Un plauso all'attualità in ogni caso.. curioso di provarlo
Quelle che seguono sono impressioni scaturite dalla sola lettura del regolamento e non hanno quindi valore di recensione.
Q.E. era già uscito - forse un po' in sordina, almeno qua da noi - nel 2017, in una prima edizione limitata a quattro giocatori poi espansi a cinque, in osservanza alla più fastidiosa delle mode dopo quella dei jeans con gli strappi sul ginocchio.
Ora la Cubiko Games, questa volta con BoardGameTables.com, ci riprova e ripropone il gioco di Gavin Birnbaum in una nuova veste grafica e col quinto giocatore compreseo.
Il gioco in breve
In ognuno dei quindici - in cinque giocatori - o sedici turni di gioco il banditore (che cambia ogni volta - si parla di round per ogni giro completo) mette all'asta un'azienda "troppo grande per fallire". I giocatori, nella fattispecie, rappresentano la banca centrale di un Paese e, teoricamente, hanno risorse finanziare illimitate - con tutte le conseguenze finanziarie del caso.
Le imprese sono rappresentate da dei dischi raffiguranti la nazionalità, il valore in punti vittoria e la tipologia di azienda - a inizio partita a ogni giocatore è assegnato segretamente un gettone raffigurante una delle cinque categorie di aziende.
Dopo che il banditore mostra la sua offerta - anche lui partecipa all'asta - tutti i giocatori scrivono sulle loro plancette cancellabili quanto intendono pagare - non possono uguagliare l'offerta iniziale - e passano il tutto al banditore stesso, senza mostrare quanto scritto agli altri. Il banditore a questo punto annuncia chi ha vinto, scrive dietro la patacca dell'impresa il prezzo e consegna quest'ultima al fortunato acquirente - che appunto può essere anche egli stesso.
Quando tutte le patacche sono state assegnate parte una fase di calcolo punteggi alquanto surreale: a quelli per le puntate nulle si sommano i punti dati dal valore delle compagnie acquisite, dalle aziende della propria nazione (nazionalizzazione), dal numero di aziende possedute per ogni settore (monopolio) e dal numero di tipologie per le quali si possiedono aziende (diversificazione); negli ultimi due casi il gettone tipologia conte come impresa. A questo punto chi ha speso più soldi durante le aste viene escluso dal gioco, mentre chi ha speso meno si aggiudica ancora una manciata di punti.
Prime impressioni
Un bel titolo, onestamente. Sarà che adoro i giochi di aste - come si possa non amare questa meccanica rimane per me un mistero - e che quindi ho le fette di salame sugli occhi; ma il regolamento - al netto di una scrittura non chiarissima e di una traduzione italiana (per lo meno quella caricata su bgg) non eccezionale - lascia intravedere un gioco potenzialmente molto carino.
Intendiamoci: siamo sempre nel campo del metto-qualcosa-all'asta-ogni-turno-e-prima-di-calcolare-i-punteggi-mi-invento-qualcosa, meccanica che - dopo Knizia (High society) e Randolph (Hol's del Geier detto anche Raj detto anche Accipicchia!) - ha forse ormai poco da dire; eppure, per quanto non originale, l'esclusione del giocatore che ha speso di più è quel qualcosa in più in grado di dare pepe a tutto il gioco.
Certo bisognerà verificare il tutto all'atto pratico; ma la struttura semplice, la scalabilità tutto sommato non proibitiva (certo meglio in cinque - con una regola aggiuntiva che sopperisce ai pochi turni passati da banditore da ogni giocatore - e buono in quattro, ma anche in tre potrebbe reggere) e il fatto che comunque il gioco è bene o male giocato da due anni non dovrebbero lasciare troppi dubbi.
Del resto con le aste è così: che ti piacciano o meno, in ogni caso vai sul sicuro. Resta da vedere il prezzo di vendita, ché noialtri giocatori non siamo banche centrali.