Obsession - Recensione

Kayenta Games

L'Inghilterra vittoriana...

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Obsession
Voto recensore:
7,9

Per la serie Pipponi Non Richiesti, seguono le mie nebbiose opinioni su Obsession (Orgoglio, Intrigo e Pregiudizio nell’Inghilterra Vittoriana recita il sottotitolo), ovvero: prendete tutto il vostro immaginario sulle atmosfere inglesi tra metà e fine ‘800 (che so, l’austera ironia della Austin e di Wilde, un pizzico - un po’ improprio a dire il vero - di Downton Abbey e Gosford Park, la caccia alla volpe, tè e pasticcini, il caustico e raffinato humour anglosassone, etc.), frullatelo con un buon numero di carte e un’idea di elegantissimo (esteticamente parlando) tableau building, et voilà - chiedo scusa, there you go, o qualcosa del genere – ecco a voi uno dei giochi più apprezzati dalla comunità ludica in questi ultimi anni.

In Obsession i giocatori controllano famiglie inglesi impegnate a ricostruire la propria reputazione e riconquistare il proprio prestigio dopo anni bui e decadenti. Naturalmente si dovrà pure iniziare da qualche parte, e questo inizio sarà un set di cinque tessere - uguali per tutti - che rappresentano i luoghi della propria residenza o le attività organizzate per attirare ospiti di sempre maggior prestigio (pescando da due mazzi di carte distinti per rango degli ospiti), garantirsene i favori come soldi, reputazione o altri ospiti (mai sottovalutare il passaparola) e, incidentalmente, fare punti dato che ogni edificio porta con sé una dote in punti (perfino negativa, qualora quelle tessere non venissero usate) tutti buoni like the bread per risultare il vincitore alla fine della partita.

Completano il quadro un mercato di tessere da acquistare per ampliare la propria residenza e la propria offerta ricreativa ai nobili inglesi, una leggera asimmetria nello stato di partenza delle famiglie in gioco e un gruppetto di lavoratori (servants) necessari per attivare le tessere, assistere aristocratici più o meno esigenti e capricciosi, garantire bonus economici, di prestigio o di flessibilità nella gestione degli ospiti.

Obsession è un gioco particolare e unico nel suo genere, nonostante l’assenza di elementi innovativi: di lavoratori specializzati ne abbiamo già visti tanti, di tableau building ne abbiamo fin sopra i capelli e di deck building non ne parliamo nemmeno.

Il gameplay funziona e scorre senza intoppi, non si grida comunque al miracolo: nonostante alcuni accorgimenti previsti per limitare alea ed incertezza, ne rimane una discreta quantità nella pesca degli ospiti (rischiando spesso di prenderne di indesiderati che daranno malus e di cui ci si dovrà disfare più o meno elegantemente), delle tessere, degli obiettivi, delle carte victory points e perfino nella rivelazione delle preferenze dei due rampolli Fairchild (che i giocatori si affaneranno a corteggiare per ottenerne preziosi favori).

Quello che invece sembra rendere Obsession così speciale per alcuni, tra cui sicuramente me, sono l’amore (che trasuda da ogni singolo componente del gioco) e l’attenzione dedicati al tema, ritrovabili in tutto il flavor text che caratterizza ogni singolo personaggio rappresentato sulle carte, e nell'appagamento sensoriale, dalla vista che gode di una grafica perfettamente aderente al contesto (le foto anticate, i colori pastello degli altri componenti, i servants tutti diversi) e il tatto (che piacere infilare la mano nella grande sacchetta e smucinare tra le tessere).

L’insieme di questi elementi ben amalgamati sostiene un’impalcatura che risulta perfettamente coerente, tematizzata e ben realizzata. Tutto questo insieme funziona così bene da farlo risultare alla fine un gioco originale, genuino e che certamente sa distinguersi dalla massa per come si presenta e per la capacità di lasciarti in bocca il sapore del tè anche se lo non stai bevendo (come quando le papille si attivano al solo pensiero della prelibatezza che stai per gustare).

Non è un capolavoro e non è nemmeno il gioco da portare sulla proverbiale isola deserta – anche perché i pregi di cui sopra possono anche rappresentare i suoi limiti - se il tema non vi attrae, se non siete sensibili ai dettagli, agli accorgimenti e alle nuances che lo caratterizzano, potreste rimanergli indifferenti se non delusi.

Per quanto mi riguarda, giocare a Obsession è sempre un piacere e, in certe serate, scelgo lui rispetto ad altri giochi proprio perché ho voglia di quell’atmosfera, di quella leggerezza d’animo unita a una discreta dose di scelte interessanti, tutti aspetti che danno forma a un’esperienza di gioco che non trovo altrove.

Quando gioco a Obsession, anche se sono in pigiama, non di rado mi pare di essere un elegantissimo Lord - con pipa e tazza di tè - e capita che mi ritrovi a parlare biascicando un italiano incerto – proprio come farebbe un inglese nel bel paese – arrivando a fine partita congratulandomi con me stesso con un soddisfatto “Well done, sir”.

Ladies and Gentlemen, per oggi dal Derbyshire è tutto.

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Commenti

Uno dei giochi brutti (nel senso con palesi difetti di game design) più belli a cui abbia mai giocato. Solo amore per questo gioco

Ho partecipato all'ultimo KS (se così si può dire) di Giochistarter per recuperare tutto in italiano. Non vedo  l'ora di provarlo. Ad oggi ho sempre letto cose buone e questa nuova recensione me lo conferma. 

Questo gioco ha tre recensioni e tutte positive in Tana, pensare che su BGA mi è sembrato appena sufficiente e con alcuni problemi. L'ho comunque ordinato da giochstarte nella speranza di giocarlo con la ragazza, spero di ricredermi

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