Frost82
Maestro
1 anno con i Goblins!
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Francoletizia. Prima di tutto, se noti, ti avevo lasciato nell'anonimato, senza specificare chi fosse l'acquirente. Ma in ogni caso... Se il mio gruppo comprasse due volte all'anno 84 giochi, io andre in surplus di giochi dopo il primo mese.
Poi ovviamente bisogna vedere da quante volte vi vedete per giocare (noi una o due a settimana) e da quante volte rigiocate un gioco.
Nessuno comunque si sta facendo il sangue marcio, era solo un'osservazione. Mi interessa poco che Francoletizia e il suo gruppo abbia speso 1200 € all'estero (magari se fossi Giochi Uniti mi interesserebbe molto di più), la mia era solo una perplessità che ho sempre avuto e che sempre ho quando leggo in giro i post sulla tana.
Credo che molti giochino ad un gioco una volta, forse due. Ciò implica che, per loro, il valore marginale (mi piace questo termine che hai usato per l'utilità e te lo copio ) del gioco è veramente basso. Da qui, capisco anche perché, secondo loro, il gioco deve costare pochissimo, anzi meno di poco: il valore di molti giochi raggiunge quello della carta straccia usa e getta. Ma è un altro discorso va....
No, non ci sono. O meglio non so dirtelo. Red Glove sta crescendo e i numeri di vendita dei nostri giochi aumentano di anno in anno. Però, siamo anche una ditta "nuova" che cresce nel settore e, quindi, la crescita dei nostri numeri può dipendere anche, semplicemente, dal nostro "crescere" (aumento di clienti ecc.).
Però posso dirti questo. Le fiere/convention ideate in giro per l'Italia, solitamente, non hanno impatto sulla popolazione locale. Una volta fatta la fiera/evento (e io ne faccio tante), non ho un ritorno dai negozi locali in termini di richieste/acquisti. Non ho nemmeno un ritorno telefonico da parte di mamme/padri che mi chiedono dove acquistare i giochi. Non ho avuto ritorno da Play, da Lucca, né da tutte le piccole fiere a cui ho partecipato.
Ho avuto invece altissimi ritorni da G! come Giocare, fiera che con il mondo di giocatori c'entra poco.
Sono dell'idea che gli eventi organizzati dai giocatori servano al mercato, ma non incidono in maniera così significativa perché, comunque, ad eventi di quel tipo ci va solo chi è interessato all'argomento. Sono un po' autoreferenziali insomma o comunque toccano troppi pochi occasionali di quanti ne potrebbero potenzialmente toccare (o magari a tutti gli
occasionali viene detto di comprare in Germania, ma non credo ).
Questo comunque non vuole toccare il lavoro di determinate associazioni che si sono sempre prodigate verso la diffusione del gioco.
In ogni caso, credo che il mercato del gioco in scatola sia in contrazione nel suo globale (giochi MB ecc.) ma in espansione per quanto riguarda le ditte specializzate. Ma questo credo sia così un po' in tutti i settori grazie alla crisi.
Il panorama che proponi è vastissimo. Le possibilità, così a occhio, possono essere:
1) E' l'editore che sta dietro al mercato dei gamers, o comunque ha TROPPE uscite annuali. Per un giocatore, salvo rare occasioni, un gioco uscito un mese fa è già passato, due mesi è vecchio, tre è obsoleto e puzza (stessa cosa per chi ha un vasto catalogo di uscite dove spesso i giochi cadono nel dimenticatoio). Stando dietro a questo tipo di mercato, è logico pensare che chi non ha comprato il gioco nei primi 3 mesi debba essere invogliato a comprarlo. E siccome l'editore sa che gran parte dei clienti compra in base allo sconto che c'è sul prodotto, per fucilare le copie fuori dal magazzino tira giù il prezzo di un 10%-20%. In questo caso, è strategia commerciale dell'editore.
2) Il gioco ha venduto bene, molto, e ha ottenuto una ristampa più alta. In questo caso, essendosi abbassati i costi all'editore, l'editore potrebbe decidere di abbassarne il prezzo al pubblico per incentivarne le vendite.
3) L'editore si era sbagliato (a volte accade) e aveva messo un prezzo più alto.
Quello che dici te "l'editore ha coperto i costi fissi" è, secondo me, un suicidio aziendale. Una volta coperti i costi (e quindi, finalmente, si inizia a guadagnare perché, fino a quel momento, si è guadagnato ZERO), l'editore abbassa il suo margine e riduce i suoi guadagni.... La vedo dura, a meno che uno non sia un non professionista e lo faccia per divertimento personale (l'editore). Però è una mia opinione personale.
Invece il punto "il gioco ha venduto poco e si svende", non è corretto. Quando un editore svende un gioco che gli vende poco non lo tira giù del 10-20%: lo mette in fiera a Lucca in un piccolo stand nascosto e abbatte il prezzo del 30-70%. Mi pare che tutti abbiate visto a cosa mi riferisco.
A mio parere, finché lo sconto si attesta tra un 5%-15% è assolutamente legittimo. In quel caso, applico uno sconto mirato una volta per una serie infinita di motivi. Quando lo sconto aumenta il 15% vuol dire svendere. A quel punto, svendere il prodotto è completamente sbagliato.
Diciamo che potrei ancora capire l'una tantum su alcuni prodotti che magari non vendono, ma il vendere di base il gioco a 20% in meno significa svenderlo.
Quindi non ho insulti particolari per chi sconta, a volte e con campagne mirate, stando in sconti vivibili, ho invece tonnellate di secchi di insulti per chi sconta di base e poi sconta sugli sconti: sta svendendo
In ogni caso, sulla contrazione/espansione, queste offerte fanno niete: sono autoreferenziali, vendono a clienti interessati a quel particolare oggetto. Non si creano nuovi potenziali clienti scontando la merce.
Poi ovviamente bisogna vedere da quante volte vi vedete per giocare (noi una o due a settimana) e da quante volte rigiocate un gioco.
Nessuno comunque si sta facendo il sangue marcio, era solo un'osservazione. Mi interessa poco che Francoletizia e il suo gruppo abbia speso 1200 € all'estero (magari se fossi Giochi Uniti mi interesserebbe molto di più), la mia era solo una perplessità che ho sempre avuto e che sempre ho quando leggo in giro i post sulla tana.
Credo che molti giochino ad un gioco una volta, forse due. Ciò implica che, per loro, il valore marginale (mi piace questo termine che hai usato per l'utilità e te lo copio ) del gioco è veramente basso. Da qui, capisco anche perché, secondo loro, il gioco deve costare pochissimo, anzi meno di poco: il valore di molti giochi raggiunge quello della carta straccia usa e getta. Ma è un altro discorso va....
1) Ci sono dati tangibili...che possano spiegare il fenomeno in qualche maniera).
No, non ci sono. O meglio non so dirtelo. Red Glove sta crescendo e i numeri di vendita dei nostri giochi aumentano di anno in anno. Però, siamo anche una ditta "nuova" che cresce nel settore e, quindi, la crescita dei nostri numeri può dipendere anche, semplicemente, dal nostro "crescere" (aumento di clienti ecc.).
Però posso dirti questo. Le fiere/convention ideate in giro per l'Italia, solitamente, non hanno impatto sulla popolazione locale. Una volta fatta la fiera/evento (e io ne faccio tante), non ho un ritorno dai negozi locali in termini di richieste/acquisti. Non ho nemmeno un ritorno telefonico da parte di mamme/padri che mi chiedono dove acquistare i giochi. Non ho avuto ritorno da Play, da Lucca, né da tutte le piccole fiere a cui ho partecipato.
Ho avuto invece altissimi ritorni da G! come Giocare, fiera che con il mondo di giocatori c'entra poco.
Sono dell'idea che gli eventi organizzati dai giocatori servano al mercato, ma non incidono in maniera così significativa perché, comunque, ad eventi di quel tipo ci va solo chi è interessato all'argomento. Sono un po' autoreferenziali insomma o comunque toccano troppi pochi occasionali di quanti ne potrebbero potenzialmente toccare (o magari a tutti gli
occasionali viene detto di comprare in Germania, ma non credo ).
Questo comunque non vuole toccare il lavoro di determinate associazioni che si sono sempre prodigate verso la diffusione del gioco.
In ogni caso, credo che il mercato del gioco in scatola sia in contrazione nel suo globale (giochi MB ecc.) ma in espansione per quanto riguarda le ditte specializzate. Ma questo credo sia così un po' in tutti i settori grazie alla crisi.
2) Ho notato che diversi giochi dopo uno o due anni dalla loro uscita tendono a calare di prezzo di un 10-20%. Da cosa dipende? Il gioco ha venduto troppo poco e lo si svende? oppure l'editore ha coperto i costi di produzione fissi (e quindi ha dei rischi in meno) e decide perciò di metterlo ad un prezzo più vantaggioso? Altre ipotesi possibili?
Il panorama che proponi è vastissimo. Le possibilità, così a occhio, possono essere:
1) E' l'editore che sta dietro al mercato dei gamers, o comunque ha TROPPE uscite annuali. Per un giocatore, salvo rare occasioni, un gioco uscito un mese fa è già passato, due mesi è vecchio, tre è obsoleto e puzza (stessa cosa per chi ha un vasto catalogo di uscite dove spesso i giochi cadono nel dimenticatoio). Stando dietro a questo tipo di mercato, è logico pensare che chi non ha comprato il gioco nei primi 3 mesi debba essere invogliato a comprarlo. E siccome l'editore sa che gran parte dei clienti compra in base allo sconto che c'è sul prodotto, per fucilare le copie fuori dal magazzino tira giù il prezzo di un 10%-20%. In questo caso, è strategia commerciale dell'editore.
2) Il gioco ha venduto bene, molto, e ha ottenuto una ristampa più alta. In questo caso, essendosi abbassati i costi all'editore, l'editore potrebbe decidere di abbassarne il prezzo al pubblico per incentivarne le vendite.
3) L'editore si era sbagliato (a volte accade) e aveva messo un prezzo più alto.
Quello che dici te "l'editore ha coperto i costi fissi" è, secondo me, un suicidio aziendale. Una volta coperti i costi (e quindi, finalmente, si inizia a guadagnare perché, fino a quel momento, si è guadagnato ZERO), l'editore abbassa il suo margine e riduce i suoi guadagni.... La vedo dura, a meno che uno non sia un non professionista e lo faccia per divertimento personale (l'editore). Però è una mia opinione personale.
Invece il punto "il gioco ha venduto poco e si svende", non è corretto. Quando un editore svende un gioco che gli vende poco non lo tira giù del 10-20%: lo mette in fiera a Lucca in un piccolo stand nascosto e abbatte il prezzo del 30-70%. Mi pare che tutti abbiate visto a cosa mi riferisco.
Alcuni store online praticano delle offerte, super offerte, offerte limitate ecc.
A mio parere, finché lo sconto si attesta tra un 5%-15% è assolutamente legittimo. In quel caso, applico uno sconto mirato una volta per una serie infinita di motivi. Quando lo sconto aumenta il 15% vuol dire svendere. A quel punto, svendere il prodotto è completamente sbagliato.
Diciamo che potrei ancora capire l'una tantum su alcuni prodotti che magari non vendono, ma il vendere di base il gioco a 20% in meno significa svenderlo.
Quindi non ho insulti particolari per chi sconta, a volte e con campagne mirate, stando in sconti vivibili, ho invece tonnellate di secchi di insulti per chi sconta di base e poi sconta sugli sconti: sta svendendo
In ogni caso, sulla contrazione/espansione, queste offerte fanno niete: sono autoreferenziali, vendono a clienti interessati a quel particolare oggetto. Non si creano nuovi potenziali clienti scontando la merce.