Mi scuserete se riesumo il thread ma la mia personale riflessione sul contenzioso libro cartaceo vs e-book è continuata in questi mesi, si è evoluta e siccome avevo sviluppato il discorso su questo forum ma non riconosco più la posizione che avevo assunto mi dispiaceva lasciarla in quello stato.
In effetti rileggendomi ora mi viene un po' da sorridere.
yon":3c0kfvrq ha scritto:
Malgrado lo strapotere delle tre multinazionali di cui sopra, è comunque possibile con il mezzo digitale creare una rete di autori indipendente che si sostenga da sola.
Questo è fattibile nella pratica, ma sono da controllare i risultati. Scrivere di questo problema su questo forum lo trovo particolarmente calzante poiché si assiste ad un processo analogo a quello che sta accompagnando il matrimonio tra boardgames e Kickstarter. Se prima avevi una buona idea ma non riuscivi a pubblicarla, Kickstarter era un valido strumento per realizzarla; si presenta come più democratico, dove in apparenza è il pubblico a scegliere i progetti meritevoli da premiare e sembra fornire un grimaldello incredibile per scardinare il monopolio delle grosse case editrici che poi dettano le leggi del mercato e dei bisogni dei consumatori, alimentando un circolo vizioso dove l'unica cosa che conta diventa il profitto del colosso editoriale e non la qualità del prodotto, con conseguente avvitamento verso il basso dei bisogni della platea di utilizzatori finali (poiché alla fine a questo si riducono).
Vediamo tutti com'è andata a finire: di fatto le grosse case editrici o quelle piccole che hanno saputo cogliere il momento di trapasso del mezzo editoriale hanno colonizzato la nuova piattaforma e vi scaricano sopra a più non posso quintali di plastica venduti come prodotti di gran qualità e recepiti tali da una folta maggioranza di consumatori. Non solo: la possibilità pressoché indiscriminata di produrre giochi in scatola ha ulteriormente allargato l'offerta rendendola un mare magnum dove di fatto l'effettivo aumento numerico assoluto di prodotti di buona qualità, provenienti anche da autori che si sono sottratti al circuito delle majors editrici, affogano in un mare di prodotti mediocri (tra cui molti delle majors) in modo tale che per il consumatore finale è diventato ancora più difficile orientarsi e fare scelte di qualità.
Dice, ma ci sono forum specializzati in giochi da tavolo che dovrebbero scremare e fare la differenza. Il problema è che non tutti li frequentano e in realtà non è vero che fanno molta selezione anche perché gli stessi recensori faticano a districarsi tra la valanga di titoli (subiscono, nei fatti, lo stesso meccanismo del consumatore). Non vi convince? Nonostante quello che ne pensiate, Risiko e Monopoli continuano a vendere bene da decenni.
Alla fine della fiera, gli autori “autonomi” ci hanno guadagnato? Forse, un poco: dove prima vendevano zero adesso, sparo un numero, le 400 copie le vendono e magari riesci a beccare una serie di coincidenze che ti possono far fare il botto. Il pubblico ci ha guadagnato? Permettetemi di dubitarne fortemente.
Allo stesso modo per i libri, con però alcune pesanti aggravanti:
1. Il possessore della rete di distribuzione è anche il possessore del supporto con il quale si usufruisce del servizio.
2. il possessore di cui sopra può diventare (sta diventando) l’agente diretto dell’editoria, perciò diventa il padrone di tutta la filiera libro.
Su Amazon, per dire, si può comprare tutto e si può pubblicare tutto. Il sistema di recensioni funziona fino a mezzogiorno e naturalmente quando aumenti esponenzialmente la quantità abbassi in modo più che proporzionale la qualità. Anche perché se adesso scrivono 80 milioni di persone non è che hai 4 milioni di Proust.
Allora obiezione: ma come, internet, la patria della libbbertà, ognuno può far sentire la propria voce, è un mezzo plurale e non monodirezionale come la televisione, hai i feedback, puoi piratare e sabotare come respirare… I fatti però, al momento, stanno smentendo queste che ad oggi sembrano solo pie illusioni. Internet, sfruttando un meccanismo opposto a quello del mass media tradizionale, ha in realtà accelerato i processi di ristrutturazione verso monopoli a livello mondiale, con tutto quello che ne consegue. Inoltre, come ben evidenziato da un recente articolo del Time (
http://time.com/4457110/internet-trolls/), è diventato la patria di trolls e flamers. Considerando che a noi basta il vetro di un finestrino di una macchina per scatenare il peggio di noi stessi, dato che abbiamo la certezza della mancanza di contatto fisico, col senno di poi si può dire che era ampiamente prevedibile.
In pratica l’obiezione su cui ero passato allegramente sopra
L'e-book è di fatto un'industria in mano a tre multinazionali con tutto il discorso conseguente.
è in realtà un fattore di fronte al quale tutti gli altri perdono di importanza. Purtroppo la speranza che il libro digitale ti svincoli dal monopolio della distribuzione grazie alla rete è fallace, perché è internet stesso che spinge ad un accentramento delle risorse. O meglio, il concetto di internet di per sé è pluralista, ma il concetto di internet applicato ad una popolazione di 8 miliardi di persone si ribalta totalmente, facendo sì che arrivi laddove nemmeno i mass media tradizionali erano riusciti, cioè condurre tutto il pianeta verso un’unica fonte. Del resto noi ci ostiniamo a difendere un sistema di governo che è applicato ad una popolazione di 60 milioni di persone quando era nato per una piazza con 300 persone, il meccanismo è lo stesso.
E infatti va a finire che quello che vende è il libro di Twilight.
Ecco perché devo rivedere la mia posizione sull’e-book.
Allora la soluzione è tornare all’editoria tradizionale! Viva le vecchie case editrici e le loro competenze che ci permettevano di avere una maggior qualità e che vengono schiacciate da internet e dall’autopubblicazione! Ecco, purtroppo secondo me nemmeno questa è la soluzione.
L’industria editoriale classica piange ora lacrime di coccodrillo su una situazione che ha alimentato essa stessa per prima; in pratica, è rimasta vittima del meccanismo che per prima aveva scatenato nella speranza di trarne profitto. Perché è evidente a tutti che prima di Amazon sono state le case editrici a spostare il focus della loro esistenza sul profitto. Sono state le case editrici tradizionali le prime a sdoganare il concetto di “industria del libro”, inondando di cartaccia i negozi e rendendoli infrequentabili. Sono state sempre loro le prime a cercare di agganciarsi anche la rete distributiva con le loro catene di negozi e di assumere posizioni di monopolio tanto nella pubblicazione che nella distribuzione del libro, facendo fuori i vecchi librai.
Alla fine se quella del libro si trasforma in un’industria basata su concezioni dell’inizio del XX secolo che puntano all’aumento della produzione, se cerchi di assumere posizioni di monopolio nei mercati nazionali, è evidente che poi la prima vittima di questo processo è il libro stesso e la seconda è la casa editrice, quando arriva un pescecane più grosso e corazzato di te.
Quindi, conclusione del discorso? La conclusione è che al momento non esiste soluzione perché se andiamo alla radice del problema il fatto è che prima di pretendere di risolvere i dilemmi che ci affliggono (e che ci stanno schiacciando) dovremmo passare da 8 miliardi di persone a 500 milioni. Peccato che le stime per i prossimi trent’anni vadano in direzione opposta...