That's Not a Hat: recensione di un party game tascabile su memoria e bluff

Una scatolina fuxia che in pratica contiene solo carte con disegni elementari: come potrà mai far divertire tutti quanti?

Giochi collegati: 
That's Not a Hat
Voto recensore:
7,2

That's Not a Hat è un party game competitivo per 3-8 giocatori, della durata di 15 minuti circa, destinato a un pubblico familiare e occasionale, basato su meccaniche di memoria e bluff.

Ambientazione

Il pretesto è che a Natale si ricevono sempre cose poco gradite, che vengono puntualmente riciclate ad altre persone.

Regolamento

Semplice e breve, assimilabile in un minuto.

Materiali

Una scatolina facilmente trasportabile. Se usate bustine non troppo spesse, possono starci anche le carte imbustate. Ma non ne vale la pena.

Come si gioca a That's Not a Hat

Si mette al centro del tavolo il mazzo di carte: queste hanno, sul fronte, il disegno di un oggetto e sul retro una freccia, che indica la direzione in cui la carta andrà passata (senso orario o antiorario).
Ciascun giocatore prende una carta a caso e la lascia scoperta di fronte a sé, in modo che sia visibile e memorizzabile da tutti.
Poi, il primo giocatore prende una seconda carta, la fa vedere, la copre e la passa a un altro giocatore, a seconda della freccia. Questo prende il “regalo”, copre la sua carta e la passa. Così via, fino a che praticamente tutte le carte saranno ormai coperte. 
Quando ti arriva una nuova carta, tu puoi accettarla o rifiutarla.
Se la accetti, prendi l'altra che avevi davanti (la vecchia) e la regali, dichiarando cosa stai passando.
Il destinatario può accettare o rifiutare, a sua volta. Se rifiuta, perché dubita che l'oggetto sia davvero quello dichiarato, la carta si scopre e, se è giusta, viene presa dal dubitante come punto penalità, se invece è errata, viene assegnata a chi la stava regalando.
In ogni caso, chi ha sbagliato prende una nuova carta dal mazzo, la regala e il giro ricomincia.

Quando un giocatore arriva a tre penalità, il gioco termina: quel giocatore ha perso e vince chi eventualmente ha accumulato meno penalità.

Considerazioni

C'è poco da dire su questo gioco, che si basa solo su due elementi: memoria e bluff.
Da una parte, potreste essere tentati di memorizzare tutti gli oggetti e soprattutto tutti i passaggi che questi faranno sul tavolo, a destra e sinistra, tra un giocatore e l'altro, spesso anche con dichiarazioni mendaci, che tenderanno a confondervi ancora di più.
Potreste farlo, per poi scoprire che non solo è faticoso, ma anche impossibile, e che magari, memorizzando tutto quello che hanno gli altri, poi vi dimenticherete proprio di ciò che avete di fronte voi.

Un'altra tattica consiste nel ricordarvi bene solo quello che avete davanti voi, prendendo sempre per buono ciò che vi passano e spacciandolo a vostra volta per buono al giocatore successivo, quando ritoccherà a voi. Funziona già parecchio meglio.

Quello che non deve mancare è la faccia di marmo e la dichiarazione convinta che dovrete fare quando passerete una carta di cui non siete sicuri, ovvero il 90% delle volte. Oppure potreste anche fare il contrario: mostrarvi insicuri quando invece conoscete bene l'oggetto, per spingere l'altro a rifiutarlo. 

Ma, in tutto questo, il gioco diverte? Parecchio. Nella sua semplicità e rapidità, la risate al tavolo sono assicurate e scoprirete di starvi passando oggetti di cui non ricordavate l'esistenza, o chiamerete sicuri e marmorei carte della partita precedente, o, ancora peggio, carte già scoperte come penalità sul tavolo.

Conclusione

Per quello che costa e per quello che dà, assolutamente consigliato.

Check: Party Game Stats (* = sufficiente, ** = buono, *** = ottimo)

  • Una famiglia non giocante può capirlo da sola? ***
  • È facile da spiegare al babbano che sbuffa dopo le prime due regole e dice “non ci ho capito nulla”? ***
  • Tiene al tavolo una compagnia anche numerosa? ***
  • Se rimanete in pochi funziona lo stesso bene? * (consiglio di giocarlo almeno in 4, meglio da 5 in su)
  • È sufficientemente rapido da giocare o è eterno come Trivial Pursuit? ***
  • È nozionistico come Trivial Pursuit o stimola il giocatore a trovare soluzioni creative? ***
  • Riesce a non frustrare troppo chi sta perdendo? ***
  • Riesce ad adattarsi a gruppi misti, con persone di diverse età e bambini? ***
  • È rapido nel suo svolgimento e ritmo o rischia di arenarsi a causa di qualche giocatore poco adatto? ***
  • Diverte, nel senso puro del termine, come dovrebbero fare tutti i party game? **
  • Ha materiali ed estetica accattivanti? *
  • Ha elementi di game design che lo rendono fresco e moderno? *
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Commenti

Concordo con tutto, mi permetto una sola osservazione, hai messo una stellina sulla grafica e l'estetica. Non sono d'accordo avesse avuto i disegni colorati e magari fatti pure meglio sarebbe stato un gioco come gli altri. Questa grafica minimal in bw con il solo colore della scatola per me lo rende una icona. Un'idea veramente originale e unica. 

Sono molto tentato di acquistare questo gioco per rimpiazzare "Il poker degli scarafaggi", ma di fondo vedo lo stesso problema che ha quest'ultimo: continuando ad accettare le carte non c'è modo di perdere.

Peocoloco scrive:

Sono molto tentato di acquistare questo gioco per rimpiazzare "Il poker degli scarafaggi", ma di fondo vedo lo stesso problema che ha quest'ultimo: continuando ad accettare le carte non c'è modo di perdere.

Nel poker di scarafaggi:

- se tutti hanno passato la carta a qualcuno, l'ultimo che è rimasto è costretto a effettuare una scommessa dichiarando se la carta ricevuta è o no quella effettivamente dichiarata;

- il giocatore decide a chi passare la carta in base a come si è evoluta la partita;

- il contesto per il bluff si basa sul meta-gioco che si costruisce col passare del round (in base alle dichiarazioni fatte dai giocatori) e durante tutto il gioco (in base alle carte penalità che uno ha davanti a sè e quelle rimaste in mano).

In That's not a hat:

- nessuna regola impedisce di continuare ad accettare regali in un circolo continuo senza fine (= il "gioco" è oggettivamente rotto); il giocatore non effettua una dichiarazione con scommessa ("hai detto la verità ti sfido" oppure "hai detto il falso, ti sfido" come nel poker di scarafaggi) ma può solo sfidare quando pensa che il giocatore stia mentendo/non si ricordi;

- a chi passare la carta viene deciso dal retro della carta (zero scelta giocatore);

- il contesto per il bluff è sperare che qualcuno non ricordi la carta che gli stai passando.

Insomma, that's not a hat è un esercizio di memoria che con l'aggiunta della possibilità di mentire, fa ridere per i primi 5 minuti. Poi fa solo venire il mal di testa e dopo un paio di partite hai visto tutto. Il poker di scarafaggi è tra i migliori giochi di bluff di sempre.

Tieniti stretto il poker di scarafaggi, qua è principalmente hype.

Peocoloco scrive:

Sono molto tentato di acquistare questo gioco per rimpiazzare "Il poker degli scarafaggi", ma di fondo vedo lo stesso problema che ha quest'ultimo: continuando ad accettare le carte non c'è modo di perdere.

 

Leggendo le regole avevo avuto il tuo stesso dubbio, poi giocandolo questa tesi si scontra con la realtà dei fatti, e cioè che puntualmente il giocatore dopo di te invece ricorda tutto: tu accetti qualsiasi regalo, poi passi qualcosa non sapendo di cosa si tratta e lui ti sgama sicuramente 😅.

E in fin dei conti la tua tesi si scontra anche contro la realtà di Kalerlaken Poker in cui dopo qualche partita inizi a capire alcune sfumature tattiche e di meta gioco che all'inizio sfuggono.

In ogni caso concordo con la recensione, gioco simpatico e proponibile a tutti, probabilmente un po' troppo pompato sul forum della Tana 

Da qualche parte avevo letto o sentito (non riesco a citare la fonte) che un certo signor Antoine Bauza (pare) abbia affermato che non si cimenti con il design di giochi di bluff perchè "non sia possibile arrivare a eguagliare la completezza e l'eleganza del Poker di Scarafaggi".

Meno male che qualcuno ha già difeso quel capolavoro del Poker degli scarafaggi! 

Mai letto da nessuna parte che fosse un gioco rotto, anzi, appunto come scrivono altri goblin qui sopra, è uno di quei giochi in cui il regolamento tralascia il meta-gioco, che sta a te scoprire man mano.

Ne "ho venduti" almeno 4 in 4 gruppi diversi dopo averlo fatto provare. Ha creato alcune delle offese o esclamazioni più originali sentite negli ultimi anni.
Stare a cercare il "come giocarlo" al meglio va contro il senso stesso di questo gioco secondo me.

Purtroppo ho notato che diverse persone fanno fatica ad approcciarsi a questi giochi per il puro gusto di farlo e divertirsi, devono vincere comunque a tutti i costi e trovarne difetti/strategie.

Non credo proprio sia lo scopo, per questo esistono titoli "seri" come il poker degli scarafaggi o prey another day.

Qua è perfetto per insultare a vita chi si ricorda fatti e misfatti del 1986 o a caso, intere discografie e filmografie, aneddoti e incontri di wrestling o videogame di 30 e 40 anni fa... ma non ricorda un fottuto bastone passato dal giocatore alla propria sinistra giusto 5 sec fa....
Non riuscirei manco a dargli un gioco perchè non lo considero quasi un gioco alla fine, semplice divertimento.

Ottimo titolo che con poco e praticamente senza regole riesce a divertire tutti. Praticamente la descrizione perfetta di un party game!

Se si sentono solo le regole non si riesce a credere quanto sia divertente il gioco. Ho visto alla prima partita tantissimi giocatori per niente fiduciosi, già convinti che sarebbe stato un altro "stupido" party game. La svolta avviene proprio quando inizi a giocarci XD rendendoti conto di quanto sia facile dimenticarti così poche informazioni avute pochissimi istanti prima. Approvato. 

Non c'entra nulla sapersi approcciare o meno ad un gioco leggero. Non esistono i giochi leggeri "seri".

Esistono i giochi leggeri/party game/filler fatti bene e quelli fatti male, quelli innovativi e quelli che non aggiungono nulla di nuovo, quelli che sono dei one-trick pony che durano qualche partita e via e quelli che rimangono sempre freschi, quelli che sono versatili e si adattano e quelli che richiedono un gruppo ben preciso.

That's not a hat è un "gioco" al 99,99% di memoria cioè di destrezza e, come tutti i giochi di destrezza, va bene per fare una partita di 5 minuti ogni tanto. non c'è nulla da scoprire, non aggiunge nulla di nuovo e stanca subito.

Essere un giocatore che gioca a giochi molto sfidanti e competitivi (un hardcore gamer) non dà il diritto di approcciare i giochi leggeri come se fossero tutti uguali e da giocare a mente spenta tanto sono giochini tutti uguali: non è cosi.

Hardcore gamer è esperto di giochi hardcore, non di altri target.

Lasciate giudicare i "giochini per tutti" ai gamer occasionali esperti, che di "giochini" ne hanno giocati e visti tanti sul campo in mezzo a famiglie e casual , non in circoli tra altri appassionati dove un filler vale l'altro, tanto per defaticare tra un cinghiale e una maratona spaziale.

Alcuni giochi che hanno un po' di memoria (non solo memoria) e sono davvero degni di nota? Senza andare lontano, TRIO (2023) e CABO (2019). I premi (vinti dal primo) e i sequel/cloni (del secondo) parlano da soli.

mi piace questa discussione, mi sembra che tra gli osannatori e i detrattori ci sia un approccio diverso all'analisi del gioco:
Chi lo osanna si basa sull'esperienza del tavolo, le risate che il gruppo si è fatto, quanto il gioco abbia funzionato nel portare divertimento alle persone.
Chi lo detrae (e anche a detrarlo dal reddito si guadagna poco, per 9,90!) analizza il gioco di per sé, nelle sue meccaniche, o sul vissuto personale (in tanti hanno scritto "dopo 5 minuti stanca").
Per quanto mi riguarda preferisco il primo approccio, più pragmatico (nel senso che si basa proprio sul gioco giocato, non analizzato), ma del resto sono un giocatore caciarone simpatizzante american.
In gruppi variegati, come gioco di apertura o chiusura serata, tre o quattro giri ci stanno benissimo ed è tutt'ora uno dei miei preferiti (ha scalzato Panic Lab, che era il gioco che preferivo usare come antipasto in gruppi non hardgamer). Chiaro che non mi farei una serata a THAT'S NOT A HAT, ma come fillerino va benissimo.

Mi permetto di dissentire fermamente su un'unica critica: che se tutti accettassero sempre, il gioco si rompe. E' una frase vera in senso assoluto, ma all'atto pratico non succederà mai. Quindi è una frase vera, ma non è una critica che possa essere mossa al gioco.

my 2 cents...

Per me una grafica così fa perdere al gioco i punti che potrebbe meritare. Dal mio punto di vista è inguardabile. Può essere divertente se giocato col giusto mood, altrimenti meglio lasciar perdere 

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