Trilogia della Città di K. - Ágota Kristóf

Miki76

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Pure noi abbiamo finito il libro, da un paio di giorni..
K lo boccia clamorosomante, io pure lo boccio, ma non del tutto. Tutt'ora ogni tanto mi capita di ripensarci e di non riuscire a dare un giudizio preciso, forse lo sto ancora digerendo.
 
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*****/5

Un libro del genere è R A R O.
(Maiuscolo e staccato :asd: )

...ho aspettato qualche giorno per scrivere queste righe.
Trilogia della città di K. è uno di quei romanzi che pretende attenzione e va digerito una volta concluso.

Non capita spesso di trovarsi di fronte ad un capolavoro di simile portata.

Si inizia con scandalo e disgusto.
Ci si disorienta continuando... e poi al terzo romanzo ci viene proposta una "rilettura" dei fatti (come promesso in copertina, fra l'altro) che un po' stordisce, e molto piu', colpisce il lettore come un pugno nello stomaco quando si dipana "il mistero" messo in piedi maliziosamente dall'autrice.

In realtà non ho affatto gradito l'espediente letterario "alla Mazzantini", per citare un'autrice moderna,


[spoil]dove ci viene raccontata una "bugia" bella e buona spacciandola per la realtà.
Poco conta che a farlo sia il protagonista nelle sue scritture, un diario soggettivo e fantasioso (scopriremo in quale misura solo alla fine), ormai il "danno è fatto" il lettore è ingannato .. insomma siamo lontani dalla classe di Palahniuk ed il suo FightClub[/spoil]


pero' ne capisco la necessità.
E capisco anche tutto il disgusto che il protagonista vuole raccontarci. Ha i suoi perchè. Ha la sua esperienza atroce di ragazzo illuso ingiustamente dal Destino avverso. Un'esperienza terribile che scopriremo solo piu' avanti.. e che pure aspettandoci il peggio ...

..bhè al peggio non c'è mai fine, si dice, ed è vero.
Incredibile che la Grande Guerra sia un male minore rispetto la concretezza del dramma familiare.
A volte i Grandi problemi del Mondo ci sfiorano appena lascinadoci insensibili, se l'apocallisse è dentro. I protagonisti del romanzo rendono questo messaggio dirompente.

Ho fatto molta fatica a leggere le ultime pagine.
La storia si incurva su se stessa, si ri-racconta, si ri-legge da nuovi punti di vista, pare svelarsi quando invece ci regala ancora un'ulteriore inganno.. caldo e rassicurante a questo punto, come una bugia che vogliamo sentirci raccontare perchè la verità, lo intuiamo, farà male. L'autrice ci ha insegnato che a tutto c'è un Perchè. Non ci deluderà mai, purtroppo, fino alla fine.

Il terzo libro raggiunge momenti di strazio assoluto, a volte ho avuto voglia di prendere per il bavero il "tizio" e gridargli in faccia. "MA COME PUOI ESSERE COSI'?? COME PUOI NEGARE ANCHE QUESTO A *****!!!" ...per poi ricredermi, almeno parzialmente, quando la narrazione cambia ancora una volta punto di vista.

Ágota Kristóf si dimostra davvero brava a giocare con la storia e i suoi protagonisti. A spostare il lettore negli occhi di chi meglio puo' "ingannarlo" in quel momento, senza pero' allontanarlo troppo dalla verità, ma fornendogli i pezzi del puzzle senza il disegno globale per ricomporlo... o meglio senza "la chiave". Le perdono l'inganno... perchè romanzi del genere fanno venire voglia di leggere, e le perdono gli "scandali" messi li' apposta per urtare la sensibilità dello spettatore e distrarlo dal porsi le domande giuste allontanandolo dai perchè.
Complimenti anche per il coraggio. (Ricordo che originalmente i libri furono pubblicati separatamente) Scrivere due libri come "Il Grande Quaderno" e "La prova" rischiando di atterrire il lettore e scoraggiarlo dal chiudere il tutto col capitolo finale significa credere fortemente nelle proprie ragioni e nella forza del messaggio. Un messaggio che arriva duro come un macigno nel finale superbo.

Complimenti davvero!
 

Nynaeve

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finito... che triste...
spoiler per chi lo ha letto tutto, considerazioni a caldissimo... giusto qualche minuto dopo l'ultima pagina
[spoil]menzogne e verità si confondono e alla fine resta solo desolazione
mi è piaciuto? non lo so. gli darò tre stelle su Anobi per ora, mi ha dato la sensazione di uno splendido esercizio di stile letterario intessuto di infelicità e tristezza... la prima parte crudissima, la seconda confusa e fatta per confondere, l'ultima solo triste.
stilisticamente parlando non apprezzo troppo l'uso del presente nelle narrazioni, è un metodo che si è affermato negli ultimi ventanni e che toglie storicità alle storie. non riesco bene a spiegarmi forse, ma il presente mi dà l'idea di qualcosa di piatto e sempre uguale oltre a confondere la differenza fra elenco di azioni che si compiono abitualmente e vera e propria narrazione dei fatti. soprattutto questo ultimo fatto è evidentissimo nella terza parte... vado qui, faccio questo... e poi all'improvviso accade qualcosa ma è un accadere che resta sempre appiattito.

la storia. la guerra come dice Sava è un male di sottofondo, sembra più forte il male che c'è nei personaggi e nei gemelli in particolare.
dramma familiare, sì... ma anche la volontà di restare attaccati a questo dramma, nessun tentativo di ribellarsi, di cambiare le cose, nessun amore vero, nessun desiderio... piatto... angosciante.

sullo scrivere libri del genere con coraggio... beh... erano i tempi in cui il lettore voleva essre stupito e schiaffeggiato, annichilito dall'abilità dell'autore...
ripeto mi ha ricordato lo spirito che pervade alcune parti di Se una notte d'inverno un viaggiatore che è del 1979 quindi già passato alla fama mondiale da un pezzo... quindi giusto una sensazione[/spoil]
 

Tanelorn

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Uhm, io faccio fatica ad accostare il libro di Calvino a questo. Anche lui voleva stupire il lettore, ma gli faceva l'occhiolino dicendogli sotto sotto "vedi che io e te ci capiamo? Questo è il tuo mondo, che bel gioco di specchi in cui perdersi". La kristof invece stordisce il lettore, prima aggredendolo a pugni in faccia, fino a quando il suo viso è cartilagine sanguinolenta, poi lo butta a terra e lo finisce a calci nello stomaco, mentre gli urla "non cercare un senso, la vita è sofferenza e violenza e l'uomo è una bestia".
 

Sportacus

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Nynaeve":2xd9xwl9 ha scritto:
[spoil]sullo scrivere libri del genere con coraggio... beh... erano i tempi in cui il lettore voleva essre stupito e schiaffeggiato, annichilito dall'abilità dell'autore...
ripeto mi ha ricordato lo spirito che pervade alcune parti di Se una notte d'inverno un viaggiatore che è del 1979 quindi già passato alla fama mondiale da un pezzo... quindi giusto una sensazione[/spoil]

[spoil]Leggendo la storia personale dell'autrice non credo che il libro sia stato scritto con l'intenzione di stupire e schiaffeggiare.
Nata in uno sperdutissimo villaggio dell'Ungheria fugge poi dal suo paese dopo l'invasione sovietica. Sceglie di scrivere i romanzi in lingua francese della quale non è mai stata nè si è mai sentita perfettamente padrona. Vivere oltrecortina nei primi anni dopo la fine della seconda guerra mondiale non dev'essere stato semplice. Mettici anche il rifiuto di scrivere nella lingua madre, che aveva già usato per le sue prime poesie ed opere letterarie mi danno l'impressione di una persona molto tormentata, che ha visto il lato peggiore dell'umanità, che ha avuto la necessità di buttare tutto fuori scrivendo. Nessuno ha idea di quanto di eventualmente autobiografico o di vissuto di rimbalzo ci sta in quanto racconta.
Resto dell'idea - considera che il libro l'ho letto anni fa - che quest'opera non è un'opera nichilista, che è anche una denuncia della conseguenza delle perdità della propria umnaità e della negazione dell'umnaità dell'altro, del fatto che oltre il muro che cela la sofferenza altrui non vogliamo guardare. Ma queste cose credo di averle espresse già in mio post precedente[/spoil]
 

Nynaeve

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Tanelorn":30jp7dec ha scritto:
Uhm, io faccio fatica ad accostare il libro di Calvino a questo. Anche lui voleva stupire il lettore, ma gli faceva l'occhiolino dicendogli sotto sotto "vedi che io e te ci capiamo? Questo è il tuo mondo, che bel gioco di specchi in cui perdersi". La kristof invece stordisce il lettore, prima aggredendolo a pugni in faccia, fino a quando il suo viso è cartilagine sanguinolenta, poi lo butta a terra e lo finisce a calci nello stomaco, mentre gli urla "non cercare un senso, la vita è sofferenza e violenza e l'uomo è una bestia".

bella analisi... ma parlo di una sensazione ... Calvino voleva stupire e strizza l'occhio, hai ragione, e dice adesso stai ben attento quello che io faccio è un'operazione letteraria a tavolino. alcune parti del viaggiatore hanno uno stile (e parlo di stile di scrittura: uso dei tempi, paratassi ecc. non di morale o ideologia di fondo) simile a quello di questo libro. quindi la mia sensazione è ecco un'autrice che fa un'operazione letteraria, una costruzione fatta con tanta tecnica quasi apposta... stridente.
ripeto sensazione, e sono d'accordo con te sul prendere a calci il lettore.
Calvino non mi dà malessere.

dopo aver letto il commento di Sportacus posso riconoscere con semplicità che non l'avevo proprio capita... grazie del chiarimento
 

Tanelorn

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Capisco quello che vuoi dire. Però personalmente ho trovato il libro di Calvino forzato ed artificioso, non ha avuto un gran effetto su di me. La Kristof invece mi ha colpito nel profondo. E' difficile dire "mi è piaciuto" di un libro come il suo, però è stata in grado di smuovermi, mentre invece di Calvino posso apprezzare l'operazione letteraria, ma il libro (quello, perché altri suoi mi sono piaciuti di più) non mi ha detto niente.
 

Sportacus

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Nynaeve":usfakl86 ha scritto:
dopo aver letto il commento di Sportacus posso riconoscere con semplicità che non l'avevo proprio capita... grazie del chiarimento

Io ho l'autobiografia di Agota Kristof, L'analfabeta, ancora da leggere. Perchè ho un po' paura che possa essere crudo come la città di K.
Tempo fa l'ho aperto ed ho trovato una sua frase: "Prima di tutto, naturalmente, bisogna scrivere. Dopo di che bisogna continuare a scrivere. Anche quando non interessa a nessuno. Anche quando si ha l’impressione che non interessarà mai a nessuno."
MI ha un po' spaventato ed è rimasto lì (per ora).

Ah, riguardo Calvino, anche qui dovrei rileggermelo. Credo che "Se una notte d'inverno..." non possa essere compreso senza aver affrontato prima le "Lezioni Americane" che è il sunto di tutto ciò che Calvino ha sperimentato scrivendo. E che ha provato a teorizzare prima e mettere in pratica poi. E' chiaro che le pulsioni che hanno spinto Calvino e la Kristof a scrivere sono molto diverse.
Ma su Calvino, che resta comunque uno dei miei preferiti, ci sarebbe da aprire un post a parte.
 
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che libro 'sto città di k!!
Dopo averlo letto ecco che mi fate salire (e poi scemare :asd: ) la curiosità per "Se una notte..." comprato anni fa e ancora non affrontato, e pure per gli altri romanzi di questa autrice! :eek:h:
Cosa chiedere di piu' ad un romanzo?

Sportacus":1v5814bs ha scritto:
"Prima di tutto, naturalmente, bisogna scrivere. Dopo di che bisogna continuare a scrivere. Anche quando non interessa a nessuno. Anche quando si ha l’impressione che non interessarà mai a nessuno."

questa citazione fa il paio col mio commento, quando parlo del coraggio che ha avuto nello scrivere questo romanzo e pubblicarlo singolarmente nei suoi tre "capitoli".

Tanelorn":1v5814bs ha scritto:
[...] La Kristof invece mi ha colpito nel profondo. E' difficile dire "mi è piaciuto" di un libro come il suo, però è stata in grado di smuovermi, mentre invece di Calvino posso apprezzare l'operazione letteraria, ma il libro (quello, perché altri suoi mi sono piaciuti di più) non mi ha detto niente.

e questo è quello che sta provando Mik direi.. non riesce a dire che gli è piaciuto, pero' lo ha smosso di brutto!
In realtà per me quando un libro ti "smuove" ha già vinto lui... il libro ci resterà dentro. Di tanti libri letti non posso dirlo che di una piccola, piccolissima, parte.
 
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nello specifico questo: IERI

Tobias Horvath è un emigrato, ogni suo giorno scorre nella quotidiana lentezza dell'abitudine e della ripetizione di gesti vuoti. Ha trascorso l'infanzia nella miseria, all'ombra della madre che era la ladra, la mendicante, la prostituta del paese. Quando, tra i molti che vedeva entrare e uscire di casa, ha scoperto chi era suo padre, Tobias ha preso un lungo coltello e glielo ha affondato nella schiena.

intrigante assai... e di certo non allegro :bua:
 

mattia5

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Libro finito da qualche giorno.
Ho voluto staccare un po' prima di scrivere.
[glow=red]Spoiler a libro finito[/glow]
[spoil]I personaggi sono rimasti caricature. Hanno tirato fuori dei sentimenti hanno cercato di prendere una forma tra le ultime pagine del libro ma, alla fine, ogni persona descritta dall'autrice rimane ancorata a se stessa. I personaggi, come disegni di un vignettista di scarsa abilità, hanno tratti accentuati e deformi che utilizzano per leggere ogni situazione. Non importa cosa accada o quante possibilità voglia proporgli la vita perchè i soggetti della Kristof non maturano mai e continuano a ripiegarsi su se stessi. Così un bambino di 4 anni si trova a comportarsi da adulto e una volta adulto reagisce alle situazioni come lo avrebbe fatto il bambino di 4 anni che era all'inizio del libro.
La guerra è uno sfondo, se vogliamo una scusa (si perchè la tragedia che guida il romanzo e tutte le situazioni che indirizzano la trama ne sono del tutto avulse), che l'autrice usa per giustificare l'anomia nell'accezione Durkheimina che caratterizza tutti i personaggi principali.
In questo libro non c'è religione, legge, grado di parentela o background culturale che possa limitare le pulsioni dei soggetti che sono destinati a cadere ad ogni buca e non rialzarsi più.
La madre non supererà mai il suo dolore, Lo scrittore (non mi ricordo il suo nome) rimarrà un alcolizzato e sarà "costretto" ad ammazzare la sorella ed i gemelli non avranno mai un momento felice e si trascineranno entrambi all'inevitabile suicidio.[/spoil]
Lo stile non mi è piaciuto particolarmente e ho trovato poco elegante l'utilizzo di "menzogne" per depistare il lettore.
Concordo con Sava sul coraggio dell'autrice nel pubblicare l'opera nel corso di 3 anni.... Io, probabilmente, avrei abbandonato alla fine del primo libro.
E' sicuramente un libro che merita di essere letto, ma non credo che lo consiglierei ad amici.
Fight club rimane un lontano miraggio di stile ed eleganza in grado di spiazzare e colpire il lettore in modo molto più onesto,duro e preciso.
Voto finale ***/5.

La prossima votazione conviene aprirla in anticipo in modo da lasciare a tutti il tempo di recuperare il libro.
 

Agzaroth

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mattia5":284u5nuc ha scritto:
La prossima votazione conviene aprirla in anticipo in modo da lasciare a tutti il tempo di recuperare il libro.
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Sono a pagina 160, per stasera mi ferma qua.

Il primo libro é terminato. Mi è piaciuto. Non lascia un attimo di tregua, é da leggere senza pausa alcuna.
È un pugno nello stomaco, di quelli grezzi, non definiti; le emozioni dei personaggi non sono descritte in maniera netta, lo stile non lo concede, viene lasciato al lettore la creazione emotiva, che porta subito al contrasto, non sai se amarli, odiarli o semplicemente provare della pena.

la freddezza con cui vengono "scaricati" entrambi i genitori é angosciante


Dicevo, sono a pagina 160, ho finito il primo capitolo del secondo libro. Il cambio mi ha un po' deluso ma va bene così.
Per ora é promosso ampiamente

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domani arriva :clap: :clap: :clap:

e finalmente leggerò glil spoiler :rotfl: :rotfl: :rotfl:
 
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Boiler":191f26sm ha scritto:
Sono a pagina 160, per stasera mi ferma qua.

Il primo libro é terminato. Mi è piaciuto. Non lascia un attimo di tregua, é da leggere senza pausa alcuna.
È un pugno nello stomaco, di quelli grezzi, non definiti; le emozioni dei personaggi non sono descritte in maniera netta, lo stile non lo concede, viene lasciato al lettore la creazione emotiva, che porta subito al contrasto, non sai se amarli, odiarli o semplicemente provare della pena.

la freddezza con cui vengono "scaricati" entrambi i genitori é angosciante


Dicevo, sono a pagina 160, ho finito il primo capitolo del secondo libro. Il cambio mi ha un po' deluso ma va bene così.
Per ora é promosso ampiamente

riguardo il tuo spoiler:

[spoil]ricordati di quella freddezza! Tienila bene a mente!
E' una chiave.[/spoil]
 

CRISSONE

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Ciao, ieri sera ho finito di leggere la prima parte del libro.

Mi aspettavo un libro completamente differente da ciò che mi sono trovato davanti.
Non conoscendo l'autrice e non avendo cercato info in rete sulla trilogia non mi aspettavo un modo di scrivere così crudo, forse in alcuni punti anche eccessivo (mio parere personale) tanto da procurarmi un magone in gola nel leggere tutto quello che i protagonisti affrontano durante la crescita, si deve dire che comunque la lettura scivola via tranquilla.
Ho iniziato solo 2 capitoli del secondo libro e sembra di leggere qualcosa di completamente differente, la sensazione di crescita di Lucas è riportata benissimo con l'incremento della complessità delle sue frasi.

E' un libro che secondo me deve essere "digerito" bene per apprezzarlo appieno. Per questo motivo ora non mi sento di aggiungere altro.

Spero di terminarlo presto per recuperare tutti i vostri commenti che mi sono premunito dal leggere, anche se non sono presenti spoiler, per non essere influenzato nel giudizio.

CriS
 

Sveltolampo

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Sveltolampo
cari lettori condivisi stanotte ho fatto quasi la nottata in bianco per recuperare quasi le 2 settimane di distacco :D

ho letto i primi due libri :approva: tiè :tsk:

primo libro

[spoil]capitolini corti che si leggono velocemente, sinceramente non è che si leggono male ma neanche bene, sono nella maggior parte autoconclusivi; questa "necessità" dell'autrice di mantenere tutti i personaggi anonimi non mi piace per niente, non mi aiuta ad immedesimarmi nella situazione, è tutto freddo e la guerra non la sento molto essendo descritto tutto dalla parte dei gemelli.
la loro freddezza in ogni situazione è sconcertante e ogni azione mi ha lasciato allibito!!!
decisamente non li sopporto anche se voglio capire il loro pensiero...anche se non è per niente semplice seguire i loro ragionamenti.
poco convincente secondo me gli esercizi che fanno a 6 anni...senza cibo...senza parlare...
rapporto disgustoso con la nonna
il feticcio degli scheletri della madre e della sorellina..brrrr...
i militari che stanno a casa della nonna sono inutili perchè non servono a descrivere il contesto della guerra, sembrano più un'allegoria...
non ho capito perchè la mamma li ha lasciati li e poi è tornata con una bimba piccola...mi devo essere perso qualcosa...
come ha scritto già qualcuno mi sembra comunque che sia un po' grottesco tutto il villaggio, caricature eccessive del malanimo umano...
come si sono liberati del padre è agghiacciante...
sinceramente non mi aspettavo si dividessero però non mi ha stupito il fatto che dividendosi non si sono salutati in nessun modo...
comunque sono dei geni perchè imparare una lingua da soli, imparare a leggere, imparare a fare qualsiasi cosa...mi fa sembrare tutto ancora più "finto"...sono curioso del secondo libro...[/spoil]

secondo libro

[spoil]come avete già tutti fatto notare questo cambio di scrittura per me ha giovato perchè mi stavo decisamente annoiando dei capitolini del primo libro, spero che venga descritto un po' meglio uno dei gemelli visto che si concentrano su Lucas...a si...finalmente dei nomi, servono decisamente a "riconoscere" i personaggi
Lucas è cresciuto malato nella testa, il fatto che è pieno di soldi mi lascia indifferente, lui può tutto nel paese compra qua compra la...compra persone...
l'attacco morboso al bambino è inquietante è il "suo" bambino ma lo lascia tranquillamente solo tutta la notte per la tresca, che non capisco, con clara?!?!?!
la descrizione del vecchio libraio con la sorella è stata di una palla mostruosa e sinceramente non ne sentivo il bisogno...acquavite, fumo, sigari...due palle...
il politico anche inutile poco caratterizzato nell'ambito della guerra...forse sono mie lacune...ignoro troppe cose decisamente...
non mi aspettavo si facesse vivo Claus alla fine..sparito Lucas...ma gli scritti sono della stessa persona...o no?!?!?
non ho ancora capito se sono due gemelli o una persona con doppia personalità...
è importante che alla fine la libraia dice a Claus che zoppica, mi è sembrato un dettaglio buttato li ma che nasconde qualcos'altro...[/spoil]

sono curioso di leggere il terzo libro, stanotte lo finisco, spero non sia una palla e una delusione

purtroppo non sono riuscito ad andare di pari passo con molti di voi quindi c'è stato poco "dialogo"

fino a qui posso dire che non mi ha colpito positivamente come scrittura, ho voglia di finirlo ma non so se perchè mi interessa più scoprire la vera storia dei gemelli (sperando ci sia una conclusione degna) o per concludere quest'agonia...
 

Mik

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Finito anche io primo libro è arrivato all'Albero Morto del secondo

Il libro si legge bene ed incuriosisce, ma ha alcune cose che non trovo molto logiche e realistiche, e che in un libro del genere quindi mi infastidiscono.

1) I gemelli: sono dei bambini ma sanno tutto e fanno tutto. Manco Hermione di Harry Potter.
Tranne il poliziotto, nessuno che gli dia una remenata per bene, visto il tempo in cui vivono e il loro comportamento. Ne' adulti ne' ragazzi più grandi, che si sa solitamente non sono persone che lasciano correre. Le difese che hanno due bambini rispetto ad un branco di adulti (rasoio?!) sono ridicole, non gli possono realisticamente garantire una difesa. Nella realtà verrebbero massacrati.
Fanno di tutto e sembrano degli intoccabili manco fossero dei boss mafiosi.

2) alcune scene di cui non capisco il senso e cosa volessero comunicare/servire. Tipo verso la fine del primo capitolo Labbro Leporino che si fa scopare a morte chiamando addirittura le guardi. Perché?! Ok, ci si possono inventare varie spiegazioni, ma mi lasciano comunque tutte molto meh. Poteva levarla di scena con una situazione altrettanto cruda ma semplice. E forse mi avrebbe colpito di più perché più sensata anche nell'insensatezza di quei momenti.

3) Nel secondo capitolo scompare un gemello. Cioè, uno dei due boss/giullari/strani di una città in cui si conoscono tutti.
Tranne che per Lucas, per gli altri è come se no fosse mai esistito. Manco per le guardie di frontiera. Esplode una mina, c'è un morto. Gli fanno il terzo grado, ma nessun accenno su dove sia finito il fratello.
A sto punto spero che venga fuori che non è proprio mai esistito se non nella sua mente, o non ha senso come agiscano i paesani.

Curioso comunque di vedere come procede, ma l'insensatezza di molti passaggi mi hanno distolto dalla crudeltà di quel che succede. Più le cose mi sembrano vere più anche un semplice atto di crudeltà mi colpisce. Più le trovo poco verosimili più sono emotivamente anestetizzato alla cosa. Anzi, le trovo solo un modo facile e poco onesto per cercare di colpire.
 
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