Essen 2023: il diario di Ghost Writer – sabato

La prima partecipazione a Essen di Ghost Writer, terzo giorno.

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Manifestazioni

Il terzo giorno di fiera parte alla grande: niente traffico e arriviamo ben prima del previsto, così riusciamo a entrare nel padiglione 6 fin dal primissimo minuto, cosa che ci permette addirittura di scegliere tra due dei titoli che avevamo in lista.
È stata molto dura, ma alla fine siamo riusciti a prendere una decisione.

Age of Rome

Ci sediamo al tavolo di questo gioco che non conoscevamo, ma che ci era stato fortemente segnalato da alcune nostre affidabili conoscenze, e ci troviamo davanti a un capolavoro per quanto riguarda i materiali: tessere trasparenti in acrilico, organizer ben progettato, grafica semplice e pulita, monete in metallo... una vera gioia per gli occhi.
È l'illustratore in persona a spiegarci le meccaniche: un piazzamento lavoratori con un minimo di asimmetria, contornato da una parte di maggioranze e set collection.
Ma ciò che più ci ha colpito è il tabellone di gioco: tondo e girevole, diviso in quattro spicchi. Ogni giocatore potrà costruire edifici nella propria sezione che però, alla fine del turno, slitterà davanti a uno dei nostri avversari, il quale potrà quindi beneficiare dell'edificio costruito da noi.
Le azioni che potremo fare sono tra le più classiche: si va dal piazzamento di un soldato, alla rendita in monete, passando per la costruzione di un tempio e la pesca di carte.
Ci sono molte altre piccole cose che preferiamo approfondire con qualche partita in più prima di raccontarvele, ma abbiamo scoperto un prodotto che amalgama cose già note, creando sapientemente un mix dinamico e interattivo.
Insomma, la conclusione poteva essere solamente una...

Lo comprerò? A fine partita siamo andati all in e abbiamo preso la versione Emperor con dentro tutto ciò che era possibile acquistare.
Lo rigiocherei? Se trovassi di nuovo il tavolo libero in fiera, probabilmente mi ci siederei.

Con il portafoglio molto più leggero ma con la soddisfazione nel cuore ci allontaniamo dallo stand della Teetotum, non senza prima esserci complimentati con loro, e ci avventuriamo in mezzo alla folla alla ricerca di qualche altra perla.
Già da ieri avevamo notato un piccolo editore che ci aveva fatto rizzare le antenne, così oggi decidiamo di attendere qualche decina di minuti per poter provare un gioco dimostrato direttamente dal suo ideatore.

 

Galaxy Postman

Si tratta di un piazzamento dadi con mappa modulare in cui noi siamo, come si può immaginare dal titolo, dei postini spaziali intenti a effettuare consegne su e giù per la galassia.
Di base il gioco prevede soltanto quattro azioni: muoversi, riparare la propria nave, potenziarla o eliminare alieni. Il tutto però avviene con l'attivazione di alcune tessere che ci forniranno alcuni piccoli bonus.
Come nel caso del titolo precedente, la partita demo che abbiamo giocato non è sufficiente a capire tutto ciò che c'è dietro l'idea di questo titolo, che necessita di essere giocato fino in fondo per capire diversi dettagli che lo rendono differente da altri giochi di questo tipo.
Purtroppo dovremo aspettare ancora qualche mese, l'uscita ufficiale è infatti prevista per il 2024, mentre attualmente è ancora possibile effettuare il late pledge su kickstarter, dove troverete anche molte più informazioni.

Lo comprerò? Vorrei prima rigiocarlo.
Lo rigiocherei? Si, così poi magari posso comprarlo.

Oggi è giornata di testardaggine e ci ricordiamo che sono due giorni che parliamo di un titolo senza essere riusciti a provarlo in nessun modo. 
Decidiamo quindi che è giunta l'ora di farlo, con le buone o con le cattive, e poco importa se l'unica speranza è lo stand della Kosmos, dove l'unica lingua disponibile, anche come dimostratori, è il tedesco. Siamo pronti a tutto!

 

The White Castle 

Prima di parlare brevemente del gioco, non si può non raccontare la paradossale situazione in cui ci siamo ritrovati: il dimostratore parlava soltanto tedesco, un nostro compagno al tavolo traduceva in inglese e noi non sapevamo più a chi porgere le nostre domande. Poi, con nostra somma incredulità, lo spiegatore ha iniziato a spiccicare alcune parole in inglese.
The White Castle, che in Italia arriva grazie a Devir, è un gioco creato dagli stessi autori di The Red Cathedral, con cui condivide il fatto di avere una scatola piccola, un prezzo contenuto, delle regole semplici ma una profondità non indifferente.
Si tratta di un piazzamento dadi, con gestione risorse e piazzamento lavoratori in cui, nel corso dei tre round di gioco, ci troveremo a muovere o posizionare i nostri meeple in tre macro aree di un tabellone molto colorato ma, al tempo stesso, anche chiaro e pulito. Per farlo utilizzeremo, come molti altri titoli simili, alcuni dadi presi da un pool comune.
Ed è proprio qui che arriva quell'intuizione che porta una ventata di novità al tutto: i tanti dadi presenti nel gioco (di tre colori diversi) saranno posizionati su tre differenti ponti, ma noi avremo accesso soltanto a quelli posti alle estremità delle tre costruzioni, per un ventaglio di scelte che si riduce dunque a due soli dadi per colore. Saremo quindi costretti a dover fare di necessità virtù, adattandoci a ciò che i nostri avversari ci lasceranno dopo il loro turno.
Evitando di andare troppo in profondità in quello che sarà poi il flusso completo di gioco (sono certo che le recensioni su questo titolo fioccheranno in ogni dove), mi limito a segnalare che su ogni luogo della mappa sarà possibile piazzare un massimo di due dadi, con la condizione che se il secondo dado piazzato avrà un valore più basso del primo saremo costretti a pagare la differenza in monete mentre, qualora fosse più alto, incasseremo qualche spicciolo che sarà certamente utile alla causa. Quest'ultima caratteristica non è una novità assoluta, ma in una partita tirata come quella che è toccata a noi può fare la differenza.
In conclusione posso certamente dire che questo è il titolo che più ci ha stupito tra tutti quelli provati nell'intera fiera.

Lo comprerò? Preso all'istante e lo consiglierò a chiunque. 
Lo rigiocherei? Datemi quei maledetti dadi!

Siamo ormai a metà pomeriggio e iniziamo ad accusare le poche ore di sonno degli ultimi giorni, ragion per cui decidiamo di fare un giro a dare un'occhiata a un po' tutti gli stand (trovando peraltro cose davvero strampalate in ogni dove) prima di ritrovarci seduti davanti a un gioco dal sapore estremamente anni '80.

 

Dungeon Digger 

In questo titolo, dichiaratamente ispirato al videogioco Dungeon Keeper, controlleremo un mostro e tutti i suoi seguaci che ci serviranno per costruire il nostro personale dungeon mediante il piazzamento di tessere pescate dal nostro sacchetto, per risolvere uno dei vari scenari presenti nel gioco.
Le tessere sono di vario tipo: corridoi, che più lunghi saranno e più punti ci faranno fare, o stanze che, piazzate in una certa maniera, ci daranno i bonus più variegati oltre a permetterci di svolgere azioni extra.
Potremo inoltre attaccare i nostri avversari penetrando nelle loro stanze, sacrificare i nostri seguaci, sabotare la costruzione dei nostri vicini e chi più ne ha più ne metta.
Gioco molto leggero e, per certi versi anche cattivo, che mi è sembrato adatto soprattutto a un pubblico molto giovane. Sebbene la scatola reciti un 12+, per quanto riguarda l'età minima, credo che sia giocabile anche avendo qualche anno in meno, magari con la supervisione di un adulto.
Per una serata in cui si ha voglia di fare confusione senza troppo impegno, ho trovato questo titolo del 2016 piuttosto utile allo scopo.

Lo comprerò? Non è il mio genere, quindi sicuramente no.
Lo rigiocherei? Magari a Natale, coi parenti, per far imbestialire qualche zio o cugino.

Dopo l'ennesima partita a Disney Lorcana, gioco a cui abbiamo deciso di fare una partita per ciascun giorno della fiera, nei momenti in cui il resto dei tavoli è super affollato, ci rechiamo presso la Korea Board Games, dove c'è abbastanza posto per giocare ancora a qualcosa.

 

Shadow Blades

Richard Garfield continua a essere estremamente prolifico e dà alla luce un altro gioco di carte semplice ma molto simpatico, nel quale le scelte saranno limitate a due: giocare una carta in una delle nostre quattro pile personali o pescare una o più carte, sbirciando tra tre set coperti.
Le carte saranno personaggi, armi o tesori.
I personaggi, eventualmente accompagnati da un'arma che ne aumenterà la forza, verranno giocati al di sotto della nostra plancia, al solo scopo di avere la maggior forza in quel settore rispetto a quello dei nostri avversari.
Questo ci permetterà di giocare, nella parte superiore della plancia e nella stessa colonna, le carte tesoro che potremo mettere, coperte, solo nelle colonne in cui un quel momento avremo la maggioranza.
Alcune carte hanno delle azioni che, mediamente, daranno vita a un'interazione diretta abbastanza importante tra i giocatori, rendendo il gioco piuttosto cattivo e, allo stesso tempo, ne mantiene alto l'interesse.
Titolo da pochi minuti che resta comunque divertente e proponibile a chiunque, magari a fine serata o per intervallare giochi più impegnativi.

Lo comprerò? Con 5 euro di sconto si, a prezzo pieno no.
Lo rigiocherei? Assolutamente sì.

E anche oggi la giornata si è conclusa, la stanchezza inizia a farsi sentire ma manca ancora un giorno e vogliamo sfruttarlo al meglio. Anche se probabilmente ci dedicheremo un po' di più a fare qualche giro tra i vari padiglioni, non ci esimeremo dal giocare qualche altra chicca per poi potervela raccontare.

Commenti

Non sapevo che White Castle avesse anche una scatola piccola come Red Cathedral, allora acquisto obbligato 

Ma shadow blades è nuovo? O è un remake del gioco del 2017?

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