i GdT sono diventati beni di consumo e come tali, giustamente, vengono trattati. La "targetizzazione" fa parte di un complesso sistema di marketing che serve al buon confezionamento di un prodotto per ottimizzarne il mercato (la cosa vale anche per Taylor Swift)
Il punto della discussione è tutto qua, a mio avviso
(dopo due taggate a caso mi sento in dovere di dire qualcosa). Non mi metto a citare qua e là perché non finirei mai, perdonate se arrivo un po' slegato dal resto.
In brevissimo
Il fatto che un gioco sia ideato e prodotto per essere venduto a un certo target di mercato (che so, famiglie o chi entra in un negozio chiedendo un suggerimento al commerciante) non pregiudica il fatto che possa piacere
anche a chi solitamente predilige titoli di un altro calibro. Il target ha secondo me molto senso in una recensione, se utilizzato in quest'ottica. Il fatto che, da uomo 40enne, mi piacciano film di fantascienza di un certo peso non esclude il fatto che mi diverta a vedere Step Up, ma oggettivamente non sono io il target di quel film (che probabilmente è femminile e tra adolescenti e giovani adulti). Il fatto che mi diverta coi miei amici a giocare a Rhino Hero non mi rende target di quel gioco, che sono bambini coi genitori. Diciamo che il mio acquisto del titolo (e del Super Battle) è un surplus per la Haba.
Lo sproloquio
Se, per dire, produco cibi macrobiotici per vegetariani (esistono? dico cose a caso) le mie confezioni avranno certi colori (verde prato e via dicendo) e certi tipi di immagini sopra, che andranno a richiamare un certo immaginario legato alla natura; se invece produco cibo spazzatura, via di colore rosso sulle confezioni, immagini di salse che colano e via dicendo.
Ho avuto modo, nel corso degli anni, di parlare spesso con persone che lavorano sia in ambito pubblicitario in senso lato che in quello dei giochi da tavolo, un po' in tutti gli ambiti che vanno dall'ideazione, alla realizzazione, al marketing fino al commerciale. I giochi da tavolo seguono le stesse logiche di mercato di altri prodotti: una scatola più grande o più piccola ti fa immaginare la mole di regole e di "gioco" che ci troverai dentro (e giustifica parte del prezzo, anche se dentro è mezza vuota), dei disegni fumettosi ti fanno pensare che potrai giocarci senza tante beghe con amici anche alle prime armi (anche se poi non è vero, per dire il primo che mi viene in mente Sic Gloria Romae ai tempi fu molto fuorviante), un sacco di scritte piccine dietro a una scatola pesante con la lista deli componenti che non finisce più ti fa capire che dovrai passarci sopra un po' di ore prima di giocarci (gli Splotter con lo sfondo bianco fanno i passivi-aggressivi della situazione).
Va da sé che questi elementi vanno a caratterizzare il prodotto e chi sarà interessato a comprarlo, almeno per chi lo produce. Le logiche di fondo sono le stesse che vengono utilizzate per convincere a comprare un certo prodotto al supermercato piuttosto che un altro e, magari, a fidelizzare il cliente con altri prodotti del proprio catalogo. Per riuscire a essere efficienti nel mercato, per non produrre 1.000 copie e venderne 200 con il resto che marcisce in magazzino, va capito cosa vendo e a chi. Specialmente in un mercato che, negli ultimi anni, si sta sempre più saturando di prodotti, non è più possibile realizzare un gioco alla carlona e sperare che venda soltanto perché è valido (cosa che magari ancora, specie rispetto a certi target

). La maggior parte dei titoli, se non sono prodotti in maniera amatoriale o quasi, seguono queste logiche e vanno oltretutto a creare l'immagine della casa editrice - molte delle quali, nel corso degli anni, hanno guadagnato una loro etichetta, più o meno fondata: Ghenos vende titoli per giocatori, dV ha Bang e altra roba leggera, Haba produce titoli per bambini, Asmodee ha titoli di vario peso ma praticamente adatti a tutti e via così.
Linko un articolo che ho letto giusto pochi giorni fa, tanto per dare un esempio, con la Marketing Manager di Asmodee Italia che tra le cose dice "
negli ultimi anni c’è stato sicuramente un aumento della nostra distribuzione di titoli che strizzano l’occhio al segmento kidult, come Coco Rido, Il Trauma del Tram, Drunk Stoned or Stupid e le versioni vietate ai minori di best seller come Exploding Kittens e Unstable Unicorns.", specificando che i prodotti con cui si rivolgono ai kidult siano "
party game per adulti, caratterizzati da un umorismo spesso nero, dal politicamente scorretto, da dilemmi morali e non esenti da volgarità. Sono giochi in cui si ride tantissimo, a volte amaramente, ma che sanno sicuramente portare stimoli e spunti di conversazione per serate in compagnia.".
Ho scritto un sacco di roba inutile, vabbè! Però, un'ultima cosa la devo dire:
Converrai con me che nella prima frase
...questo è un mezzuccio dialettico che quando lo sento o lo leggo mi mette subito sulla difensiva, non si faaaaaa XD
@Francesco Rimini ma alla prossima Con ce lo giochiamo un bel titolo pensato per il nostro target, tipo Red Outpost o Cogs and Commissars? O una variante cooperativa di Twilight Struggle? XD