@ Galdor: una soglia bassa permette a pochi amici di tirarti su la media. Ho fatto l'esempio di AiaGaia proprio per questo. Se il limite fosse 30, mi basterebbe una mail a 10 persone per avere AiaGaia sopra Bang!, se non addirittura più in alto.
Col limite a 50, dovrei coinvolgere 30 persone e la cosa si noterebbe a colpo d'occhio.
50 persone che votano un gioco a distribuzione nazionale sono un limite accettabile.
Al di là di questo: Here I Stand dura uno sfacelo di tempo, è complicato, è il tipico gioco
per hard-to-the-bone gamers.
Se ha solo 20 voti, probabilmente, è per durata\complessità.
Qualitativamente è ottimo? Per quei 20 si, ma sono un campione sufficiente?
Machiavelli idem. Dura
troppo.
E' "qualitativamente superiore" in che termini? Non certo di commerciabilità. Per me, che pure mi definisco "giocatore", ha una durata proibitiva, lo lascerei sullo scaffale appena visto il tempo di gioco.
Non a caso Puerto Rico (che dura molto meno, ha una curva d'apprendimento più breve, ma offre un'esperienza di gioco che molti giudicano più che appagante) ha 570 voti.
Personalmente penso che, come per un disco o un libro, anche per i giochi il marketing sia un fattore che non può essere ignorato, è parte integrante del lavoro di realizzazione e promozione di un gioco... ma ribadisco che non è un fattore che incide sul voto perchè non è detto che i "molti voti" siano alti.
Una soglia a 50 blocca solo i giochi "di nicchia" o troppo, troppo piccoli che quindi vengono votati solo dai pochi che li conoscono. E che quindi hanno troppe poche persone che li giocano per avere un campione numericamente accettabile perchè i giochi "gareggino" con giochi con oltre 400 voti.
Peppe74":8yi5uqzl ha scritto:
Izraphael":8yi5uqzl ha scritto:
Autoproduzione
Fra autoproduzione "intesa all'europea", quella che include i lavori di Ornella e di Friese (tanto per citare un paio di quelli "famosi") e l'autoproduzione artigianale c'è un abisso.
A voler fare distinzioni puoi creare 10000 categorie, ma alla fine un gioco è un gioco. Capirei la distinzione tra tipologie di gioco (gioco dedicato a famiglie, per esperti, ecc.), ma quelle dell'autoproduzione (europea, artigianale, chiamala come vuoi) è una scelta editoriale/imprenditoriale. Non penso serva una distinzione e non ne vedo l'utilità.
Concettualmente sono d'accordo con te ("hai scelto di autoprodurlo? non m'interessa come lo fai, mò so' fatti tuoi: confrontati con Twilight Imperium") ma un minimo di "tutela" per chi crea giochi per hobby secondo me ci sta.
Un gioco creato per hobby e "venduto" in pochissime copie a ricarico minimo (come sono la maggioranza delle autoproduzioni artigianali) è ben diverso da un gioco professionale con elevata tiratura e distribuzione nazionale.
Questo ovviamente non deve valere per gli autoproduttori "di professione" (che quindi sono editori a tutti gli effetti, hanno la partita iva etc etc), ma credo che siano loro i primi a volere che i loro giochi siano paragonati a tutti gli altri prodotti editoriali, e a ragione (penso proprio a Horse Fever: sarà anche prodotto dagli autori, ma non ha nulla da invidiare a giochi di pari fascia editi da grosse case editrici).
Poi non so, effettivamente la tua argomentazione è nelle mie corde (paradossalmente proprio per il fatto di essere stato autoproduttore sono per il "percorso classico" autore-editore)... autoprodurre è una scelta difficile: per farlo bene servono talento, energia e un bel po' di soldini, forse tante persone autoproducono "alla leggera", ma probabilmente anche perchè è questo quello che cercano, non "il guadagno" ma il divertimento di far giocare da subito qualcosa di loro.
Questo cozza con la mia visione che il game design dovrebbe essere un lavoro... o quantomeno fatto come se lo fosse: molti autori hanno altri lavori - io incluso - ma affrontano il design di un gioco (sia esso su commissione o per un editore) come un lavoro vero e proprio, inserendosi nella "catena produttiva" di un gioco, che non si ferma certo al lavoro dell'autore ma coinvolge editor, grafici, illustratori etc etc.
Insomma: da un lato mi farebbe piacere che gli "artigiani ludici" (così come gli autoproduttori di libri o i cineasti indipendenti) avessero la loro fetta di gloria, da un altro, credendo fermamente nella professionalizzazione sempre maggiore del settore verso cui, spero, si sta andando, mi rendo conto che un confronto diretto fra i prodotti prima o poi arriverà naturalmente...