Un titolo alla recensione che faccia meno Brokeback mountain no? ;-)
Quindi vi viene voglia di giocare anche 10 partite ad un gioco appena sufficiente?
L’Indian summer è quella che per noi è l’estate di San Martino: calde giornate autunnali, ottime per fare passeggiate nei boschi e traslochi.
Secondo capitolo della trilogia del puzzle pubblicata da Edition Spielweise dopo Cottage Garden (del terzo titolo, Spring Meadow ancora non si sa nulla, ma dalle immagini sembra un mix dei primi due titoli) e strettissimo parente di Patchwork, Indian Summer arriva in Italia grazie a Cranio Creations.
Ciascun giocatore riceve una plancia che rappresenta il bosco nel quale ci si addentra: sono sei, tutte diverse, fronte e retro. Vince il gioco il primo giocatore a riempire di tessere la propria plancia e, in caso più giocatori la completino nello stesso turno, chi tra di loro ha conservato più nocciole.
Al proprio turno il giocatore deve svolgere un’azione a scelta tra piazzare la prima tessera fogliame del proprio sentiero e piazzare uno scoiattolo.
Le tessere così posizionate possono essere ruotate e ribaltate in ogni modo, ma non possono sovrapporsi le une alle altre e, ovviamente, non possono uscire dalla plancia.
Tutte le tessere fogliame hanno un buco: se posizionandole si mette il buco in corrispondenza di un simbolo stampato sulla plancia lo si può prendere dalla riserva e posizionarlo sulla tessera. Quando la sezione della plancia corrispondente è completamente coperta si possono raccogliere tutti i segnalini su di essa.
In qualunque momento, se sulla nostra plancia ci sono buchi contigui liberi corrispondenti alla forma di uno degli animali presenti sul tabellone si può prendere la corrispondente tessera e metterla a coprire i buchi delle tessere, riottenendo i segnalini che vengono così coperti.
Quando non si hanno più tessere nel proprio sentiero si prendono le prime cinque tessere fogliame dal sentiero comune al centro del tavolo; queste devono essere piazzate nello stesso ordine.
Le azioni nocciola e mirtillo possono essere svolte prima o dopo l’azione principale, quante si vuole. Inoltre i segnalini possono essere convertiti tra loro secondo lo schema riportato sulla plancia centrale (due mirtilli valogono una nocciola; due nocciole un fungo; due funghi una piuma); inoltre ogni oggetto può essere usato al posto di quello di valore inferiore.
Ammetiamo subito che ci siamo approcciati al titolo con diffidenza: Cottage Garden ci aveva lasciato molto perplessi (o, in altre parole, per noi non raggiunge la sufficenza); questo Indian Summer, da subito presentato come sequel di Cottage Garden, pur passando da orti a boschi, ha avuto su di noi un’attrattiva nulla.
Poi, però, ci abbiamo messo le mani sopra e in un paio di giorni le partite sono diventate più di dieci (e sono aumentate nei giorni successivi, quando abbiamo scelto di recensirlo), complice il fatto che in due la durata raggiunge a malapena i quindici minuti (preparazione inclusa).
Ci è piaciuto il fatto che, in questo aspetto, il gioco possa essere anche punitivo col giocatore sbadato, mettendolo di fronte all’obbligo di pensare ai propri posizionamenti; di contro questo essere punitivo può colpire il giocatore che si trova a dover prendere solo tessere di forme strane dal sentiero centrale, senza che ci possa fare nulla. La casualità con cui vengono disposte le tessere centrali e l’obbligatorietà di prenderle esattamente in quell’ordine, nonché l’impossibilità di riordinarle nel proprio sentiero (neppure con una mossa speciale), possono portare un giocatore a vedersi bloccato senza poterci più fare nulla.
Abbiamo apprezzato la natura di corsa del gioco, che lo ha reso più interessante del predecessore, dove si contano i punti dopo un numero predefinito di turni, nonché la possibilità di fare delle piccole combinazioni con le azioni secondarie.
A livello di materiali la scatola ci ha stupito: credevamo fosse più piccola e meno pesante; e invece è zeppa di fustelle spesse e ben illustrate.
Non ci è piaciuta la quasi totale assenza di interazione: ciascun giocatore è intento a coltivare il proprio orticello - anzi boschetto - ancora più che in Cottage Garden, con sporadiche incursioni randomiche date dall’azione speciale del fungo (che, nell’economia del gioco, per inciso stona proprio parecchio). Non ci è piaciuto neppure lo strato aggiuntivo dalle tessere animale: se da un lato sono una delle poche peculiarità del titolo, dall’altro le abbiamo trovate sia casuali (data la posizione dei buchi, ancora una volta randomica), sia portatrici di paralisi da analisi.
Insomma, da Rosenberg ci si aspetterebbe ben altro; ma Indian Summer almeno raggiunge la sufficienza grazie ai bei materiali, alla durata contenuta e all’idea di trasformare il titolo in una corsa.
Un titolo alla recensione che faccia meno Brokeback mountain no? ;-)
Quindi vi viene voglia di giocare anche 10 partite ad un gioco appena sufficiente?
bhe a occhio direi che, punto decimale in più o in meno, siamo d'accordo sul titolo. comunque è possibilissimo fare 10 partite o anche più ad un gioco da 6 o giù di lì. Io e la mia ragazza avremmo fatto più di 20 partite a dragonheart, non certo un capolavoro, ma in 10 minuti fai una partita e ti permette di giocare con una certa rilassatezza e scambiando due parole, magari con 7 wonders duel (per citare quello che considero un'eccellenza del gioco a due) è meno fattibile visto che l'impegno richiesto è comunque maggiore. Comunque bravi ragazzi!
Un titolo alla recensione che faccia meno Brokeback mountain no? ;-)
Quindi vi viene voglia di giocare anche 10 partite ad un gioco appena sufficiente?
Se dura dieci minuti e decidiamo di recensirlo.. ovvio che sì. Non ci piace recensire giochi dopo una sola partita.
Un titolo alla recensione che faccia meno Brokeback mountain no? ;-)
Quindi vi viene voglia di giocare anche 10 partite ad un gioco appena sufficiente?
Anche perché, per scrivere una recensione, necessita di giocarlo più volte e NON fermarsi alla prima impressione (leggasi gruppi su facebook).
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