Essen 2023: il diario di Ghost Writer – venerdì

Ghost.Writer, TdG

La prima partecipazione a Essen di Ghost Writer, secondo giorno.

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Manifestazioni

Secondo giorno di fiera, è venerdì e già si nota più gente rispetto a ieri.
Entriamo puntuali alle dieci, costeggiando la fila infinita allo stand di Lorcana, che al confronto quella di ieri era una gita fuori porta.
Proprio lì accanto c'è la Boite de Jeux con il suo nuovo titolo che decidiamo di provare.

Evil Corp.

Si tratta di un bag-building con maggioranze in cui interpretiamo dei manager di una società il cui scopo è reclutare mostri per spaventare i villaggi... e la storia di questo titolo ci racconta che lo facciamo da ben 666 generazioni.
Nella demo che abbiamo affrontato giocavamo a squadre, due contro due, e ogni giocatore poteva fare una sola azione a turno, prima una squadra e poi l'altra.
Le azioni tra cui scegliere non sono molte e di norma si dovrà decidere tra acquistare, schierare o attivare un mostro.
Se lo acquistiamo finirà nel sacchetto, salvo bonus particolari, quindi sarà disponibile, forse, dal turno successivo.
Per schierarlo sceglieremo uno dei tre villaggi disponibili, vi posizioneremo la tessera del mostro scelto e vi applicheremo la sua forza, spostando quindi un indicatore verso i nostri avversari di altrettanti passi.
Attenzione però che, nelle partite due contro due, solo uno dei tre villaggi sarà accessibile a entrambi i giocatori della stessa squadra, mentre gli altri due saranno spartiti uno a testa in base alle posizioni al tavolo. Sarà perciò importante impostare una strategia e coordinarsi, considerando che, come probabilmente si sarà ormai intuito, in ogni round i mostri vengono pescati casualmente da ciascun giocatore, che avrà quindi le proprie creature da utilizzare.
Alcuni mostri hanno delle abilità particolari che si attivano tramite un'azione e che possono stravolgere gli equilibri in campo.
La prima squadra che riesce a conquistare due villaggi, spostando di un numero sufficiente di passi gli indicatori di forza, vince la partita.
Il gioco è ben fatto, non c'è che dire, e la grafica è simpatica, ma non è decisamente il mio genere.

Lo comprerò? Sicuramente no.
Lo rigiocherei? Probabilmente no.


Ci spostiamo poi verso la Cranio Creations, che presentava qualcosa che avevamo puntato fin da prima della nostra partenza per la fiera.
Troviamo un tavolo libero e ci sediamo poi, dopo alcuni minuti di attesa, si palesa un dimostratore e possiamo iniziare.

Rats of Wistar

Mi riesce davvero difficile spendere due parole su questo gioco, che ha lasciato a tutti un grosso punto interrogativo in testa.
Si tratta, banalmente, di un piazzamento lavoratori con il guizzo della rondella. Infatti è proprio su di essa che verranno piazzati i nostri capi-topo, che però avranno bisogno anche di alcuni aiutanti per attivare le azioni.
E qui iniziano le note dolenti: abbiamo giocato in quattro e abbiamo notato che gli spazi utili sono talmente pochi che all'ultimo giocatore di turno non resta praticamente nulla da fare (e il penultimo non è che se la passi poi molto meglio).
Ma andiamo avanti! Nel corso della partita avremo in totale soltanto quindici piazzamenti, vale a dire quindici azioni principali e alcuni bonus non particolarmente potenti. Con così poche mosse a disposizione dovremo scoprire carte, muoverci su di esse e risolvere le loro richieste; potremo poi giocare carte, alcune delle quali sono quasi del tutto inutili mentre quelle più potenti sono davvero troppo costose (altre azioni da spendere per arrivare a soddisfarne i requisiti).
Mi fermo qui perché dopo una sola prova in fiera è possibile che non abbiamo capito il gioco, che ci sia stato spiegato male o chissà cos'altro, ma anche dal confronto con altri che lo hanno provato prima di me sono emerse sensazioni simili.
Sarà necessaria qualche altra prova su strada per capire se, effettivamente, ci siamo persi noi qualcosa.

Lo comprerò? Assolutamente no 
Lo rigiocherei? Sicuramente si, quantomeno per avere le idee più chiare.


Dopo un pranzo "salutare", di quelli per cui queste fiere sono famose, ci dirigiamo verso lo stand della Perro Loko Games dove siamo costretti a farci largo tra una moltitudine di curiosi attirati da questo titolo che, personalmente, non conoscevo.
Siamo fortunati: uno di noi è arrivato prima degli altri e ci ha tenuto il posto al tavolo.

Satori

Un piazzamento lavoratori ad ambientazione giapponese (ultimamente l'oriente sembra andare per la maggiore, almeno per quanto riguarda ciò che stiamo riuscendo a provare in questi giorni) dove però i lavoratori vengono presi da una riserva comune per essere piazzati in alcuni spazi che ci permetteranno di compiere una o due azioni a seconda del colore del lavoratore scelto.
Come nel più classico dei giochi del genere, alcune delle azioni ci permetteranno di accumulare risorse, mentre altre ci permetteranno di spenderle per costruire qualcosa o soddisfare le richieste di alcune tessere che, nel frattempo, saremo riusciti ad accaparrarci.
Il tutto infiocchettato con qualche azione di contorno e qualche piccola idea non propriamente innovativa.
Insomma, niente di nuovo all'orizzonte se non un mix di cose ben organizzate che lascia comunque delle buone sensazioni a fine partita, grazie anche a una grafica e a un tema particolarmente rilassanti, almeno per chi vi scrive.
Un prodotto che, tutto sommato, pur non facendo gridare al miracolo, si lascia giocare e compie abbastanza bene il suo dovere.

Lo comprerò? Fosse costato una quindicina di euro in meno, sarebbe già in collezione.
Lo rigiocherei? Assolutamente sì.


Ci spostiamo poi nell'area di CGE, editore al quale già dalla prima giornata stavamo girando intorno in attesa di riuscire a trovare un tavolo libero. 
Notiamo un gruppo che è prossimo a terminare la sua partita e decidiamo di restare in attesa del nostro turno. Dopo circa un quarto d'ora, finalmente riusciamo a conquistare il nostro posto al tavolo.

Kutná Hora - The City of Silver

Gioco di selezione azioni tramite carte e di maggioranze, con una grafica un po' cupa ma che, messo sul tavolo, ci aveva attirato molto.
Fortunatamente la dimostratrice di turno è molto brava e il suo inglese è comprensibilissimo. È stata forse la migliore tra tutti i dimostratori non di lingua italiana con cui abbiamo avuto a che fare finora.
Ma torniamo al gioco: nel nostro turno giocheremo due carte, una dopo l'altra, per effettuare due azioni a nostra scelta.
Le azioni possibili sono sei e ci permetteranno di prenotare un lotto di terra, acquistare un edificio, piazzarlo, costruire una miniera, costruire una parte della cattedrale o attivare la fase delle rendite.
Gran parte delle azioni appena elencate ci forniranno punti vittoria, ma il tutto verrà sempre accompagnato da alcuni indicatori o da alcuni valori, presenti sulle tessere già piazzate, che modificheranno di volta in volta il prezzo che dovremo pagare per ciò che andremo a costruire.
Il giusto tempismo nella scelta delle azioni sarà determinante, potrebbe infatti capitare di aver bisogno di compiere un'azione in un determinato momento, salvo poi rendersi conto di aver già giocato la relativa carta per fare altro e non averla quindi disponibile.
Già, perché le carte sono divise in due metà, ovvero con due azioni tra cui scegliere e, se è vero che ogni azione è presente due volte sulle carte, è altrettanto vero che sarà accoppiata a due diverse azioni che, magari, abbiamo già usato in questo round (ad esempio l'azione costruire è accoppiata alla rendita su una carta e alla prenotazione di un lotto sull'altra: potremmo averle già usate entrambi e non poter perciò costruire proprio nulla!).
Anche in questo caso non stiamo gridando al miracolo ma il gioco ci è piaciuto e una partita la consiglierei sicuramente.

Lo comprerò? Molto probabilmente si.
Lo rigiocherei? Certamente si.


Anche questa seconda giornata volge al termine e, dopo quattro chiacchiere scambiate con un paio di autori italiani, ci troviamo davanti allo stand della DV Games dove, curiosamente, troviamo libero il tavolo che ci interessava.

Bonsai 

Altra ambientazione orientaleggiante per questo titolo di piazzamento tessere un po' particolare.
Le tessere che andremo a piazzare, infatti, altro non sono che parti di un albero (un bonsai, per l'appunto) divise tra tronco, foglie, fiori e frutta. Ad eccezione della prima, tutte le altre ci forniranno punti a fine partita.
Nel nostro turno potremo scegliere se piazzare tali tessere oppure prendere una tra quattro carte disponibili che ci permetteranno di fare diverse cose, come aumentare lo spazio dei nostri magazzini (per accumulare più tessere), ottenere un certo numero e tipo di tessere o aumentare la quantità di quelle che potremo piazzare.
Nel corso della partita sarà possibile reclamare alcune tessere punteggio in base a quante tessere di una specifica tipologia avremo piazzato sul nostro albero, con un sistema del tutto simile a quello già presente in Kanagawa.

Lo comprerò? Non è una priorità.
Lo rigiocherei? Di tanto in tanto perché no?
 

Il secondo giorno è finito, usciamo stanchi ma soddisfatti e ci mettiamo alla ricerca di cibo tipico per la cena, ovvero... sushi! Tanto per mantenere il trend dell'Oriente.
Sabato è alle porte e sarà un massacro, ma ce la faremo anche stavolta!

Commenti

Noooo non puoi azzopparmi così i sorci!

Per me, invece, Rats of Wistar è uno dei migliori che ho provato in fiera. Gli altri che mi sono piaciuti sono Kutna Hora, Nucleum, Planta Nubo, Celtae, Quicksand, Anunnaki e Forest Shuffle. 

Da playtester dei Ratti, ti posso dire che la strettezza è voluta, ma sapendoci un po' giocare costruisci motori discretamente potenti e non rimarrai mai senza azioni che, almeno parzialmente, ti siano utili. C'è una ottima interazione indiretta, quello si. Secondo me in fiera non siete riusciti a giocare la partita come Dio comanda.

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