A&P Chronicles 2003-2004 (I, 9)

Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 9 Maggio 2010

Parte I, Capitolo 9: "Un difficile approdo"

Seduta del 28 Ottobre 2003

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Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 9 Maggio 2010

Parte I, Capitolo 9: "Un difficile approdo"

Seduta del 28 Ottobre 2003

"Un difficile approdo"

come
era ampiamente prevedibile, quella nuova piega presa dagli eventi causò
interminabili discussioni, rese assai esacerbate dalla constatazione che
ogni volta che mettevamo piede in Bar-Arghaal sembrava dovessimo difenderci
o discolparci per qualcosa. Con la sola differenza che stavolta, in realtà,
il fatto sembrava essere stato realmente commesso da un membro del nostro
gruppo, Thorin.

Prima
che le cose potessero portare ad una rottura decisiva, dato che già io
avevo smesso di considerare Shair e Thorin stesso minacciava cose anche
peggiori, chiedemmo alla donna di allontanarsi, per lasciarci liberi di
discutere privatamente delle cose che ci riguardavano. Fu in quel frangente
che finalmente ci fu chiaro il genere di rapporto che correva fra lei e
Morick, dato che si rivolse a lui chiamandolo "cugino", per
raccomandarsi che non sorgessero problemi. Anche se fra i due non correva
buon sangue, il bardo congedò la donna con un cenno di rassicurazione, e
per la prima volta notai che non aveva il suo animaletto attorno, come di
solito accadeva.

Confabulammo
per un po', disordinatamente, alzando la voce e a tratti parlando anche
tutti assieme, senza giovare particolarmente alla risoluzione della vicenda.
Era evidente comunque che questa volta anche i due nani erano del tutto
indignati per il trattamento che ci si prospettava, sia sul piano personale
che riguardava Thorin in prima persona, sia per le conseguenze che ciò
avrebbe potuto avere sul buon nome della casata dei discendenti di Felgrim.
Era infatti evidente che la mancata presentazione alla seduta istruttoria
del processo avrebbe comportato automaticamente una condanna in contumacia
per Thorin e, conseguentemente, la messa al bando dell'intera sua famiglia,
poiché per i nani le colpe dei padri ricadevano in ugual misura sui
discendenti, fino all'estinzione delle colpe.

Ad
ogni modo raggiungemmo un'intesa almeno su un fatto: doveva essere Shair a
tirarci fuori da quel problema, era compito suo provvedere a queste
faccende, noi dovevamo solo pensare al "lavoro sporco". Così era
sempre stato e così doveva essere. Del resto, ci trovavamo in una
situazione di vantaggio, ragionammo. Di eredi non ce n'erano poi molti,
ormai, ed il nostro gruppo aveva più volte dimostrato di saper operare
efficacemente, portando sempre a termine le missioni con successo. In questo
caso, poi, avevamo un ulteriore vantaggio: il libro. Se Shair voleva avere
una speranza di ottenere il libro, avrebbe dovuto prima trarci da
quell'impiccio! 

C'era
anche da valutare la possibilità che in realtà Thorin non avesse ucciso
Frostwind, come Polgrim sembrava asserire con certezza, riesaminando e
comparando quanto avevamo scoperto da Colod circa il ritrovamento del corpo
ed il racconto del nostro amico. Troppe cose erano fuori posto, troppi
particolari non combaciavano, e quello avrebbe dovuto essere un ulteriore
campo d'indagine, se ne avessimo avuto il tempo, nei giorni seguenti.

Era
passato non so quanto tempo, quando Shair, che si era mantenuta a distanza,
ma sempre comunque in vista, fece il suo ritorno. Senza preamboli, Thorin le
espose le nostre decisioni, risolutamente e con il tono di chi non ammette
replica, soprattutto puntando sulla faccenda del libro. Shair storse la
bocca, ma non ebbe il tempo di replicare. Più o meno dallo stesso punto in
cui aveva atteso poco prima, ad una cinquantina di passi da noi, un uomo
vestito di verde correva scendendo verso di noi, facendo ampi gesti con le
braccia.

-
Arrivano! - urlò quando potemmo udirlo, - sono almeno otto! 

non
vi fu molto tempo per reagire o organizzarsi, poiché chiunque fossero i
misteriosi avventori avevano degli arcieri con loro, e le loro intenzioni
furono subito chiare quando fummo investiti dalle prime frecce. Vidi Adesir
gettarsi in acqua con un balzo dal pontile sul quale ci trovavamo, mentre
Shair deviò prontamente due frecce con un rapido movimento della sua spada.
Il suo uomo, quello che ci aveva avvisati del pericolo, era stato quasi
raggiunto da quattro individui, e dopo aver scagliato frecce a sua volta, si
apprestava ora ad affrontarli in corpo a corpo all'altra estremità del
pontile.

Mentre
Morick invocava qualche potere arcano per il quale ritenne necessario
toccarmi da dietro in una parte che qui non scriverò, trovai riparo
accucciandomi dietro il muro di scudi prontamente eretto dai due possenti
nani.

-
Appena sono a distanza di combattimento fatemi spazio - gli intimai, da
dietro, mentre un'altra volata di frecce si infrangeva, stavolta sugli
scudi.

-
Dobbiamo bruciare questo libro oppure ti decidi a darci una mano, Shair? -
gridò Polgrim, rosso in volto dalla collera.

-
E' tempo di difendersi, mastro nano, non di discutere fra noi - fu la
risposta della donna, che già si preparava allo scontro ravvicinato.

Dopo
un'ulteriore raffica di frecce, finalmente i due nani balzarono in piedi,
aprendosi sui fianchi in modo da farmi spazio. Saltai in piedi stringendo la
spada da dietro le spalle, per caricare un colpo più forte possibile, e ci
ritrovammo a fronteggiare due monaci themaniti. Il primo, del tutto simile a
quelli che avevamo visto altre volte, fu impegnato da Polgrim, mentre io e
Thorin ci scagliammo contro il secondo avversario, dall'aspetto più
imponente e con dei tatuaggi sul volto che mi parvero assai simili a quelli
del fu Frostwind.

Come
sempre, i monaci di Themanis erano rapidissimi e letali con i loro colpi
che, sebbene fossero portati a mani nude, avevano lo stesso effetto
devastante di un maglio. Sulle prime, i nostri fendenti andarono a vuoto,
mentre venivamo invece colpiti dagli avversari. Polgrim fu investito da un
pugno in pieno viso che, oltre a spostarlo di quasi un passo, gli fece volar
via parte delle protezioni dell'elmo. 

-
Uldan! - gridò ad un tratto il nostro avversario, quello tatuato. Sembrava
infastidito da qualcosa che gli impedì per un istante di concentrarsi sul
combattimento. Fu allora che lo colpii ripetutamente, una, due volte, fino a
farlo vacillare, quindi Thorin mise fine alla sua esistenza. Prontamente mi
portai in aiuto di Polgrim, colpendo il suo avversario di fianco,
distraendolo per quella frazione di tempo che fu sufficiente al mio amico
per terminare anche la sua ignobile vita.

In
fondo al pontile, Shair ed il suo uomo, che ora riconobbi come Daeron, erano
ancora impegnati nel combattimento contro altri due monaci. Adesir era
scomparsa dopo il suo tuffo in mare.

-
Attenzione alle spalle! - gridò ad un tratto Morick, dietro di noi. Ci
voltammo, vedendo il bardo arretrare di qualche passo, mentre puntava un
dito verso l'acqua. Un'orrenda sagoma scura, inizialmente simile ad un
informe ammasso di stracci, stava emergendo dalle acque, iniziando ad
invadere il pontile verso di noi.

-
Un cercatore! - riconobbi l'orrenda figura, mentre già disperavo di poter
fare qualcosa contro quell'avversario così temibile. Un brivido mi percorse
la schiena, facendomi tremare per un attimo, ma seppi resistere all'orrore.
Non altrettanto riuscì a Polgrim, il quale fuggì urlando verso l'altro
lato del pontile. Restavamo solo io e Thorin di fronte alla creatura degli
abissi, conMorick alle nostre spalle. Alcune frecce piovvero sul mostro da
dietro di noi, ma senza arrestare la sua avanzata, così dopo esserci
scambiati un'occhiata di intesa, ci scagliammo contro di lui.

Fu
subito evidente che la magia di cui era pervasa la creatura le conferiva una
resistenza soprannaturale. Non schivava i colpi, non faceva in effetti quasi
nulla per evitare che la colpissimo, ma sebbene i nostri colpi fossero
micidiali, mi accorsi che causavano danni assai modesti. A peggiorare la
situazione, quella cosa sembrava emettere a tratti ondate di gelo che
entravano nelle ossa e nella mente, proiettando immagini di desolazione e
sensazioni di depressione, cui era sempre più difficile resistere. Dopo
pochi istanti ci sentivamo fiaccati e svuotati, come se il combattimento
proseguisse da anni.

In
quel momento, una freccia lucente di energia pura colpì il Cercatore, e fu
subito chiaro che Adesir era alle nostre spalle. Non appena il dardo magico
si infranse contro la creatura, vi fu una sorta di esplosione, fummo
investiti da un'ondata di fredda luce nera che per un istante proiettò
davanti ai miei occhi scene di indicibile orrore. Sembrava si fosse aperta
una finestra sul mondo dei morti e per un attimo udii quelle voci silenziose
chiamarmi a loro, invitarmi a unirmi al macabro scenario che,
fortunatamente, svanì con la stessa rapidità con cui era comparso. 

i
nostri misetiosi assalitori erano stati vinti. I monaci giacevano in pozze
di sangue sul pontile, dove io, i nani, Shair e Daeron li avevamo
affrontati, mentre gli arcieri erano stati eliminati da Adesir. La furia dei
nemici non aveva risparmiato neanche i pochi abitanti del porticciolo, che
giacevano riversi a terra, privi di vita, per le strade del piccolo
villaggio.Dopo un breve sopralluogo fu evidente che uno degli arcieri era
riuscito a fuggire, e Shair mandò Daeron sulle sue tracce mentre ci
affrettavamo a lasciare quel luogo in cerca di un rifugio che ci desse
accoglienza almeno temporaneamente.

Marciammo
per circa una clessidra fino a sera, quando infine giungemmo ad una sorta di
grotta riparata dalla vista, all'interno della quale un secondo cunicolo
nascosto portava ad una caverna interna nella quale erano stati predisposti
dei pagliericci più che adeguati per una breve sosta o un rifugio
temporaneo. Nel corso del viaggio avevamo ripreso a discutere fra noi e con
Shair, senza ovviamente raggiungere alcuna conclusione, e le discussioni
proseguirono anche dopo che ci fummo accomodati scaricando i bagagli e
l'equipaggiamento personale.

Non
ci volle molto perché anche Daeron ci raggiungesse, trascinando con sé il
corpo dell'arciere fuggito, privo di sensi. Lo legai e imbavagliai, mentre
continuavamo a discutere, rimandando a più tardi il suo interrogatorio.
Anche se non nutrivo grandi speranze di ottenere informazioni utili da un
seguace dell'Oscuro Signore.

Finalmente
al riparo, Morick ci rivelò qualcosa che fino a quel momento non avevamo
neanche lontanamente sospettato. Durante la nostra incursione alla
biblioteca ducale di Bor-Sesirim, il bardo aveva trovato una sala abbastanza
ampia, che conteneva un solo singolo tomo evidentemente tenuto in grande
considerazione da chi vi svolgeva gli studi. Sulle prime disse che si
trattava di un libro che riguardava le tombe, ma quando gli chiedemmo di
essere più preciso, una nuova sconvolgente possibilità si parò davanti a
noi.

La
storia che ci narrò sembrava sulle prime nient'altro che una leggenda, di
cui dubitò anche la stessa Shair, ma fu Daeron a convalidare alcune delle
informazioni che ci diedero la certezza che qualcosa di vero ci doveva
essere. Anzi, quando l'elfo tentò di analizzare il libro, fu investito da
una sorta di turbine che lo scagliò contro una delle pareti di roccia,
evidenziando una protezione magica di quelle che normalmente non si trovano
a custodia di volumi "innocui" o di semplici favole!

In
sostanza, sembrava che nel corso dei secoli, le spoglie mortali di Thurlang,
l'Araldo di Themanis, fossero state sepolte in varie tombe, di volta in
volta custodite da popoli differenti a secondo delle epoche. L'attuale stato
semi-divino dell'Araldo sembrava essere direttamente collegato alle sue
tombe ed alle spoglie che esse contenevano. Quattro tombe si trovavano per
il mondo attuale, e qualora fossero state distrutte, o profanate, o non so
cos'altro, Thurlang avrebbe potuto perdere i poteri derivanti dall'essere un
semidio: sarebbe rimasto comunque una grandissima potenza di Terala, ma non
immortale e non più così vicino a Themanis.

Quelle
informazioni erano davvero sconvolgenti, per quanto necessitassero ancora di
ulteriori studi e verifiche. Soprattutto, era strano che un libro così
importante per Thurlang si trovasse incustodito in quella biblioteca, come
poteva non esserne a conoscenza il rappresentante di Themanis su Terala? La
sola ipotesi valida era che il potente incantesimo gettato sul volume avesse
il potere di nasconderlo all'Araldo, ma in questo caso, significava che
esisteva almeno un monaco di Themanis così potente da occultare un simile
oggetto al suo stesso signore. Chi poteva essere?

Non
ci volle molto per immaginare una prima ipotesi. Tutto lasciava presupporre
un coinvolgimento del mio antenato Raven! Storicamente, infatti, il dominio
di Thurlang era stato assoluto e incontrastato sul continente
settentrionale, mentre quello meridionale era stato affidato allo stesso
Raven, rinomato individuo di grande ambizione e capacità. Riflettendoci
bene, soprattutto sulle sue eventuali motivazioni, ci trovammo a concordare
che la situazione che si andava preparando poteva solo volgere a favore di
Raven o dei suoi attuali seguaci. Infatti, facendo trovare a noi un modo per
indebolire l'Araldo, se fossimo riusciti nell'intento, cosa che certamente
avremmo almeno provato, Raven avrebbe visto rafforzarsi il suo potere, che
magari avrebbe anche potuto estendere all'altro continente. In caso di
nostro insuccesso, invece, in ogni caso lui non si sarebbe esposto e non
avrebbe rischiato nulla. Ciò significava anche, ovviamente, che Raven o chi
per lui doveva essere ben al corrente delle nostre mosse, delle nostre
missioni, e probabilmente anche della Divina Speranza. 

Non
bastava un padre themanita. Avevo anche un antenato forse immortale e
decisamente malato di protagonismo!

ben
presto, comunque, i nostri discorsi tornarono alla situazione attuale, non
appena esaurimmo gli argomenti su Raven, date le scarse informazioni che
avevamo a riguardo e che richiedevano studi ed approfondimenti futuri. In
particolare, tornammo a Frostwind, ed alle accuse di tradimento rivolte da
Thorin nei riguardi di Shair per la leggerezza con cui avevano trattato la
vicenda. In realtà, Shair ci confessò per la prima volta che quel
comportamento era stato voluto, per una ragione ben precisa: Frostwind era
l'unico ed ultimo erede vivente di Perigastus. L'omicidio di Thorin aveva
eliminato per sempre uno dei rami degli eredi, e questo forse poteva avere
gravi ripercussioni sull'esito finale di tutta la faccenda.

Mio
malgrado, dovetti riconoscere che la cosa era di una certa importanza. Ma,
come sempre, se Shair si fosse degnata di farci sapere prima queste
informazioni, invece di giocare a fare la misteriosa come al suo solito,
forse anche Thorin.si sarebbe comportato diversamente. Ma il problema si era
spostato ora sulla staffa di Perigastus, poiché Polgrim stava raccontando a
Shair dell'uso inconsapevole che suo fratello ne aveva fatto ad Arl-Sesirim.
Le sorprese per quel giorno non erano ancora finite.

-
Certo, bisognerà decidere una volta per tutte cosa fare di questa staffa...
- disse ad un tratto Shair, pernsosa.

-
Cosa fare della staffa? - Thorin alzò la voce. - Non dovete decidere nulla,
l'avete lasciata a lui, sbagliando, ed io l'ho presa, ora è mia, capito?
Mia!

Quell'affermazione
così risoluta mi colpì, dando corpo alle nostre peggiori paure. Thorin non
si era mai comportato così prima. Certo, aveva manifestato riluttanza a
cedere o abbandonare l'oggetto, ma mai con quella forza.

-
Dovremmo cercare di capire cosa sta succedendo - disse Shair, insospettita.
- Daeron e Morick possono usare la loro magia per capire qual'è il reale
rapporto fra te e questa staffa, mastro nano, acconsenti che loro usino su
di te la magia per individuare queste informazioni?

-
Certo, non c'è problema - rispose secco Thorin.

-
Allora seguici nell'altra caverna e lascia qui la staffa, poiché la sua
vicinanza può impedire alla magia di rivelarci ciò di cui abbiamo bisogno
- lo invitò Daeron. Il nano lo guardò con sospetto, come cercando un
possibile secondo fine nelle sue parole. Quindi, riluttante, accennò a
posare la staffa in un angolo. Poi evidentemente ci ripensò e la riprese in
mano, voltandosi verso di noi.

-
La lascerò solo se mi date la vostra parola che non la toccherete -
disse. 

-
Io non ti dò nessuna parola, Thorin, ti comporti come se quell'oggetto
fosse tuo, ma non lo è. Non ho intenzione di toccarlo, ma se dovesse essere
necessario lo farò senza alcun problema. - Ora stava davvero esagerando,
pensai. Non sapevo ancora quanto.

-
Allora non se ne fa nulla. Nessuno deve toccare la staffa, nessuno., E' mia.
A voi non interessava, io sono andato a prenderla, io l'ho portata con me,
è solo mia, di nessun altro!

La
situazione era peggiore di quanto mi fosse apparsa inizialmente. Cosa mai
era accaduto per portare Thorin a quel comportamento? Non poteva essere lo
stress per il processo e l'accusa che gli veniva rivolta dal sigillo della
forgia, ci eravamo già trovati in situazioni simili e sapevo che quello non
era il suo comportamento normale. Ma era possibile che la staffa di
Perigastus stesse facendo prevalere la sua volontà su quella del nano,
specialmente ora che era ricorso già una volta al suo potere? E in tal
caso, perché questa non si era manifestata subito, visto che il nano aveva
espresso l'idea di gettarla in mare?

Per
rendere le cose più facili, Shair ci invitò tutti a seguirla, uscendo,
tranne Thorin, Daeron e Morick, in modo che da soli potessero fare quanto si
era stabilito senza urtare l'irascibilità del nano. Portammo con noi il
prigioniero, e dopo averlo risvegliato tentammo di farlo parlare, ricorrendo
anche a qualche sistema un po' rozzo, ma senza risultato, come temevo. Poi
tornammo a parlare del processo, ottenendo finalmente da Shair
l'assicurazione che avrebbe fatto cadere le accuse se ci fossimo presentati.
Ovviamente questo non cambiava le cose, e il libro lo avremmo consegnato
solo a cose fatte. Ma il tempo passava, e tornammo anche a parlare delle
possibili trame ordite da Raven contro l'Araldo di Themanis, mentre
attendevamo che gli altri completassero il rituale magico.

Infine,
dopo non so quanto tempo, Daeron si affacciò dal cunicolo, visibilmente
affaticato. 

Alle
sue spalle, Morick e Thorin parlottavano a voce bassa.

-
Sembra che una parte dello spirito di Frostwind viva in Thorin - annunciò
gravemente l'elfo, gelandoci il sangue nelle vene.