglie se avere il tratto in misura carente, equilibrata o eccessiva: se essere per esempio benevolo, o crudele (carenza di benevolenza), o indulgente (eccesso di benevolenza), con la costrizione di non avere tutti tratti equilibrati. In situazioni particolari può esserci un test: il giocatore usa tre dadi da sei se ha il tratto equilibrato, due se carente, quattro se in eccesso. E si comporta in maniera equilibrata se esce da 9 a 12, carente (nell'esempio, crudele) se esce meno, eccessiva (nell'esempio, indulgente) se esce di più.
Fenna non accennava a regole che chiedevano al giocatore, ma che dicevano con che probabilità eccetera eccetera. E io a quello mi attenevo. Tutto questo è diverso dai giochi narrativisti? Immagino di sì, non c'è bisogno di dirlo. CdT è diverso, è un gioco classico. E per quello lo citavo, parlando di critiche ai giochi classici.
Salutoni,
Andrea