Tema interessante, e ho apprezzato pure il flame (un po' di competività nel thread sui cooperativi ci sta
)
La mia idea è che il gioco da tavolo sia, in fondo in fondo, uno specchio della natura umana e della società. Sì, giochiamo per divertirci e basta, però il divertimento nasce proprio dal fatto che un gioco è in grado di andare a stuzzicare sentimenti, pulsioni, ragionamenti, desideri e sfide che ci caratterizzano a livello umano.
Non voglio star qui a filosofeggiare, ma secondo me, l'uomo è naturalmente competitivo, perché la sopravvivenza è forse uno il primo degli istinti (assieme alla riproduzione, che altro non è che un modo per permettere la sopravvivenza della specie, quindi in fondo siamo sempre lì
). Mors tua vita mea. Siamo tu ed io e un pezzo di carne, me lo prendo io perché sennò muoio di fame. Conquisto il tuo castello perché so essere una minaccia per il mio regno. I giochi secondo me sono nati per riflettere le stesse ataviche pulsioni: pensiamo agli scacchi, dove uno vince e l'altro perde. Al Go, dove ci sfidiamo e chi è più bravo vince. Al Monopoly, che non solo verte attorno alla crescita e all'accumulo di ricchezza, ma anche all'annientamento dell'avversario. L'"altro" va distrutto perché primeggiare è nella natura stessa dell'uomo.
Con l'evoluzione del pensiero umano, si arriva però ad un punto in cui si comprende che per primeggiare è necessario coordinare, trasformare i singoli in masse che lavorano per lo stesso obiettivo, e un ulteriore passo in avanti è l'evoluzione nelle società moderne "democratiche", dove l'uomo diventa "cittadino" e dovrebbe trovare interesse nel cooperare per il bene comune. Le sfide ci sono e rimangono: superare la fame, creare lavoro e ricchezza, crescere come società - ma non si è più tutti contro tutti, bensì si ragiona in termini di gruppo contro gruppo, società contro società, cultura contro cultura e, andando oltre umanità contro caos e natura. Insomma l'istanza del singolo passa in secondo piano rispetto al perseguimento del bene comune.
Io credo che nel mondo dei giochi da tavolo, con tempi e modi diversi, si stia andando a creare ambiti di divertimento nuovi, attingendo a queste pulsioni più elaborate che superano il concetto di "singolo" contro "singoli". Insomma, è divertente mettere alla prova le proprie capacità, ma può essere altrettanto divertente (se non più sfidante) mettere alla prova le proprie capacità in coordinazione con gli altri, contro un nemico comune. Aggiungere un livello di cooperazione ad un sempre presente livello di sfida contro se stessi. I caposaldi del genere, secondo me, si trovano ancora nel campo dei competitivi, nei cosidetti 1vsMany, dove è necessaria cooperazione tra i giocatori di un gruppo per sconfiggere l'avversario, il problema, il "male", impersonato da un giocatore in quanto è più semplice affidarsi all'intelligenza umana che ad un'intelligenza artificiale.
Insomma, per me i germogli del genere coop sono da ricercarsi negli "1 contro tutti", che pur mantenendo la competività tra gruppi di giocatori, introducevano anche la necessità di cooperazione tra "eroi". Da lì ai cooperativi puri il passo è stato relativamente breve. La difficoltà sta nel generare un'intelligenza artificiale snella ma sfidante, veloce da gestire ma non random. L'esplosione dei coop negli ultimi anni la vedo quindi come frutto dell'affinamento del design, in una continua ricerca di bilanciamento, eleganza e sfida. Non sto dicendo che siano giochi migliori, ma sicuramente rappresentano un'evoluzione del genere competitivo.
Poi oh, i gusti sono gusti. C'è chi cerca la competizione e chi la cooperazione, e chi ha bisogno di entrambe. Sta secondo me alla nostra personalità e alle nostre inclinazioni. Sono d'accordo con chi dice che ci vogliono le capacità per poter giocare coop (spirito di sacrificio, coordinazione, lungimiranza, osservazione...) ma non darei così per scontato che giocare competitivo sia più semplice. Non a tutti piace scontrarsi, bisogna saper perdere, non essere permalosi, essere aggressivi senza attirare inutili antipatie che possono penalizzare a livello di gioco, insomma c'è tutta una filosofia dello scontro che non è semplice padroneggiare. Emblematiche le partite in cui chi riesce ad agire nell'ombra alla fine vince, mentre magari i due che si sono bastonati senza pietà per tutta la partita si sono fregati da soli.
Insomma, i due generi riflettono secondo me pulsioni diverse, non sono facili da padroneggiare in quanto richiedono entrambi capacità ben precise, ma è bello che possano coesistere e ci si possa divertire con quello che più ci aggrada.