A&P Chronicles 2002-2003 (V, 5)

Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 2 Febbraio 2006

Parte V, Capitolo 5: Il Passo del Cappio

Seduta del 26/03/2003

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Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 2 Febbraio 2006

Parte V, Capitolo 5: Il Passo del Cappio

Seduta del 26/03/2003

Il Passo del  Cappio

salutammo il sovrano, incerti se lo avremmo rivisto nuovamente, certamente più commossi di quanto lui stesso non desse a vedere. La nostra permanenza a Bar-Arghaal non era stata idilliaca, certo, ma nel tempo che eravamo stati fra i nani avevo imparato a capire anche quella strana e chiusa mentalità. Dopo un primo momento di sdegno per i sospetti e le accuse che ci erano state rivolte, avevo lentamente iniziato ad apprezzare il modo di fare diretto e senza ambiguità dei nani, che poteva apparire da un lato rozzo e brusco, ma che certo ne testimoniava la solidità e la rettitudine morale. Ora che andavamo via, sentivo i nani come amici, come mi era accaduto per Thorin e poi per Polgrim, e mi augurai di ritrovarli al nostro fianco quando fosse giunta l'ora dello scontro finale con le orde di
Themanis. 

Ci recammo in fretta al sepolcro di Felgrim, dove estraemmo nuovamente il cristallo e l'equipaggiamento del leggendario guerriero nanico. Mentre Thorin e Polgrim si dividevano la corazza, l'elmo e le armi di Felgrim, Adesir ricevette l'incarico di portare il Cristallo Blu, che ripose nella sacchetta di velluto rossa che Thorin era solito usare per le gemme. Fortunatamente, Frostwind accettò di buon grado le mie spiegazioni sul perché avessimo preferito dare alla ragazza la responsabilità del cristallo.

Senza tante cerimonie, lasciammo la casa e ci affrettammo a raggiungere la rotaia, dove tre nani ci attendevano con l'equipaggiamento. Ci fecero salire a bordo, facendoci stare chinati per sembrare della loro stessa statura, quindi ci coprirono con delle coperte ed altri indumenti per renderci irriconoscibili a chi avesse osservato i passeggeri della carrozza.

Viaggiammo per tutta la notte, superando le miniere del Dulin, salendo sempre più in alto oltre cime innevate di rara bellezza, fino a che iniziammo a scorgere le prime luci dell'alba. Avevamo viaggiato verso oriente, e sotto di noi non c'era più traccia di insediamenti, solo l'abbacinante biancore di un maestoso ghiacciaio perenne, ricoperto di una spessa coltre nevosa. La nostra meta era ormai visibile di fronte a noi, dove la stazione della rotaia si ergeva su un crinale sferzato da raffiche di vento che sollevavano la neve a sbuffi, depositandola successivamente in ampie gobbe morbide.

Ci preparammo alla discesa, indossando gli zaini all'interno dei quali avevamo ripartito l'equipaggiamento. Ciascuno di noi aveva corde, racchette da neve, ramponi da ghiaccio, guanti, coperte, pellicce e tutto ciò che avrebbe potuto servire per l'ardua discesa. Eravamo concentrati e consapevoli della difficoltà di quel viaggio, ma una volta dall'altro lato dei monti, ci saremmo trovati nella pianura esmeldiana, a soli cinque giorni di marcia da Bor-Sesirim. Questa era una prospettiva sufficiente a darci l'energia di cui avevamo bisogno per riuscire.

non c'era nessuno a riceverci quando lasciammo la stazione, osservando la carrozza che lentamente riprendeva il suo viaggio di ritorno. Ormai la decisione era irreversibile e non avremmo più potuto tornare indietro. Davanti a noi, una ripida e monotona distesa di neve e chiaccio sembrava darci un ironico benvenuti, sottolineando l'invito con le raffiche di un vento gelido che tagliava la faccia e faceva lacrimare gli occhi.

Stranamente, non mi sentivo a mio agio e notai che la sensazione era condivisa.

- Dobbiamo marciare sulla roccia in quella direzione! - urlò Polgrim che aveva studiato la strada, indicando una sottile predellache si snodava in discesa lungo il fianco della montagna. - Ci vorrà almeno mezza giornata, poi dovremmo trovare un tubo metallico di guida per la parte più scoscesa e innevata!

Annuimmo, evitando di parlare, poiché le nostre voci si sarebbero certo disperse nel vento. Srotolammo una delle funi e la utilizzammo per tenerci assieme, avviandoci verso il sentiero indicato dal nano. Dopo pochi passi, nonostante le pesanti coperture che indossavamo, eravamo intirizziti dal freddo, ed io non sentivo quasi più le dita dei piedi, mentre le lacrime mi si gelavano sul volto.

Marciammo così per almeno metà mattinata, fino a che, cambiando versante della montagna, trovammo infine il preannunciato tubo di guida che dava inizio alla discesa più ripida. Dopo un breve tratto, giungemmo ad un avamposto nanico da cui ci venne intimato di farci riconoscere. Polgrim non ebbe difficoltà e mostrò alle guardie il nostro lasciapassare, così potemmo riprendere la discesa quasi senza sosta. L'avamposto che ci lasciavamo alle spalle era l'ultimo baluardo di Bar-Arghaal. Ora eravamo in terra di nessuno.

Proseguimmo senza parlare, avvertendo sempre una vaga sensazione di disagio che interpretammo come dovuta all'avversità dell'ambiente, facendo qualche sosta di tanto in tanto per riscaldarci quando trovavamo un raro riparo dal vento gelido. A metà giornata ci trovammo a passare per una stretta spaccatura che ci fece uscire su una specie di vallata all'interno del cerchio delle cime montuose. Eravamo ancora molto in alto, comunque, e ora non avremmo piùà avuto il suolo roccioso sotto i piedi, ma solo la neve.

Anziché ricorrere alle racchette ed ai ramponi, Frostwind evocò una cavalcatura incorporea e vi salì in groppa, quindi creò per noi una sorta di disco fluttuante sul quale ci indicò di prendere posto. Notammo che la cavalcatura quasi non affondava nella neve, mentre il disco seguiva fedelmente il mago, mantenendosi a meno di un passo da terra. Per evitare di precipitare in qualche crepaccio nascosto dalla neve, Polgrim prese la posizione più avanzata, dando di tanto in tanto indicazioni a Frostwind circa il percorso da seguire.

ad un tratto, Adesir richiamò la nostra attenzione, indicando un punto lontano, oltre le cime che circondavano la vallata.

- Avete visto? - chiese - C'era qualcosa che volava, lassù!

Nessuno aveva visto nulla, e per quanto mi sforzassi, il cielo mi sembrava sgombro.

Procedevamo assai rapidamente, grazie alle magie di Frostwind, anche se Polgrim tentò più volte di scendere dal disco, spaventato dalla velocità. Del resto, quell'espediente ci consentì di guadagnare almeno quattro clessidre sui tempi di marcia previsti.

Oltrepassammo una conca racchiusa fra due alte rocce che facevano da barriera al ghiacciaio, fino a che ci trovammo di fronte ad una salita che ci avrebbe consentito di valicare un'ulteriore cima montuosa prima della successiva discesa a valle. Anche qui, un tubo guida era stato infisso nella roccia per facilitare la scalata.

Il mago dissolse sia la cavalcatura che il disco, quindi ci inerpicammo verso l'alto, ed iniziammo a discendere dall'altro lato, ancora assicurati alla fune, e stavolta ricorrendo alle racchette ed ai ramponi da ghiaccio.

Improvvisamente, un pizzicore dietro la nuca mi diede l'allarme. Mi voltai giusto in tempo per notare un bagliore in lontananza. Poi, una luce simile ad un lampo si proiettò verso di noi.

- A terra! - gridai. Il lampo mi superò, passando sopra la mia testa, e qualcosa esplose alle mie spalle. Fui investito da rocce e detriti, e la violenza dello spostamento d'aria fece andare a terra chi ancora si trovava in piedi. Solo Adesir, inspiegabilmente, era rimasta illesa.

Alzando la testa, davanti a me, ad una distanza di settanta o ottanta passi, vidi la figura. Il nostro avversario era un uomo piuttosto giovane che impugnava un bastone bianco che riconobbi subito: Angus
Jax!

Prima ancora che potessimo reagire, il suolo ebbe un sussulto e il ghiaccio si frantumò in grandi lastre come spinto dal basso. Dalle crepe si innalzarono una serie di appendici squamose che si proiettarono verso l'alto, emettendo sibili ed un grido acuto. Ogni appendice era in realtà un collo di una creatura simile ad un rettile, che aveva dieci teste irte di aculei e zanne, che si agitavano verso il basso cercando di colpirci.

- Un'Idra! - esclamò da qualche parte Frostwind, mentre già i nani ne abbattevano una prima testa.

Scattai in avanti, convinto che la mostruosa creatura fosse un'evocazione di Angus. Se avessi potuto uccidere il mago, ero convinto che anche quell'orrore sarebbe scomparso. Iniziai a correre faticosamente sulla neve, cambiando continuamente direzione per non offrire un facile bersaglio al mio avversario, che certo mi avrebbe scagliato addosso ogni genere di incantesimo.

La distanza sembrava non diminuire mai, e alle mie spalle sentivo il rumore del combattimento contro il gigantesco rettile che aveva assalito i miei compagni. Tenevo lo sguardo fisso su Angus, correndo quanto più rapidamente potevo, e quando fui a pochi passi da lui il themanita si avvolse in una sorta di barriera magica che doveva essere una specie di protezione.

- Il mago è bloccato! - gridava qualcuno alle mie spalle.

- Thorin è a terra! - gli faceva eco un'altra voce. 

Dovevo assolutamente fermare Angus, le speranze dei miei amici contro l'Idra mi sembravano decisamente poche.

Raggiunsi la barriera ed iniziai ad abbatterla a colpi di spada, notando che non era poi spessa e resistente come avevo immaginato. Attraverso i primi squarci, potevo vedere Angus che continuava a lanciare le sue magie e cercai di allargare il varco per poterlo raggiungere.

riuscii infine ad abbattere il muro, e mi scagliai all'interno roteando la spada per colpire Angus Jax. Il respiro mi mancava per la fatica, e la lama pareva più pesante che mai. Il themanita riuscì ad evitare il primo colpo, quindi mi osservò con un sogghigno che non lasciava presagire nulla di buono. 

- Sono tuo amico - mi disse la voce, - non hai nulla da temere da me. Voglio solo il tuo bene, devo salvarti, altrimenti morirai. Fuggi attraverso quella porta!

Dal nulla, davanti a me era comparsa una porta, e avvertii l'irresistibile desiderio di attraversarla. Mossi qualche passo in quella direzione, notando che la porta si pariva lentamente al mio avvicinarmi. Poi, un urlo alle mie spalle, una femmina aveva scagliato una freccia contro Angus, passandolo da parte a parte. Il themanita giaceva a terra in una pozza di sangue, sofferente, emi apparve come una creatura indifesa e bisognosa d'aiuto.

- Aiutami, Gawain! - disse ancora la voce, - difendimi da questi aggressori, io sono il tuo amico!

Mi voltai, avvistando la donna. Iniziai a muovere verso di lei, brandendo la spada. Al suo fianco, un uomo mosse le mani e fece partire un dardo luminoso che fece esplodere la zona in cui si trovava Angus alle mie spalle. Quindi, un possente colpo di coda del rettile scagliò la donna ad alcuni passi di distanza, facendole perdere i sensi.

La voce rimbombava ancora nelle mie orecchie, perché quelle persone si accanivano contro il mio amico? Ora che non c'era più la donna, c'era l'uomo che aveva scagliato la magia, e mi avventai contro di lui.

- Sono tuo amico, Gawain, il vero nemico è la creatura, l'Idra! - mi disse, cercando di convincermi. La sua voce mi suonava nota, ma qualcosa non mi convinceva. Cercai di colpirlo, mentre il rettile agitava le sue teste che, anche tagliate, si rigeneravano dal nulla. Una delle teste mi aggredì, e fui rapido a reciderla di netto, trascurando per un istante l'uomo, che scagliò una sfera di fuoco contro il corpo del mostro. L'esplosione mi mandò a terra, facendomi perdere i sensi.

quando riaprii gli occhi, Adesir stava scagliando frecce a velocità impressionante, trasformando l'Idra una specie di puntaspilli. La ragazza mi parve alta più di tre passi, e sembrava essere il nostro unico baluardo contro la ferocia della creatura soprannaturale. Ad un tratto il colosso emise una specie di ruggito e cadde, privo di vita, abbattendosi pesantemente al suolo.

Notai allora che Warnom si era preso cura delle mie ferite, ed ora stava prestando soccorso ai due nani, le cui condizioni erano davvero preoccupanti. Frostwind e Adesir stavano esplorando la zona in cui si trovava Angus Jax. Al suo pensiero, mi trovai ancora confuso, provando sentimenti contrastanti nei suoi confronti e in quelli dei miei amici.

Mi avvicinai, e vidi che il mago stava annullando una specie di globo che tratteneva il corpo del themanita, apparentemente morto. Adesir estrasse una freccia dal corpo, mentre Frostwind sembrava assai interessato al bastone bianco di Angus. Quello scempio del suo corpo mi sembrava intollerabile, così mi avvicinai per porvi fine.

- Ah, sei qui? - esclamò Froswind, notando la mia presenza. Tralasciò il bastone e si voltò verso di me, facendo un rapido gesto con la mano, che mi passò davanti agli occhi. Immediatamente tutto acquistò una luce nuova. Non riuscivo più a sentire Angus come mio amico.

- Scusatemi, non so cosa mi è preso... - farfugliai, cercando di dare una spiegazione per il mio comportamento. Avevo richiato di uccidere i miei veri amici, ingannato dall'infido themanita, e la cosa mi faceva sentire molto a disagio.

- Non ti preoccupare, Gawain, eri sotto l'effetto di una magia, ma ora è tutto passato - mi disse il mago, battendomi una mano sulla spalla. Quindi si voltò, considerando chiusa la questione, e si affrettò a raccogliere il bastone bianco dalla neve. Lo impugnò per un istante, quindi lo lasciò cadere con un moto di disgusto.

Angus emise un lieve rantolo.

- Ehi, il bastardo è ancora vivo! - esclamai, notando che, per quanto malconcio, respirava ancora. Mi affrettai a legarlo ed imbavagliarlo, deciso a renderlo inoffensivo. 

- Questo viene con noi - commentai, issandomi il corpo in spalla.

Ci riunimmo con gli altri, constatando che stavamo tutti più o meno bene. Eravamo in grado di riprendere la marcia, ci trovavamo più o meno a metà strada sul Passo del Cappio ed avevamo anche un importante prigioniero. Forse le cose non andavano poi così male...