Top&Flop #7: immagini "parlanti"

Per Top&Flop analizzo due giochi che hanno dei punti in comune... il risultato, invece, è molto diverso. Come di consueto nei miei articoli, aggiungo anche un film in abbinamento.

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Per la rubrica Top & Flop ho scelto due giochi che si basano entrambi sulle carte illustrate e sulla comunicazione limitata.

Il gioco che mi ha convinta è Ensemble (2021), di Luigi Ferrini e Daniele Ursini, pubblicato da Ergo Ludo. Si tratta di un cooperativo per 2-10 giocatori, in cui la sfida è essere il più possibile in armonia di pensiero con gli altri, scegliendo di volta in volta la carta che ci sembra più attinente a quella (o quelle) presa in considerazione.

Ensemble: partita in corso
Ensemble: partita in corso
Si mettono in fila sulla plancia le carte ricordo (si inizia da due e si finisce con nove), a ciascuno viene dato un set di cifre da 1 a 9 del colore scelto, infine si pesca la carta sfida, la carta che va sotto alle altre. Allora prendiamo il numero del nostro set che corrisponde alla carta che riteniamo la più attinente alla carta sfida, senza poter discutere con gli altri giocatori. Teniamo la carta col numero a faccia in giù fino a quando tutti hanno scelto, poi le giriamo tutte assieme. Se tutti votiamo la stessa carta, abbiamo fatto "ensemble" e si va avanti allo step successivo, recuperando un'eventuale vita persa in precedenza e aggiungendo una carta in più alla riga. Se invece almeno uno non ha dato la stessa risposta degli altri, si perde una vita. In entrambi i casi la carta storia viene sostituita con la più votata (o le più votate). Si vince se si riesce a superare il livello nove.

Un gioco che mi ha sorpreso (devo dire che partivo prevenuta, pensando: "Uffi, l'ennesimo gioco con carte illustrate... ne ho già tanti..."):

per la funzionale commistione tra The Mind (2018) e gli innumerevoli party game che sfruttano le immagini;

per l'elevatissima rigiocabilità, perché è quasi impossibile trovare la stessa identica configurazione di carte in un livello;

per la qualità di essere proponibile davvero a tutti: setup in pochi secondi, un minuto per spiegare le regole e si è tutti pronti, anche a stomaco satollo dopo il cenone di Natale/capodanno.

Ensemble: carte
Ensemble: carte
Ensemble è adattissimo anche ai bambini (direi dagli 8 anni in su), perché ci insegna a fare connessioni tra cose diverse e soprattutto ci fa pensare non solo a quello che sceglieremmo noi, ma a quello che sceglierebbero gli altri, il gruppo.

Obiettivo centrato del party game: nelle partite si è tutti coinvolti e si ride davvero tanto, sia in famiglia, sia tra adulti. Ci si diverte anche se si perde: un classico quando qualcuno esclama: "Questa la passiamo facile!" e puntualmente non si passa il turno.

È tutto? No, perché oltre alle carte in dotazione ci sono tre mazzetti di carte aggiuntive da usare quando saremo man mano più esperti. Non dico altro per non rovinare la sorpresa.

Il gioco che invece non mi ha convinta arriva da Kickstarter ed è Visitor in Blackwood Grove (2018), ideato da Mary Flanagan e Max Seidman.

Partiamo dai lati positivi, che mi avevano spinto all'acquisto: la tipologia di gioco, ovvero un induttivo competitivo asimmetrico in cui c'è anche una coppia che collabora. Però anche chi non fa parte della coppia ha una condizione di vittoria comunitaria. Altra nota positiva, l'ambientazione alla E.T. - L'extraterrestre, che va a braccetto con le suddette premesse.

L'assunto: un UFO è caduto a Blackwood Grove e una bambina è l'unica ad avere visto la scena. Gli agenti federali tracciano il segnale, ma nessuno di loro può avvicinarsi al campo di forza che protegge il disco volante. Perché alcuni oggetti riescono a entrare nel campo e altri no? L'extraterrestre spera che la bambina capisca quale sia il criterio, e la aiuta in tal senso, perché sa che lei lo aiuterà a fuggire. Gli agenti lavorano ognuno per sé e ognuno vuole essere il primo a catturare l'alieno per esaminarlo.

Visitor in Blackwood Grove: visione d'insieme. Provate a indovinare il criterio
Visitor in Blackwood Grove: visione d'insieme. Provate a indovinare il criterio
Il gioco, in breve: uno dei giocatori è l'extraterrestre, che inventa un criterio a suo piacimento, secondo il quale certi oggetti (raffigurati sulle carte) entrano nel campo di forza che lo circonda e altri no, di conseguenza le carte vengono posizionate sulla plancia del campo di forza o all'esterno di essa.

Gli altri giocatori cercano di capire quale sia il criterio man mano che gli oggetti entrano o vengono scartati. Gli agenti della CIA, dell'FBI, dell'NSA e del DOE mostrano ognuno, di nascosto dagli altri, le carte della propria mano per avere informazioni aggiuntive, mentre la bambina cerca di indovinare su più carte possibile (sempre della propria mano, ma mostrandole a tutti) se gli oggetti illustrati passano o no, guadagnando il diritto di pescare più carte, e da un certo punto in poi, di poter vedere in esclusiva le carte giocate dall'extraterrestre. Gli agenti pescano sempre una carta dopo averne giocata una, l'alieno mai.

Quando qualcuno crede di aver capito il criterio, si sottopone al test: si pescano quattro carte dal mazzo, visibili a tutti, chi ha chiesto di provare sposta queste carte vicino (se corrispondono al criterio) o lontano (se non corrispondono) alla plancia campo di forza; la stessa cosa fa l'extraterrestre da dietro lo schermo con i quattro segnalini disco volante in dotazione. Se la posizione delle carte della previsione e dei dischi volanti coincidono, la partita termina.

Visitor in Blackwood Grove: dettaglio
Visitor in Blackwood Grove: dettaglio
La coppia alieno-bambina vince se la bambina azzecca la prova delle quattro carte prima degli agenti, un agente vince nel medesimo modo, mentre se l'alieno rimane senza carte e nessuno ha ancora indovinato, vincono tutti gli agenti insieme.

Due sono le cose che non mi sconfinferano:

Difetto 1: il fatto che per vincere non si debba necessariamente conoscere il criterio scelto dall'alieno. Questo mi lascia veramente perplessa. Poi, ovvio che ci si possa mettere una pezza con una house rule, però il fatto che il regolamento non lo preveda, è quantomeno strano. Aggiungo che in pratica, se tirate a indovinare mettendo le quattro carte all'esterno, avete grosse probabilità di vittoria.

Difetto 2: il fatto che dopo poche partite i criteri da scegliere si fanno sempre più complicati. Perché questo si rivela un difetto? Perché se il criterio è troppo difficile, oppure opinabile, diventa impossibile indovinare, anzi a volte si rimane impantanati: certi criteri mettono in difficoltà sullo scegliere se posizionare una carta all'interno o all'esterno del cerchio. Esempio pratico: sul retro della scatola è raffigurato un esempio di gioco in cui il criterio è "cose che fanno rumore". All'interno del cerchio ci sono un pianoforte (ok), uno smartphone (ok), un drago (vabbé...); all'esterno ci sono uno specchio (ok), un mantello (ok), dei mattoni (uhm... opinabile), e delle arachidi, un po' nel guscio e un po' fuori (sgusciare le arachidi produce rumore? Per me sì). Altro esempio: "cose che contengono metallo". Gli occhiali che faccio? Li metto dentro o fuori? Ok, hanno delle esili parti in metallo, ma come indizio sono fuorvianti...

Visitor in Blackwood Grove: tracciato della fiducia e player aid
Visitor in Blackwood Grove: tracciato della fiducia e player aid
Ergo, per me il gioco si esaurisce dopo poche partite, a meno che non lo proponiate sempre a gente diversa, così da sfruttare criteri inoppugnabili già usati con altri, a meno di non considerarlo proprio un gioco supercaciarone, da fare senza troppe pretese. Però sul sito dell'editore leggo "deep gameplay" (gameplay profondo)... per me, un'occasione mancata. Peccato perché l'idea era interessante, probabilmente non hanno fatto playtest a sufficienza. Ultimissima mancanza: anche il regolamento si sarebbe potuto stendere meglio, non risulta né lineare né chiaro.

Facendo un passo in più, tra l'altro in tema con la meccanica dei due giochi, ho deciso di provare ad abbinare un film che abbia attinenze con entrambi, con Ensemble per la storia che racconta di persone che hanno la stessa visione, con Visitor per il tema fantascientifico: Incontri ravvicinati del terzo tipo (Close Encounters of the Third Kind, 1977), uno dei capolavori del giovane Steven Spielberg. Un film iconico, già popolare e di successo all'epoca dell'uscita nelle sale.

Le cinque note che compongono l'indimenticabile leit-motiv rappresentano le lettere della parola HELLO e sono state composte dal pluripremiato John Williams, collaboratore storico di Spielberg, che nel 1978 fu nominato ben due volte agli Oscar per la migliore colonna sonora, non vincendo con questa ma con quella di Guerre Stellari (Star Wars, Lucas, 1977).

L'epifania di Roy
L'epifania di Roy
Deserto di Sonora: la squadra dello scienziato francese Claude Lacombe (Truffaut) ritrova la Squadriglia 19, 5 aerei militari scomparsi nel 1945 mentre sorvolavano il Triangolo delle Bermude, ma senza i piloti. Stacco sulla casa di Barry Guiler, bambino che viene svegliato nella notte dai suoi giocattoli che si accendono da soli. Nuovo stacco su Roy Neary (Dreyfuss), che durante un blackout viene chiamato per un controllo alle linee elettriche e, mentre è in strada nel suo furgone, fa esperienza di un incontro ravvicinato. Da quel momento, sia Roy sia la mamma di Barry (il quale poi viene rapito dagli alieni sotto gli occhi della madre in una scena drammatica) iniziano a sviluppare un'ossessione per una particolare forma a cui non riescono a dare un significato. Intanto, gli avvistamenti e le stranezze proseguono in tutto il mondo; inoltre, una particolare sequenza di note pare essere fondamentale per comunicare con gli alieni... le due linee narrative a un certo punto si uniscono e completano il puzzle.

Gli alieni esistono e sono buoni: Spielberg dimostra tutto il suo talento già a 30 anni con questo film che è un vero e proprio omaggio ai mestieri del cinema, dal regista a chi si occupa delle luci e delle musiche. Chi meglio di un grandissimo regista come François Truffaut poteva essere scelto per impersonare colui che attraverso luci e suoni (di che cosa è fatto il cinema, se non di luce e suoni?) riesce a comunicare con gli alieni (noi spettatori)?

E che dire sull'insistenza con cui Spielberg ci indica la caratteristica fondamentale per ottenere l'invito degli alieni?

Prima assistiamo al primo incontro del bimbo Barry con gli extraterrestri, che mettono in moto i suoi giocattoli e a soqquadro la cucina di casa. Roy è subito dopo inquadrato per la prima volta mentre gioca con la sua pista del trenino elettrico, e successivamente discute in famiglia per andare a vedere Pinocchio al cinema, cosa di cui è più entusiasta dei figli... Roy è un fanciullino che ha conservato la capacità di stupirsi come Barry e di credere, qualità richiesta anche a noi spettatori.

Incontri ravvicinati del terzo tipo: le Spielberg faces
Incontri ravvicinati del terzo tipo: le Spielberg faces
Qui troviamo le prime carrellate su quelle che vennero definite "Spielberg faces", ovvero i volti degli attori su cui sbocciano le emozioni, per costruire un crescendo prima di mostrare l'inquadratura successiva con l'oggetto che ha provocato tale emozioni.

Memorabili le scene di Roy che viene sorpreso dall'astronave mentre consulta la mappa nel furgone, le ossessioni che iniziano con la schiuma da barba e proseguono col puré e con il diorama che occupa tutta una stanza, l'inseguimento sulla Devil's Tower che è un omaggio a quello sul Monte Rushmore in Intrigo internazionale (North by Northwest, Hitchcock, 1959), il crescendo di effetti speciali del finale: luci e suoni che hanno fatto la storia del cinema.


E stasera non perdetevi la diretta di Top&Flop con i nuovi ospiti:

Commenti

Ora studiamo come implementare le Spielberg faces su Radio Goblin. E stasera Agzaroth la dovrebbe fare prima di un flop

La setta della mano nera sembra più divertente da giocare che Visitor in Blackwood Grove per come ne scrivi ed è sempre un piacere leggerti (soprattutto per i riferimenti cinefili che furono la mia passione principale per tutti gli anni 2000 - poi purtroppo hanno iniziato a sfornare veramente troppa roba e di qualità resta poco o niente).

Spielberg faces...GENIA! 😅

Bell'articolo. Ensemble mi convince  sempre di più.

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