A&P Chronicles 2002-2003 (V, 7)

Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 4 Febbraio 2006

Parte V, Capitolo 7: "Parla coi lupi"

Seduta del 08/04/2003

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Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 4 Febbraio 2006

Parte V, Capitolo 7: "Parla coi lupi"

Seduta del 08/04/2003

"Parla coi lupi"

la scomparsa di Angus destò numerose e accese discussioni, al punto che dimenticammo quasi le figure che avanzavano verso di noi. Neanche il freddo gelido del vento sembrava più darci noia. I nani ci accusavano di non aver giustiziato il prigioniero quando ne avevamo avuto l'occasione, il mago e Warnom criticavano a loro volta il fatto che non avevamo accettato di trasportarlo nudo e imbavagliato come avevano suggerito. Alla fine, sembrava proprio che il principale responsabile della scomparsa fossi io! 

In effetti, ero io che trasportavo Angus in spalla, vestito ma legato ed imbavagliato, ed ero stato sempre io a scegliere di non giustiziarlo per via delle importanti informazioni che poteva avere. Tuttavia, nonostante le mie precauzioni, ad un tratto il themanita non c'era più. Mi trovai in chiaro imbarazzo, quasi incapace di dire qualcosa. Un attimo prima lo avevo in spalla, ed un momento dopo semplicemente non c'era più. Impossibile immaginare cosa potesse essere accaduto, potevo solo prendere atto dello spiacevole evento.

- Comunque ora abbiamo altro cui pensare - suggerì ad un tratto Tervel, indicando verso valle.

- Già, i misteriosi cavalieri - dissi, ricordando all'improvviso le figure che avevamo visto poco prima oltre il crinale. Fui ben lieto di cambiare argomento, dato che non sapevo come giustificarmi per l'evidente distrazione che aveva causato la perdita del nostro ostaggio.

- Sono sedici - disse Warnom dopo un'attenta osservazione, rivelando una vista acuta che non sospettavo affatto, - avanzano in modo strano, tuttavia. Si direbbero più animali che esseri umani, non seguono un percorso chiaro, e sicuramente non seguono un sentiero.

- Siamo in grado di far precipitare su di loro una valanga? - chiesi, pensando immediatamente a come difenderci. I nostri ultimi incontri "casuali" non si erano mai rivelati piacevoli, e non desideravo farmi cogliere di sorpresa in quel luogo freddo ed inospitale dove non avremmo potuto sostenere un altro combattimento a lungo.

- Posso farlo - rispose Warnom, valutando la situazaione.

- Ma siamo sicuri che siano nemici, prima di scatenare una valanga? - chiese Adesir, perplessa. Notai che anche Frostwind era alquanto incerto circa la necessità di passare alle vie di fatto per primi. Ovviamente, nessuno poteva avere questa certezza, si trattava di azzardare un'ipotesi.

- Ad ogni modo, vista la salita ed il loro passo, sono ancora abbastanza lontani - intervenne Polgrim dopo una rapida occhiata oltre il crinale. - Gli ci vorrà una giornata prima di essere qui, potrebbero arrivare domani all'imbrunire...

Valutammo la situazione e ci trovammo infine d'accordo sul fatto di mantenere la posizione di vantaggio data dal crinale sul quale ci eravamo fermati. Il tempo a disposizione ci avrebbe consentito di riposare la notte, facendo dei turni di guardia per tenere d'occhio i movimenti delle creature, e l'indomani forse saremmo stati in grado di sapere qualcosa di più sui misteriosi esseri che salivano la montagna proprio dove noi avremmo dovuto discenderne.

ci preparammo per la notte, scavando le buche nella neve che ci avrebbero riparato, almeno in parte, dal vento. Stabilimmo i turni in modo tale che Polgrim, Thorin ed infine io fossimo gli ultimi, quelli che avrebbro vegliato nelle ore più rischiose.

- Frostwind, cosa sta succedendo al tuo bastone? - la voce di Warnom interruppe i preparativi allarmandoci. Il bastone del mago, piantato nella neve a pochi passi da dove stava scavando la sua buca, aveva preso a vibrare in un modo che non lasciava presupporre potesse essere colpa del vento. Lo afferrò, scalzandolo dal suolo, e stette un momento come in ascolto.

- Qualcosa non va - disse brevemente. Prontamente, io e Thorin estraemmo le armi e iniziammo a guardarci attorno, schiena contro schiena, cercando di esplorare fin dove la vista arrivava i confini dell'accampamento. Nulla. 

- Ci sono degli effetti di magia - disse uno dei compagni alle nostre spalle.

- Viene da qui - rispose un altro. - E' la borsa di Angus!

In fretta, Frostwind aveva preso la borsa del themanita e la stava rovesciando a terra, per capire da dove provenisse l'emanazione magica che il suo bastone aveva percepito. Sorprendentemente, dalla sacca di pelle non uscirono gli abiti e gli effetti personali che vi avevamo riposto. 

- Che roba è questa?! - esclamò Warnom, facendo un passo indietro. Dalla sacca fuoriusciva una sorta di liquame denso e viscoso di colore nero, che si riversava sulla neve per un istante, quindi iniziava a penetrarvi disperdendosi.

- Un residuo di magia - commentò Frostwind, pensoso. - Credo che quello che abbiamo avuto fra le mani non fosse affatto Angus Jax, ma un suo clone...

- Un clone? - chiese Thorin aggrottando le sopracciglia.

- Una copia, Thorin - spiegò il mago - quasi uguale, ma meno potente. La magia che ha materializzato la copia si è esaurita, e questo è ciò che ne resta.

Solo il pensiero mi fece rabbrividire. Angus era stato alquanto ostico da sconfiggere, e per poco non era riuscito a farmi attaccare i miei stessi compagni. Se quella era stata una copia, chissà di cosa sarebbe stato capace l'autentico!

Ad ogni modo, l'evento ci fece pensare con apprensione al nostro equipaggiamento, e tutti esaminammo il contenuto dei nostri zaini per verificare che non si fossero verificate altre inspiegabili sparizioni. 

A parte il fatto che Thorin trovò nella sua borsa un pezzo di Actonil tanto grande che quasi Polgrim ebbe un infarto (la cui provenienza non fummo in grado di spiegare), per il resto non mancava nulla, a prima vista. Nulla, tranne la corda dell'arco di
Adesir.

Per qualche strana ragione, l'arma della ragazza non aveva più la corda, ed era inservibile. Un vero guaio, date le sue doti di arciera che più volte ci erano state di grande aiuto. Per quanto ci sforzassimo di ricordare e cercare, non c'era traccia di quella preziosa componente, e l'arco non sembrava rotto: pareva quasi che qualcuno avesse rimosso la corda di proposito, ma questa non si trovava nello zaino di nessuno di noi.

Ricordando che quell'arma era profondamente magica ed era stata in precedenza una spada, pensai che potesse trattarsi di un'ulteriore trasformazione che magari non rendeva più necessaria la corda, così invitai Adesir a provare l'arco fingendo che la corda fosse al suo posto. La ragazza provò più volte, sotto gli occhi increduli di Polgrim che la riteneva impazzita, ma non ottenne comunque alcun risultato.

incapaci di dare una spiegazione più ragionevole a quegli strani eventi, notammo comunque che la cosa non sembrava essere causa di pericoli immediati. Riposto l'arco inservibile, Adesir raccolse nella sua gavetta un po' del liquame nero prima che questo si disperdesse del tutto, probabilmente pensando di poterlo esaminare più avanti. Quindi, tornammo al nostro piano originario, il riposo, e fui felice di notare che i turni di guardia sarebbero stati resi più semplici da un'ampia luna piena che consentiva una buona visione anche durante la notte.

- Gawain, svegliati! - fui destato improvvisamente dalle brusche mani di Thorin che mi scuotevano. In piedi c'erano solo lui e Polgrim, che osservava oltre il crinale scuotendo la testa.

- Saranno qui fra non più di una clessidra - aggiunse il nano, quando si rese conto che ero in grado di ascoltarlo. Era impossibile, pensai, avevamo valutato che ci sarebbe voluta una giornata, e ancora non era passata del tutto la notte!

Mi alzai e mi portai a fianco di Polgrim, constatando che il misterioso gruppo aveva notevolmente accelerato il passo e la valutazione di Thorin era probabilmente corretta.

- Maledizione! - esclamai. - Svegliamo il mago ed il prete, presto!

Warnom fu in piedi rapidamente, e mi disse che era pronto a scatenare la valanga non appena lo avessimo deciso, ma l'avvertimento di Adesir mi risuonava nelle orecchie, facendomi dubitare. Non ci fu bisogno di svegliare Frostwind, che trovammo già intento a consultare uno dei suoi libri. Il mago ostentava una calma innaturale, data la situazione, cosa che mi fece perdere la calma.

- Insomma, vuoi deciderti a dare una mano? - lo scossi, gridando mentre mi avvicinavo a grandi passi. - Vogliamo scoprire chi sono queste figure, o pensi forse di trovare la risposta in quei tuoi libri?

Mi guardò per un istante, senza dire nulla. Poi si asperse sugli occhi una polverina che trasse da una delle sue tasche, e si portò sul ciglio del crinale dove rimase in osservazione per un po'.

- Di sicuro non sono orsi - disse ad un tratto, voltandosi e tornando al suo posto.

- Non sono orsi, tutto qui? - gli urlai, seguendolo. - Bella roba la magia, non è neanche in grado di dirci se quelli sono dei nemici, degli animali o chissà cos'altro!

- Vedo che finalmente ci capiamo sulla magia - fu il sarcastico commento di Polgrim, che tuttavia non servì a calmarmi. Il pensiero di scatenare una valanga su quegli individui senza sapere se erano ostili o meno mi riusciva sempre più difficile da accettare, anche se Warnom sembrava dell'opinione che non ci fosse da perdere tempo.

Decisi di attendere e osservai attentamente l'avvicinarsi del gruppo. A cinquecento passi, finalmente, la luce della luna li rese riconoscibili: erano un branco di lupi giganteschi, i più grandi che avessi mai visto. Valutai che potessero pesare quanto un uomo, e certo non avremmo avuto grosse speranze in caso di combattimento, contro sedici lupi affamati di quelle dimensioni.

- La valanga! - dissi a Warnom, forse con poca convinzione. Il prete non reagì subito.

- Siamo ben sicuri? Io ci penserei bene... - commentò Frostwind.

Gli altri erano d'accordo con me, nonostante l'avvertimento del mago. Nessuno voleva rischiare in quelle condizioni, e poiché la maggioranza del gruppo era d'accordo, fui sul punto di urlare a Warnom di scatenare l'inferno di neve. Ma improvvisamente i lupi si arrestarono.

il branco si era fermato a circa duecento passi da noi ed un lungo ululato aveva rotto il silenzio notturno. Uno dei lupi, che immaginai essere il capobranco, si era portato più avanti degli altri, ed emise un secondo, lungo, ululato. Ricordai la fuga da Bor-Vigassian, quando per la prima volta avevamo incontrato i lupi che ci avevano salvato, ed improvvisamente seppi che non avrei mai potuto far precipitare una valanga su quegli animali.

- Non sei tu l'amico dei lupi? - mi chiese Frostwind, avvicinandosi. Compresi subito cosa voleva dire. Anche a lui l'atteggiamento di quel branco non sembrava ostile, e pareva anzi che fossero in cerca di un contatto. Anche Warnom comprese, e si avvicinò salmodiando qualcosa.

- Per superare il crinale - mi disse gentilmente, - immagina che ci sia una scala che scende nell'aria davanti a te. Funzionerà.

Feci un cenno con la testa, troppo emozionato e confuso per rispondere. MI alzai oltre il crinale e il branco smise di ululare non appena fui visibile. Il prete mi diede una pacca sulla spalla ed io mossi il primo passo nel vuoto fra gli sguardi perplessi ed increduli dei due nani che mi esortavano a non fare pazzie.

Anche se ero fiducioso, fu con sorpresa che mi accorsi di poggiare i piedi su una scala consistente, sebbene non potessi vederla. L'espediente magico di Warnom mi consentiva di scendere agevolmente lungo il dirupo, avvicinandomi al branco. Il capobranco iniziò a sua volta ad avvicinarsi e per un po' avanzammo uno verso l'altro, fino a che non ci trovammo a circa venticinque passi di distanza. 

Il gigantesco lupo aveva un folto pelo grigio scuro ed i suoi occhi balenavano di una luce rossastra, che tuttavia non mi incuteva timore. Estrassi un pezzo di carne secca dallo zaino e lo lanciai verso di lui, ma non ottenni il suo interesse. Mi fissava di traverso, senza muoversi, così che fui io ad azzardare nuovamente qualche passo verso l'animale, il quale non si ritrasse. 

Mano a mano che procedevo, mi resi conto di percepire straordinariamente chiare alcune delle sue sensazioni. Curiosità, poi paura, ma non nei nostri confronti. A dieci passi dal lupo, vidi che aveva il fianco destro squarciato, una ferita ampia e profonda che tuttavia non sanguinava. Mi voltai verso i miei compagni, che ora erano piccole figure sulla cresta del crinale, e feci un cenno indicando Warnom. Frostwind alzò un braccio, ma non risposi. Poi, uno alla volta gli altri fecero lo stesso, fino a che vidi il prete rispondere e lo invitai a raggiungermi con ampi gesti delle braccia. Anche lui iniziò a scendere la montagna su una scala immaginaria.

- Questo lupo è ferito, Warnom, credo sia bene curarlo - dissi, quando mi raggiunse. Era chiaro che il prete non ne capisse le ragioni, né io avrei saputo spiegargliele, ma fece un cenno di assenso e si avvicinò all'animale. Quando Warnom tentò di toccarlo, il lupo ringhiò mostrando le zanne, e il prete ritrasse la mano.

- E' un mio amico, ora curerà la tua ferita - pensai di rivolgermi all'animale, allungando una mano a toccare la morbida pelliccia per rassicurarlo. Non solo il lupo accettò il contatto, ma mi accorsi con estremo stupore che poteva percepire il mio pensiero ed io riuscivo a comprendere il suo! In qualche modo, avevo un contatto mentale con il
capobranco.

Mentre Warnom si dava da fare per medicare le ferite dell'animale, sfruttai la mia inusuale capacità per scoprire che quel piccolo branco proveniva dal Sesir nordorientale ed era in fuga da molti giorni. Sembrava che qualcosa di orribile si fosse svegliato dalla terra e li avesse assaliti, ferendoli gravemente e cacciandoli dal loro territorio. Altri tre lupi del branco erano feriti e non erano in condizione di proseguire, anche per la fame e soprattutto per la sete. Erano diretti verso le Piane di Aidon, dove si sarebbero ricongiunti con un altro branco, ma erano stati inseguiti da molte creature, per sfuggire alle quali avevano scelto la via delle montagne.

Cercai di rassicurare l'animale, dicendo che avremmo fatto il possibile per aiutarli, e convinto ormai che non vi fosse pericolo, feci cenno al resto del gruppo di raggiungerci.

mentre Warnom mi spiegava la strana natura delle ferite del lupo, probabilmente avvelenate e in qualche modo riconducibili all'antica divinità di Zeldana, i nostri compagni discesero dalla montagna fluttuando nell'aria come piume al vento. Attesi pazientemente che si posassero a terra, mentre il lupo guarito ululava e riuscivo ad avvertire il suo senso di gratitudine. 

- Riesco a parlare con questo lupo - dissi a Frostwind appena mi raggiunse, raccontandogli quanto avevo saputo. Il mago si mostrò interessato alla vicenda, poiché anche lui, come me, non credeva più agli incontri casuali.

- Ma non diciamo sciocchezze! - tuonò Polgrim alle mie spalle, scrollando la testa. - Da quando in qua i lupi parlano? Prima la femmina si mette a giocare con un arco dalla corda invisibile, ora tu parli con gli animali, siete tutti impazziti!

Sulle prime ignorai i commenti del nano, anche se mi infastidirono alquanto. Aiutai invece Warnom e Frostwind che, ricorrendo alle rispettive magie, si davano da fare prima per sfamare e dissetare i lupi, poi per curare gli altri tre che erano ancora feriti ed erano rimasti in disparte. Poi tornai a parlare con il capobranco, avvertendo la sua necessità di comunicare.

- Grazie per l'aiuto che ci state dando - mi disse in quello strano linguaggio che tuttavia comprendevo. - Il mio nome presso il Popolo Antico è
Galadash, uomo.

- Tu hai visto il Popolo Antico? - fu la mia sorpresa risposta.

- Ormai non abbiamo più contatti da molte e molte lune, ma un tempo li ho conosciuti e mi fu dato questo nome - rispose il lupo.

- Galadash, sono felice di averti aiutato, ma ho davvero bisogno di trovare gli Elfi, è molto importante. Tu sai dirmi dove si trovano? - chiesi, eccitato alla notizia.

- Non ci sono più da tanto tanto tempo, andarono via seguendo il sole morente...

- Verso le Grandi Pianure? - lo interruppi, cercando di capire.

- Nella grande acqua - fu la risposta. Dunque, il Popolo Antico aveva varcato il mare settentrionale, migrando verso il continente nord o fermandosi nelle isole? La notizia mi sembrò tanto importante da informare subito Frostwind, il quale tuttavia non si dimostrò sorpreso.

- Lo supponevo - rispose il mago, - un giorno dovrò regalarti un libro che troverai interessante.

Non indagai oltre la strana allusione del mago, che era solito parlare per enigmi, con i quali al momento non avevo alcuna voglia di cimentarmi. La notte era quasi al termine, e le prime luci dell'alba si riversavano dall'orizzonte colorando il paesaggio. Ora era importante andar via da quel luogo, soprattutto se i lupi avevano alle loro spalle quelle misteriose creature che li avevano assaliti. Dovevamo dirigerci verso le Piane di Aidon e da lì avremmo raggiunto Bor-Sesirim in quattro o cinque giorni di marcia.

Visto che la meta era la stessa, proposi al capobranco di unirsi a noi, illustrando i reciproci vantaggi che avremmo avuto nel marciare assieme. Noi avremmo potuto provvedere al cibo per entrambi ed i lupi avrebbero messo a nostra disposizione i loro sensi acuti in caso di necessità; in caso di combattimento, assieme, saremmo stati più forti. 

- E sia, uomo, saremo un solo branco - rispose il grande lupo. Quindi, emise un lungo ululato al quale si unirono rapidamente anche gli altri.

i
problemi che non avevamo avuto con i lupi sorsero fra di noi non appena fu il momento di metterci in marcia. Thorin e Polgrim non erano affatto contenti dell'idea di accompagnarci ai lupi, cosa che invece sembrava ben accetta dagli altri membri della compagnia.

- Voi siete matti! - ruggì Polgrim, rabbioso. - Non se ne parla neanche! Non mi fido dei lupi, né di chi dice di parlare con gli animali! Se queste sono le vostre intenzioni, me ne torno indietro, ridatemi il cristallo e fate come vi pare...

- Il Cristallo non è tuo e non lo avrai - risposi, cercando di mantenere la calma.

- Cosa?! - esclamò il nano, paonazzo di rabbia. - Era nel sepolcro del mio bisnonno Felgrim e voi me lo ridarete, eccome!

- Il Cristallo ci è stato affidato come gruppo, se tu non intendi far parte del gruppo è un tuo problema. Il Cristallo resta con noi. Se lo vuoi riprendere devi passare sul mio cadavere! - risposi seccamente.

- Non mi ci vorrà molto, allora! - Polgrim alzò l'ascia minaccioso. Fui più rapido e riuscii a sfoderare la spada, frapponendola fra me e lui, mentre le due lame scorrevano sfrigolando una sull'altra. Ci spingevamo uno contro l'altro, fino a che ci trovammo con i visi contratti così vicini che quasi i nasi si sfioravano.

In quell'occasione fu Thorin a mostrare doti di mediatore, cercando di calmare gli animi. Ero assolutamente indispettito dall'assurda posizione assunta da Polgrim, che come al solito non mostrava di fidarsi di nessuno come sovente accadeva per quella razza. D'altro canto, sicuramente i recenti trascorsi nel Bar-Arghaal non mi avevano ben disposto a tollerare ulteriormente una simile manifestazione di ottusa rigidità mentale.

Thorin cercava di farci ragionare, mentre noi continuavamo a sfidarci a parole, forti ciascuno delle proprie sicurezze. Lui, da buon nano, era animato dalle sue irremovibili opinioni, mentre io sentivo dalla mia parte tutti gli altri, a loro volta intervenuti per cercare di calmare le acque. 

In qualche modo, alla fine, riuscimmo a calmarci. I lupi vennero con noi ed anche Polgrim. Marciammo tutto il giorno scendendo dai monti ed accampandoci nuovamente per la notte in modo da evitare una casa abitata che trovammo lungo la strada, non desiderando rivelare a nessuno le nostre tracce più di quanto non fosse già evidente per via della neve. I lupi svolsero bene il loro lavoro, perlustrando il territorio nel quale ci avventuravamo e riportando la sera i frutti della loro caccia, che ci permisero di gustare finalmente della carne fresca di selvaggina.

all'imbrunire del giorno ancora seguente, avevamo ormai lasciato alle nostre spalle le montagne innevate e ci trovavamo in una zona collinosa che preludeva alla prossima Piana di Aidon. Stavamo per avventurarci in un luogo quasi sacro, dove quattro o cinque secoli prima le forze esmeldiane si erano sacrificate di fronte alle soverchianti orde themanite, per consentire alle legioni Auldim di raggiungere Bor-Sesirim. Sentivo il peso della storia e mi avvicinavo quasi con riverenza alla grande pianura centrale del
Sesir.

Quando fu il momento di trovare un buon posto per accamparci, notammo un'altura sulla quale si ergevano i resti di un'antica costruzione, a non oltre una clessidra di marcia.

- Era un antico tempio - commentai, ricordando il posto.

- L'ideale per passarci la notte, allora - ci esortò Frostwind, invitandoci a proseguire per stabilire lì il nostro accampamento, nonostante la stanchezza fosse tale che molti di noi avrebbero preferito fermarsi prima. I lupi erano sempre con noi, ma il capobranco mi rivelò che quello era il luogo dove probabilmente ci saremmo separati, non appena avessero trovato gli altri. 

Raggiungemmo l'antico tempio di Uldan quando il sole era ormai calato. Salimmo per una breve scalinata che dava sul piano rialzato, dove quanto restava della costruzione era un ampio colonnato con due vecchi altari al centro. Ci apprestammo a passare la notte tranquillamente, pur stabilendo i soliti turni di guardia, mentre i lupi si sarebbero aggirati in cerca dei loro simili.

Fui svegliato improvvisamente da Polgrim. I lupi erano tornati e ringhiavano furiosamente, puntando qualcosa nel buio. Frostwind era già in piedi e Adesir impugnava il suo arco argenteo, che pur senza corda aveva rivestito d'argento l'intero braccio.

- Pericolo - mi comunicava il capobranco, con una sensazione di terrore innaturale. Ci guardavamo attorno, senza scorgere nulla nel buio attorno.

- Non è qualcosa di naturale! - diceva Warnom, attento.

Un rumore attirò la nostra attenzione, poco oltre il limite della nostra vista. Sembrava lo scricchiolio di un ramo che si piega o si rompe, ma non c'erano alberi nelle vicinanze.

Poi lo udimmo di nuovo, da un'altra direzione. E infine rumori simili furono tutto intorno a noi, ovunque. I lupi ringhiavano terrorizzati mentre noi ci guardavamo attorno come ciechi. Mentre gi altri restavano sul lato rialzato del tempio, io , Polgrim e Thorin sfoderammo le armi e ci apprestammo a difendere la scalinata da qualsiasi cosa fosse intorno a noi. 

- Che Morgrim ci protegga! - esclamò ad un tratto Thorin.

Davanti a noi una figura ossuta e barcollante usciva dalle ombre, minacciosa. Pochi istanti dopo, decine, forse centinaia di altri scheletri emersero in ogni direzione, tutto attorno al vecchio tempio di
Uldan. 

- Non morti! - esclamò Warnom.

- Sono morti quarantamila esmeldiani in queste piane... - dissi, balbettando incredulo, stimando pessimisticamente i nostri avversari.

Eravamo completamente circondati.