Illustrazioni e sogni

TdG: InfiniteJest

Dixit: il gioco con carte dalle illustrazioni oniriche che vanta decine di tentativi d'imitazione, più o meno riuscite. Stavolta ci abbiniamo un film altrettanto... sognante.

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Dixit

Approfitto dello spazio concessomi per parlare ancora una volta di questo capostipite dei giochi da tavolo moderni, inventato nel (ludicamente) lontano 2002 dallo psichiatra infantile Jean-Louis Roubira.

L'idea era nata, infatti, come strumento di lavoro dell'autore, il quale, mediante le illustrazioni ritagliate da libri per bambini, si proponeva di liberare la fantasia dei piccoli pazienti, aiutandoli a lavorare sul proprio vissuto e sui traumi durante le sedute.

Abbellito dalle 84 illustrazioni oniriche di Maire Cardouat, il gioco convince la casa editrice Libellud, che lo dà alle stampe nel 2008.

Espansione Dixit: Harmonies
Espansione Dixit: Harmonies
Il regolamento molto semplice e accessibile a tutti, dal gamer scafato alla famiglia, ne decreta il successo immediato: a turno, uno dei giocatori impersona il narratore, che sceglie una carta dalla propria mano e la descrive agli altri, senza essere troppo generico o troppo dettagliato. Gli altri gli porgono una delle proprie carte ciascuno, carte che corrispondano il più possibile alla descrizione appena dichiarata dal narratore: una volta mescolate e rivelate sul tavolo, ognuno (tranne il narratore, ovviamente) scommetterà su quale di queste fosse la carta del narratore; se tutti indovinano, il narratore non prende punti (è stato troppo specifico, non cogliendo lo spirito del gioco), ma tutti gli altri prendono due punti; se nessuno individua la carta iniziale, il narratore è stato troppo generico, dunque non ottiene di nuovo punti, mentre chi è riuscito a spacciarsi per narratore ottiene un punto per ogni segnalino che lo indica; se invece qualcuno ha azzeccato il narratore ma almeno uno ha dato una risposta diversa, il narratore prende tre punti e altrettanti chi ha indovinato, mentre chi è riuscito a farsi passare per il narratore, riceve anche in questo caso un punto per ogni segnalino che indica la propria carta.
Coniglietti segnapunti
Coniglietti segnapunti
Tipico esempio di gioco in cui non conta chi vince, ma il divertimento al tavolo.

Il resto è storia del gioco: vince lo Spiel des Jahres del 2010, ad oggi conta una decina di espansioni, innumerevoli copie vendute e traduzioni in tutto il mondo, più il recente spin-off chiamato Stella.

Le espansioni a mio avviso sono indispensabili per dare variabilità al titolo. Quelle che preferisco io sono la numero 6 Memories, perché adoro le illustrazioni di Carine Hinder e di Jérôme Péllissier e la numero 8 Harmonies, con carte ispirate alle fiabe, ma ce n'è davvero per tutti i gusti: quelle con dettagli dorati (#7 Revelations), quelle solo di Marie Cardouat (#2 Quest), quelle di Daydreams (#5), che sono un po' più impegnative da giocare...

Alcune carte di Dixit: Memories
Alcune carte di Dixit: Memories
Ho scelto di abbinare al capostipite dei giochi narrativi con carte illustrate, un capolavoro della cinematografia: Dreams (夢 Yume / Sogni, 1990) del maestro Akira Kurosawa, prodotto da Steven Spielberg e dalla Warner Pictures.

Film a episodi, otto per l'esattezza, che a un occhio distratto potrebbero sembrare staccati l'uno dall'altro, ma in realtà attingono alla storia personale del regista e narrano una vita intera, dall'infanzia a un funerale. Il protagonista, che cambia di attore e cresce da una situazione all'altra, ovviamente incarna il punto di vista del regista.

Il primo episodio, Sunshine Through the Rain, cattura la magia dell'infanzia e del folklore giapponese. Centrale allo spezzone è la processione del matrimonio delle volpi (kitsune, inviate di Inari, divinità del raccolto e della fecondità), quasi un rito di iniziazione per il bambino protagonista.

Dreams: primo episodio
Dreams: primo episodio
il secondo, The Peach Orchard, è legato sia alle feste giapponesi, in questo caso lo Hinamatsuri, la festa delle bambole, sia a un triste lutto del regista, la cui sorellina morì in tenera età, e riguarda la difficoltà a elaborare una perdita del genere da bambini. Meravigliosi i costumi utilizzati, tradizionali del teatro .

L'episodio successivo, The Blizzard, riguarda anch'esso un grave lutto: il suicidio del fratello, nonché i tentativi di suicidio del regista stesso. La figura dello spirito della neve, la yuki-onna, rappresenta la facilità di "lasciarsi andare" alla depressione, mentre il lieto fine simboleggia la rivalsa della forza di volontà e della voglia di vivere.

Nel quarto episodio, The Tunnell, Kurosawa mostra le conseguenze della stupidità della guerra. Mostrando il plotone con tutti i soldati uccisi sul campo di battaglia, di fronte all'unico sopravvissuto, probabilmente ha messo in scena sia il senso di colpa di non avere partecipato lui stesso ai combattimenti durante la seconda guerra mondiale, essendo stato giudicato inadatto, sia le colpe del governo giapponese, che ha voluto continuare il conflitto, anche dopo avere subìto gravissime perdite.

Dreams: quinto episodio
Dreams: quinto episodio
A ottant'anni, Kurosawa firma così uno dei suoi capolavori, intriso di ricordi, rimpianti e passioni: ogni inquadratura è quasi un dipinto. Il che ci riporta al quinto episodio, Crows, che evidenzia la passione per la pittura, primo amore del regista, il quale ha personalmente disegnato lo storyboard per il film (cosa che faceva spesso). Il fatto che Van Gogh sia interpretato da Martin Scorsese, la dice lunga sull'ammirazione di Kurosawa per il regista che all'epoca stava girando Quei bravi ragazzi (Goodfellas, 1990).

E così arriviamo al terribile episodio Mount Fuji in Red, con il Giappone che affronta l'apocalisse nucleare. Assistere alla distruzione dell'amatissimo Fujiyama è uno shock per i giapponesi, non solo per il fatto di essere un'icona, ma anche per essere la sacra dimora di svariati kami.

L'episodio successivo, The Weeping Demon, è il seguito diretto del precedente: un ambiente post-apocalittico, con piante ed esseri umani che hanno subìto mutazioni genetiche, e che abitano una terra morta e desolata. Dai dialoghi si evince palesemente una forte critica alla mentalità del capitalismo estremo e del profitto che viene messo prima di tutto e di tutti.

L'ultimo episodio vuole concludere il film con un segmento di serenità. Village of the Watermills ha quasi un intento pedagogico, presentandoci un villaggio dove la vita scorre idilliaca, senza corrente elettrica o altre modernità. Qui probabilmente il regista punta il dito contro la rapidissima rivoluzione tecnologica giapponese nel dopoguerra. Il film si conclude con una processione, esattamente com'era iniziato. Stavolta si tratta del gioioso funerale di una donna, gioioso perché ne celebra la lunga vita virtuosa.

Così come in Dixit siamo chiamati a fare associazioni mentali e anche a scavare un po' dentro noi stessi per inventare una frase che rappresenti un'illustrazione stravagante, questo film meraviglioso ci mostra dei veri e propri tableau-vivant che sono delle finestre sul vissuto e sull'animo di questo grandissimo regista.

Commenti

Bell'articolo, brava! 🙂

Uno dei miei film preferiti, ma ammetto che non conoscevo tutti i rimandi alla biografia del regista, ne rendono la visione ancora più emozionante.

Corvi è il mio episodio preferito, sarà che è il più "occidentale" del lotto.

Bell'articolo! Brava! :D

Ps:

Tipico esempio di gioco in cui non conta chi vince, ma il divertimento al tavolo.

Questo lo scrive chi perde sempre... :p

Il problema di Kurosawa è che invecchiando faceva film sempre più intimisti e lenti. Gli ultimi erano veramente pesanti....

Ach! Che differenza con LA FORTEZZA NASCOSTA e le gag dei due contadini ignoranti...

Bell'articolo come sempre!

Cristiano scrive:

Ach! Che differenza con LA FORTEZZA NASCOSTA e le gag dei due contadini ignoranti...

Capolavoro, fu anche una delle principali ispirazioni di George Lucas per Star Wars.

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