Rosso: foresta 3
Se siete arrivati a leggere l'articolo nonostante l'incipit che - generosamente - non annovero fra i miei migliori, sappiate che avete tutta la mia stima e che se dovessimo mai incontrarci lungo il cammino, farò in modo di ricambiare il favore.
Quale miglior viatico però per introdurre Nome in Codice Disney, fresca uscita di Cranio Creations e nuova riproposizione di un franchise entrato ormai di diritto fra i classici da proporre quando il gruppo di gioco inizia a diventare numeroso? Se siete d'accordo con me, non vi resta che continuare la lettura.
Piccole spie crescono
Sgombriamo subito ogni dubbio: regolamento e dinamiche di gioco non sono cambiate rispetto all'originale: due squadre si sfidano a colpi di suggerimenti per cercare, tramite gli indizi passati da un giocatore designato per team, gli agenti segreti/carte bersaglio della propria fazione. Per i più distratti, il suggerimento - e qui sta il bello - deve essere formato da un'unica parola in grado di indicare uno o più possibili agente sotto copertura (rappresentato/i da una delle carte della griglia 5 x 5, 4 x 4 in modalità semplificata) senza però esplicitare direttamente il soggetto raffigurato sull'immagine.
Nota a margine: le carte sono double face, in quanto da una parte rappresentano appunto un'immagine, dall'altra la descrizione di cosa rappresentano; a voi la scelta di quale lato utilizzare, anche se personalmente non ho mai utilizzato la versione testuale in quanto credo che non renda il giusto merito alla licenza.
I numeri di gioco sono importanti come da tradizione: 200 carte "tesoro" e 60 carte chiave, ovvero lo schema che rappresenta dove sono nascosti gli agenti delle due squadre, forniscono un numero di combinazioni abbastanza elevato da regalare una longevità praticamente infinita.
Quali film avete visto?
Proporre Nome in Codice Disney ai vostri pargoli metterà subito in evidenza un (grosso) punto di forza regalato dalla licenza e un possibile limite intrinseco. Partiamo dal primo: grazie alla mole e alla varietà delle carte, a meno che non siate profondi amanti dell'immaginario della casa del topo, potreste trovarvi in difficoltà nel trovare indizi o dettagli da utilizzare per suggerire al vostro team in modo efficiente dove trovare gli agenti segreti.
Questo può comportare le seguenti conseguenze:
- caso 1, i vostri figli possano lanciarvi degli indizi che voi non capite, scatenando di conseguenza un disconoscimento della figura paterna/materna;
- caso 2, non siete in grado di fornire indicazioni comprensibili, persi nella confusione e nella mestizia;
- caso 3, utilizzerete la parola USUCAPIONE per indicare Paperone, ma verrete messi velocemente alla gogna.
In sintesi, se il rischio di sentirsi fuori target durante la partita può essere importante, non potrete non apprezzare il senso di meraviglia e quella sensazione di sentirsi protagonisti che farà sì che i vostri figli amino in fretta questo gioco, ritrovando molto del loro immaginario fantastico. Aggiungete alla valutazione anche la non scontata possibilità che una partita figli vs genitori possa regalarvi più di una sorpresa.
Di contro, a causa proprio della specificità di alcuni personaggi/ambientazioni, diventerà difficile giocare con indizi in grado di collegare fra loro più carte in maniera agile, soprattutto perché quando si è più piccoli il pensiero laterale e la conoscenza approfondita del cartone/film rischiano di cozzare fra loro e di non viaggiare in parallelo, facendo sì che la partita prosegua a singhiozzo o cada troppo facilmente nella casualità. La modalità di gioco semplificata di sicuro può venire in aiuto per questo tipo di situazioni, ma dimenticate le migliori catene logiche che con l'originale vi avrebbero gonfiato il petto di orgoglio.
Considerate, proprio su questo tema, che anche il regolamento suggerisce di aggirare la soluzione/indizio più diretta per mettere un po' di pepe al gameplay, consigliando di sforzarsi di non ricondurre il gioco a una sorta di Dixit basato sulle sensazioni dettate dalla grafica piuttosto che sulla reale conoscenza di quello che viene rappresentato. E se vi sembra che questa frase richiami il concetto di essenza di Aristotele, beh, non siete soli.
La Bella o la Bestia?
Se cercate un'esperienza siginificativamente diversa, probabilmente rimarrete delusi in quanto non ci sono novità che possano definirsi tali; tuttavia non si può sottostimare la forza della licenza Disney e le possibilità di creare empatia laddove l'originale richiedeva una connessione fra i partecipanti che non sempre era facile da raggiungere. Qui il substrato comune dato dalla cultura disneyana da un grosso aiuto in tal senso, tanto da unire anche piccoli e grandi o addirittura di invertire i ruoli al tavolo.
Aggiungete infine la possibilità di mixare tutte le scatole del gioco in vostro possesso, così da aumentare esponenzialmente le possibilità a vostra disposizione e avrete di fatto un probabile must have delle vostre serate di gruppo.