Breve resoconto dello UK Games Expo (e confronto con Modena Play)

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Due fiere a confronto, come unico giudice un grande e irreprensibile italiano in Gran Bretagna: chi vincerà?

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Giochi collegati:
OminoesOld London Bridge

Giusto una manciata di lettori della Tana è al corrente che, esattamente due settimane dopo il Play nostrano, in Gran Bretagna e più precisamente a Birmingham era in programma la fiera nazionale dei giochi da tavolo, la UK Games Expo. Quale occasione migliore quindi di confrontare i due eventi, due fiere nazionali del settore molto equivalenti come mercato? D'altronde nessuna è Essen, che invece è la fiera di riferimento europea, e che salvo alcuni specifici aspetti organizzativi non è esattamente confrontabile come offerta e pubblico.

Analizziamo e confrontiamo quindi alcuni aspetti, per poi passare a una brevissima panoramica di qualche gioco provato (totalmente a caso, per motivi chiari più in là nell’articolo). Come ulteriore premessa, l’autore è stato a Modena tutti e tre i giorni, anche come volontario TdG, ma a Birmingham solo il venerdì.

Accesso e trasporto pubblico

L'autore non è automunito, per problemi etici, ecologici e soprattutto economici, quindi in questo resoconto si parla solo di trasporto pubblico.

È necessario ricapitolare prima l'esperienza modenese. Per accedere a Modenafiere dal centro cittadino era disponibile teoricamente l'autobus 9, in orario ogni venti minuti nei feriali e il sabato. La domenica invece c'erano delle corse limitate aggiuntive dalla stazione per mantenere la frequenza, purtroppo mal pubblicizzate. Questo teoricamente, ma guarda caso il venerdì c'era sciopero, e per quanto l'ente fiera abbia rassicurato di disagi molto limitati, così non è stato, e non ho intenzione di parlare qui dell'odissea per arrivare e tornare il venerdì. Non molto meglio il sabato, dove sinceramente un autobus normale ogni venti minuti all'andata era stipato.

Oltremanica invece, il complesso fieristico disponeva di stazione ferroviaria all'interno, su una linea principale (la West Coast Main Line), con servizi frequenti da e per Londra e Manchester. Servizi per la verità un po' cari, così come cari gli alberghi in loco, pensati come servizio per i viaggiatori d'affari.

Ora, qualcuno si lamenterà che il confronto qui è impari, in quanto Birmingham è la seconda città dell'Inghilterra, mentre Modena una cittadina di provincia. Ma se vi dicessi che dietro Modenafiere c'è una stazione ferroviaria costruita al rustico?


Organizzazione e logistica

La fiera di Birmingham era allestita in un enorme complesso fieristico, il Birmingham National Exhibition Centre (NEC), su cui i padiglioni 1, 2 e 3, interconnessi, erano utilizzati dalla fiera. In totale, l'area espositiva complessiva era un po' più grande di quella modenese, anche tenendo in considerazione che alcuni spazi del NEC erano vuoti o mal utilizzati. I padiglioni 1 e 2 erano totalmente utilizzati dagli espositori, il 3 prevalentemente da tavoli liberi, l'angolo prestito (dettagli più sotto), e qualche sparuto stand mangereccio. Inoltre, altre sale erano state allocate all'Hilton distante circa cinquecento metri, anche se mal segnalato. Nell'albergo c'erano prevalentemente altri tavoli per GdT e GdR, e qualche altro evento. Se non per andare all'Hilton, agli stand gastronomici di fronte, o ai centri commerciali, non era necessario recarsi all'esterno del complesso.

La fiera principale faceva come orario 9-18, ma fino alle 23 del venerdì e del sabato il padiglione 3 e l'Hilton rimanevano aperti per giocare.

Il biglietto si acquistava su internet, e poi si scambiava al banco accettazione con un badge come quello in foto (avevo il biglietto per il solo venerdì, chi aveva il tre giorni aveva scritto 3 days). Era infatti consentito entrare e uscire senza limitazioni, anche se lascia un po' perplessi il fatto che il biglietto non fosse nominativo, e il nome veniva richiesto solo al banco per il riscatto del biglietto.
Come vivibilità non era difficile fare meglio che a Modena, anche perchè il tempo era variabile e gli spazi più ampi. Non si è fatto comunque molto meglio in ogni caso: l'aria condizionata era debole, e negli spazi più affollati si sudava comunque un po'.

Riguardo la gastronomia, i prezzi erano di poco più alti che a Modena, ma la qualità e quantità di molto più bassa. Non solo, l'offerta all'interno del complesso principale era scarsina, e gli stand davanti all'Hilton mal pubblicizzati. C'era un centro commerciale più in là, che per problemi di tempo non sono andato a vedere. Punto fortemente positivo invece alla presenza di dispenser d'acqua gratuita, purtroppo solo del tipo per riempire le bottiglie e non di quelli "a beverino" (diffusissimi oltreoceano), ma comunque la possibilità di poter bere gratis e senza plastica per me dovrebbe essere lo standard mondiale.

Esperienza in fiera

E veniamo alla parte forse più importante, valeva la pena pagare decine di sterline, includendo treno, biglietto e gli extra?

La parte degli espositori era molto più nutrita che in Italia, non solo con Asmodée e Games Workshop che ovviamente facevano la parte del leone, ma anche con tanti editori minori che venivano a mostrare le loro idee per i Kickstarter. Girando a caso (quello che ho fatto, anche per mancanza di tempo) era relativamente facile sedersi a provare qualche prodotto minore o prototipo. Per i prodotti più richiesti era necessario prenotarsi, esattamente come a Modena.

Molto più numerosi anche e soprattutto gli espositori di accessoristica. Esattamente come a Modena, sia per controllo diretto e sia chiedendo a conoscenti per conferma, i prezzi non erano particolarmente convenienti.

Che dire invece di club e associazioni? Sostanzialmente non pervenuti, o se c'erano non era facile trovarli. C'era però un prestito giochi, sia nel padiglione 3 sia all'Hilton. Per accedervi era necessario farsi una tessera con una cauzione di 10 sterline, con cui andare a prendere liberamente il gioco stile scaffale di biblioteca, e farsi registrare il prestito al banco. Il tutto pubblicizzato esattamente come se fosse una biblioteca, software compreso dal poco che ho visto. Il servizio e il parco giochi erano gestiti direttamente dall'ente fiera, con uno sponsor minore di Asmodee per qualche donazione, e di un BG cafè privato per l'allestimento delle sale. Ovviamente nessun servizio di spiegazione, si sono anche sorpresi alla mia richiesta in merito.

Giochi provati

Un breve commento sui giochi provati, come detto girando totalmente a caso, e magari venendo attratti dai "buttadentro".

SteelColosseum

Gioco in uscita edito da Zatu Games, che per chi non lo sapesse è il negozio online più famoso della Gran Bretagna. Skirmish di robot su mappa, guidato dalle carte, abbastanza carino provandone un turno. Ovviamente in questo tipo di giochi bisognerà capire quanto saranno vari le carte e gli effetti attivabili. Da tenere d'occhio, soprattutto per gli amanti dei robottoni come il nostro caporedattore.

Ominoes

Un "Forza 4" di piazzamento dadi, con la particolarità che si piazza non necessariamente il proprio colore, ma quello uscito dal tiro di dado, con eventuali effetti speciali. Vinse il premio della fiera come gioco astratto nel 2017, non saprei quanto possa essere entusiasmante.

Zensu

Astratto con una meccanica piuttosto elementare, dove ogni pezzo si muove nelle quattro direzioni del un numero di passi stampato sopra, si mangiano i pezzi passandoci sopra, e vince chi manda una pedina dall'altra parte della scacchiera. Gente che lo ha provato con me mi ha fatto sapere che si tratta della reimplementazione di un gioco tradizionale dell'estremo oriente (Cina, Giappone, Corea). Astratto decisamente leggero, ho paura che possa essere facile da risolvere alla lunga.

Old London Bridge

Questo è un prodotto italiano, di Bubola e Colovini. Tedescone leggero alla Kramer, in cui si prendono tessere dal centro tramite un meccanismo di asta sui generis con le carte, e poi si incastrano secondo alcune regole nel proprio modellino cartonato del ponte, per attivare gli effetti tramite semplici combo moltiplicative.

German per famiglie classico che più classico non si può, può attirare qualche neofita, ma forse privo di mordente per giocatori un pelo più scafati.

Damask

Semi-astratto del filone di Azul. Ogni carta del mercato può essere costruita con tre cubetti del colore dello sfondo, e due del colore della decorazione. Nel proprio turno, come prima azione, si può o prenotare una carta da costruire, oppure prendere cubetti contigui da qualsiasi parte del cerchio, fermandosi non appena se ne prendono due uguali. I cubetti presi possono essere assegnati o alle carte prenotate, oppure messi in riserva.

Con la particolarità che, nella seconda azione, o si "monta" (costruisce) una carta con tutti i cubetti, facendo punti in base a varie combinazioni, o si rubano da un avversario i cubetti di un colore dalla sua riserva, dandogli però un gettone compensazione che vale come jolly per determinate azioni. L'ho trovato interessante, potrebbe coinvolgere davvero come il primo Azul, facile che ne sentiremo parlare presto.

Hues and Cues

Party game dove un giocatore descrive un colore, pescato da una carta con diverse opzioni, con una parola, e gli altri devono provare ad avvicinarvisi piazzando un segnaposto nel tabellone. Inutile dire che chi si avvicina di più fa più punti. Concetto interessante, ma forse il gioco come congegnato è poco longevo, il classico titolo che chiede di inventare varianti per renderlo più stimolante.

Conclusioni finali

Cosa dire quindi in conclusione su questa fiera britannica? Non mi ha entusiasmato più di tanto: è stata la classica fiera nazionale dove i vari editori mostrano le proprie proposte di mercato, in un mercato complessivamente forse più mosso rispetto a quello italiano. Se sulla parte degli editori la situazione era migliore, e sulla logistica era difficile non fare meglio di Modenafiere, per quanto aspetti come il cibo erano comunque carenti, l'esperienza è stata molto fredda. "Freddezza" comunque da chiarire: ad andare per sederti ai tavoli, prendere un gioco e giocare non c'era nessun problema, anche a farlo con sconosciuti, più volte aggirandomi tra i tavoli sono stato avvicinato da gente che cercava un altro giocatore. Ma mancavano totalmente club e associazioni che facessero promozione culturale e predisponessero un ambiente accogliente. Quest'ultimo è forse il vero valore aggiunto del Play modenese, che riesce ad attirare schiere di volontari a fare promozione per puro piacere e senza aspettarsi alcuna ricompensa se non l'eventuale gratitudine di aver fatto come minimo divertire per un paio d'ore (e molte più in futuro) qualche sconosciuto capitato lì per caso.

Commenti

Grazie Dario per il reportage, sei il nostro corrispondente da Londra!

Purtroppo i punti deboli della fiera italiana che sottolinei sono endemici del nostro Bel Paese: i trasporti pubblici sono una piaga, cosa che perplime assai i turisti stranieri. Anche l'acqua potabile gratis è una gran conquista, però occhio che in Italia di solito l'acqua del rubinetto è potabile: mancano i cartelli che lo segnalano per gli stranieri, quello sì. 

Grande Dario, bel report!

Anche nei giochi, quindi le associazioni e il volontariato costituiscono la marcia in più del nostro Paese... consoliamoci così.

Io ho partecipato allo UKGE 2019, (la mia prima fiera di board games), e la ricordo come un'esperienza fantastica.

Trasporto da Londra molto comodo, anche se come già detto un po' caro, come sono in generale tutti i trasporti in treno dell'Inghilterra. Padiglioni ampli, anche se molto affollati, miriadi di stand di publisher, dai più grandi (FFG, Asmodee, Ares) ai più piccoli (oink games) e indipendenti in cui era possibile provare succose anteprime e giochi in uscita su Kickstarter. 
Ricordo bene gli sconti degni di questo nome, su giochi anche appena usciti, da parte dei numerosi stand dei negozi online che rendavano la fiera il paradiso dello spendaccione. A tutto ciò si aggiungevano conferenze ed eventi interessanti che coinvolgevano podcaster/youtuber (Shut up and sit down, No pun included, Dice tower, etc) e game designer.

Nota molto interessante, lo stand del mercatino dell'usato, in cui si potevano lasciare i propri giochi, fissando un prezzo a piacere, e raccogliere i proventi delle vendite a fine giornata (io riuscii a vendere tutti i miei giochi).

In generale, rispetto a Modena, a cui ho partecipato successivamente, si respira un'aria decisamente più internazionale e più commerciale, meno incentrata sul gioco in fiera, e più sulla scoperta delle ultimissime uscite e sull'acquisto.

Non sono ancora mai stato ad Essen e non posso fare paragoni, ma credo che lo UKGE sia assolutamente una fiera che meriti di essere scoperta un po' di più.

Molto interessante il commento di @amedorpis89, in quanto complementare. Sconti a parte, che a detta di altri conoscenti compratori seriali non ci sono stati, o sono andati a ruba al primo minuto, e forse meno conferenze, il resto e' probabilmente corrispondente.

Una terza fiera a cui sono stato, proprio nel 2019, e' stata quella di Tokyo, di cui c'e' un mio reportage sempre in tana. Ebbene, quella era sbilanciata sull'indie, e la rendeva particolare per questo. Mi era piaciuta, per quanto molti espositori minori fossero poco accessibili causa lingua e giochi pieni di testo.

In questa fiera inglese fatico a trovare un punto di forza, forse i vari KS che provavano a vendere l'idea, che in Italia purtroppo non ci sono quasi stati. Non nego che la parte degli espositori fosse molto interessante e "internazionale", ma forse per una fiera internazionale su cui spendere piu' giorni punterei su Essen, la fiera pan-europea per eccellenza. Per il resto, la UKGE la trovo forse ne' carne ne' pesce: spazio significativo lasciato ai tavoli per giocare e al prestito, ma come detto molto freddo, e dall'altro lato gli espositori in gran quantita', ma che propongono un mischione tra nuove uscite, grandi classici e accessoristica.

Bel reportage!

La Tana organizzerà una spedizione di valorosi nelle barbare terre di Essen?

Io sarei interessato 

Tutti gli anni c'è un nutrito gruppo di Goblin ad Essen  :)

Aggiungerei soltanto una doverosa menzione per il Bring and Buy enorme, con file pantagrueliche annesse per l'accesso e l'acquisto dell'usato.
Per il cibo onestamente ci siamo trovati bene, c'erano anche le opzioni in Galleria con tanto di onestissima stone baked pizza tra l'altro!

Per la scontistica sul nuovo qualche buon prezzo c'era (tipicamente Zatu o TotalCards con alcuni prezzi migliori dell'online) e qualche sconto per acquisti multipli lo aggiungevano anche su richiesta.

Il Bring and Buy, che ho visto con tanto di fila, non saprei se difenderlo. Come iniziativa e' sicuramente interessante, ma il doversi gettare in una bolgia quando ormai si possono fare trattative online facilmente non so se e quanto valga la pena.

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