A&P Chronicles 2002-2003 (V, 8)

Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 5 Febbraio 2006

Parte V, Capitolo 8: La battaglia della piana di Aidon

Seduta del 16/04/2003

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Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 5 Febbraio 2006

Parte V, Capitolo 8: La battaglia della piana di Aidon

Seduta del 16/04/2003

La battaglia della piana di Aidon

decine, centinaia di scheletri avanzavano verso di noi emergendo lentamente dall'oscurità notturna, stringendosi attorno all'antico tempio da ogni lato, senza voci né altro rumore che non fosse l'orrendo scriocchiolio delle antiche ossa innaturalmente rianimate. Io, Thorin e Polgrim stavamo in piedi sulla scalinata d'ingresso, le armi in pugno, decisi a vendere cara la pelle in quella che senza alcun dubbio sarebbe stata la nostra ultima battaglia.

- Via da lì, un passo indietro! - tuonò la voce di Frostwind alle nostre spalle, facendoci capire che stava per lanciare uno dei suoi incantesimi. Prontamente arretrammo di un passo, senza concedere la schiena agli avversari, e subito una colossale barriera di metallo comparve dal nulla, sigillando l'ingresso. Per qualche tempo saremmo stati al sicuro, all'interno del tempio.

- Quanto reggerà, mago? - chiesi, indicando il muro di ferro.

- Fintanto che la magia non sarà dispersa, quindi anche abbastanza a lungo, con un po' di fortuna - fu la risposta. - Secondo me, gli scheletri scompariranno alle prime luci del giorno, dobbiamo avere pazienza ed attendere - aggiunse subito dopo.

Volgendoci all'interno del tempio, notammo allora che presentava delle aperture, strette finestre che si trovavano lungo le pareti ad almeno tre o quattro passi da terra. Warnom aveva lanciato una corda verso una delle aperture e la stava scalando per dare un'occhiata alla situazione.

- Cosa sta succedendo ad Adesir? - esclamò uno dei nani.

La ragazza era stata completamente rivestita di quella patina argentea che prima avevamo visto solo sul suo braccio che impugnava l'arco inutilizzabile. Per un attimo restò ferma, niente più che una preziosissima statua, lasciandoci sgomenti a considerare i potenti effetti magici che dovevano essere stati riversati in quel luogo.

Poi, ad un tratto, la statua sembrò sciogliersi, e Adesir si voltò verso di noi, luminosa, ricoperta da un sottile velo argenteo che la faceva splendere come una luna.

- E' tutto a posto, ora - ci disse, rassicurandoci. - Ora sono in grado di usare l'arco, anche senza corda...

Restammo sorpresi, considerando cosa mai potesse essere accaduto in quel breve istante in cui la ragazza era stata decisamente altrove. Ma non vi fu il tempo di chiedere maggiori spiegazioni, Warnom, raggiunta la finestra, lanciò un grido d'allarme.

- Sono migliaia, la pianura è praticamente invasa fin dove l'occhio può vedere! - Quindi, il prete di diede da fare per respingere le creature non morte con i poteri del suo dio, ma altri già graffiavano a battevano contro la barriera di metallo all'ingresso.

I lupi ringhiavano e latravano, terrorizzati. Cercai di stabilire un nuovo contatto con il capobranco, ma tutto quello che riuscii a percepire fu il profondo terrore che incutevano quegli esseri innaturali, risvegliando gli istinti di autodifesa degli animali.

ad ogni modo, la barriera sembrava reggere, dato che i colpi degli scheletri erano ben lontani dall'avere la forza di abbattere il muro. Così, seguendo il suggerimento di Frostwind, ci apprestammo a passare la notte, organizzando i soliti turni di guardia che avremmo fatto io ed i due nani. Il tempo era improvvisamente peggiorato, e dopo alcuni tuoni e fulmini aveva iniziato a scrosciare un'intensa pioggia che, passando attraverso l'apertura circolare del tetto, bagnava la zona dell'altare principale. Adesir era innervosita per l'improvviso cambiamento del tempo, e sottolineava come la cosa non fosse affatto normale.

Decisi tuttavia di approfittare della relativa pausa per scrivere qualche appunto sul mio diario, e fui sorpreso, aprendolo, di trovarvi un foglio che non mi apparteneva. Riconobbi la calligrafia di Thorin e scoprii che si trattava di una riflessione, uno sfogo su certi comportamenti di alcuni membri del gruppo che lo infastidivano, in particolare il prete. Evidentemente, il mio amico aveva lasciato l'appunto con l'intenzione di farmelo trovare, forse perché non sapeva come affrontare l'argomento. 

Visto che dovevamo solo vegliare ed attendere, parlammo della cosa, e cercai di invitarlo ad avere più pazienza, in considerazione delle numerose pressioni e delle nuove responsabilità che ciascuno di noi si trovava a dover sopportare. Compresi tuttavia che il nano non avrebbe tollerato ancora a lungo la situazione, e mi ripromettei di parlarne con Warnom alla prima occasione, prima che accadesse qualcosa di spiacevole. Non sapevo ancora quanto quel momento fosse in realtà assai prossimo.

- Si stanno ritirando - disse ad un tratto Warnom, che ancora non era sceso dalla sua postazione in cima alla finestra. Era zuppo d'acqua, e prima di scendere fece un gesto verso l'esterno gridando alcune parole. Improvvisamente il temporale cessò, almeno sulla zona del tempio. Anche dall'ingresso non si udivano più i rumori degli scheletri contro la barriera di metallo. Frostwind riposava, ed anche il prete, appena sceso, si sdraiò a terra.

Tentammo ancora di parlare con Thorin della questione di Warnom, ma evidentemente non era quella la notte giusta. 

- Ehi, guardate cosa sta succedendo! - Adesir ci indicava la spilla di Shair che portava all'allacciatura del mantello, che ora aveva preso a pulsare di una viva luce rossa intermittente. Anche la mia brillava allo stesso modo, e così pure quella di Thorin che la portava sotto la giubba. 

- Che significa? - chiesi. Tutte le nostre spille pulsavano di luce rossa, come a indicare qualcosa, ma non ricordavo che significato avesse. Avevamo svegliato sia Frostwind che Warnom, i quali erano non meno perplessi di noi a riguardo. 

- E' un pericolo, Gawain! Siamo certamente in pericolo! - esclamò Thorin, portandosi verso l'uscita. - Mago! dissolvi la barriera di ferro, per Morgrim, dobbiamo fuggire! - ruggì, in preda al panico.

Cercai di dissuaderlo, invitandolo alla calma, e sperando che almeno la ragazza ricordasse cosa potesse indicare quella luce. Dopo un istante, il mago aveva fatto ricorso ai suoi poteri per innalzarsi nell'aria al di sopra del foro nella copertura del tempio, portandosi sul tetto per avere una visuale migliore su ciò che probabilmente stava per accadere.

- Shair disse che le spille ci avrebbero aiutati a ritrovarci se qualcuno si fosse perso... - disse Adesir, dopo un po', - ...oppure che ci avrebbero segnalato che qualcuno dei nostri stava per riunirsi al gruppo. Ma non manca nessuno qui!

- Forse Shair stessa sta per giungere in nostro aiuto? - azzardai dopo una breve pausa. 

Non ebbi risposta. Pur non avendo la minima idea di cosa potesse indicare quel segnale, almeno le parole di Adesir e la mia ipotesi servirono a calmare relativamente Thorin. Il nano restava comunque molto nervoso, ma ora non cercava più di fuggire incontro ad una morte certa.

- Affacciatevi, ora - giunse la voce di Frostwind, dall'alto, con un tono che non ammetteva repliche. 

Guardando dal basso del buco nel tetto, potevamo vedere un denso nuvolone nero che si era squarciato proprio sopra di noi. Dal suo interno, era scaturita una sorta di saetta bianchissima, che anziché colpire e dileguarsi in un istante come di solito accadeva, giaceva fissa con un'estremità a terra, poco davanti ai piedi del mago. All'interno dell'intensa luce, sembrava trovarsi una figura vagamente umana che parlava con
Frostwind.

- Voi avete una cosa che ci interessa - diceva la voce, che pur distorta mi parve familiare. - Ho contrattato la vostra vita con l'ambasciatore per uno scambio.

- Cerca di essere più chiaro, ma sappi che noi non consegnamo gli amici - rispose risoluto il mago, senza muovere un passo indietro di fronte a quella straordinaria manifestazione.

- Non ci interessano i tuoi patetici nemici - fu la risposta. - Ciò che desideriamo è la gemma, che cerchiamo da tanto tempo e che ora abbiamo trovato, dato che l'avete nascosta in modo tanto maldestro.

- Angus! - esclamai, riconoscendo improvvisamente la voce. Questo confermava l'ipotesi secondo cui non solo quella che avevamo catturato era una copia dello stregone, ma che quella copia era stata in grado, in qualche modo, di rilevare la presenza del cristallo e riferirla al suo padrone.

- Capisco che sia una decisione difficile - continuava la voce di Angus Jax, - quindi vi concedo una clessidra di tempo per scegliere.

- Conosci già la nostra risposta - fece eco Frostwind. Ma il themanita si era già dissolto, e la saetta era stata risucchiata nella nube non appena il mago nero aveva finito di parlare.

Le spille pulsavano ora più rapidamente. Il significato di quel segnale, tuttavia, non era più chiaro di quanto non fosse poco prima...

eravamo tutti d'accordo sul fatto che non avremmo consegnato il cristallo ai themaniti, ma eravamo alquanto incerti sul da farsi. Chiaramente, non potevamo fronteggiare le migliaia di non morti che avevamo visto nella pianura poco prima, e che certo erano pronti a farsi nuovamente sotto in caso di nostro rifiuto.

Thorin era dell'idea che Frostwind avrebbe dovuto immediatamente prendere il cristallo e trasportarsi magicamente a Bor-Sesirim, a costo delle vite di noialtri, ma riflettendoci bene anche quest'idea non sembrava migliore delle altre. Il nemico sapeva che avevamo un mago e certo aveva previsto che avrebbe potuto tentare una mossa del genere. Il solo risultato sarebbe stato quello di mettere Frostwind ed il cristallo nelle mani dei themaniti senza poter intervenire in suo aiuto.

Da circa quattro clessidre ci trovavamo nel tempio e ne mancavano almeno altrettante prima dell'alba, il momento in cui, se Frostwind aveva ragione, non avremmo dovuto temere gli scheletri della Piana di
Aidon. 

- Eppure deve esserci un modo per uscire da qui! - dissi, iniziando a perlustrare il tempio. Il pavimento era sporco ed incrostato, ma il basamento rialzato sul quale si trovava la costruzione mi fece sperare che vi fosse un ambiente sotto i nostri piedi, che si sarebbe rivelato utile per una fuga o almeno per una migliore difesa.

- Perché siamo venuti qui? - si chiedeva Frostwind. - E' come se vi fossimo stati guidati, forse qui fu sepolto qualcuno degli eroi dei Cristalli...

- Almeno tre o quattro di loro presero parte alla battaglia - ricordai, - ma non ne conosco i nomi, né in che modo questo potrebbe esserci utile in questa situazione.

Il temporale si stava riavvicinando, nuovi lampi illuminarono il tempio attraverso le strette finestre e presto la pioggia riprese a cadere, bagnando il pavimento dell'altare. Adesir e Warnom cercarono un angolo asciutto e riparato per riposare, mentre Frostwind rimase pensoso a elaborare qualche possibile via di fuga. Ora le spille non pulsavano più: la loro luce era fissa.

Riprendemmo il nostro turno di guardia, ma stavolta non parlammo di nulla. Restammo quasi in silenzio, come in attesa di un fatto inevitabile che, ancora una volta, sembrava dover sconvolgere le nostre vite. Forse, per l'ultima volta, pensai con amarezza.

poco prima dell'alba, il tempo concesso da Angus era scaduto. La pioggia aveva cessato di cadere e le prime luci del giorno filtravano proiettando lunghe ombre all'interno dell'antica costruzione che avrebbe rappresentato il nostro ultimo baluardo.

Mentre gli altri si rialzavano, spolverandosi gli abiti dalla spessa polvere del pavimento, mi arrampicai alla finestra per osservare la situazione. Rimasi per un attimo senza parole. Ovunque, tutto attorno a noi, la Piana di Aidon brulicava di scheletri in avvicinamento. Erano migliaia, così tanti che non si poteva distinguere il suolo dove passavano, e fin dove arrivasse l'occhio la vista era invasa dalle orrende creature non morte.

Dato l'allarme, mi affrettai a scendere, cedendo il posto di vedetta a Frostwind, il quale fu costretto a riscendere in tutta fretta per evitare una salva di frecce che fu immediatamente scagliata al suo indirizzo non appena si sporse all'aperto. I lupi ringhiavano più di prima, aggirandosi nervosi, consapevoli del pericolo.

- Qui, presto, guardate! - ci richiamò Adesir, la voce rotta per l'emozione. Gli attenti occhi della ragazza avevano individuato qualcosa in un punto del pavimento, che con il buio non eravamo riusciti a distinguere prima. Spazzando via la polvere, identificammo una specie di botola di pietra e ci affannammo a individuarne il meccanismo di apertura, mentre già i primi colpi echeggiavano contro la barriera di metallo all'ingresso.

Ad un tratto, Adesir riuscì a far scattare il congegno, ovunque fosse, e la lastra di pietra scivolò di lato, liberando una metà abbondante del passaggio, nella quale Polgrim infilò subito la testa per vedere se vi fossero tracce del nemico. Poi la ragazza evocò una luce magica, che ci rivelò una piccola stanza sotterranea nella quale si trovava un sarcofago evidentemente profanato da lungo tempo. Qualunque cosa fosse, quella era la nostra unica scelta, così calammo una corda per prepararci alla discesa.

- Questa è l'ultima volta che offendi la mia gente, prete! - la voce di Thorin alle mie spalle mi fece temere il peggio. Vi fu un colpo sordo ed un gemito, seguiti dal rumore di qualcosa di pesante che cadeva a terra.

- Presto, iniziate a scendere, qui ci penso io - gridai a Adesir, voltandomi già immaginando la scena che avrei visto. Thorin aveva messo in atto le sue minacce nel momento meno indicato, ed aveva colpito Warnom che ora giaceva riverso a terra.

- Razza di irresponsabile che non sei altro! - gridai, con veemenza, - ti pare questo il momento? Ora che più che mai dobbiamo restare uniti?

- Te lo avevo detto, Gawain, lo ha fatto una volta di troppo - fu la sua pronta risposta.

- E non sono cose che riguardano te, Corvo Nero - aggiunse Polgrim, con fare compiaciuto. - Lascia che se la sbrighino loro...

- Se la sbrigheranno loro fuori di qui, quando avremo messo in salvo la pelle, sempre che ci riusciamo, grazie a voi! - gridai, precipitandomi a raccogliere il corpo del prete privo di sensi. 

I nani borbottarono ancora qualcosa fra loro, come sempre convinti di avere ragione e di essere costantemente nel pieno diritto di dare libero sfogo ai loro istinti in qualsiasi momento, cosa che mi irritò ancora di più. Con un gesto li spinsi a scendere nella botola, proprio mentre qualcosa colpì il tetto del tempio, facendone crollare un'ampia sezione.

Ci infilammo nel sotterraneo, uno dopo l'altro, calando il corpo di Warnom e raggiungendo gli altri, uomini e lupi, che si trovavano già nella piccola stanza sepolcrale. Adesir fu rapida a richiudere la lastra di pietra sulle nostre teste, mentre un'esplosione ci fece capire che l'accesso al tempio era stato liberato. In pochi istanti, il picchiettare delle ossa degli scheletri sul pavimento soprastante ci confermò che il tempio era perduto.

il sarcofago doveva essere stato un tempo consacrato a Uldan, il dio della giustizia, ma era aperto e la copertura non si vedeva da nessuna parte. Le iscrizioni sui lati della pietra non ci furono d'aiuto, poiché solo un prete di quella religione avrebbe saputo comprenderle. Era evidente che in quel luogo vi fosse stata una colluttazione se non un combattimento, per via delle tracce e dei resti che trovammo sul pavimento. 

La stanza era davvero piccola e quasi mancava l'aria. I lupi, in quello stretto ambiente, erano più nervosi che mai, e accarezzai il capobranco cercando di trasmettergli una sensazione di calma, per scongiurare eventuali comportamenti aggressivi tipici degli animali quando si sentono in gabbia. Fortunatamente, le bestie si rivelarono più sagge di alcuni miei compagni e non furono causa di ulteriori problemi...

- Ecco l'uscita - diceva in quel momento Frostwind, indicando una porta che non avevo ancora visto. Pensai che l'avessero già esplorata mentre io appianavo le discussioni con i nani, così mi diressi verso l'uscita, invitando gli altri a seguirmi.

Al di là della porta, un'orda di scheletri protese le mani adunche verso di me, cercando di artigliarmi. Qualcuno mi tirò indietro bruscamente, richiudendo la porta con violenza tale che tranciò di netto uno degli ossuti arti che ancora si affannavano alla mia ricerca. Mi ripresi dal momento di follia di cui ero stato preda, certamente a causa dell'arrabbiatura che ancora provavo per il comportamento di Thorin, e iniziai a cercare se vi fosse un altro modo di uscire da quella che appariva sempre più una trappola.

- Un'Idra... non vedo - una voce sconosciuta ci fece voltare. Adesir era entrata nel sarcofago e sembrava preda di un'entità invisibile, che parlava per suo tramite con una voce maschile. - Idra... sangue, non vedo.. - ripeteva, senza alcun senso, come in preda ad una visione. Poi d'improvviso sembrò risvegliarsi e tornò in sé.

- Korradrim - rifletteva Frostwind, richiamando alla memoria uno degli eroi dei cristalli. - Korradrim combatté un'Idra in questa battaglia, ma non è qui che morì. Sapevo che era sepolto altrove...

- Il sangue dell'Idra! - esclamai, ricordando la creatura che avevamo combattuto pochi giorni prima sul Passo del Cappio, quando catturammo la copia di Angus
Jax.

- Si, io ho un trofeo dell'Idra - rispose Thorin, estraendola dal suo zaino. Si avvicinò al sarcofago e fece in modo di far cadere alcune gocce di sangue del mostro al suo interno, sperando che accadesse qualcosa. Nulla.

Poi, improvvisamente, i rumori alla porta finirono. Di colpo, senza scemare gradualmente, fu chiaro che gli scheletri non erano più al di là dell'uscita. Anche i lupi sembrarono calmarsi, smisero di ringhiare e qualcuno si accucciò a terra, uggiolando. 

Sentimmo bussare.

- Chi è? - chiesi, istintivamente, sentendomi subito ridicolo per quella situazione surreale.

- Presto, non abbiamo molto tempo! - dall'altro lato della porta, riconobbi la voce di Shair. Ora sapevo cosa avevano voluto dirci i segnali delle spille. Avevamo fatto la cosa giusta, temporeggiando fino all'arrivo dei rinforzi.

aprimmo la porta, davanti a noi Shair, in tenuta da combattimento, ci salutò brevemente, invitandoci ad uscire in fretta. Alle sue spalle rivedemmo molte nostre vecchie conoscenze. C'erano Guglielmo e Dama Broccaverde, con armature pesanti e giganteschi martelli da guerra. C'era anche Gorg della Montagna, e c'erano alcuni guerrieri esmeldiani a cavallo, più altri dalle fattezze esotiche che mi sembrarono carusaliani. Una cinquantina di persone in tutto. Cinquanta contro mille e più...

Aderlist, il mago che avevamo salvato dai themaniti che lo avevano torturato amputandogli alcune dita, era in piedi a braccia aperte e dalle sue mani si levavano spire di fumo. Tutto attorno a lui, cumuli di polvere e resti di ossa anch'esse fumanti, rivelavano la sorte che aveva inflitto ad alcune decine di scheletri. 

Anche gli altri avevano svolto la loro parte, comunque, e per parecchi metri davanti a noi la via sembrava libera, anche se nuovi avversari iniziavano ad avvicinarsi da ogni lato.

- Qual'è il piano? - chiesi a Shair, studiando la situazione e cercando di capire quale fosse la nostra parte.

- Non c'è un piano, non c'era tempo di studiarne uno. Verso il bosco, svelti! - rispose la donna, esortandoci, verso la macchia che si trovava a una cinquantina di passi.

Ci precipitammo all'esterno, sfruttando il momento di disorientamento che l'azione evasiva aveva causato nelle schiere nemiche, le quali stavano già riorganizzandosi. I lupi sciamarono nella piana dileguandosi rapidamente, mentre noi cercammo di sfruttare il varco prima che si richiudesse. Ben presto, ci accorgemmo che percorrere quei cinquanta passi sarebbe stato più lungo del previsto.

Ci trovammo divisi, e presto persi il contatto con i nani, il mago ed il barbaro, preferendo restare a fianco di Adesir che portava il Cristallo. Con me c'era Warnom, il quale stava già salmodiando una qualche litania che doveva esserci utile contro i non morti. In pochi istanti, infatti, la strada tornò a essere ingombra di nemici, e per quanto gli esmeldiani ed i carusaliani facessero, la nostra avanzata fu rallentata fino a rendere faticoso anche solo il procedere al passo.

Davanti a noi, Guglielmo e Dama Broccaverde cercavano di aprire un nuovo varco mietendo vittime con i loro giganteschi martelli, mentre ai lati i guerrieri cercavano di alleggerire la pressione ai nostri fianchi sfruttando la posizione di vantaggio data loro dall'essere a cavallo. Non vedevo più Shair, che probabilmente si trovava da qualche parte alle nostre spalle.

Avanzavo come potevo, facendo da scudo ad Adesir che tenevo per un braccio tirandola dietro di me, per non perderla nella confusione. Warnom ci raccomandava di stargli vicino, poiché gli scheletri avrebbero cercato di allontanarsi da lui grazie al potere della sua divinità, e grazie a questo espediente guadagnammo ancora qualche metro.

Poi, davanti a noi, si pararono quattro scheletri più grandi degli altri, che fiancheggiavano un monaco nero dall'aspetto inquietante. Le creature non morte indossavano i resti delle armature e degli abiti della Guardia del Sole dell'antico impero Auldim, dando nuova ingloriosa vita a quegli antichi eroi. Il monaco fece un gesto e fu subito evidente che riuscì ad annullare la protezione che Warnom aveva invocato, perchè anche gli altri scheletri tornarono a chiudersi su di noi.

Adesir iniziò a tempestare di frecce gli avversari che ci si paravano contro, facendo scaturire proiettili di pura energia dal suo straordinario arco incantato che non aveva bisogno di corda né di frecce. Io roteai la spada abbattendo uno degli scheletri con un solo colpo, e feci un passo avanti per affrontare il monaco nero che immaginavo fosse uno dei principali responsabili nell'aver rianimato quell'orda di non morti. Speravo che, abbattendolo, il suo controllo sugli scheletri si sarebbe interrotto, concedendoci magari una tregua momentanea che ci avrebbe fatto raggiungere il bosco. Un'esplosione di frammenti di ghiaccio mi investì, procurandomi non poco dolore, e spingendomi ad agire immediatamente.

Anche Adesir scorse il monaco themanita e riversò su di lui le attenzioni del suo arco incantato. Il monaco fu rapidissimo nello schivare tutti i colpi e prontamente reagì sferrando una serie di micidiali colpi a mani nude contro la ragazza. Mi feci avanti e cercai di colpirlo, per attirare su di me la sua attenzione. Ottenni la sua attenzione con un largo fendente che gli aprì un'ampia ferita in un fianco, e riuscii a resistere ai suoi colpi che furono assorbiti dalla preziosa corazza
nanica.

Essendo riuscito a scongiurare il pericolo immediato per l'incolumità del portatore del Cristallo, fui invaso da una certa eccitazione tipica delle grandi battaglie. La furia con cui portavo i colpi sembrava originata da una nuova forza che mi era data dalla spada stessa, e riuscii ancora a superare le abilissime difese del mio avversario con un colpo micidiale, che lo ferì profondamente, costringendolo ad arretrare di un passo. Il suo sguardo stupito in quell'occasione fu per me un ulteriore incoraggiamento, e seppi che sarebbe bastato un solo altro colpo per ucciderlo.

In quel momento mi bloccai. 

Io pensavo di muovermi, ma non ci riuscivo. Vedevo l'azione continuare intorno a me, udivo i rumori e le voci, ma non potevo muovere un dito. Rimasi paralizzato sul posto mentre il monaco avanzava verso di me con un'aria trionfante nonostante le brutte ferite riportate, che mi fece capire di essere stato vittima di un qualche suo sortilegio. Maledetta magia!

Pensai di essere sul punto di morire, ma il themanita non mi attaccò. Giunto così vicino da poter udire il suo respiro affannoso, iniziò a perquisirmi, evidentemente in cerca del Cristallo. Dunque, sapevano che lo avevamo noi ma non erano riusciti a scoprire chi di noi lo trasportasse! Questa importante scoperta poteva essere sfruttata a nostro vantaggio, se solo avessi potuto muovermi.

Dietro al monaco, Guglielmo combatteva con foga, mentre Adesir invocò la magia per far crollare al suolo alcuni scheletri che si frantumarono a terra. Poi, dalle mie spalle, giunse Shair che prese a combattere contro il monaco, distraendolo da noi. Anche se la donna sembrava particolarmente agile e addestrata, notai che per quanto si sforzasse non riusciva a mettere a segno i suoi colpi contro l'avversario. Ben presto i due combattenti si spostarono al di fuori del mio arco visivo, e potei solo assistere al resto della battaglia, notando che Adesir si era soffermata nei paraggi per proteggermi, e invitava Warnom ad avvicinarsi.

Dopo un tempo che mi parve infinito, il prete riuscì a sbloccarmi. Mi proiettai in avanti, cercando il monaco che volevo uccidere con tutto me stesso. Non ve n'era traccia. Sia lui che Shair erano stati inghiottiti dalla confusione della battaglia e non riuscivo a scorgerli da nessuna parte.

- Non c'è tempo per questo - mi gridò Warnom, intuendo le mie intenzioni. - La cosa importante è Adesir, dobbiamo portarla al bosco!

Annuii, sapendo che aveva ragione, la cosa più importante era il Cristallo e colei che lo trasportava, dovevamo metterla in salvo. Riformammo il gruppo, tenendoci vicini, e vidi che nuovamente gli scheletri si allontanavano dal nostro prete. Spinsi la ragazza più vicina a lui, in modo che godesse in massima parte di quell'incolumità, e spingemmo verso il bosco, aiutati da Guglielmo che tentava di aprirci la strada nella massa di non morti.

Una nuova esplosione di frammenti ghiacciati ci investì dalle spalle, ma rimasi in piedi nonostante il dolore e le ferite già sanguinanti. Fui costretto ad affrontare due scheletri che mi fecero rallentare al punto di perdere il contatto con Warnom. Spinsi Adesir contro di lui, gridando loro di infilarsi nel bosco, ormai a pochi passi da noi. Scomparvero nella macchia, seguiti da Guglielmo al quale raccomandai la loro protezione. Quindi, mi voltai in modo da procedere all'indietro mentre abbattevo alcuni avversari che mi si gettavano contro, cercando di guadagnare il bosco di spalle.

Fu allora che vidi Shair ed il monaco nero. Erano sulle rovine del tempio, che avevano raggiunto in chissà quale modo. La loro lotta proseguiva serrata, acciaio contro pugni, senza tregua, in un duello che sapevo essere necessariamente mortale. Valutai per un istante la possibilità di raggiungerli, ma la massa di nemici che si frapponeva fra di noi era tale che non vi sarei mai giunto vivo.

Ad un tratto, il monaco vibrò un colpo possente che trapassò da parte a parte il torace di Shair. Per un interminabile istante vidi il suo pugno chiuso emergere, insanguinato e grondante, dalla schiena della donna, il cui corpo si abbatté privo di vita a terra. Stupito ed addolorato, continuavo a parare ed affondare i miei colpi, abbattendo gli scheletri che continuamente si sostituivano ai caduti ridotti in polvere. Improvvisamente, le ferite che avevo subito sembrarono pesarmi più che mai, e la stanchezza si impadronì delle mie braccia e delle mie gambe.

In quel momento notai un'altra figura che si trovava sui resti del tempio di Uldan: Angus Jax. Aveva assistito alla morte di Shair e sembrò restare immobile per un istante, come inebetito, profondamente addolorato. Poi si scosse, emettendo un urlo fortissimo e battendo a terra il suo bastone d'avorio. A quel gesto, il corpo del monaco nero esplose smembrandosi in mille parti che furono scagliate in ogni direzione, generando un'onda d'urto che fece tremare il suolo e mandò in frantumi tutti gli scheletri della Piana di Aidon. Dal corpo di Angus si levò un'ombra scura che si levò al cielo come assorbita dalle nubi.

Attorno a me restavano solo cumuli di polvere e ossa rotte. Sul campo, i superstiti della battaglia, una quindicina fra esmeldiani e carusaliani, sembravano increduli quanto me dell'improvviso mutarsi della scena. 

A quel punto il dolore e la stanchezza di vinsero, e caddi a terra privo di sensi.

Quando rinvenni, mi trovavo nel bosco, vicino a me c'erano Adesir, Warnom e Guglielmo. Poco distanti, i lupi si erano ricongiunti al loro branco ed erano ora una sessantina, adagiati a terra ormai consapevoli del fatto che il pericolo era passato. 

Almeno per ora.